Titolo: Midsommar
Regia: Ari Aster
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Dani ignora l'ennesima chiamata di
aiuto della sorella bipolare, rassicurata in questo dal fidanzato
Christian. Christian vorrebbe rompere con Dani, ma non sa come
dirglielo. Quando purtroppo le peggiori paure sulla chiamata si
rivelano fondate, è troppo tardi per intervenire. Christian decide
quindi di invitare Dani a partecipare al viaggio organizzato
dall'amico Pelle in un curioso villaggio svedese, per effettuare
studi antropologici e insieme svagarsi nel festival che celebra il
solstizio d'estate.
Ari Aster era atteso alla sua seconda
prova dopo il successo di critica e di pubblico enorme e forse anche
eccessivo del suo primo
Hereditary-Le
radici del male che a dire
la verità non mi aveva fatto impazzire. Continua il suo discorso sul
cammino del rituale quasi legato al finale della sua opera prima con
quella corona depositata sulla testa del prescelto, il neo re, che
qui ha diversi punti in comune con la neo regina che non andrò a
svelare.
Essendo un appassionatissimo di folk
horror (d'altronde alcuni degli horror più belli di sempre, Hardy e
Weir, appartengono a questo sotto filone) cercavo di non avere
aspettative, sperando però che fosse una spanna sopra il
predecessore prendendo le distanze da tutto ciò che avevo già
visto.
Così è stato confermando tanti buoni
elementi, una maturità consolidata da una ricca prova di scrittura e
soprattutto di psicoanalisi dei personaggi (il fattore in assoluto
migliore che riesce in questo a staccarsi da tanti altri film già
visti che prendevano però solo in analisi il contesto culturale
lasciando in secondo piano i protagonisti).
Un film che parla di setta ma senza
condirla di luoghi comuni ma anzi cercando di entrare nel fenomeno
come campo di scoperta e di rivelazione che possa creare sentimenti
ed emozioni contrastanti dove anche l'antropologia di nome e di fatto
ha un evolversi importante nella struttura del film e in alcune lotte
tra i personaggi. Un film che inizia con un incidente scatenante che
non concerne con la setta (e si parte già col botto) dimostrando
come le relazioni umane ancora una volta stiano alla base di una
sapiente descrizione del racconto, in questo caso mai tradizionale ma
sempre scomodo e atipico per come articola la sua poetica d'autore.
Il rituale di Aster conferma come non
sia un delizioso furbetto che con un buon budget cerca il disimpegno
strizzando l'occhio dove gli pare. Il soggetto è originale, la setta
sa il fatto suo, la luce è sempre onnipresente come i pianti del
neonato che viene allevato da tutti e le bevande a base di erbe
allucinogene e per finire le rune celtiche che vanno a sostituire i
sigilli demoniaci.
Sono tanti i particolari, gli elementi
con cui il film viene tenuto in piedi senza lasciare buchi o
importanti scene senza una giusta risposta.
Chi lo sa se il film di Aster dopo
tanti tentativi non così riusciti chiude una volta per tutte il
filone sul paganesimo ancestrale. Speriamo di no, ma speriamo anche
di poter vedere esempi così carichi di archetipi sfruttati al meglio
con impianti originali e tutto il resto e un'aura disturbante per
tutto l'arco narrativo.
E poi gli attori, tutti davvero bravi e
mossi da domande angoscianti, egoiste, rapporti di coppia che fanno
star male anche solo in poche battute, silenzi che gelano il sangue,
pianti e risa continue.
Quando Aster si avvicina alle scene più
drammatiche in assoluto può diventare estremamente scomodante (come
lo è stato nel mio caso) o venir preso alla leggera da un pubblico
che pensa alla parodia e ride non sapendo interpretare quello che
succede.
Il film inizia con un crollo definitivo
psicologico di Dani e così viene portato avanti per tutto il film
senza mai spostare il fuoco dal suo dramma interiore che la logora
ancor più dai danni arrecati da Christian e il suo gruppo di amici.
Ma se alla fine fosse tutto un trip? Il
finale non è aperto sotto questo punto di vista ma se Dani si fosse
svegliata dal viaggio in funghetto scoprendo come fosse tutto un
incubo? Dove i riferimenti anche ad una simbologia tutta floreale ci
sono e non mancano di creare inquietudine più di molte altre scene
madri del film.