Titolo: Africa Addio
Regia: Gualtiero Jacopetti,Franco Prosperi
Anno: 1966
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Giudizio: 3/5
Negli anni Sessanta la maggior parte delle colonie africane raggiunge l'indipendenza. I nuovi stati così creati, fortemente dipendenti dagli aiuti europei, instabili politicamente e spesso divisi da faide etniche, vengono "esplorati" in alcuni loro aspetti particolarmente eclatanti.
Interessante questo docu-film che si riallaccia al filone dei Mondo-Movie.
Sicuramente da un punto di vista delle immagini, spesso forzate nei loro eccessi ma che rendono la visione di forte impatto proprio partendo dal pretesto che non sono frutto di fruizione. Al tempo per motivi di censura parecchie scene furono dichiarate frutto di innovativo montaggio o effetti speciali ma non è niente di tutto questo.
Una critica che va sviluppata è sugli intenti e cosa possano sviluppare negli spettatori. Senza dare spiegazioni su chi siano i registi e le loro fazioni politiche dannose, bisognerebbe soffermarsi sul concetto di colonialismo e su quanto il film sembri quasi giustificare alcuni casi e alcune forme di violenza dato che emerge in sintesi dalla voce narrante e su come l’occhio-telecamera sia incuriosito e impietoso nel soffermarsi su alcuni dettagli.
I registi nell’incipit che apre il documentario scrivono queste frasi che vorrei che esaminaste coscienziosamente come risultato di un’analisi spiccia e voluttuosa assolutamente non conforme all’ideologia di un paese quasi mai mal capita come in questo caso:
« L'Africa dei grandi esploratori, l'immenso territorio di caccia e di avventura che intere generazioni di giovani amarono senza conoscere, è scomparso per sempre. A quell'Africa secolare, travolta e distrutta con la tremenda velocità del progresso, abbiamo detto addio. Le devastazioni, gli scempi, i massacri ai quali abbiamo assistito, appartengono a un'Africa nuova, a quell'Africa che seppure riemerge dalle proprie rovine più moderna, più razionale, più funzionale, più consapevole, sarà irriconoscibile. D'altronde il mondo corre verso tempi migliori. La nuova America sorge sopra le tombe di pochi bianchi, di tutti i pellirossa e sulle ossa di milioni di bisonti. La nuova Africa risorgerà lottizzata sulle tombe di qualche bianco, di milioni di negri e su quegli immensi cimiteri che una volta furono le sue riserve di caccia. L'impresa è così moderna e attuale che non è il caso di discuterla sul piano morale. Questo film vuole soltanto dare un addio alla vecchia Africa che muore e affidare alla storia il documento della sua agonia. »
La parte interessante e che sono stati filmati episodi di rara violenza come parte di genocidi o mutilazioni efferate di animali e uomini in paesi in un Africa che non sembra destabilizzata da cameraman famelici quanto i protagonisti degli scontri tra tribù di cui alcuni momenti vanno comunque menzionati: i massacri in Angola e Tanganica, in cui avvennero numerosi episodi di cannibalismo, più volte citati; oppure l'eccidio di missionari e suore cristiani, in particolare durante l'assalto ad una missione;
Il documentario ha creato parecchio scompiglio come altri estremi girati in quegli anni (se così possiamo chiamarli) che si riallacciano al filone come ad esempio Mondo Cane o lavori del genere.
Secondo me è un risultato interessante dal punto di vista antropologico umano.
Per essere del '66 è di grande impatto e sicuramente non più di una persona chiuderanno gli occhi, almeno quando ci sono i bracconieri.
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