Titolo: Brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia.
Regia: Luca Davan
Anno: 1973
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Giudizio: 4/5
Il brigadiere Pasquale Zagaria dopo aver messo a dura prova la pazienza del suo capo, decide di dare le dimissioni e di rimanere a casa insieme alla moglie, un donnone con tutti gli attributi per passare al wrestling. Zagaria naturalmente non può fare a meno della pistola e d’altri oggetti che lo fanno tornare con la mente alla sua professione di pulotto.
La sorpresa arriva dalla moglie che si presenta a casa con due pompelmi, più piccoli di quelli naturali, pieni di gioielli e quindi pieni di segreti.
A inizio la scommessa di Zagaria di trovare i criminali con l’aiuto della moglie come guardia del corpo in cambio del ritorno al suo ruolo natale di sbirro.
Un film “stracultissimo” che coinvolge solamente grazie alle immense trovate di Banfi che scombina l’ordine di tutte le parole per ricercare un vocabolario dinamico, una delle performance che hanno saputo trasformare la comicità dell’attore.
E le risate in questo film non mancano, dosate con spirito, qualche punta di astuzia, qualche critica contro il made in America e chi ne ha più ne metta.
La scena in cui ho rischiato di morire dal ridere, è quella in cui viene chiamato l’archivio delle targhe della polizia che non è altro che un demente che comincia a fare un sacco di pernacchie, scoreggie, sputi, manovre con le mani, insomma veramente un concentrato di risate con i fiocchi unite ad un tasso di demenzialità senza pari per un film altamente stupido e trash.
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