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martedì 20 settembre 2016

Operazione U.N.C.L.E

Titolo: Operazione U.N.C.L.E
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Durante la guerra fredda America e Russia decidono di unire le proprie "intelligenze" per un'importante operazione internazionale. Un agente a stelle strisce dovrà collaborare assieme al proprio corrispettivo sovietico, nonostante la reciproca diffidenza e le ovvie differenze di stile e prospettiva, assieme ad una ragazza che lavora come meccanica nella Germania dell'Est, per impedire a dei villain ricchi, spietati e soprattutto italiani di sconvolgere l'equilibrio geopolitico mondiale con una nuova arma di distruzione di massa.

A parte i film di Holmes che sono una spanna inferiori alle precedenti opere, lo ammetto.
Guy Ritchie è un tamarro che sa fare dei bei film e mi ha davvero fatto ridere e al contempo esaltare. Trame intricate e allo stesso modo furbacchione, parodie di generi, cast sempre alle stelle, musiche che già da sole, come per i film di Tarantino, meritano un ascolto e infine tanta azione.
Contando che finora ROCKNROLLA rimane a mio avviso il suo film migliore, il regista cerca di riproporre una spy story omaggiando gli anni '60 con un cast che seppur non mi convinceva (Cavill purtroppo ha indossato un costume che non riuscirà più a togliersi) e una storia per certi versi poco interessante, almeno da come veniva fatta passare, alla fine mi sono dovuto ricredere.
Ritchie prende in giro da una parte e dall'altra i servizi segreti, la guerra fredda, russi e americani, spie contro altre spie. Sono tutte facce della stessa medaglia e prima lo capiscono, meglio è.
Alla fine sembra quasi un manifesto di come due personaggi così distanti, nelle apparenze, non fanno altro che farsi il filo l'uno con l'altro, sfidandosi a chi c'è l'ha più lungo e buttandosi in imprese eroiche per il solo gusto di esibire la propria forza e il proprio talento.
Ed è qui che si apre un sipario di soluzioni e scelte narrative scoppiettanti.
I dialoghi come sempre sono frenetici e osano più di quello che ci si poteva aspettare, l'esagerazione e l'appeal non mancano e di nuovo si sfrutta al massimo l'iperbole fumettistica, senza però danneggiarla com'era in Holmes.
Un film insolito per un regista che sa come amalgamare i generi e dare tono e spessore alle sue opere. Ci riesce in due ore di film senza mai renderlo pesante e troppo complesso.
Di nuovo un film inaspettato per un regista che finora non ha commesso tanti errori.


lunedì 18 luglio 2016

Attacco al potere 2

Titolo: Attacco al Potere 2
Regia: Babak Najafi
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

In seguito ad un attacco dei droni dell'esercito Usa, il trafficante di armi Aamir Barkawi perde la figlia durante la celebrazione delle sue nozze. Anni dopo, in seguito alla scomparsa del Primo Ministro britannico, le autorità mondiali, tra cui il Presidente degli Stati Uniti, vengono invitate a partecipare al funerale di Stato. Il pericolo di un attacco terroristico è elevatissimo, ma nessuno si aspetta qualcosa di simile a ciò che avverrà.

Attacco al potere 2 è un brutto film con dei buoni effetti speciali. Aumenta la mole di action e di sparatorie del primo capitolo e cerca di spiegare con un incidente scatenante in fondo banalissimo, il reale pericolo dei droni e delle responsabilità e conseguenze che ne derivano.
Il nostro eroe, il"soldato reazionario", l'amico del presidente Mike Banning dopo aver perso la moglie nel primo capitolo si caricherà sulle spalle una nuova prova di forza per salvare il presidente e l'America. E'difficile trovare altri parole o stimoli per cercare di dire qualcosa su un prodotto che fin da subito scopre tutte le carte e non presenta colpi di scena.

