Titolo: Irrational Man
Regia: Woody Allen
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Abe Lucas, professore di filosofia
ormai privo di qualsiasi interesse per la vita, si trasferisce
nell'Università di una cittadina. Preceduto da una fama di seduttore
incontra la collega Rita Richards che cerca di attrarlo a sé per
mettersi alle spalle un matrimonio fallito. C'è però anche la
migliore studentessa del corso, Jill Pollard, che subisce il suo
fascino e progressivamente gli si avvicina. Un giorno i due
ascoltano, del tutto casualmente, la disperata lamentela di una madre
che si è vista togliere la tutela di un figlio da parte di un
giudice totalmente insensibile a qualsiasi esigenza umanitaria. Abe,
in quel preciso momento, sente di poter fare qualcosa per quella
donna e, con questo, di poter ridare un senso alla propria vita.
Pausa riflessiva, bisogno di ripetersi,
una filmografia che ormai straborda di commedie che hanno fatto la
storia. Chi lo sà, comunque Allen è sempre Allen, un autore a tutti
gli effetti che non vuole andare in pensione, ma trova nel cinema lo
sfogo a tutte le nevrosi della società arrivando al suo 45° film
all'età di ottant'anni. E avercela una follia creativa come la
sua...
Per l'appunto il suo ultimo film, un
thriller filosofico, diventa la riflessione sul tema della morte come
ideale e formula per liberarsi dai problemi della vita e trovando in
un tormentato Phoenix, l'aspirante perfetto per cimentarsi in questa
catarsi.
Spiritoso, dotato di un ritmo che non
si smentisce mai, con dei dialoghi taglienti e una libertà di
prendersela comoda e di non dover rispondere a nessuno, Abe/Allen,
diventa quel concentrato di libertà e al tempo stesso immaturità
senza confini, spalleggiato da alcune abili concubine che non
riescono a non adorarlo diventandone amanti e oracoli rivelatori, in
una società in cui tutti cercano la serenità attraverso i rapporti
personali con diversi gradi di disperazione senza stare a pensarci
troppo.
Se la distrazione è l'unico
significato della vita, oltre al bere, bisogna trovare varianti che
possano avere successi non sempre esaltanti volendo fare una metafora
su come i temi già fissati dall'autore vengano rielaborati e
riproposti.
L'assurdo e al contempo l'aspetto più
affasciante del film è quello di condurre lo spettatore con una
incredibile e sfacciata leggerezza, su uno dei temi più discussi
della filosofia moderna e ragionando e smontando la teoria
dell'omicidio intenzionale trasportato da "nobili" intenti.
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