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venerdì 21 gennaio 2022

El Aceitoso


Titolo: El Aceitoso
Regia: Gustavo Cova
Anno: 2009
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Le avventure dello spietato sicario Boogie, uno uomo dal sangue freddo e sempre in fuga, violento, sciovinista, sadico, dedito all’alcool e alle donne, che segue solo le sue regole e persegue lo scopo del suo unico profitto.
 
Direttamente dall'Argentina arriva questo breve lungometraggio d'animazione divertentissimo e pieno di azione e cattiveria. Un anti eroe, un killer, un personaggio che sembra uscito dalla penna di Frank Miller, assoldato da chiunque purchè paghino e non facciano troppe domande.
Un protagonista granitico nel suo egoismo, nel suo pensare solo a due cose e trattare chiunque a pesci in faccia (se sono belle donne ancora meglio). El Aceitoso, titolo quanto mai veritiero, è una pillola anarchica in cui tutti sono corrotti e tutti sono in un qualche modo portatori di un certo male in un mondo marcio che non conosce giustizia. E' così la strage finale nell'aula di tribunale sembra la ciliegina sulla torta di un massacro che non lascia nessuna possibilità di fuga o salvezza, soprattutto per chi dall'alto dovrebbe garantire diritti e doveri e soprattutto legalità.

martedì 28 dicembre 2021

Gomorra- Quinta stagione


Titolo: Gomorra- Quinta stagione
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Italia
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5

Dopo la Spagna e l’Honduras, la Bulgaria e la City di Londra, Gomorra amplia ancora gli orizzonti e arriva sul Mar Baltico. Ma se il mondo della serie si è via via allargato – da Secondigliano a Napoli, da Napoli a Roma e al mondo intero – quello dei personaggi è rimasto sempre lo stesso. Lo sa bene chi ha provato ad andarsene ed è stato costretto a tornare indietro. Sulle sue gambe come Genny e Ciro, oppure in una bara come Patrizia, uccisa appena prima di salire sull’aereo che l’avrebbe portata lontano.

Tutte le saghe hanno un finale. La resa dei conti tra il passato, il presente e cosa potrebbe rappresentare il futuro. Un incognita quando si parla di criminalità organizzata.
Qui il confronto dovuto e cercato sarà per forza di cose sanguinario lasciando dietro una scia di morti e personaggi iconici come nelle regole delle soap opera criminali dove alla fine nessuno ne esce mai vincitore.
Se è pur vero che i primi episodi sono leggermente macchinosi, per via di una nutrita serie di sotto storie da disegnare e mantenere come la moltitudine di personaggi, dalla metà in avanti quando ormai diversi criminali sono morti si accende lo scontro tra L'Immortale e i suoi seguaci che vivono nella paura di essere uccisi dal clan di Genny e quest'ultimo che da imperatore si rende conto di aver sottovalutato il suo alter ego, il suo mentore, fratello di sangue, amico e infine acerrimo nemico.
Il concetto di Frate, pone intenti e posizioni inconciliabili che seppur vero all'inizio potrebbero far pensare ad un sodalizio contro tutti gli altri candidati a prendersi Secondigliano, le ferite del passato sono troppe e non rimargineranno mai, soprattutto quando alcuni delitti riguardano la famiglia.
Ritroviamo tanti personaggi e ne scopriamo di nuovi e avvincenti caratterizzati molto bene dal solito Sange Blu a Pitbull, O'Track, Donna Luciana, Galantommo per quanto concerne la banda di Ciro fino a Benedetta, Maestrale, O'Munaciello per quanto riguarda Genny e a fare da sfondo i Levante che ormai hanno fatto la loro storia. Napoli richiama Ciro come il canto di una sirena, tant'è che Genny và a riprenderlo a Riga scegliendo di uscire una volta per tutte dal suo nascondiglio. Tutti sono di nuovo trascinati in una spirale di violenza e vendetta per avere il controllo della città.
La morale seppur velata è sempre la stessa anche se in questo caso il climax finale sembra voler aprire da un lato una profezia come dicevo prima per cui alla fine muoiono tutti e dall'altra che la criminalità organizzata non fa mai sconti a nessuno e questo tutti i suoi protagonisti lo sanno.



