Titolo: Dagon
Regia: Stuart Gordon
Anno: 2001
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5
Ci troviamo di fronte al miglior adattamento
lovecraftiano girato finora (sperando che qualcuno compri presto i diritti di
Neonomicon di Alan Moore) tratto da La maschera di Innsmouth.
La bellezza di questo film voluto a tutti i costi da
Gordon con notevoli sforzi e difficoltà legate alla produzione (persino Yuzna
si è messo in mezzo) e il tipico esempio di ottimo cinema low-budget.
Tutto funziona: Il villaggio, i ripetuti flash-back che
rimandano alla maledizione, la narrazione fluida con continui colpi di scena. Le
ottime inquadrature, la regia solida, il grandissimo Francisco Rabal morto poco
dopo le riprese così come la caratterizzazione dei personaggi(il protagonista è
un ibrido tra un super-pirla e un nerd totale) che non si capisce come abbia la
fortuna di stare con una figa pazzesca eppure si scoccia mentre questa gli fa
un pompino…
L’oniricità totale della pellicola unita alle atmosfere
quanto mai azzeccate e funzionali rimangono comunque i mattoni portanti della
costruzione filmica.
Eppure non lesiniamo dal cercare anche quelli che a mio
avviso rappresentano dei difettucci di sceneggiatura ed evidenti scene portate
a casa troppo in fretta. Ad esempio il
PC di Paul gettato in mare dalla fidanzata, la scena della tempesta (ogni tanto
appare il sole...), l'assedio all'hotel, durante il quale il protagonista tenta
di blindare la sua porta con una serratura ridicola (davvero imbarazzante), il
telefonino usato come arma contundente, il cerchione che appare/scompare dopo
l'incidente...gli abitanti dell’isola che sembrano degli spastici e che non
incutono per nulla paura. In fondo se
poi si presta attenzione ad alcuni particolari sembra proprio una scelta
anch’essa fatta apposta.
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