Titolo: One cut of the dead
Regia: Shinichiro Ueda
Anno: 2017
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
Una troupe sta girando uno zombie film
indipendente quando viene assalita da veri zombie, risvegliati dal
regista invasato per avere un effetto cinematografico più "reale".
E se fosse tutto un making of?
Sono rimasto colpito dall'entusiasmo
con cui è stato premiato e ha avuto incassi da capogiro l'ennesimo
film di zombie con una virata strategicamente furba ma in fondo
nemmeno così interessante come ci si poteva aspettare.
In un'epoca bombardata dai social,
dalle serie tv, da film commerciali creati con lo stampino per essere
a tutti gli effetti gregari post contemporanei di un'altra fetta di
cinema, faccio davvero difficoltà a capire perchè questo film sia
diventato quasi un cult soprattutto in Oriente.
L'idea di scardinare un concetto fatto
e finito nel cinema di genere non è poi un elemento così raro di
questi tempi. Basta saper cercare nei punti giusti ma l'universo
cinematografico è onnivoro è pieno di opere bizzarre, con delle
sceneggiature semplicemente aperte a cercare di essere mischiate o
variegate con ciò che già si aveva.
Nel film di Ueda la struttura e il
ribaltamento degli atti, aiuta a sconvolgere la psiche dello
spettatore, ma essendo una tecnica di montaggio, bisogna tener conto
che più di ciò non è, lasciando lo stesso i dubbi e le perplessità
e la noia, di vedere in fondo la stessa azione giocata su piani e
ambienti diversi, ma esasperata come solo gli orientali (o meglio i
giapponesi) sanno fare.
Ho trovato il film una mossa
commerciale astuta come poteva esserlo ai tempi BLAIR WITCH PROJECT,
ma non per questo bello, interessante o che mi abbia trasmesso
qualcosa di "originale".
Siamo di nuovo in tempi dove il genere
essendo inflazionato ha bisogno di migliorie che ne cambino di poco
l'assetto o la forma ma lasciando medesimo il risultato.
Tantissimo fumo a questo giro per un
indie costato 20.000 dollari di budget e che (finora) ne ha
incassati 27 milioni solo in patria.