Titolo: White Lightnin
Regia: Dominic Murhpy
Anno: 2009
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5
Nel cuore delle montagne Appalachian in
West Virgnia, dove ogni uomo possiede una pistola e una distilleria
di liquori, si tollera la leggenda vivente Jesco White. Da giovane
Jesco andava avanti e indietro dal riformatorio al manicomio. Per
tenerlo fuori dai guai, suo padre D-Ray gli ha insegnato l'arte della
danza di montagna, una versione frenetica del tip tap con la musica
country suonato col banjo. Dopo la morte di suo padre, il pazzo Jesco
prende le scarpe da tip tap di suo padre e porta il suo show per la
strada.
La storia di The Dancing Outlaw, il ballerino fuorilegge è una ballata travolgente e disperata.
Un viaggio nella violenza pura, di una
mente deviata, instabile e complessa e di un percorso di redenzione
anomalo e senza nessuna concessione.
Una vita di eccessi di droga, alcool,
di autodistruzione, di un biologico benessere nella ricerca dello
sballo e delle sostanze. C'è tanta musica, ritmo, un montaggio
veloce e perfettamente scandito.
Una prima parte fra gli hillbillies che
popolano le zone più arretrate e degradate degli Appalachi dove si
vive tutti assieme e dove l'ambiente ricorda a tutti gli effetti le
carovane dei bifolchi.
Una comunità dove il giovane Jesco
intuisce subito, come d'altronde suo padre, quale sarà il suo
destino.
Macabro, grottesco, è riuscito in
diversi momenti a ricordarmi un altro film folle, BAD BOY BUBBY, il
quale puntava più sul disturbo psichiatrico e il suo impatto sulla
società rispetto all'esordio di Murphy dove Jesco è un pazzo almeno
fino a quando non incontra l'amore e soprattutto quando tutto rischia
di degenerare ancor più dopo la misteriosa morte del padre.
Lo squallore (umano ed estetico) che
regna nella pellicola disturba, lascia nauseati e straniati.
Funzionale a questo punto la scelta registica di puntare su un b/n
che sbiadisce i colori più chiari e crea un’atmosfera ora
raffinata ora sordida ora laida e sozza.
Un film che seppur non dichiaratamente
un horror e un biopic rientra prendendo registi e stilemi del genere
diventando un'opera sconosciuta e assurda, un debutto trascendentale
che seppure un flop al botteghino, spero faccia resuscitare dalle
ceneri Dominic Murphy per il quale nutro profonda stima.
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