Titolo: No il caso è felicemente
risolto
Regia: Vittorio Salerno
Anno: 1973
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Fabio Santamaria, impiegato con moglie
e figlia, si trova un giorno a pescare sulle rive del lago di
Grasciano. Assiste così a un efferato delitto: un uomo massacra una
giovane donna seminuda. Spaventato si allontana dal luogo e viene
seguito dall'auto dell'assassino. Di lì a poco scoprirà che costui,
un professore di liceo, si è recato alla polizia affermando di
essere stato testimone del delitto stesso e fornendo i suoi connotati
indicandolo come l'esecutore. Da quel momento Santamaria vive
nell'incubo di essere arrestato e deve decidere cosa fare.
Negli anni '70 il cinema italiano
viveva uno dei momenti cinematografici più significativi e
importanti. I generis davano molta prolificità ai registi e alle
produzioni investendo e scommettendo molto ma intuendo il bisogno di
allargare alcuni stilemi importanti su pochi generi che rischiavano
di diventare noiosi riproponendo sempre gli stessi archetipi.
Sul modello del fratello Maria Salerno
e di alcuni suoi ottimi film tra cui ricordiamo FANGO BOLLENTE,
Vittorio si cimenta anche lui sui film che affrontano il rapporto dei
cittadini con la giustizia in un thriller kafkiano potentissimo e che
non lascia fiato allo spettatore.
Un'opera che sfrutta una struttura già
avvezza ma che non solo si rivela funzionale ma crea ancora più
ansia e suggestione nella catarsi completa che si ha con il
protagonista.
È uno di quei rari film in cui la
trama è al servizio di un messaggio di fondo ben chiaro e reso
credibile dalla buona sceneggiatura (imbastita su un fatto di cronaca
verosimile).
Ancora una volta la denuncia comincia a
toccare quella borghesia piccola piccola dove il feroce delitto
iniziale della prostituta sconvolge per l'antitesi data dall'aspetto
dimesso dell'assassino, un professore, tanto signorile, quanto
carogna intento a compiere, con glaciale crudezza, l'azione omicida
(mediante uso di un bastone).
Sono tante le scene memorabili e
d'impatto tra cui la scena cult del primo incontro tra vittima e
carnefice in un dialogo molto intenso e che spinge sulle emozioni e
l'empatia, un dolorosissimo e inquietante scenario su come l'animo
umano non conosca limiti nella propria brutalità e nel silenzio.
Vittorio Salerno conferma le sue doti
costruendo una bella atmosfera di malessere e denuncia sociale
attorno a un caso delittuoso dove si invertono le parti tra assassino
e testimone.
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