lunedì 2 maggio 2011

Come with the rain

Titolo: Come with the rain
Regia: Anh Hung Tran
Anno: 2008
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Kline è un detective che combatte il lungo strascico lasciatogli dallo scontro con un serial killer che usava i corpi delle sue vittime per delle installazioni. Accetta così l'incarico di trovare Shitao, il figlio di un ricco imprenditore, che è scomparso nelle Filippine.
Seguendo le sue tracce si trova a Hong Kong dove Meng Zi, un suo amico che lavora per le forze di polizia locali, lo aiuta nelle ricerche.
Nel frattempo Meng Zi lavora al caso di un piccolo boss del luogo, Su Dongpo, la cui fidanzata tossicodipendente è sparita durante un inseguimento.

Del regista vietnamita mi era capitato di vedere CYCLO nel '95 e il risultato era un film con una denuncia interessante soprattutto vista la limitata filmografia che perviene da noi dalla realtà del Vietnam.
Tran ha girato ancora alcuni film prima di deragliare completamente genere e arrivare al noir.
I come with the rain è un film particolarissimo, con uno stile sopraffino e una fotografia molto visionaria unita a dei silenzi e delle ottime caratterizzazioni dei protagonisti coadiuvate da bellissime location sparse tra Filippine,Hong Kong, etc.
La sceneggiatura è abbastanza complessa soprattutto se come spesso capita nel cinema orientale non sono i dialoghi a scandire la storia del film ma le immagini.
Ogni tanto qualche passo falso lo commette senza dare spiegazioni ad esempio di come vengano trovati i corpi e ad esempio di come Kline alla fine trovi Shitao.
Un film per certi versi molto lento che più volte sembra voler catturare le deliranti performance del serial killer con l'espediente del flash-back(fantastiche le istallazioni coi corpi delle sue vittime e la sua fede nella piena sofferenza umana e il calvario a cui dovremmo essere tutti sottoposti) una tecnica comunque ben montata senza ricorsi eccessivi soprattutto per cercare di prendere tempo.
Un triangolo in cui il poliziotto, il detective, il boss, la puttana e il salvatore girano attorno ad una sorta di spirale per ritrovarsi tutti immersi in una vicenda che sfocia più di una volta nei limiti della metafora e dell'irrazzionalità(un gesù cristo giapponese però devo dire che ancora non l'avevo visto, poi soprattutto se viene pure crocefisso).

Tran è un autore ha un suo preciso stile per riprendere e mostrare quello che si sente di dover mostrare. Ogni inquadratura è pressochè perfetta sicuramente un'esteta pignolo dell'immagine che non accetta sbavature ma riesce a trovare alcune soluzioni di luce davvero favolose (ad esempio cambia spesso le gelatine a seconda della location e del personaggio che ci vive all'interno usando spesso quasi per rafforzarle, delle sovrapposizioni sempre ai limiti della precisione tecnica).
E'un regista accurato e minimale che spesso sembra indagare troppo i protagonisti e sviare dalla storia tenendo comunque sempre alta la suspence grazie anche a delle ottime musiche montate ad hoc in alcuni passaggi essenziali.

La scelta anche di avere un cast così contaminato è sicuramente una scelta studiata per mischiare ancora di più la vicenda, non a caso il protagonista è un silenzioso Josh Hartnett che si scontra con i fantasmi della vicenda capitatagli con il killer un fantastico Elias Koteas. Il boss cattivo è il superlativo Byung-hun Lee il detective cinese il sempre bravo Shawn Yue e Shintao il Cristo giapu è Takuya Kimura.
Insomma un americano,un cinese,un giapponese ed un coreano.

Nel finale I come with the rain è un sorpresa davvero bella, a tratti originale, recitata sopra le righe e con alcune scene e una tmosfera indimenticabili.

Nessun commento:

Posta un commento