Sono passati più di trent’anni dall’incontro in cui Daniel-san ha sconfitto Johnny Lawrence con il calcio della gru. La vita gli ha sorriso, ora è un uomo d’affari e di successo, borioso e orgoglioso, ricordato come una leggenda del karate locale.
Johnny, invece, è un uomo fallito, triste e taciturno e il suo aspetto trasandato è in contrasto con quel personaggio curato e agiato che abbiamo visto nel film. Per smettere di essere l’ombra di quello che era, Lawrence fa risorgere ciò che una volta lo rendeva un campione: il Cobra Kai. Riapre così la sua vecchia scuola non solo per dare un senso alla sua esistenza ma per aiutare i ragazzi vittime della prepotenza dei bulli.
La prima stagione di Cobra Kay oltre ad essere un prodotto nostalgico riesce a configurarsi come una serie al passo coi tempi mostrando una galleria di giovani promesse del karate impartendo per ognuno una scommessa personale giocando su tanti stereotipi ma soprattutto i problemi reali legati all'adolescenza come la consapevolezza del tempo in cui viviamo, il bullismo, i social, le app per marcare il territorio, il cyberbullismo, gli abusi scolastici, l'identità culturale, il ruolo dei nerd e come vengono visti dai propri coetanei. In tutto questo la vera sfida è naturalmente la loro quella di
Daniel e Johnny, uno che c'è l'ha fatta e l'altro no, ancora memori di quel combattimento che valse le future promesse e la voglia di riscattarsi.
È la storia di due uomini che affrontano i demoni del passato e le frustrazioni della vita attraverso l’unica cosa che conoscono a fondo: il Karate. E facendolo si mettono in gioco crescendo i figli altrui, mettendo da parte a volte i veri valori delle arti marziali, concedendosi troppo e diventando leader con grossi effetti collaterali per i ragazzi che molto più giovani di loro seguiranno la loro strada entrando in dinamiche che concederanno poco e vivranno spesso di conflitti, torti e vendette.
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