sabato 2 febbraio 2013

Taxidermia

Titolo: Taxidermia
Regia: Gyorgy Palfi
Anno: 2006
Paese: Ungheria/Austria/Francia
Giudizio: 4/5

Tre generazioni di una famiglia ungherese. La storia del nonno, capitano dell'esercito durante la seconda guerra mondiale, del padre, campione dell'ingurgitazione di dosi spropositate di cibo in tempi velocissimi e del figlio, imbalsamatore che lo accudisce dopo che il suo corpo ha assunto dimensioni spropositate...

Folle,perverso,malato e allucinato. Sì Taxidermia ci piace davvero tantissimo perché unisce la bizzarria con l’autorialità. Nella prima parte sembra quasi di vedere una sorta di Woyzeck più disturbato e che alimenta la sua solitudine con segoni e fiammate dall’uccello.
Grottesco, drammatico, estreme punte di body horror, non c’è nulla che si risparmia in questo film in cui le tre storie per quanto disperate sono profondamente intrinseche nella natura di ogni essere umano.
Ogni tanto la sceneggiatura cede ma solo in alcuni passi e richiede uno sforzo da non sottovalutare nel dare la giusta continuità tra le storie.
Una grande opera che arriva da un paese cinematograficamente quasi nullo come l’Ungheria, ma culturalmente molto valido così come l’importanza di risaltare alcuni aspetti della cultura ungherese all’interno del film descrivendo bene certe dinamiche.
Ci sono troppe scene cult e indimenticabili e questo è un elemento importantissimo nella memoria a breve termine di un cinefilo estremo come il sottoscritto.
Gli ultimi 10 minuti ad esempio solo solo organi. Poi ad esempio capisco dove si è ispirato Carpenter per il MOH nella scena dell’organo nella cinepresa, oppure il tipo con l’uccello in mano sputa fuoco o il padre ultra-obeso che si rifà anche lui ad altri film.
L’altro fattore importante sono gli intenti del film, mai da sottovalutare. Forse nessuno conosce Palfi ma entrando dentro le storie se ne intuisce il peso drammatico a pari passo con la messa in scena estrema nei punti che va a toccare.
Quando una cosa ti repelle ma ti affascina allora è bene.
Il cinema di Palfi, finalmente anche l’Europa dell’Est comincia a sparare i suoi colpi maestri, è grottesco e disgustoso fino alla provocazione, mischia eccellezza e ricercatezza tecnica con contenuti eufemisticamente disturbanti, oltreché critici nei confronti delle estremizzazioni che sporcano il genere umano contemporaneo. Un film forse per pochi ma necessario!

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