Titolo: Canibal
Regia: Manuel Martin Cuenca
Anno: 2013
Paese: Spagna
Festival: TFF 31°
Giudizio: 2/5
Carlos, un bravo, solitario e ovviamente elegantissimo sarto di Granada che, in privato, di notte, è un serial killer. Un serial killer cannibale, che uccide le sue vittime (ragazze) e poi le mangia. Un giorno una ragazza arrivata dalla Romania si trasferisce nell’appartamento vicino al suo, poi scompare. La sorella inizia a cercarla e si trasferisce a sua volta nell’appartamento.
Tratto dal racconto 'Caribal' di Humberto Arenal, Canibal è un film che forse potrebbe sembrare violentissimo e sanguinolento. Nulla di tutto questo. Come ha detto l'interprete presentando il film è una storia d'amore e io aggiungerei con un contorno piuttosto atipico, soprattutto per le location in cui il film è girato.
E'certamente un film d’autore dalla tensione sottilissima, dettato da uno svolgimento a passo lento e dallo stile raffinato e impeccabile. Ha un’apertura di estrema eleganza scandita da numerosissime inquadrature fisse.
Quello che purtroppo manca e di sicuro non ne fa un film minimale, è la scelta del ritmo del film, alle volte esageratamente pensato sui primi piani in particolare di Carlos che parla poco ma con uno sguardo glaciale che inquadra tutto ciò che gli serve per i suoi scopi.
Eppure alle volte lo stile e i silenzi di Cuenca esagerano così come la scelta di adottare una falsa pista nel finale e invece di puntare tutto sul climax finale, anche in questo caso un pò scontato.
Qualcuno lo ha definito un caso clinico di psicopatologia sessuale molto nella tradizione surreal-anarcoide iberica alla Buñuel soprattutto per la scelta delle due sorelle, interpretate dalla stessa bellissima attrice, che rimanda a QUELL'OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO anche se solo nelle intenzioni..
A parte un cast misurato, una rigorosa scelta tecnica e altri piccoli elementi qualitativi, rimane un'opera autoriale che forse soffre già di alcuni disagi, come la frase di un attento spettatore, che ha definito il giovane regista alla sua opera prima, già vecchio è finito.
Speriamo di no.
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