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venerdì 29 gennaio 2016

Viy

Titolo: Viy
Regia: Oleg Stepchenko
Anno: 2014
Paese: Russia
Giudizio: 3/5

Londra, 1713, il cartografo inglese parte in viaggio per realizzare la mappa delle terre della Transilvania. Dopo aver passato i monti Carpazi, trova un piccolo villaggio isolato dal resto del mondo, i cui abitanti si nascondono dai demoni e dalle creature che controllano la zona. Non capiscono che il male ha trovato da lungo tempo casa nelle loro anime e che sta solo aspettando un'occasione per uscire nel mondo esterno. Solo un uomo può svelare questi misteri e fermare le spietate creature: l'impavido cartografo Jonathan Green.

Capita di rado di imbattersi in un kolossal russo-ceco-sino-tedesco-inglese con un budget di 26 milioni. Alla sua opera prima il regista emergente sforna una pantomima che cerca di strizzare l'occhio a più generi cinematografici, inserendo c.g e mescolando favola e horror, confezionando così un remake di un film del 1976, non che un adattamento dell’opera omonima di Nikola Gogol.
Una dark novel che punta tutto sull'enorme sforzo in fase tecnica, con un magnifico lavoro di fotografia e delle location davvero sorprendenti, con un cast funzionale e autoctono, fatta eccezione per la parte british con Fleming e pochi altri.
Dai dialoghi e dalla estenuante messa in scena è un film che arranca spesso puntando troppo sulla sottile vela di ironia russa che aleggia in tutto il film e che spesso sembra prendersi dei tempi troppo lunghi per dilatare la narrazione, dal momento che la storia è semplice e senza grosse rivelazioni.
Viy è un film che punta su alcuni momenti di puro intrattenimento davvero eccellenti, come la scena nella locanda della trasformazione, senza però riuscire ad avere un ritmo e una formula narrativa efficace e sempre coerente.
La parte in cui viene criticata la reigione come sistema simbolico organizzatore di senso a favore del positivismo moderno e scientifico è interessante ma non intelligente come ci si poteva aspettare.