Titolo: Ong Bak 2
Regia: Panna Rittikrai
Anno: Thailandia
Paese: 2008
Giudizio: 2/5
Thailandia, XV secolo: Lord Sihadecho e
sua moglie sono uccisi durante un ammutinamento. Loro figlio, il
piccolo Tien, riesce a sfuggire, ma è catturato da alcuni mercanti
di schiavi. Quando cerca di ribellarsi, viene gettato in una pozza
con un coccodrillo, contro cui è costretto a combattere per il solo
divertimento dei ricchi. Il suo coraggio e l’intervento di
Chernang, capo dei banditi della Scogliera dell’Ala di Garuda, lo
sottraggono a morte certa. Sotto la protezione del formidabile
guerriero, Tien sarà allevato per conoscere tutti gli stili di arti
marziali: il kung fu cinese, il ninjitsu e l’arte della spada
giapponesi, il muay thai tailandese. Una volta cresciuto, partirà
alla ricerca degli assassini dei genitori…
Ong Bak è stata una saga di tre
capitoli abbastanza interessante per farci scoprire uno stunt man
come Tony Jaa e un certo tipo di cinema di arti marziali orientali.
Soprattutto per il cinema thailandese questo genere rappresenta
un'importante risorsa economica tale da renderlo epico il più
possibile come il sequel in questione.
C'è una certa storicità in questo
capitolo che lascia perlomeno sgomenti soprattutto sul taglio
amatoriale con il quale pathos e cast seppur abbiano cercato di darsi
da fare falliscono miseramente.
Dal punto di vista tecnico, la
scenografia e il lavoro di attrezzistica rimangono forse gli aspetti
migliori contando le scene d'azione e soprattutto le acrobazie che
qui crescono a dismisura rispetto al precedente capitolo, anche
perchè tutta la vicenda è ambientata nei paesini thailandesi a
dispetto di location molto più moderne come poteva apparire Bangkok.
Tony Jaa ( a dimostrazione di quanto un
attore povero appena conosca il successo perda la testa) ha fatto
capricci da star, ha gonfiato il budget, si è fatto prendere da
gravi crolli nervosi, ha minacciato ricatti, è addirittura scappato
scomparendo nella giungla per poi ritornare, piangere in TV, e infine
riuscire a concludere il tutto con l’aiuto di Panna Rittikrai, suo
mentore, già sceneggiatore e coreografo del primo Ong Bak e regista
dello spettacolare Born
to fight