venerdì 14 giugno 2019

Blair Witch Project


Titolo: Blair Witch Project
Regia: Daniel Myrick, Eduardo Sanchez
Anno: 1999
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ottobre 1994. Heather Donahue, Joshua Leonard e Michael Williams, tre studenti dell'Università di Cinema di Montgomery, si avventurano nei boschi attorno alla cittadina di Burkittsville (in passato chiamata Blair), nel Maryland, per girare un documentario sulla leggenda della strega di Blair. Armati di telecamera sedici millimetri in bianco e nero, destinata al racconto della storia, e di una piccola videocamera otto millimetri a colori, per le riprese di una sorta di backstage, i tre si mettono al lavoro, spinti dall'entusiasmo della ragazza, decisa a girare il suo primo film. Il soggetto è succulento: Elly Kedward, accusata di stregoneria, viene cacciata dalla città di Blair alla fine del 1700. Dopo la sua fuga nei boschi, molti ragazzini scompaiono in quelle stesse foreste e, negli anni '40, un serial killer uccide sette bambini e sostiene di averlo fatto su ordine del fantasma della strega. Dopo aver intervistato alcuni abitanti della cittadina, i tre aspiranti filmmakers si spingono nel bosco alla ricerca della chiave del mistero. Ma ben presto si perdono, pedinati da un'oscura e terrificante presenza.

Ricordo ancora la mia espressione basita di fronte al cinema in via po.
Avevo 17 anni amavo l'horror più di qualsiasi altra cosa e dentro di me si faceva sempre più spazio l'idea che il film in questione fosse una bufala commerciale.
Ricordo ancora i salti del pubblico e alcune ragazze che uscirono dalla sala terrorizzate mentre io vedevo solo immagini confuse senza capirci nulla e odiando profondamente i registi e il montatore.

Blair Witch Project è un film orrendo che ha sdoganato il mockumentary che tranne poche eccezioni, rimane uno strumento furbo e rozzo per cercare di fare soldi e procacciarsi un pubblico che ne rimanga colpito, magari sdoganando qualche teoria complottista, o dicendo che il film è tratto da una storia vera o bufalate simili.
L'idea venuta in mente ai due registi non era poi male, cercava di trovare soprattutto al di là dello schermo, degli elementi reali che potessero catturare l'attenzione e creare così mistero e suspance.
Il mockumentary a parte averci regalato dal punto di vista tecnico le peggiori inquadrature mai viste e un ritmo e un montaggio che rischiano di portare all'epilessia ha avuto nel suo nutrito numero di prodotti un successo che ancora stento a credere.
Il fulcro o l'espediente commerciale del sotto genere e di alcuni film che hanno incassato bene (questo più di tutti) stava proprio nel creare uno stato emotivo ansiogeno dei protagonisti persi nel bosco o come accadeva in OPEN WATER dentro un oceano.
Senza buttare tutto e dando i precisi meriti laddove esistano, questa peculiarità ha creato sicuramente un precedente che il cinema ancora non palesava così tanto, basti pensare a forse l'unico capolavoro, il film più importante, REC di Balaguero, dove un maestro delle atmosfere e della suspance ricorre in modo funzionale ad una tecnica come quella sopra citata.
Il risultato di questo film è aver creato una macchina che nel giro di pochi anni semplicemente ha esagerato creando film quasi tutti simili e dando la possibilità a milioni di improvvisati registi di farsi dei piccoli film artigianali inondando le sale con fenomeni appunto amatoriali di scarso interesse.


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