Titolo: Stranger Things-Seconda
stagione
Regia: Duffer brothers
Anno: 2017
Paese: Usa
Stagione: 2
Episodi: 9
Giudizio: 3/5
La seconda stagione si apre con un
piccolo excursus su tutti i personaggi, dandoci una panoramica della
situazione in cui versa ognuno di loro. Mike è alle prese con la
dipartita di Undici, mentre Will si troverà nuovamente a dover far i
conti con il sottosopra. Dustin e Lucas saranno invece occupati in un
simpatico triangolo amoroso con l’arrivo di Maxime, uno dei tanti
nuovi personaggi della seconda stagione.
Undici dal canto suo si troverà
nuovamente segregata, una prigionia però del tutto diversa. Lo
sceriffo Hopper rivestirà, almeno nella prima parte di questo
secondo capitolo, il ruolo di padre ipe-rprotettivo e tal volta anche
un po’ svitato. Si rinnova il dualismo Steve/Jonathan che vedrà
Nancy dividersi tra i due, come visto nella scorsa stagione.
Il nuovo spaventoso nemico farà quindi
convogliare l’attenzione di tutti nuovamente sul Hawkins National
Laboratory. Una minaccia decisamente più pericolosa e evidente del
Demogorgone che metterà a dura prova tutti i protagonisti.
Il mio rapporto con la saga diretta dai
Duffer Brothers è doverosamente complessa. La prima stagione mi
aveva colpito negativamente senza lasciarmi quelle scariche
energetiche di nostalgia ed effetto nostalgico che forse la saga
voleva provare a mettere in scena. Troppo senso di dèjà vu su come
raccontare gli anni '80 assorbendoli sotto una pluralità di elementi
a partire dalle musiche, location e scenari, nuclei famigliari,
troppa malinconia per non citare in continuazione film e accessori,
tutto in un turbinio di fattori sicuramente colorati e messi in
scena alla massima potenza ma che dal punto di vista della storia,
della sua complessità e originalità mi lasciavano abbastanza
dubbioso.
Ora quella che a detta di tutti è la
stagione peggiore delle tre trovo che sia molto ben congegnata,
apportando una maturità nel saper descrivere un microcosmo e narrare
con più complessità intrecci tra personalità e situazioni
marginali comunque fondamentali per quanto concerne il dover sempre
rimanere con diverse sotto trame in gioco senza avere mai grossi cali
di ritmo.
Personaggi nuovi, un'atmosfera ancora
più malsana per quanto la sci-fi appaia meno d'effetto, più
calibrata e "realistica" cercando di raffazzonare alcune
esigenze di ritmo e di azione della prima stagione.
Genitori adulti e adulti genitori che
sembrano rincorrersi, crisi adolescenziali, le prime pulsioni
sessuali, l'inibizione, l'arrivo di una nuova creatura dal
sottosopra, i laboratori degli scienziati sempre più disgustosi e
portatori di segreti ed esperimenti assurdi, Max e Billy.
La mitologia creata dalla coppia di
registi è diventata in brevissimo tempo uno degli eventi mediatici
più importanti del cinema, perchè ST è cinema, delle serie tv,
dell'hype a tutti i costi, della corsa contro il tempo aspettando
gongolanti di fronte allo schermo l'arrivo di una nuova pillola
rossa. Le visioni di Will, quei tentacoli che rimandano all'orrore
cosmico, il percorso di crescita, un complesso rapporto "padre"
figlia, i poteri psichici che rimangono ancorati e che si prendono il
loro tempo per assaltare lo script e condensare l'azione sviluppandola
in modo feroce solo negli ultimi episodi. Il merito più grande di
questa appassionate saga sono proprio i personaggi.
Caratterizzare in maniera così
esemplare un nutrito gruppo di attori di diverse generazioni e target
d'età è un compito difficilissimo al giorno d'oggi quando si
insegue la c.g e il lavorare solo sull'azione. Saper scrivere e
individuare i punti di forza e far crescere non solo fisicamente ma
d'intensità i personaggi è quel merito, quella forza che decreta la
maturità in campo di scrittura, sapendo commisurare al meglio
attrattiva ed espedienti commerciali. Una perizia nel curare
minuziosamente ogni singolo dettaglio e dialogo, senza buttare mai
nulla, lasciando sulla linea dei buoni sentimenti e capovolgendo la
situazione infilando mostri, creature, incubi, conflitti e poi così
tanto cinema e rimandi da Reitman, Spielberg, Dante, Carpenter, King,
la fantascienza anni '50 e '60 e una vastissima e ampia e colorata
nonchè multiforme commistione di retaggi culturali.
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