Titolo: Dostoevskij-Season 1
Regia: Fratelli D'Innocenzo
Anno: 2024
Paese: Italia
Episodi: 6
Stagione: 1
Giudizio: 4/5
Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.
TERRA DELL'ABBASTANZA, FAVOLACCE, AMERICA LATINA. Un trittico che ha saputo ritagliarsi un'anomalia nella filmografia italiana dimostrando talento, cinismo e un lato reale nostrano che spesso si decide di non voler osservare o filmare. Ero perplesso per questa mini serie perchè da noi non siamo molto abituati e ci si affida spesso a clichè di genere. In questo caso sapevo che sarebbe stato qualcosa di diverso e intenso. Qualcosa di atipico. Un'indagine, un polar, un poliziesco bizzarro e diverso. Una narrazione che rifugge ad una metodologia per come siamo abituati a vederla narrata. Uno stile tecnico che risalta i dettagli, i primi piani, le ambiguità, gli scorci che sembrano inutili e i particolari apparentemente privi di senso. Dostoevskij sembra protrarre una politica e una poetica nonchè visione d'intenti di un disagio che sembra allargarsi come una macchia d'olio nel nostro paese. Scelgono case diroccate, sentieri tortuosi in mezzo al fango, non sembra nemmeno esserci l'attenzione a doversi chiedere in quale anno siamo e come mai tutto sembra così antiquato e arretrato. I due fratelli scavano nell'abisso delle coscienze dove nessuno si salva, tutti hanno dei fantasmi nell'armadio e nessuno sembra esente dalle colpe e dove alla fine uno degli elementi più clamorosi è quello di non empatizzare davvero con nessuno dei personaggi. Ci sono alcune scene e momenti tra i più dolorosi dell'intera cinematografia italiana degli ultimi vent'anni e il ritmo così ipnotico e soporifero avrà sicuramente molti detrattori.
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