martedì 21 maggio 2013

Fight Club

Titolo: Fight Club
Regia: David Fincher
Anno: 1999
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Non sei il tuo lavoro. Non sei il tuo conto in banca. Non sei il contenuto del tuo portafoglio. Non sei i tuoi eleganti pantaloni kaki. Non sei un bellissimo ed unico fiocco di neve. La prima cosa che ti succede è che non riesci a dormire. Poi ti ritrovi una pistola in bocca. Dopo incontri Tyler Durden. Lascia che ti parli di lui. Lui aveva un piano. Credevamo in Tyler. Tyler dice che ciò che possiedi finisce per possedere te. Solo dopo aver perso tutto sei libero di fare qualsiasi cosa. Il Fight Club rappresenta quel tipo di libertà. La prima regola del Fight Club è: non si parla del Fight Club. La seconda regola del Fight Club è: non si parla del Fight Club. Tyler dice che il miglioramento di sè stessi è una masturbazione e l'autodistruzione può essere la risposta.

Un certo machismo per certi versi affascinante e portato ai massimi livelli di stiloseria potrebbe essere la log-line di rimando del film. Esteticamente sopraffino e messo in scena ai massimi livelli, Fight Club ha saputo conquistarsi un piccolo altarino tra i cult americani. Fondamentalmente il merito più grosso e di Palahniuk anche se pure lui era rimasto affascinato dalla grazia con cui Fincher e soci hanno rivisitato il finale del film. Un libro potente e assoluto che come altri dello scrittore è pervaso di cinismo, di anti-materia, di critica efferata al consumismo, di tagli alle mode e a tutti i metro-sessuali nati dal fitness e dalle palestre nonché da tutte le creme e gli accessori alla moda.
Un film sulla pratica di scaricamento delle tensioni con scarico di pugni e qui si nota il bisogno di creare un rituale ad hoc che in pochissimi secondi mostra un attaccamento, una comunità, che non riesce ad essere priva di questo collante sociale. Notare però come Fincher riesce ad essere attento al midollo e non alle ossa come poteva invece risultare prevedibile.
Un film che punta molto in alto diventando molto ambizioso, anche con tutti i temi e i sotto-temi e i rimandi che tratta, e riuscendo alla fine ha fare centro su tutto.
Il concetto anarchico, fondamentis dell’ideologia e della filosofia dello scrittore, di fondo che modella la pellicola è quanto di più originale si potesse desiderare.
Quasi tutto è in totale stato di grazia dagli attori mai così funzionali alla commistura di tematiche e idee geniali disseminate e che purtroppo avrebbero avuto bisogno di qualche minuto in più.
Where is my mind dei Pixies, canzone straordinaria, già solo dal titolo sembra la campana dei tre grossi temi che il film comunque tratta: Il disagio dell'uomo moderno,La scissione e La frammentazione psicotica.

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