C'è solo per chi riesce, da trovare una verosimiglianza in tutte queste morti ed esecuzioni da ambo le parti che sembrano giustificate sul nascere...Najafi l'unica cosa buona che fa è mostrare come i popoli "nemici" attaccano sempre dopo una provocazione americana.

martedì 12 aprile 2016

Attacco al potere

Titolo: Attacco al potere
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Mike Banning è un agente della sicurezza al servizio del presidente degli Stati Uniti d'America. Brillante e intraprendente, è ben voluto dalla First Lady e da suo figlio, un ragazzino di pochi anni che sogna un giorno di servire il Paese. Alla Vigilia di Natale la donna muore in un tragico incidente, 'sacrificata' insieme a due agenti per salvare la vita del presidente. Sollevato dall'incarico e costretto dietro alla scrivania, Mike conduce una vita ordinaria a cui proprio non riesce ad abituarsi. L'attacco alla Casa Bianca da parte di un gruppo di estremisti nord coreani, che vorrebbero 'detonare' gli States, gli offre finalmente l'occasione di tornare operativo. Sopravvissuto ai colleghi caduti come mosche nei corridoi della residenza presidenziale, Mike prova a raggiungere il bunker dove il Presidente è tenuto in ostaggio con il suo staff. Mentre l'America trattiene il respiro, l'agente Banning si riprende gloria e reputazione.

Classico action americano esagerato e reazionario.
“Gli Stati Uniti d’America non negoziano con i terroristi”.
L'ultimo film di Fuqua, regista specializzato nell'action a stelle e strisce con all'attivo forse un paio di film menzionabili sicuramente non regala gloria e onore a nessuno meno che mai il paese al mondo che non può per storia e bisogno fisiologico, fare a meno della guerra che sia in casa o fuori.
Il problema di questi film estremamente propagandistici di stampo nazionalista e che purtroppo finiscono sempre per cospargere di ridicolo e di pericoloso qualsiasi paese che in un epoca storica o in un'altra colpisce gli interessi yankee, diventandone nemico da bombardare con i media ancora prima che con la forza bellica militare, e quello per cui spesso e volentieri piacciono e la gente legittima le azioni dei suoi protagonisti vedendole come le uniche possibili.

Banning è il tipico esempio di un conservatore che sa di aver fatto la cosa giusta per il suo padrone ma ha dovuto pagare un prezzo. Vive con la speranza che qualcosa di brutto possa capitare al suo stesso presidente per poter riavere fiducia. Sembra la storia di uno di quei cani tanto fedeli al loro paese che per amore incondizionato non riesce mai a ragionare o provare a pensare al significato delle sue azioni.

venerdì 29 gennaio 2016

Sicario

Titolo: Sicario
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un'imboscata dell'FBI rivela molto piu' di quanto era previsto: lo spettacolo orripilante di decine di cadaveri nascosti nei muri e con la testa sigillata in sacchetti di plastica. Per allargare la squadra che va a caccia dei mandanti di quel massacro la CIA arruola Kate, la giovane agente dell'FBI che ha partecipato all'imboscata rivelatrice, anche se lei è un'esperta di rapimenti mentre la squadra combatte da tempo contro il cartello messicano della droga. È l'inizio di una discesa agli inferi che coinvolgerà tutti i servizi segreti statunitensi (e la coscienza di un Paese) disposti a trasgredire ogni regola e a sacrificare ogni parvenza di umanità pur di mantenere il controllo (ma senza alcuna volontà di debellare il Male).

Sicario parte da un dato di fatto che allo stesso tempo è un sintomo che gela il sangue: il narcotraffico ha vinto.
Gli eroi non esistono e le politiche servono solo a cercare di mantenere una calma apparente.
I cartelli della droga detengono il potere e continuano le loro faide interne.
I servizi segreti americani possono solo rimanere a guardare e prendersi una piccola fetta senza però mettere troppo scompiglio.
Per il resto servono nuove reclute da usare come soldatini per superare il confine dal momento che l'Fbi ha le mani legate e quindi i federali sono merce preziosa.
Villeneuve è un regista che sa il fatto suo e sembra focalizzarsi su alcune tematiche che ripropone con schemi diversi in tutti i suoi interessanti film usciti finora.
La volontà di mantenere un ordine a tutti i costi e la consapevolezza di trovarsi sempre e comunque di fronte ad un caos inarginabile, sembrano essere i due perni della sua politica d'autore.
Senza nessun dubbio, Sicario è il più cinico di tutti, senza cadere in nessuna trappola, ma cercando di mantenere tutto privo di una morale, in una messa in scena codificata, senza catarsi e riscatto dei personaggi, come in un limbo in cui a parte Kate, tutti sembrano disumanizzati.
A livello tecnico il regista è bravo con una regia e una resa visiva eccelsa che non può che migliorare rispetto ai film precedenti (complice l'allargamento di confini) e strizzando l'occhio per alcuni aspetti alla Bigelow e Mann.
Il cast è delizioso e Del Toro fa gli straordinari risultando doppiamente inquietante, almeno fino alla scena della sua vendetta che sembra davvero un pò esagerata e indubbiamente destabilizza l'atmosfera del film. Brolin è un marmo, così come la paura e lo smarrimento espressi sul volto della Blunt danno ancora più enfasi al mood perfetto del film.



