Titolo: Pinocchio (2019)
Regia: Matteo Garrone
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 5/5
Geppetto, minuto falegname senza
famiglia, decide un giorno di fabbricare un burattino di legno per
non sentirsi più solo. Mentre sta lavorando alla sua creazione il
legno inizia a parlare e si accorge che il volto di Pinocchio si
anima e prende vita. Preso da una gioia infinita, annuncia a tutto il
suo paesello che adesso anche lui ha un figlio!
Pinocchio però ha un spirito libero e
vivace ed andare a scuola, seguire le regole noiose del maestro lo
annoia molto, così un giorno durante uno spettacolo di marionette
messo in scena da Mangiafuoco, salta sul palco e finisce per
diventare parte della compagnia ambulante convinto di aver finalmente
trovato il suo posto.
Il naso di Pinocchio cresce a dismisura
ogni volta che dice una bugia e farà molti incontri durante il suo
cammino alla scoperta inconsapevole del mondo: Lucignolo, la Fata
Turchina, i truffatori il Gatto e la Volpe e finirà per essere
ingoiato da un’enorme balena dove ritroverà Geppetto, che per
tutto questo tempo lo ha cercato disperatamente..
Garrone ha una dote indiscussa che
nessun regista al mondo può comparare: saper maneggiare la fiaba.
Con Pinocchio, il regista nato con
piccoli drammi indipendenti, fa semplicemente quel qualcosa in più
che tutti ci aspettavamo, dando finalmente lustro e poesia ad una
delle storie più belle e universali del mondo. D'altronde Pinocchio
è come Gesù Cristo un figlio adottivo che scappa, muore e risorge.
Garrone ha un budget enorme che gli consente di poter utilizzare
tanto buon trucco e diversi effetti speciali in c.g senza mai però
esagerare. Sceglie gli animali antropomorfi che abitano un regno
inanimato come personaggi attivi come succedeva nel romanzo di
Collodi a differenza di un'altra monumentale trasposizione, ovvero
quella di Comencini, dove la scelta visto il tempo e la data di
uscita, non permetteva di aggiornare tutta una serie di tecniche e
scelte scegliendo e trasfigurando le vicende picaresche di Pinocchio
nelle disavventure di un bambino che si trasformava in pezzo di legno
quando si comportava male.
Il Pinocchio in questione, come quello
di Comencini, non sembra saper discernere il bene dal male
inizialmente, rimanendo indifferente a ciò che gli sta vicino e
quanto gli viene detto. Allo stesso tempo è spietato e impulsivo nel
correre via o lanciare un accetta in testa al grillo, in questo modo
la sua educazione è episodica come le sequenze con cui il film è
composto.
Entrambi sono film memorabili, quello
di Garrone però si supera anche se il Geppetto di Manfredi rimane
l'indiscusso numero. Peccato per lo stesso regista che qualche anno
prima aveva regalato una perla del trash con la sua personale
versione confusa e tremenda in più parti. Il film della Disney
invece conserva sempre un certo fascino ma non si poteva azzardare a
mostrare le crudeltà presenti nella storia.
Il regista si è ispirato alle prime
illustrazioni che accompagnavano il testo di Collodi, quelle di
Enrico Mazzanti, risalenti al 1883.
Pinocchio non dimentichiamolo mai, è
un romanzo di formazione e di avventura, un viaggio dell'eroe che
assembla tanti momenti diversi in tante location, paesaggi astorici
diversi con altrettanti personaggi. Una galleria incredibile,
difficile da riuscire a coniugare con tutte le parti del libro ecco
perchè Garrone senza dimenticare nessuno dei due aspetti del
romanzo, ha di fatto portato la narrazione più sull'avventura e le
peripezie del burattino, che non sulla parte pedagogica del Grillo,
anche se quelle con la Fatina rimangono.
Il film è poesia, sincero, commovente,
straziante e doloroso in più parti, ancora una volta dopo IL Racconto dei Racconti che si confrontava con un'operazione anch'essa
molto complessa ma avendo una narrazione corale e con diverse storie,
il regista dimostra la sua vena naturale nel saper cogliere un
immaginario fiabesco ricco di elementi fantastici e soprattutto senza
dover fare compromessi come molti colleghi.
Il mondo ricreato crea un compendio di
ciò che non era stato fatto in passato, riuscendo a bilanciare
l'orrore di alcuni personaggi con i loro lati sensibili, giocando con
lecito e il proibito, parti buffe e parti oscure più inquietanti che
sembrano rincorrersi e poi cedersi il posto in maniera molto
naturale.
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