Verso la metà degli anni 80, Maren vive con il padre in Virginia ed è un'adolescente come tante. La sua vera natura costringe però il padre ad abbandonarla e a lasciarla al suo destino. Rimasta sola, Maren parte alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto e lungo il tragitto conosce persone come lei, vagabondi ed emarginati nella società americana dell'era Reagan, tra cui Lee, di poco più grande, sbandato e affascinante, con il quale Maren prosegue il suo viaggio. Stato dopo stato, dal Maryland al Nebraska, incontro dopo incontro, Maren e Lee trovano la propria strada, incerti e spaventati di fronte all'irrompere del desiderio che li guida.
Siamo di fronte ad un mezzo capolavoro. Se SUSPIRIA già ci aveva deliziato con un lavoro unico che si staccava nettamente dal cult di Argento, qui siamo su un livello ancora più alto, uno dei cannibal movie più emozionanti di sempre. Perchè il film in questione è un mix variopinto di generi, teen drama, coming of age, horror, grottesco, onirico.
Un film sulla diversità, sull'accettazione, sulla comunità dei propri simili, sul come poter provare a cambiare la propria natura, sul desiderio, la sperimentazione. La scena iniziale di Maren a casa dell'amica vale da sola tutto il film senza bisogno di aggiungere la fuga dall'orrore, una scena macabra, splatter e allo stesso tempo poetica e drammatica. E poi la ricostruzione, i costumi, questi personaggi che sembrano vivere di stenti al pari di altri mostri e outsider che non avranno mai una terra promessa ma sono per natura costretti a spostarsi come nomadi e vivere di stenti.
Un film enormemente poetico con tanti dialoghi interessanti e profondi in grado di dare carattere alla pellicola, di caratterizzare al meglio alcuni personaggi e di diventare un road movie in un America che sembra quasi post apocalittica.
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