lunedì 16 novembre 2015

007-Spectre

Titolo: 007-Spectre
Regia: Sam Mendes
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

La morte sfila per le strade di Città del Messico e dietro la maschera di un teschio. In missione per conto di M, la defunta M che gli ha lasciato un video e un incarico spinoso da risolvere, James Bond sventa un attentato e uccide Marco Sciarra, terrorista legato a SPECTRE, una misteriosa organizzazione criminale e tentacolare. Il suo colpo di testa gli aliena Gareth Mallory, il nuovo M alle prese con pressioni politiche e Max Denbigh, membro del governo britannico che non vede l'ora di mandare in pensione i vecchi agenti dell'MI6 e di controllare con tanti occhi le agenzie del mondo. Congedato a tempo (in)determinato, Bond prosegue la sua indagine contro il parere di Mallory e con l'aiuto dei fedeli Q e Moneypenny. Tra un funerale e un inseguimento, una vedova consolabile e una gita in montagna, l'agente 007 stana Mr. White, una vecchia conoscenza con crisi di coscienza e una figlia da salvare. Bond si fa carico di entrambe e protegge Madeleine Swann dagli scagnozzi di SPECTRE, amministrata dal sadico Franz Oberhauser. È lui l'uomo dietro a tutto, è lui il megalomane da eliminare. Madeline la chiave per risalire. Per risalire alla sua nemesi, per risalire il suo tempo perduto.

Spectre è un concentrato di azione come del resto c'era da aspetttarsi.
Cambi di location incredibili, inseguimenti mozzafiato, acrobazie mirabolanti e una tecnica, quella di Mendes al suo ultimo film su Bond, davvero a grandi livelli estetici e soprattutto tecnici.
Soprattutto l'inizio del film in Messico e orchestrata e portata in scena nel miglior modo possibile.
Però rispetto al precedente SKYFALL l'impianto realistico a questo giro risulta ancora più assurdo e fracassone, Craig non fa una smorfia e il suo Bond è completamente spersonalizzato, gli abiti sono sempre eleganti, nuovi e perfetti anche quando i protagonisti si trovano su un treno sperduto. L'ultimo 007 dura davvero molto e in particolare l'ultimo atto è così incredibilmente banale da far crollare tutta la costosissima costruzione del film, come nella scena finale inscenando una delle esplosioni più costose nella storia del cinema.
Il controllo totale attraverso la rete, l'organizzazione segreta, e tanti altri temi su cui il film cerca di mordere l'attenzione dello spettatore, non sono sempre all'altezza e quando la suspance cala ci sono dei buchi e dei momenti di imbarazzo pazzeschi come nella scena del rapimento tra le montagne.

Se poi ci mettiamo che il villain di turno, Waltz, fa di tutto per non caratterizzare il suo personaggio allora la macchina produttiva perde tutta la poca consistenza che gli rimaneva.

lunedì 5 ottobre 2015

Drug War

Titolo: Drug War
Regia: Johnnie To
Anno: 2012
Paese: Cina
Giudizio: 4/5

Un'unica lunga operazione antidroga, che inizia con la cattura di un gruppo di corrieri portatori di pacchetti di cocaina dentro il proprio corpo e mira ad arrivare fino alla cupola del narcotraffico. Tutto è visto attraverso le azioni di Lei, un funzionario di polizia sveglio e totalmente dedito alla causa (come il resto del suo team), e attraverso il rapporto che sviluppa con Ming, trafficante pentito che decide di fare il doppio gioco per la polizia tradendo i suoi sodali.

