Titolo: Roman Polanski-A film memoir
Regia: Laurent Bouzereau
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Era da tanto che aspettavo questa
intervista.
Polanski oltre ad essere uno dei
registi più importanti e interessanti della sua generazione è prima
di tutto un uomo e un personaggio che ne ha passate davvero tante
nella sua vita. Nel bene ma soprattutto nel male. Dunque
un'intervista documentario era un'occasione troppo interessante per
qualsiasi cinefilo interessato finalmente a saperne di più dal
momento che il regista non aveva quasi mai rilasciato interviste e
che decide di raccontarsi di fronte all'amico e produttore Andrew
Brausenberg.
Il nazismo, la madre ad Auschwitz, la
donna uccisa davanti agli occhi di Roman bambino - immobile di fronte
al sangue che zampillava come da una fontanella, la deportazione del
padre a Mathausen, la famiglia Manson e Sharon Tate e per finire la
corruzione di una minorenne (consenziente) nel '77 che diede origine
a una vera e propria persecuzione giuridica per la quale dopo la fuga
dagli Stati Uniti in Europa si è arrivati all'arresto del regista
nel 2009 in Svizzera.
Tra sorrisi, lacrime, emozioni e
timidezza, Roman mostra un insolito coraggio e soprattutto rende
chiaro un concetto che è quello di rialzarsi e non arrendersi mai.
Il cinema allora come per molti registi
diventa un'ancora di salvezza attraverso cui raccontare la proria
storia e le proprie vicissitudini, imparando e allo stesso tempo
sbagliando, ma con l'obbiettivo di raccontare soprattutto nel caso in
questione, di stupire e rimanere in alcuni casi anche scioccati.
Una vita che per fortuna o forse per
stessa ammissione del regista non è mai stata banale e monocorde ma
anzi struggente e piena di colpi di scena così come la descrizione
del male che sottace ferino nell'individuo non è solo un leit motiv
cinematografico, ma una infelice condizione personale.
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