Titolo: Me Too
Regia: Aleksei Oktjabrinovič Balabanov
Anno: 2012
Paese: Russia
Giudizio: 3/5
Quattro passeggeri (Bandit, il suo
amico Matvei, il vecchio padre di Matvei, Musician, e la sua bella
ragazza) sfrecciano a tutta velocità a bordo di un’enorme jeep
nera lungo una strada deserta in cerca del “Campanile della
Felicità”. Secondo una vecchia credenza, la torre si celerebbe da
qualche parte fra San Pietroburgo e la città di Uglic, non lontano
da una vecchia centrale nucleare abbandonata. Il campanile fa
scomparire la gente, ma non accetta chiunque. Ciascuno dei quattro
passeggeri è convinto che sarà prescelto
Il viaggio alla ricerca della felicità
di solito nel cinema siamo abituati a guardarlo immergendoci in
location esotiche, posti affascinanti e resi tali spesso e volentieri
dall'impiego di effetti speciali o per la scelta di un cast
affascinante. Ora Balabanov è uno dei miei registi russi
contemporanei preferiti perchè è avvezzo a scegliere temi e forme
di cinema scomode e alternative e a volte ammettiamolo anche
particolarmente lente e noiose.Cargo
200 è un film che quando
ci penso ancora mi arrivano i pugni allo stomaco.
Me Too non tratta le vicissitudini
umane portate alle estreme conseguenze ma ci parla di nuovo di
rapporti umani, di solitudine, di loser, della necessità di credere
in qualcosa, per non morire da soli.
Il viaggio assume dunque connotati fin
da subito scomodi mostrandoci nefandezze, egoismo, una parte
metafisica che rimanda a Tarkovskj, scene tragicomiche che strizzano
l'occhio a Kaurismaki, toni da black comedy, fantascienza e
misticismo, e in fondo tutte le difficoltà, gli assurdi, come si
evince dai dialoghi, di una nazione e di un popolo ancora nomadi per
certi versi e costretti a cercare una loro terra promessa in una
terra che non regala nulla.
Anche qui la violenza assume un
contorno e un contesto fondamentale come a dover dare una regola e
prendere il comando della situazione. Il poliziotto Zurhov da questo
punto di vista continua il suo obiettivo sottolineando la paralisi di
un paese che ammette e sceglie la violenza e l'obbedienza per non
cadere nel baratro del vuoto più totale.