Johnnie to è uno dei più interessanti maestri di cinema contemporaneo capace di muoversi tra i generi come pochi e sapendo portare il poliziesco e il noir a dei traguardi incredibili.
Drug War ne è la perfetta dimostrazione. Non che bisognasse averne altre dopo i numerosi capolavori del maestro, ma Drug War è complesso, disturbante, drammatico, ipnotico, di denuncia oltre che recitato ottimamente.
Girato in maniera sontuosa è un film in primis di denuncia che attraverso un carosello di maschere e tradimenti, raffredda la manichea divisione tra buoni e cattivi facendocene cogliere tutte le ambiguità in un thriller sfumato e ricco di complessità.
To in conferenza stampa dice a proposito del film che la differenza tra i criminali di Hong Kong e quelli del Mainland è che i secondi devono fare i conti con la pena capitale.
E infatti uno dei temi più interessanti del film è proprio la tematica relativa alla pena capitale per i trafficanti di droga in Cina attraverso l'iniezione letale.
L'asetticità disumana di tale tortura (forse per la prima volta sugli schermi) vorrebbe dimostrarci che "il crimine non paga", ma la coda finale mette alla berlina un sistema che sfrutta, fino all'ultimo e senza pietà alcuna, la sua posizione di vantaggio per carpire informazioni e continuare la sua (giusta) crociata.
Dovendo scendere a compromessi con la censura cinese, per poter trattare il complesso tema della guerra alla (e per la) droga in Cina, il regista è dovuto passare attraverso non poche difficoltà, in primis la serie di lunghi controlli sulla sceneggiatura e sull'esito finale da parte del governo.
Drug War non ha eroi e non ci sono vincitori come non esiste un happy-ending.

E'tutto straordinariamente reale e coinvolgente. Vergognoso che in Italia non abbia fatto capolino se non in qualche festival.

domenica 30 agosto 2015

Spy

Titolo: Spy
Regia: Paul Feig
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Susan Cooper, agente della CIA senza licenza di uccidere, è relegata dietro alla scrivania da un machismo duro a morire. Analista brillante, Susan 'teleguida' gli agenti su campo da un ufficio underground infestato da ratti e pipistrelli. Innamorata di Bradley Fine, agente charmant che abusa del suo ascendente, Susan fatica a trovare il suo posto nel mondo. Intelligente e competente, è minata da un'insicurezza atavica che affonda le radici nella relazione materna. La morte improvvisa di Fine, per mano della perfida Rayna Boyanov, boss in capi sinuosi ossessionata dai suoi capelli e decisa a vendere un ordigno nucleare a un pericoloso criminale, vince le sue resistenze. Ma la vita fuori dal bureau si rivela presto vorticosa e complessa, a complicarla poi intervengono un agente dimissionario dall'ego ipertrofico e un agente 'italiano' col vizio del palpeggiamento. Arruolata per monitorare senza avvicinare il suo bersaglio, Susan finirà per confrontarsi con Rayna in un casinò di Roma, innescando un'operazione che la vedrà indiscussa protagonista sotto improbabili parrucche e deprezzanti coperture.

Spy è una cazzatona col botto, uno di quei film parodia sul genere spy-story che cercano di salvarsi in corner con uno script furbo e che cerca di colpire lo spettatore con una carica di umorismo a metà tra le gag americane e le slapstick inglesi.
La trovata clamorosa che sembra essere piaciuta di più è quella di aver piazzato una donnona corpulenta come bond-girl, elemento che ho trovato spesso fuori luogo e quasi per nulla irriverente, dal momento che non ho mai amato James Bond in generale.
Ciò che invece non mi aspettavo dal momento che Jude Law non ha mai fatto ridere in nessun film, è Staham, che dalla sua espressività marmorea riesce, con un ruolo davvero azzeccato, nella difficile impresa di far ridere il pubblico con una buona dose di autoironia.
E' un film quello di Feig, regista che rimane ancorato al genere con un passato nelle serie tv, davvero molto lungo, preparato minuziosamente ma senza nessun colpo di scena.



domenica 19 aprile 2015

Kingsman-Segrete Service

Titolo: Kingsman-Segrete Service
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Tratto dall'omonimo fumetto di Mark Millar, è la storia di un'organizzazione supersegreta britannica che recluta e forma spie. L'agente Harry Hart inserisce nel programma di formazione il giovane Eggsy, un ragazzo rude ma di grandi potenzialità, figlio di un suo amico morto anni prima durante una missione. Insieme dovranno impedire al geniale Richard Valentine di portare a termine il suo folle compito di "salvare" il mondo.

