Titolo: Ultimo boy scout
Regia: Tony Scott
Anno: 1991
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un investigatore privato che si crede
Philip Marlowe e un ex giocatore di football con la carriera
stroncata da una storia di droga si alleano - malvolentieri - per
porre fine a un giro di scommesse e di partite truccate.
Il poliziesco alla maniera facilona ma
per nulla stupida degli anni'90 ha avuto un discreto successo e ha
decretato un suo fascino, una sua collezione di film e ha consacrato
alcuni fisic du role.
Bruce Willis è da sempre uno degli
attori più sopravvalutati della sua generazione, un cazzaro col
mascellone che hai tempi piaceva tanto a Hollywood.
In questo caso il buddy movie siglava
la coppiata con il nero che il cinema e il senso di colpa delle lobby
americane doveva spammare un po ovunque. Il risultato è una coppiata
che non ha fatto fuochi artificiali ma di fatto si è difesa bene, a
testa bassa, riciclando luoghi comuni e dialoghi improbabili sempre
al limite del consentito, senza arrivare a scrivere qualcosa come
ARMA LETALE ma nemmeno film tipo 48
ore.
Lo sbirro in fondo buono, che qualsiasi
cosa deve fare la sbaglia o dimostra di essere un cazzone che fa di
testa sua ma dal cuore buono, è la solita piazzata che al botteghino
funziona, crea un eroe che dovrebbe essere un anti-eroe ma che in
fondo è trainato da quel senso di giustizia e morale per cui si
indigna quando il collega fa uso di cocaina ma poi uccide senza
guardare chi ha davanti.
In questo caso il problema o il limite
del film è dato dall'inconsistenza e dal fastidio che può creare
Damon Wayans.
Al di là dei gusti personali e dei
pareri, uno dei film più chiacchierati di Scott, rimane un solido
action-movie in cui l'ironia è compagna della violenza in situazioni
come sempre ai limiti dell'assurdo.