Titolo: Border
Regia: Ali abbasi
Anno: 2018
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5
Tina ha un fisico massiccio e un naso
eccezionale per fiutare le emozioni degli altri. Impiegata alla
dogana è infallibile con sostanze e sentimenti illeciti. Viaggiatore
dopo viaggiatore, avverte la loro paura, la vergogna, la colpa. Tina
sente tutto e non si sbaglia mai. Almeno fino al giorno in cui Vore
non attraversa la frontiera e sposta i confini della sua conoscenza
più in là. Vore sfugge al suo fiuto ed esercita su di lei un potere
di attrazione che non riesce a comprendere. Sullo sfondo di
un'inchiesta criminale, Tina lascia i freni e si abbandona a una
relazione selvaggia che le rivela presto la sua vera natura. Uno choc
esistenziale il suo che la costringerà a scegliere tra integrazione
o esclusione.
Border è quel film che non ti aspetti.
Un esperimento che attraversa più generi narrativi, il thriller, il
fantasy, l'horror metafisico, cercando al tempo stesso di non perdere
mai la sua forza e portando in scena diversi temi ( la diversità, il
confine tra umano e sovrannaturale che si assottiglia a tal punto da
non riuscire più a distinguere specie e genere, ma anche in parte il
folklore locale) e diverse scene originali che visionando più di
4000 film non mi era mai capitato di vedere.
Siamo dalle parti di Alfredson ma anche
della polacca Smoczyńska.
Esseri che dominavano questa terra,
superstiti, una specie ormai in via d'estinzione che cerca di
sopravvivere nascondendosi, una forza sovra umana, un olfatto in grado
di sentire una micro sd contenente materiale pedo pornografico, i
sessi ribaltati (la scena in cui lei ha un'erezione e penetra lui è
assurda) e tanto altro ancora.
Trovare un film che riesca in quasi due
ore a tenerti incollato allo schermo nel 2019 non è facile. Abbadi
dopo Shelley
ci riesce scommettendo su un film insolito, scomodo, con due
protagonisti che sono in realtà due troll che scelgono per non
vivere in solitudine di dividere appartamenti con bifolchi (Tina) o
evitare proprio la specie umana perchè inferiore (Vore)
Verso la fine del secondo atto
probabilmente si sono fatti prendere la mano perchè se è pur vero
che un tema come quello del giro di pedofili risulta essere un
espediente sempre efficace (vedi You
Were Never Really Here)
rischia come in questo caso di pagarne gli effetti su alcuni
espedienti e scelte di scrittura poco efficaci (Vore che lavora per
questa rete di pedofili e al contempo nasconde feti nel frigo di
altre specie ancora) sembra voler essere troppo ambizioso.
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