Kingsman è stupido, ma quello si sapeva. Dunque vederlo significa aspettarsi un giocattolone che fa il filo ad un buon fumetto. C’è un nutrito manipolo di attori, la storia è tutto tranne che incalzante ma l’azione fa da vettore su cui si concentra tutto quello che uno può immaginarsi.
Eppure non c’è un minimo di violenza (il top del non-sense sono le teste che esplodono con nuvole psichedeliche) come succedeva già per la trasposizione dell’ottimo WANTED purtroppo diventato un Blockbuster becero (ora i Blockbuster non esistono più, ma questo sarebbe stato praticamente identico). 
L’ennesima pellicola di Vaughn, un Ritchie di serie B, è patinato e adattabile a qualsiasi target in modo da fare il botto solo al botteghino ma non con i fan del fumetto, ancora una volta umiliati.
Più British di così poi si muore. 
La scena che ho apprezzato di più è quella nel finale, un po’ sessista, in cui la principessa dice al ragazzotto spia protagonista (un attore di cui probabilmente non sentiremo più parlare vista l’arroganza di fondo) che se sarà liberata potrà essere inculata, e così accade. Beh uno humor irriverente, colto, ma che alla fine soddisfa i palati.

Vaughn di buono ha fatto KICK-ASS e poi basta, anche X-MEN a parte gli effetti speciali ha stufato ed è diventata quella tipica saga in cui vari registi si passano il testimone pensando che stiano, come per i comics in quest’ultimo periodo, attuando una politica degli autori….

domenica 29 settembre 2013

Ballistic

Titolo: Ballistic
Regia: Wych Kaosayananda
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Nel gioco mortale dello spionaggio internazionale, agenti esperti e anonimi scatenano guerre segrete per ottenere potere, informazioni e per salvaguardare la sicurezza nazionale. Secondo le recenti voci circolanti tra queste schiere esclusive, esiste un nuovo ed ingegnoso dispositivo di assassinio. Microscopico ed iniettabile.
Nella folle corsa per ottenere questo dispositivo, solo due persone, nemici giurati, possiedono le capacità, il talento e la tenacità per riuscire. Una è l'agente conosciuta unicamente col nome in codice Sever. L'altro è il brillante e determinato ex cacciatore d'uomini del FBI, Jeremiah Ecks.

Davvero penoso l'esordio e finora unica opera del regista thailandese. Che cosa dire di un altro film basato da cui è uscito un videogioco in prima persona per Game Boy Advance, dal titolo Ecks vs Sever, valutato positivamente dalla critica specializzata.
Una bidonata senza ne capo ne coda che mostra solo Banderas e Liu come biglietti da visita in uno scontro davvero imbarazzante. Davvero nulla si salva in questa caotica e sconclusionata storia, un vaso di pandora di esplosioni, fumogeni, finti duelli a colpi d’arti marziali , di raffiche d’armi da fuoco che non colpiscono mai il bersaglio.
La storia è messa insieme con poche sequenze dilatate fino alla “distruzione” semidefinitiva del set. Una bolgia infernale in cui ci si chiede cosa abbia spinto le due "star" ad accettare un ruolo simile. Per farvi capire di cosa stiamo parlando vi dico solo che in confronto MR & MISS SMITH è quasi un film guardabile.

lunedì 25 febbraio 2013

Bourne Legacy

Titolo: Bourne Legacy
Regia: Tony Gilroy
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio:2/5

A Yukon, in un paesaggio immerso nella neve, un uomo riemerge dalle gelide acque di un fiume, afferra un oggetto nascosto sul fondo e va a scaldarsi vicino a un falò, prima di lanciarsi in un'altra missione. L'uomo è Cross, un agente che lavora per il programma segreto Outcome. Giunto in una casupola di legno, trova un altro agente, il cui nome in codice è #3; ma improvvisamente un drone fuori programma prende di mira i due. Mentre, dall'altra parte del mondo, un uomo di nome Jason Bourne ha deciso di rivelare il programma segreto, i vertici hanno deciso che ogni singolo agente dovrà essere eliminato

