Titolo: Colonia
Regia: Florian Gallenberger
Anno: 2015
Paese: Germania
Giudizio: 3/5
Lena e Daniel sono una coppia di
giovani tedeschi innamorati. Lei è una hostess della Lufthansa, lui
un grafico e un fotografo, che si è messo a servizio delle speranze
rivoluzionarie del Cile di Salvador Allende. Daniel ha appena deciso
di tornare in Europa con lei, quando rimane bloccato dal colpo di
stato del 1973. Segnalato come collaboratore dei comunisti, viene
rapito dalla polizia segreta di Pinochet, torturato orrendamente, e
segregato nella cosiddetta Colonia Dignidad, nel sud del paese: una
missione guidata dal carismatico Pius, alias Paul Schafer, dalla
quale nessuno è mai riuscito a fuggire. Abbandonata dai compagni di
Daniel, che hanno preso la via della clandestinità, Lena decide di
entrare sola e volontaria a far parte della setta, per ritrovare il
suo fidanzato e cercare di portarlo in salvo.
Non è mai facile attraversare alcuni
momenti bui della storia.
Il cinema ci prova spesso con risultati
contraddittori a seconda di quanto vengano premiati gli intenti e la
storicità del fenomeno storico.
In questo caso Colonia Dignidad con il
suo leader a dir poco carismatico ma autoritario Schafer è un'altra
di quelle storie malate e inquietanti che il cinema si è preso la
briga di raccontare e mostrare attraverso le immagini.
Quando però si punta troppo
sull'azione esasperando un dramma e spettacolarizzandolo, si rischia
di finire su un terreno poco fertile e irto di spine. Per fortuna il
film tedesco riesce nonostante alcuni momenti traballanti, quasi
tutti nella seconda parte, ha scampare da questo problema ma
purtroppo senza focalizzarsi mai troppo bene sul dramma, preferendo
una improbabile storia d'amore assai stereotipata e con alcuni
eccessi davvero poco convincenti.
Se poi all'espressività enigmatica di
Bruhl poniamo accanto la tipica mono espressione della Watson, davvero
poco credibile come scelta e come recitazione, allora alcuni sforzi
sembrano vani.
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