Regia: Amy Berg
Anno: 2006
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Documentario che propone la storia di padre Oliver O'Grady, un prete irlandese trapiantato in California, che nel corso dei suoi oltre trent'anni di sacerdozio ha perpetrato abusi sessuali nei confronti di centinaia di bambini. La vicenda è ripercorsa, con lucidità e occhio critico, dalla regista Amy Berg attraverso le toccanti testimonianze delle vittime e le candide quanto agghiaccianti confessioni dello stesso O'Grady.
Il film documenta una vicenda che scosse l'America negli anni ottanta. La vita dei Friedman, apparentemente un'anonima famiglia medio borghese, è sconvolta quando Arnold, il capofamiglia, e Jesse, il figlio minore, vengono arrestati e accusati di aver sessualmente abusato di numerosi bambini. A catturarli - a catturarne l’immagine di vergogna e colpa - in quel 26 novembre 1987, giorno del ringraziamento, c’erano però anche le telecamere. E con esse c’erano gli sguardi della comunità del sobborgo residenziale di Great Neck.
Dall'America giungono spesso documentari interessanti sull'argomento della pedofilia e in generale sul tema legato agli abusi sui minori. Da JESUS CAMP che mostrava il fanatismo di alcuni credenti, fino a VATICANO E I CRIMINI SESSUALI per arrivare infine a CAPTURING THE FRIEDMANS che invece da un quadro proprio americano sul tema e fenomeno degli abusi negli anni'80, sembra esserci sempre di più soprattutto nei documentari oltre che nei film, un bisogno di indagare queste vicende per cercare di portare alla luce responabilità e colpe o limiti di esseri umani come tanti altri che non possono ignorare le loro pulsioni sessuali.
Il lavoro della documentarista Berg segue le vicende di O'Grady che se non fosse per i numeri sulla carta (che lo hanno reso il più noto all'interno degli scandali) potrebbe essere un prete pedofilo come tutti gli altri. Ciò che ancora una volta colpisce ma non stupisce e che in una durata comunque abbastanza lunga e fedele nel captare lo stato d'animo degli intervistati, la regista sottolinea ancora una volta la negligenza, lo scarso interesse e la paura di approfondire alcune vicende da parte della Chiesa Cattolica.
Il documentario si focalizza in particolare sulle indagini degli anni '80 di Arnold e Jesse Friedman circa l'abuso sessuale sui bambini.
Il film mostra le indagini della polizia come la genesi di una "caccia alle streghe" nella comunità dei Friedman. Durante l'attesa del processo (di Arnold e, in seguito, del figlio Jesse), i Friedman girarono alcuni filmati casalinghi. Erano autorizzati a stare a casa in modo da prepararsi per la corte. Le immagini non erano pensate per essere mostrate in pubblico bensì come un modo per registrare quello che stava accadendo nelle loro vite. Il film mostra molti di questi filmati: cene di famiglia, conversazioni e litigi. La moglie di Arnold decide in fretta che il marito è colpevole e gli suggerisce di confessare e proteggere loro figlio.
Arnold Friedman fu ritenuto colpevole dei reati di sodomia e abuso sessuale. Morì in prigione nel 1995. Jesse Friedman è stato rilasciato nel 2001 dopo aver scontato 13 anni della sua pena.
Dalle interviste riportate ciò che emerge e lascia come sempre più basiti sono le risposte delle alte sfere ecclesiastiche che avevano coperto ad ogni costo il fenomeno degli abusi sessuali operati da preti sui minori e continuano nella loro negazione. L'atteggiamento della diocesi locale, la sua mancanza di ammissione piena e completa di un problema grave ed esteso, non è negare l'estensione del fenomeno, ma la negazione dello stesso per preservare a tutti costi la "bella Immagine" della Chiesa.
Ancor più struggente dei racconti delle vittime è la devastazione delle famiglie che hanno accolto nella propria casa o riposto la propria fiducia ad un lupo vestito da agnello. La fine di ogni certezza, vittime di un inganno che nemmeno il più scaltro dei diavoli sarebbe riuscito ad architettare.
Nessun commento:
Posta un commento