E’uno di quei film che già dopo la prima scena ti chiedi:ma perché? Ma perché sto cristiano si trova in mezzo alle montagne a cercare di sopravvivere quando poi ci si mettono pure aerei,missili,lupi e altre cose assurde. Perché gli agenti segreti devono trovarsi sempre invischiati in mezzo alla merda già dai primi minuti dovendo dimostrare che sono probabilmente immortali. Bourne non è Bond anche se alle volte pure l’acronimo sembra assomigliare all’agente segreto britannico.
L’ultimo capitolo di Bourne anche se probabilmente non è un sequel ufficiale dal momento che il nostro protagonista conosce bene la sua identità ma fugge, nonostante tutto, dal governo per tutta la durata è un action thriller di spionaggio incentrato sulle congetture e consistenti scene d’azione (sicuramente la cosa migliore del film visto come sono girate e visto il budget immenso del film).
Un film d’azione che spesso si concentra solo sul giallo e sugli estenuanti dialoghi non è il massimo del risultato per l’ultimo film di Gilroy. Non sono mai stato un amante della saga di Bourne probabilmente perché la carta del lavoro introspettivo del personaggio a mio parere non bastava a cercare di regalare un nuovo protagonista che potesse piacere al pubblico dal momento che Hollywood ne è piena e quelli poi come questi non regalano che poche vacue espressioni di ridondante violenza e povertà espressiva.
Jeremy Renner ultimamente è sfruttatissimo dalle grandi produzioni ma purtroppo è solo uno dei tanti che riciclano personaggi e cose già viste. Non che Matt Dammon fosse granché migliore comunque.

giovedì 27 dicembre 2012

007-Skyfall


Titolo: 007-Skyfall
Regia: Sam Mendes
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il quartier generale del servizio segreto britannico MI6 è sotto attacco, minacciato da atti terroristici con bombe piazzate ovunque e assediato da pericolosissimi nemici, comandati dal terribile Silva. James Bond viene immediatamente richiamato per scoprire come sia possibile che un luogo come l’MI6 non sia più sicuro e abbia perso il controllo e la tutela che l’ha sempre contraddistinto. Ma durante le sue azioni l’agente segreto al servizio di Sua Maestà scoprirà segreti scomodi, strettamente legati al suo capo di sempre M. A dargli una mano l’ipertecnologico Q e un agente estremamente seducente, Eve.

Un film d’azione deve regalare azione. E’ questa la regola dell’ultimo capitolo del famoso agente segreto diretto questa volta da un regista niente male di nome Sam Mendes che tutti ricordano con AMERICAN BEAUTY, JARHEAD e ERA MIO PADRE.
Niente da dire sul ritmo di un film che dall’inizio alla fine sfrutta proprio tutti i principi del genere senza scommettere troppo sui dialoghi, se non nei momenti essenziali, e senza dare un minuto di tregua all’agente segreto.
Dal punto di vista delle scene e dell’innovazione delle tecniche digitali il film non fa una piega.
Skyfall è un giocattolone fantastico, dai personaggi come Q alle news come il sostituto di M fino ad un personaggio memorabile come quello di Silva interpretato da un sempre camaleontico Bardem.
Interessante quest’ultimo confronto e scontro che sembra per certi aspetti simile al rapporto e scontro tra Batman e Bane entrambi facenti parte dello stesso ordine chi segreto chi delle ombre.
Certo non è un film in cui bisogna cercare di dare realisticità anche solo per un minuto così come un finale troppo scontato e troppo banalotto per certi versi.
Obbligatoriamente da vedere al cinema in 2d.

lunedì 21 marzo 2011

Bourne Ultimatum

Titolo: Bourne Ultimatum
Regia: Paul Greengrass
Anno: 2007
Paese: Usa/Germania
Giudizio: 3/5

Jason Bourne vuole finalmente scoprire chi è veramente e fare vendetta dopo che la ragazza è stata uccisa in India e su di lui vogliono far ricadere la colpa. Si metterà quindi in contatto con un giornalista e da lì comincerà a schiarire la nube di dubbi e buchi che lo perseguono.

