Aaron torna a Kiewarra, nell'entroterra australiano. Ne era uscito da fuggiasco, scagionato dalla giustizia, ma accusato dalla comunità di essere coinvolto nel presunto suicidio della giovane Ellie. Vi fa ritorno da poliziotto famoso dopo che l'amico Luke ha ucciso moglie e figlio e si è suicidato. Ma la versione ufficiale dei fatti non convince Aaron che, su invito dei genitori di Luke, intende indagare sui fatti e forse seppellire i sospetti legati al proprio passato.
Dry unisce quelle atmosfere sempre
interessanti australiane di quell'outback che seppur civilizzato,
rimane sempre un sinonimo di qualche segreto taciuto, di qualche
nefandezza che rischia di imprigionare la popolazione in un limbo
cercando sempre di essere riscattata dall'arrivo di un forestiero che
in questo caso è uno dei pilastri delle tragedie successe a
Kiewarra. Il film parte da un evento di cronaca
mica da ridere, di quelli irrisolti ormai digeriti dalla popolazione
chi in un modo o nell'altro, brancolando nel buio e aspettando sempre
di poter trovare un colpevole. Connolly ci mette del tempo a
ingranare. Si prende tutto il dovuto per macinare gli ingranaggi
delle storie e sotto storie presenti nel film, con uno stile
impeccabile, inserendo una matassa di vicende e personaggi ben
caratterizzati dove ognuno sembra essere portatore di un segreto o di
una sofferenza personale e familiare. Al di là della vicenda che
alterna presente e passato, il film ha la premura e l'infallibilità
di tessere un finale davvero drammatico in grado di buttare tutte le
teorie possibili formulate durante la narrazione per il peggiore
degli scenari possibili. Eric Bana, da sempre un attore
sottovalutato, ancora una volta dimostra con quegli occhi da animale
sensibile di farsi portatore di tutta la sofferenza e i pregiudizi
del film
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