Titolo: Donkey punch
Regia: Oliver Blackburn
Anno: 2008
Paese: Uk
Giudizio: 2/5
Giudizio: 2/5
Tammi, Lisa e Kim sono tre giovani inglesi che per partono per una vacanza estiva in Spagna alla ricerca del divertimento e della spensieratezza. Durante una serata in discoteca conoscono quattro connazionali, Josh, Sean, Marcus e Bluey, e tra loro scatta subito l'intesa sessuale. I ragazzi invitano le loro conquiste sulla barca dove lavorano, ma quando una delle ragazze muore accidentalmente le tensioni esplodono e la crociera si trasforma in un inferno.
Alla sua opera prima Blackburn cerca di mettere insieme alcuni cliché delle ultime pellicole horror vale a dire una gruppo di sedicenti giovani all’apparenza gentili e pacati e delle pollastrelle di tutto rispetto che vogliono solo sballarsi. Dopo un intro di alcool, drugs e rock n’roll si giunge alle leggende metropolitane sul sesso come motore d’azione per scopate e qualche orgia su uno yatch. In questo caso il nome della pellicola è solo il pretesto per accendere la miccia. Donkey punch(pugno dell’asino) consiste nel mollare un forte pugno sulla nuca in prossimità dell'orgasmo alla femmina durante una classica pecorina, amplificandone l'effetto.
Se la sceneggiatura dopo i primi 40’ diventa didascalica e poco soggetta a colpi di scena, lo stesso vale per le scelte e la resa del film che sembra un concentrato di momenti già visti e ormai razziati a piene mani.
La recitazione non è da buttare, i ragazzi cercano di metterci l’anima a sembrare stronzi e maschilisti sotto tutti i punti di vista. Il regista cerca di dare un tono alla storia mischiando le carte e facendo apparire tutti come possibili carnefici con qualche scena che seppur non del tutto scontata non regge nell’insieme. I colpi di scena sono banali e l’unica cosa su cui conviene scommettere è l’ordine dei morti sapendo già da principio chi si salverà e chi se la prenderà in culo a tutti gli effetti.
Blackburn gioca sulle solite tematiche che seppur classiche sono sempre in grado di regalare momenti di tensione e sguardi nuovi su possibili interpretazioni.
In questo caso Blackburn non ci è riuscito del tutto.
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