Terzo ed ultimo capitolo della saga americano-tedesca di spionaggio che è riuscita ad avere un notevole successo e regalando un personaggio come quello di Jason Bourne, un ibrido di 007, dal carattere più duro e silenzioso.
Al timone c’è di nuovo Paul Greengrass che aveva diretto “The Bourne Supremacy” e che in questo caso riesce a mantenere l’equilibrio con gli altri capitoli anche se con qualche marcia in più rispetto al precedente e mette finalmente tutte le carte in tavola sul passato di Bourne sulle sue origini e sulla sua scelta volontaria di diventare una spia e quindi al soldo del governo un assassino spaesato.
Matt Dammon con una faccia stanca e provata si rimette in gioco portando sempre il personaggio ad avere una conoscenza della geografia e dei mezzi assolutamente fuori dall’ordinario e ancora più pompati che nei precedenti capitoli.
Il ritmo è ottimo così come lo stile e il pacchetto delle scene d’azione originali e mozzafiato.
Tra le location, Londra,Tangeri,Mosca,New York e Madrid spicca anche una fugace Torino in particolare in un bar di P.zza Vittorio dove ha quasi inizio il film.

domenica 20 marzo 2011

From Paris with love

Titolo: From Paris with love
Regia: Pierre Morelle
Anno: 2010
Paese: Francia
Giudizio: 1/5

A Parigi, un giovane impiegato dell'ufficio dell'ambasciatore degli Stati Uniti, si unisce ad una spia americana che sta cercando di fermare un attacco terroristico nella città.

Pierre Morelle nasce dalla factory di Besson come direttore della fotografia e diventa presto un pupillo della famosa casa di produzione francese. Sforma i suoi primi due film B13 e IO VI TROVERO’, in cui se nel primo l’idea della banlieu viene smontata e resa un pretesto per mostrare alcuni maestri di parkur nel secondo si passa ad un action reazionario e davvero becero.
Alla sua terza regia Morelle dimostra di voler continuare a puntare sull’action senza dare un apporto logistico a niente. Sulla stupidaggine della storia è meglio tacere, oramai sparare contro i cinesi è diventata una scelta di routine a Hollywood e ora comincia a dilagare anche per la Europa corp. Gli effetti speciali non dicono nulla di nuovo e dopo il primo quarto d’ora e tutto una sparatoria. I dialoghi sono scritti rifacendosi ad altri film ma senza cogliere nulla di quello che potrebbe essere un concetto citazionistico,(togli la cera,metti la cera/picchio meglio di Bruce Lee) qui tutto degenera senza avere un minimo segno di struttura narrativa. Gli attori sono delle caricature con Travolta che fa il cazzo che gli pare a metà tra un James Bond dei poveri e uno Stahman un po più grasso. E’ tutto detto quindi con un finale indigesto che se non bastava strizzare l’occhio ai cinesi ci mancava pure il terrorismo islamico. Brutta cosa ma tanto Besson venduto alla sua stessa major con l’obbiettivo primario di contrastare Hollywood dirà senza dubbio che smuovere i luoghi comuni è un pretesto comico per accaparrarsi il pubblico.
Da evitare anche per gli amanti dell’action.

venerdì 18 marzo 2011

Informant

Titolo: Informant
Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2009
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Che cosa stava pensando Mark Whitacre? Astro nascente della Archer Daniels Midland (ADM), multinazionale dell’industria agroalimentare, Whitacre diventa improvvisamente informatore ai danni della società per la quale lavora. Anche mentre collabora con l’FBI, passando informazioni in merito a una frode sul controllo dei prezzi, Whitacre si immagina di venir acclamato come un eroe e premiato con una promozione. Ma prima che ciò possa accadere, l’FBI ha bisogno di prove. Whitacre accetta quindi con entusiasmo di indossare un microfono e infilare in borsa un registratore, figurandosi già nei panni di una sorta di agente segreto. Sfortunatamente per l’FBI, il loro testimone principale non è così intraprendente da sapersi introdurre nelle casse della società.

Come affrontare una società che per forza di cose non si fida più di te? Come fare a guadagnarsi il rispetto di chi prendi continuamente in giro? Come fare per nascondere 9 anzi che dico 11 milioni sfruttando tutti i mezzi di informazione possibile (e la battuta è iconoclastica per capire le sorti del film e della speranza di un uomo medio-americano che in fondo non pensa di aver fatto male a nessuno) Soderbergh partendo da un fatto realmente accaduto, seguito da un libro e scritto da un giornalista Kurt Eichenwald gira una commedia nera, quasi mai si ride o meglio è importante riflettere su cosa si ride, senza eccessi ma che punta il dito contro la criminalità economica, le multinazionali e le loro violazioni coperte da membri altolocati.
Partendo dal fatto che i dialoghi sono tutto in questo film, bisogna dire che con tutti gli sforzi The Informant è sicuramente ben riuscito sotto il piano della sceneggiatura, ogni tassello combacia, fatto realmente accaduto a cui si allaccia il libro e infine la sceneggiatura e poi la nota sarcastica e lievemente grottesca del regista. Eppure qualcosa annoia, così come il buon Dammon che è una maschera inerte di un destino di cui non sembra rendersi conto e così si può infine dire che Soderbergh che sa il fatto suo tralasciata qualche svista nella sua ricca filmografia poteva se non altro divertire un po di più o regalare qualcosa che nel film si avverte che manca ma non si sa riconoscere del tutto.



