Titolo: Si alza il vento
Regia: Hayao Miyazaki
Anno: 2013
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
Jirō Horikoshi è un giovane adolescente. Fa un sogno in cui costruisce un bellissimo aereo che viene però abbattuto da un enorme nave volante. Da quel momento Jirō decide che nella vita costruirà aeroplani seguendo le orme di Caproni, un ingegnere italiano. Il tempo passa e Jirō incontra per caso Naoko durante un terribile terremoto: sarà l’inizio di un rapporto molto speciale...
L'ultimo film di Miyazaki è probabilmente uno dei suoi film più autobiografici, intensi e nostalgici del padre dello Studio Ghibli.
Un regista che non ha bisogno di presentazioni, premiato ovunque e che ha saputo portare l'animazione ha dei livelli di maturità e spessore senza precedenti.
Ora l'ultimo film di Miyazaki, il quale ha da poco rilasciato un'intervista in cui afferma che l'animazione tradizionale è finita, in questa sua ultima epica avventura, sembra voler portare a termine una sua personale filosofia che unisce temi ecologisti (da sempre elementi strutturali dei suoi film), la guerra (altro tema portante), le contraddizioni tra buono e cattivo, e la creazione magica di mondi e scientifica di macchine e morte che poi quasi per un gioco di parole diventano proprio macchine di morte.
Figlio di un costruttore di aerei, Hayao non poteva certo esimersi dal confrontarsi con un'altra diaboleria della tecnologia, e così ancora una volta Jiro, come molti altri protagonisti delle opere del maestro (anche se con connotazioni più mature rispetto ai precedenti personaggi, eroi e eroine) è vittima inconsapevole di un disegno più grande di lui.
Quando Jiro scopre l'amore, decolliamo tutti assieme a lui, in un altro vortice di sentimenti ed emozioni che traboccano di citazioni e allo stesso tempo suggeriscono quel bisogno di misurarsi e affrontare in toni diversi un sentimento universale che sembrava sempre essere impersonale e mai così voglioso di esplodere. La scena del bacio ne è una prova evidente.
Sembra quasi che tutta la poesia, e allo stesso tempo la critica e la paura che autore e protagonista provano, man mano che l'avventura procede, è quella per cui "non sono i sogni a essere sbagliati, sono gli uomini che, pur di vederli realizzati, sarebbero pronti a fare di tutto" e questo si sà è sempre stato uno dei temi per cui ci si è sempre battuti nelle opere del regista nipponico.
Al di là dello stile e del ritmo che possono sembrare a volte leggermente lunghi o forse per alcuni dispersivi, Kaze tachinu è il testamento di un uomo che ha sempre cercato di far riflettere l'essere umano, portandolo a cercare di ragionare su come delineare le sue scelte e di preoccuparsi dell'ambiente e di chi gli sta accanto.
Dentro ognuno di noi e soprattutto per chi ha un minimo di sensibilità, questo film avrà sicuramente il merito di riuscire a trasmettere dei valori e un senso di armonia e pace.
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