Per le vie di Parigi, in un teatro senza troppe pretese, va in scena una commedia dal titolo "Il cornuto". Sul palcoscenico ci sono lui, lei e l'altro, tra battute e ammiccamenti. Sembra una serata come le altre, ma dal nulla uno spettatore si alza in piedi per protestare: lo spettacolo non è all'altezza delle sue aspettative. Gli attori sono spiazzati e provano a cacciarlo, ma l'uomo, armato di pistola, prende tutti in ostaggio e decide di scrivere una scena in prima persona da far interpretare alla troupe.
Quentin Dupieux aka Mr Oizo il dj ha una carriera davvero prolifica. Come il prezzemolo ovunque lo metti sta. Può parlare di poliziotti corrotti, di assassini con pellicce di daino, di ruote di scorta che nel loro percorso si trascinando dietro ogni cosa, interrogatori anomali in un commissariato, lifting facciale come nuova moda, mosche giganti, di power ranger francesi trainati da una sorta di Splinter amante delle belle donne e molto altro ancora. In tutto questo appaiono lampanti due elementi nella sua politica d'autore, il non-sense generale e l'eccesso del grottesco. Tutto ciò si concretizza anche in questa sua ultima opera ma senza sensazionalismi o accendendo fenomeni pirotecnici o soprannaturali. In Yannick c'è una critica semplicemente a ciò che non piace. In questo caso il teatro come ambiente e luogo dove l'arte viene seminata come in REALITE' dove però qui l'innesco è diverso e sembra nascere da un disagio interiore che si decide presto di condividere con la parte interessata. Seppur con qualche dialogo in più e alcune scene dove il ritmo fatica a ingranare, la commedia drammatica e allo stesso tempo ironica di Dupieux porta a fare vari ragionamenti mettendo in discussione tanto di ciò che si vede e il silenzio a cui spesso dobbiamo sottostare per una questione morale e artistica che preclude la critica e il dissenso.
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