A-Team

Titolo: A-Team
Regia: Joe Carnahan
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il film segue le avventure di quattro ex membri delle forze speciali degli Stati Uniti d'America: Hannibal, Sberla e B.A. sono stati arrestati per un crimine che non hanno commesso e per questo motivo sono stati marchiati come criminali di guerra. I tre scappano da una prigione militare e si uniscono al capitano H.M. Murdock, il loro pilota di ricognizione e diventano dei soldati di fortuna perennemente in fuga dalle autorità rappresentate dal colonnello Sosa, l'ex amante di Sberla.

Inutile dire che è difficile proporre un remake di una serie tv che aveva avuto il suo successo negli anni '90. Il sunto è un pretesto per cercare nuova linfa dal passato e contaminare il film con effetti speciali e così tante esplosioni da non riuscire a raccapezzarti.
Carnahan è uno specializzato dell'action e sa che spesso l'esagerazione è proprio il vantaggio di non dover stare a spiegare o a dare un minimo di coerenza con quello che succede. La sua filmografia è altalenante come dimostra SMOKIN'ACES film tamarro ma divertente. Molto meglio era NARC film con un soggetto interessante che ha dato la possibilità a Carnahan di conoscere Cruise e avere le conoscenze giuste per farsi inculare a tuttotondo.
Poi il ragazzo si è perso e il film in questione e una farcitura di cose già viste.
Cambiano gli attori ma l'unico che sembra quasi scavalcare l'originale e Sberla/Bradley Cooper mentre tutti gi altri non convincono a pieno.
La regia è ipertrofica, non lascia il tempo di interrogarsi su ciò che succede e non fa altro che aggiungere anzichè spiegare il vuoto della sceneggiatura.
Sicuramente come block-buster e come film d'intrattenimento avrà il suo successo ma per tutto il resto è la ciliegina sulla torta di un genere che non riesce ad essere incisivo.

giovedì 17 marzo 2011

Innocenti bugie

Titolo: Innocenti bugie
Regia: James Mangold
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Quando June Havens nei corridoi di un aeroporto incontra Milner non immagina assolutamente cosa sta per accaderle. In procinto di fare da damigella alla sua amica April, June finisce in un intrigo di spie e agenti segreti.

Nell'ultimo film Cruise diventa un killer spietato(COLLATERAL) un uomo d'azione che vuole proteggere gli indifesi(MISSION IMPOSSIBLE) e una spia degna di ogni 007.
Il suo bisogno di essere incredibilmente esuberante, sfacciato e assolutamente irreale è il suo punto forte di questa pellicola asettica che sicuramente troverà adepti che si innamoreranno delle sue ultime gesta. Dall'altra parte la Diaz si associa molto bene riuscendo a inquadrare il risultato finale che il film insegue dall'inizio depistando la spy-story(il giallo non c'è) e preferendo l'action comedy.
Dal canto suo Knight and day è quanto di più grossolano si possa vedere. Assolutamente inverosimile ed esagerato in ogni inquadratura. Un ritmo ipertrofico che ne disegna perfettamente i buchi di fondo e l'insensatezza di alcuni passaggi. Tutto quello che succede dall'inizio alla fine è veramente spiazzante e Mangold gioca bene su che cosa poter sfruttare con la coppia d'attori.
L'energia perpetua della pila che diventa il motivo di intrighi e complotti tra mafie e governo è un pretesto fittizio per caricare il film di location e battute taglienti nel senso della grossolanità dimostrando come quanto il soggetto sia solo il pretesto per dare vita a scene d'inseguimenti e sparatorie.
Un prodotto davvero scarso che può solo distrarre lo spettatore dal ruolo che Mangold con risultati altalenanti ma sempre da impiegato e non da autore continua a distillare e da un'industria che spesso ripropone sempre le stesse carte cambiando solo alcuni visi.