Titolo: Four Brothers
Regia: John Singleton
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Dopo aver perso la loro madre adottiva, vittima di un omicidio durante una rapina al supermercato, i fratelli Mercer si riuniscono per trovare il colpevole e farsi giustizia. La decisione di vendicare la morte della donna porta i fratelli adottivi, due bianchi e due afroamericani, a comprendere che quella missione di giustizia è più forte di qualsiasi legame di sangue...
Singleton è un regista mancato (sembra lo Spike Lee delle cazzate), troppo affezionato all’action-movie anche se quello subdolo e facilotto.
Il suo settimo film è finora il miglior film che ha girato. Remake del film I QUATTRO FIGLI DI KATIE ELDER del ’65 e addirittura finito al festival di Venezia (fuori concorso), Four Brothers apparentemente sembra un classico film di vengeance in cui quattro fratelli si vendicano della morte di una donna che aiuta i casi sociali più spessi e che loro considerano la loro madre.
Alla fine però la sceneggiatura indaga più a fondo, si scopre che la polizia è divisa tra onesti e disonesti, un bel colpo di scena a metà film e poi delle belle scene d’azione in un cast variegato, stranissimo ma che dimostra di saper funzionare.
Il più funzionale di tutti è Walbergh, un attore insolito non particolarmente capace anche se in ruoli come questo (da zarro) da il suo meglio oppure in altre performance (THE DEPARTED, I PADRONI DELLA NOTTE, THE FIGHTER)
Un film molto scorrevole che partendo da tematiche sfruttate come la famiglia, i legami e l’amicizia riesce a fornire prova di portare a casa un risultato egregio e soprattutto nell’imbarazzante rapporto che s’instaura tra i quattro proprio all’interno della casa della loro “madre”.
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