Titolo: Uomini d'oro
Regia: Vincenzo Alfieri
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Luigi il Playboy è un autista di
furgoni portavalori che vede sfumare i propri sogni quando il governo
aumenta l'età pensionabile di dieci anni. L'uomo perde la pazienza e
pianifica una avventurosa rapina insieme ad altri tre spiantati.
Dopo alcuni tentativi maldestri,
Alfieri si affida ad un manipolo di buoni attori per il suo heist
movie, noir, una crime comedy cruda.
Un film con un gran ritmo in grado di
raccontare un episodio infelice che svanisce i sogni di gloria per
chi dopo l'epoca Craxi e Berlusconiana cercava una scappatoia per
riuscire ad arricchirsi in fretta e far sparire le tracce. Così
l'episodio di cronaca già portato sulla scena da Tavarelli nel 2000,
riesce nel difficile compito di raccontare una storia tutt'altro che
semplice, da tre punti di vista differenti, lasciando aperto per
alcuni versi uno schema quasi corale e allo stesso tempo funzionale
per far capire realmente gli intenti e gli interessi dei suoi
complici.
“Se ne facessero un film
comincerebbe come I SOLITI IGNOTI di Monicelli e finirebbe come LE
IENE di Tarantino”. Così il giornalista Meo Ponte, dalle pagine
del quotidiano La Repubblica, descriveva nel 1996 il caso di una
rapina a un furgone portavalori messa a segno proprio dagli uomini
che lo guidavano tutti i giorni, due impiegati alle Poste di Torino.
Alfieri avendo a
disposizione un manipolo di attori molto affiatati si concentra sulle
cause, sui sogni nascosti di ognuno di loro, tra partite e dispute
calcistiche, nuclei familiari da mantenere e ragazze squillo con cui
sognare un'altra vita arrivando a perdere la dignità e ribellandosi
imbracciando un'arma.
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