Titolo: Quinto Elemento
Regia: Luc Besson
Anno: 1997
Paese: Francia
Giudizio: 4/5
New York, XXIII secolo: Korben Dallas è
un ex soldato che ha abbandonato le armi e lavora come tassista. La
sua banale esistenza subisce una svolta quando nella sua vettura
piomba una giovane donna, Leeloo, che parla una lingua sconosciuta:
la ragazza si rivelerà essere una pedina fondamentale per
l'equilibrio e le sorti dell'universo.
Prima ancora dell'esistenza dei live
action, quando si pensa al film che meglio ha sposato il fumetto e il
cinema sci fi, la risposta per tutti coloro che vogliono godere
appieno del cinema come mezzo di puro intrattenimento non può che
essere IL QUINTO ELEMENTO
Un film decisamente esagerato,
eccessivo, che non sembra fermarsi mai, anzi, spingendo il più
possibile via via che la narrazione procede in una visione a tratti
eccessiva con l'unica funzione di portarti al collasso. Un film che
se ne frega di tutte le regole oltre l'ennesima potenza dove Willis
poteva tornare ad essere il bad guy di sempre e la Jovovivh
dimostrava di essere la Dea in terra più figa che il cinema avesse
mai contemplato.
Un film che omaggia cinema e
letteratura, musiche e mode, spazia tra universi differenti, sfoggia
una galleria di personaggi fantastici e poi riesce al contempo a
creare una storia d'amore e il messaggino furbo ed ecologista per
salvare il pianeta e l'universo. In più abbiamo il Villain più
forte e cazzuto dell'universo cinematografico (Il Nulla della STORIA
INFINITA), un'entità imbattibile, scavalcando il buon lavoro
condotto per l'ennesima volta da una delle maschere più geniali del
cinema ovvero Gary Oldman che anche in questo caso come LEON ricicla
un villain cattivo.
Un film che rispetto all'accozzaglia di
mega blockbuster che stanno uscendo negli ultimi anni aveva delle
pretenziosità e una spocchia niente male, banalmente per il semplice
fatto che il cinema francese, uno da sempre dei più importanti al
mondo, non aveva nessuna forte tradizione di cinema sci fi alle
spalle, ma solo la voglia e il talento ma diciamolo pure, l'arroganza
e l'orgoglio di un regista che ha creato un suo mondo fatto di
numerosissimi accessori per lo più saccheggiati proprio dalla
settima arte.
Besson dopo NIKITA e LEON non doveva
dimostrare più nulla beccandosi 90 milioni che fino a quel momento
in Europa erano il budget più alto mai visto. Breve storia felice.
Alla Gaumont andò bene, il film incassò parecchio, praticamente
ovunque nel mondo.
Besson ci ha messo davvero tutto in
questa esplosiva forma d'arte e d'intrattenimento stupendo come
meglio poteva e sforzandosi fino all'ultimo con invenzioni nuove,
cimentandosi e andando al cuore del bisogno godereccio dello
spettatore, ovvero promuovendo l'azione e l'atmosfera e lasciandosi
alle spalle struttura e verosimiglianza che fin da subito sappiamo
essere presi molto alla lontana con tanti dialoghi per fortuna non
esageratamente epici, tanta ironia e per finire alcune metafore mica
da ridere