Titolo: Mediterranea
Regia: Jonas Carpignano
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Ayiva lascia il Burkina Faso per
cercare di raggiungere l'Italia dove spera di poter trovare un lavoro
che gli consenta di aiutare sua figlia che è ancora una bambina e
sua sorella che se ne occupa. Parte come clandestino con l'amico Abas
e, dopo la traversata del deserto in Algeria, si imbarca. Trova
lavoro come raccoglitore di arance a Rosarno in Calabria. Le
difficoltà sono numerose ma si accrescono quando parte della
popolazione locale aggredisce gli immigrati.
Lo dico di nuovo. Jonas Carpignano è
uno dei registi più interessanti del nostro cinema.
Giovane, impegnato, contemporaneo in
tutti i sensi e con un interesse appassionato verso la comunità dei
rom in particolare quella insediata a Gioia Tauro dove il regista ha
deciso di trasferirsi.
Mediterranea prima di A
ciambra apre il sipario su
una questione drammatica di cui come sempre nessuno parla in
particolare il nostro cinema. Quando lo fa finisce nascosto in
qualche festival per dare la possibilità solo agli appassionati di
averne accesso.
Mediterranea quando si parla appunto di
stranezze produttive e distributive fa davvero arrabbiare per il
fatto che sia stato presentato alla semaine de la critique a Cannes
nel 2015 senza mai uscire nei cinema nonostante raccontasse una
storia che ci appartiene.
Forse la distribuzione nelle sale di A
ciambra potrà risolvere
questo problema.
Rosarno e la tratta. O meglio la tratta
che spesso e volentieri porta a Rosarno dove per chi non lo sapesse
scoppiò nel 2008 la faida tra gli immigrati e la gente del luogo. Il
film mostra quindi come climax finale della storia il primo conflitto
esplicito e cruento tra migranti e cittadini e dove forse avviene
anche l'unico ostacolo del film. L'apice dello scontro a parte essere
macchinoso, sembra portare solo un punto di vista ovvero quello dei
nordafricani e non invece degli abitanti del posto che non si vedono
quasi mai se non in pochissime scene dove abusano delle donne,
toccano il culo ad una ragazza e dicono dalle finestre ai
protagonisti di fare silenzio.
Ancora una volta il giovane regista
sospende il giudizio narrando per immagini e sguardi il dramma delle
vite di alcuni protagonisti, di chi fino alla fine non molla e non si
ribella e chi invece sopraffatto dal dolore e dalle ingiustizie
decide di armarsi con quello che trova.
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