Titolo: Just eat it
Regia: Jen Rustemeyer
Anno: 2013
Paese: Canada
Festival: Cinemambiente
Giudizio: 4/5
In America viene sprecato il 40% del cibo lungo la filiera. Per esprimere bene l'idea, gli autori del documentario sono sopravvissuti per sei mesi solo con gli scarti del sistema
Davvero interessante e coraggioso l'esperimento portato a termine dalla coppia di registi, ideatori e produttori del documentario.
La strana coppia decide di narrare lo spreco vivendolo per dare un segnale efficace e mostrare come sia possibile la sopravvivenza tra gli scarti.
Gli autori sin da principio spiegano bene le regole dell'esperimento che prevede di pagare per il cibo che raccolgono, perché lo scopo non è "scroccare", ma dimostrare come sia assai difficile comprare ciò che viene ormai considerato fuori dal sistema economico e a proposito non mancano le risposte prive di senso di alcuno magazzinieri o direttori di supermercati.
In sei mesi dicono di aver speso solo 200 dollari per una quantità di cibo del valore indicativo di 20000 risparmiando così un'ingente somma e destinando parte del cibo raccolto e accumulato, ad amici o conoscenti che possono fare la spesa gratuitamente a casa loro senza credere che siano solo "scarti".
Lo spreco non avviene solo a livello della selezione e distribuzione dei prodotti, ma anche nelle case, dove si concentra circa la metà delle perdite. Vengono così segnalati due consigli per ridurre lo spreco domestico?
(A) Creare nel frigo una zona con la scritta "mangiami prima", dove mettere gli alimenti più vecchi o parzialmente consumati;
(B) Divertirsi con la cucina creativa provando a immaginare ricette con ciò che si trova nel frigo o nel freezer prima di acquistare altro.
Inoltre non mancano dei dati davvero sconvolgenti e di cui si fa fatica ad accettare lo spietato ragionamento di marketing che avviene come ad esempio su un quantitativo enorme di tavolette di cioccolato, le quali hanno magari un difetto di fabbricazione sull'etichetta per cui manca la traduzione in francese o dati analoghi come questi.
Un'altro fattore che non viene preso in considerazione è l'esposizione a qualsiasi cibo che si trova, così ad esempio si rischia di doversi nutrire per una settimana solo di bacon.
Si finisce con la cultura del consumatore, abituato a scegliere prodotti esteticamente perfetti e a considerare lo spreco alimentare come qualcosa di lecito e senza conseguenze come nella drammatica scena in cui una percentuale davvero vergognosa di frutta e verdura viene scartata e quindi buttata perchè come nella favola del brutto anatroccolo non è omologato e conforme agli standard puramente estetici.
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