Florence è determinata a presentare l’uomo dei suoi sogni, David, a suo padre Guillaume. Tuttavia David non condivide i sentimenti di Florence ed escogita un piano per dissuaderla dal suo affetto spingendola verso Willy, un amico comune. I destini di questi quattro individui si incrociano in un ristorante isolato in mezzo al nulla.
Quentin Dupieux aka Mr Oizo da dj è passato a regista all'inizio quasi per scherzo con il primo film che vidi al TFF ovvero WRONG COPS poi ci ha preso gusto e soprattutto a capito come destreggiare al meglio nel non sense con spensieratezza e stravaganza.
Un regista eccentrico capace di mettere in scena una vicenda di stampo orrorifico e metafora ambientale come DAIM o la ruota che uccide di RUBBER, liftin facciale come nuova moda del momento tra giovani studenti accademici STEAK, super eroi che a colpi di tabacco combattono kaiju capitanati da un topo che secerne liquido vedastro e che va a letto con tutte le super eroine di FUMER FAIT TOUSSER.
In più abbiamo interrogatori assurdi tutti in un'unica location come AU POSTE ma anche il delirante YANNICK, mosche enormi in MANDIBULES, galleria di assurdità in REALITE' e le nevrosi incessanti di WRONG.
In questo gioco di stratificazione Dupieux inserisce lunghi dialoghi in cui si discute di tutte le ipocrisie di un mondo, quello del cinema, fattosi sempre più residuale ma allo stesso tempo dominato da un falso perbenismo in fin dei conti reazionario, mai eversivo, che ha ucciso progressivamente qualsiasi impronta di verità, di onirismo, il regista del film nel film sia un’intelligenza artificiale, con cui non si può discutere, che pretende anche di gestire orari notturni degli attori, decurtando i loro stipendi per qualsiasi impresa personale non prevista dal copione, o dal contratto. Va benissimo perché quello che Dupieux vuole sottolineare non è tanto l’invasione delle cosiddette AI, ma quanto queste a conti fatti già siano state accettate come elemento giusto da produzioni che hanno tagliato da tempo i rami fertili dell’invenzione, del surrealismo, del grottesco, preferendo una patina sempre identica, che livella qualsivoglia differenza possibile, uniformando un prodotto che da arte si è fatto intrinsecamente mercato, senza possibilità di trovare più condotti d’aria salvifici.
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