lunedì 16 agosto 2021

A classic horror story


Titolo: A classic horror story
Regia: Roberto De Feo
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Cinque persone viaggiano in camper per raggiungere una destinazione comune. Scende la notte e per evitare la carcassa di un animale morto, si schiantano contro un albero. Quando si riprendono, si ritrovano in mezzo al nulla. La strada su cui stavano viaggiando è scomparsa e c'è solo una foresta fitta e impenetrabile e una casa di legno nel mezzo di una radura, che scoprono essere la sede di un culto agghiacciante.
 
Dopo l'ottimo Nest-Il nido continua l'impavido percorso del giovane e promettente De Feo.
In questo caso dopo un'opera quasi tutta all'interno di una location, il regista apre gli orizzonti per un sud caratteristico, unendo folklore e leggende e cercando di mescolare tante etichette dell'horror in un cocktail che seppur non originale riesce a regalare un sapore che nulla ha da invidiare con alcuni recenti slasher americani. Una app, il car pooling, per far conoscere ai forestieri la propria terra (l'idea per accalappiare così i gonzi è buona), la casa del mostro e l'accostamento di tradizione mafiosa attraverso la presunta progenitura dai cavalieri Osso (mafia), Mastrosso (camorra) e Carcagnosso (ndrangheta), qui trasformati in creature cui innalzare sacrifici, naturalmente ai danni degli sventurati avventori. La mafia aiuta le persone quando lo stato è debole.
E'così per non morire di fame si è scelto di affidarsi a loro tre dando in cambio qualsiasi cosa chiedono come in parte raccontano alcune storie del passato. L'incidente scatenante per strada che lascia già presagire un senso di morte e di sciagura alle porte, una casa di legno midsommariana e quindi due primi atti abbastanza da regola per poi provare a fare il botto con cervello e furbizia strizzando l'occhio verso uno stravolgimento della caratterizzazione dei personaggi (Matilda Lutz dopo Revenge torna ad essere profetica incarnando la revenge-girl di turno) passando per un contesto metacinematografico e una critica verso il sistema cinematografico italiano attraverso i social influencer e una piattaforma che tipo Netflix ricorda una sorta di Deep Web dove troviamo all'interno gli appassionati degli snuff-movie.
Fanno più spavento le maschere dei creatori della mafia o il controllo da parte dei seguaci onnipotenti del web appassionati della pornografia del dolore? La realtà è dunque più spaventosa delle leggende folkloristiche? La risposta è sì ma non è abbastanza.
A classic horror story è un giochino divertente ma siamo anni luce distanti dagli horror europei di Weathley, Du Welz, Laugier, etc.



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