Titolo: Death Race-Frankenstein Lives
Regia: Roel Reinè
Anno: 2011
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Giudizio: 2/5
In un periodo di crisi economica negli States la violenza è fuori controllo. Alcuni carcerati devono partecipare ad una gara automobilistica per conquistarsi la libertà e il diritto di continuare a vivere.
Chissà come mai Stathman non ha preso parte al secondo capitolo di un film che in America è già diventato un piccolo cult e in cui mister muscolo era in forma smagliante riuscendo a non sfigurare troppo contando i suoi limiti espressivi.
La storia di Death Race e di come sia nato il progetto è interessante soprattutto andando a scandagliare il bacino di fonti che ha cercato di unire tutte assieme alcune pellicole storiche della sci-fi (DEATH RACE 2000, L’IMPLACABILE, ROMBO DI TUONO e molti altri)
Solo che giustamente riuscire a fare un remake di un cult che negli anni ’70 aveva aperto di nuovo le porte al cinema indipendente ingraziandosi gli sguardi di moltissimi registi è una di quelle cose che capitano raramente e che uno in gamba come Paul Bartel, nella sua sfortunata filmografia che su cinque film ne ha fatto uno con il botto, poteva riuscire a portare a termine. Il suo amore per la sci-fi così come le collaborazioni con Corman lo hanno appunto portato a creare un film che verrà citato continuamente.
Questo sequel, che poi scopriamo essere un prequel, che a sua volta era un altro prequel di DEATH RACE 2000….parte abbastanza bene, la produzione spera di poter fare la fortuna del primo capitolo che a dispetto di ogni premessa aveva avuto un successo al botteghino inaspettato. Probabilmente il merito era quello di aver frullato male ma con degli effetti meritevoli alcune massime della sci-fi anni ’80 quindi l’ibrido a tanti era piaciuto. Al sottoscritto aveva strappato qualche sorriso e poi vedere Stathman recitare mi fa sbellicare ogni volta dal ridere, soprattutto quando cerca di essere serio o fare delle pause drammatiche (in caso guardatevi THE MECHANIC e avrete le prove del suo talento recitativo….).
Perché Frankenstein Lives? Perché alla fine è proprio verso la fine che abbiamo un colpo di scena che non ti aspetti circa il protagonista, il classico duro, un Luke Goss buono solo a ricoprire il ruolo del principe degli elfi in HELLBOY 2, Danny Trejo(sempre il classico ruolo) e Sean Bean.
Inseguimenti,scene di sesso, alcune di combattimento carine(la prigione maschile che subentra in quella femminile generando una faida tra uomini e donne in cui i primi se le prendono) purtroppo limitate dalla regia banalotta e inconsistente di un gregario della scena come Reinè che non apporta nulla e tutte quelle piccole idee carine fanno parte invece dell’ideatore che a sua volta omaggia sia il cinema del precedente Anderson, infatti, ma io non ci sarei mai arrivato cerca proprio alcune impossibili citazioni che possono essere trovate solo da nerd nel vero senso della parola che riescono a ricoprirsi ad esempio che la multinazionale Weylard che qui è agli albori sarà poi quella anche che ritroveremo in Alien.
Un risultato exploitation assolutamente scontato per certi versi e ovviamente tamarro all’inverosimile ma dignitoso almeno per quello che uno si poteva aspettare.
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