Titolo: Girl without hands
Regia: Sebastian Laundebach
Anno: 2016
Paese: Francia
Giudizio: 4/5
In un villaggio alla stregua dopo un
periodo durissimo, un mugnaio prende la drastica decisione di vendere
la propria figlia al diavolo. Protetta dalla sua purezza, la ragazza
riesce a scappare ma viene privata delle mani. Stanca e ormai senza
speranza, la giovane è però determinata a tornare a piedi dalla sua
famiglia. Lungo il cammino incontrerà la dea delle acque, un
giardiniere dolce e un meraviglioso principe nel suo castello. Un
lungo viaggio verso la luce...
Ci vuole coraggio a trattare la fiaba
soprattutto quella originale e adulta dei fratelli Grimm.
La loro è una vera antologia in cui i
due fratelli hanno contribuito a gettare la struttura, forma,
originalità, e tanto altro ancora su tutto ciò che raccontava tra
verità e fantasia la vita che popolava la campagna tedesca.
La fiaba narrata come quasi tutte del
resto è piuttosto drammatica con alcuni spunti che rientrano in
un'atmosfera cupa e con evidenti richiami all'horror.
Laundebach sceglie una tecnica poco
utilizzata nel cinema d'animazione e anti commerciale, preferendo la
vecchia scuola a dispetto di tecniche in c.g o di qualsiasi altra
forma, con un tratto essenziale del disegno con tavole disegnate ad
acquarello e tratteggiate in maniera essenziale avvicinandosi molto
per tecnica e anima, con la bellezza del minimale che predomina, ai
pittori impressionisti.
L'intento è quello di narrare anche
grazie ai colori e ad una narrazione sofisticata e semplice al tempo
stesso in grado di aderire perfettamente ad una messa in scena
onirica e con una colonna sonora straordinaria e toccante curata da
Olivier Mellano.
Una storia di sopravvivenza in cui una
donna fa di tutto per ottenere ciò che vuole e difendere i suoi cari
in un viaggio dell'eroe che non mancherà di mostrare alcuni
protagonisti essenziali delle favole dei Grimm dal Diavolo
(straordinario nelle sue diverse forme soprattutto in quella
fanciullesca e nel maiale dagli occhi rossi) la Dama del Lago e tanto
altro ancora.
Pura magia che consacra tecniche in
disuso della settima arte.
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