1985. Maxine è a Hollywood con l'intenzione fermissima di dare una svolta decisiva alla sua vita. Fa l'attrice nel cinema porno, ma si rende conto che è necessario mirare più in alto, passare al cinema "normale". A questo scopo partecipa a un'audizione per una parte nel seguito di un horror di serie B diretto da un'ambiziosa regista. Nonostante la sua provenienza dal porno possa essere un handicap, Maxine non demorde e ottiene il ruolo. Sembra l'inizio della sua realizzazione artistica, ma in città opera un feroce serial killer che ammazza a ripetizione anche pornostar colleghe di Maxine. Inoltre, un detective privato si fa vivo con toni insinuanti e minacciosi: la cerca per conto di qualcuno di potente, una figura misteriosa che emerge da un passato con cui Maxine dovrà fare i conti, mentre lotta per sopravvivere e diventare una star.
Ma quanti temi, contesti storici, rimandi, citazioni e tanto altro ancora il nostro caro Ti West riesce ad infondere nelle sue opere. MaXXXine viene accolto in maniera tiepida, forse perchè i due precedenti di una filmografia che finora non ha sbagliato praticamente nulla, erano stati tenutic come è ovvio che sia, in grossa considerazione. Per alcuni aspetti questo capitolo finale, se così possiamo definirlo, gli fagocita entrambi e alza ancora di più la posta mostrando un film che è un atto politico, un film sull'indipendenza e di emancipazione di una donna e sul fatto che sia libera di scegliere e superare alcune convenzioni di quel tempo che sembravano dogmi assoluti con effetti perversi e conseguenze inattese radicate in una certa logica malata di Hollywood.
Le sette, il satanic panic, lo snuff movie, il grande sogno americano, gli omicidi che rimandano al cinema italiano di Fulci e Argento ma anche De Palma e tutta quella nuova Hollywood che cita Schraeder e tutti gli altri crea un film rouge dove di mezzo troviamo detective perversi come John Labat, agenti che diventano protettori a tutto tondo come Teddy Night, i migliori amici "perchè sono quelli che non ti vogliono scopare" come Leon.
In MaXXXine c'è tanta violenza non detta, come se ogni dialogo esprimesse una prova per la nostra protagonista su che livello e gradino debba porsi per andare avanti e cercare di non finire in una discesa all'inferno che sembra accomunare il destino di chiunque le stia intorno
E' un horror senza porno, dove le uniche scene arrivano dalla stessa vhs inviata a Minx dove si vedono le scene di X