sabato 18 dicembre 2021

Molti santi del New Jersey


Titolo: Molti santi del New Jersey
Regia: Alan Taylor
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel 1967, "Hollywood Dick" Moltisanti rientra da un viaggio in Italia con una nuova moglie e la presenta a suo figlio Dickie Moltisanti. Tra i due scatta immediatamente una scintilla, che porterà a un aspro conflitto quando il padre inizierà a maltrattare la giovane donna. Dickie è poi una sorta di mentore per Anthony Soprano, figlio di Johnny che però finisce in galera per alcuni anni. Johnny inoltre è un presenza difficile anche quando è in famiglia, sempre in litigio con la moglie Livia, cosa che spinge Anthony a guardare fuori di casa per un modello maschile. Dickie ha inoltre un amico afroamericano, Harold, ma la loro amicizia si interrompe quando quest'ultimo deve lasciare il New Jersey. Quando tornerà anni dopo la situazione sarà molto cambiata e con Dickie si creerà un rapporto di tensione.
 
Pur non avendo visto la serie tanto osannata dei SOPRANO sapevo che questo crime movie o gangster movie era un prequel e così vedendo un casting che mi convinceva da principio mi sono detto perchè non vedermi una bella storia di mafia in America. E devo dire che seppur Taylor sia un mestierante abile con le serie tv e non altrettanto con i film, quest'opera per quanto prenda in prestito tutti i clichè di genere del caso e prendendo a mano bassa dalle più importanti opere di Scorsese sa il fatto suo perlomeno senza stonare o rendersi ridicolo.
La storia esamina fatti di cronaca, un periodo storico denso e complesso dove gli scontri tra gli afro americani e la polizia e le bande criminali erano una vicenda molto drammatica anche se con un registro temporale meno iperbolico (fine '60 e inizio '70).
Se la vicenda dovrebbe narrare la crescita di Anthony (Tony), il film sembra invece focalizzarsi ancor più sulle famiglie mafiose, caratterizzando in alcuni casi in modo molto intenso l'interiorità dei personaggi e della comunità che si forma tra loro, tra amicizie e inimicizie che confluiranno poi nel climax finale del film.
C'è come sempre tanta violenza (le razzie dei neri e la risposta a suon di proiettili delle forze dell'ordine, la xenofobia che cresce mano a mano da tutte le parti, il tradimento dell'amante con un uomo di colore che viene soffocata in mare, l'uccisione del padre da parte del figlio per gelosia) insomma temi tragici e sempre funzionali ma dall'altra parte anche tanto sentimento, valori disfunzionali dei gruppi criminali e molto altro ancora. Sicuramente grazie a Jon Bernhtal e Vera Farmiga, coppia di mafiosi nel film, il cast acquista quel livello in più grazie come dicevo ad una buona regia e un'ottima ricostruzione storica.

mercoledì 20 ottobre 2021

Fratelli di sangue


Titolo: Fratelli di sangue
Regia: Jeremie Guez
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Peter e Michael, cresciuti nelle strade di Philadelphia, sono figli di membri della mafia irlandese, legati per sempre dai crimini dei loro padri. 30 anni dop, Michael gestisce ora l'organizzazione criminale e brama più potere ma le sue buffonate pericolose sono spesso tenute sotto controllo dal cauto cugino. Ossessionato dalla morte di sua sorella, la cui scomparsa ha distrutto entrambi i suoi genitori, Peter è intrappolato tra i sogni dell'infanzia e la realtà della sua vita da giustiziere. Il suo unico rifugio è una palestra di boxe locale, un santuario che viene rapidamente minacciato quando il desiderio di controllo di Michael si intensifica.
 
Sottolineo la mia venerazione per Matthias Schoenaerts, un attore ancora tenuto abbastanza in disparte visto il suo potenziale utilizzato spesso per crime-movie o buddy-movie riuscendo sempre a dare carica e spessore a personaggi mai semplici e molto tormentati.
Fratelli di sangue è un film da cui mi aspettavo molto e che purtroppo non è riuscito a meritarsi il rispetto dovuto o la fiducia corrisposta. Una trama troppo lineare con un climax finale furibondo che lascia basiti per quanto avvenga da un momento all'altro di una violenza incredibile.
I legami di sangue quelli familiari sono sempre i peggiori quando vengono incrinati a causa di sodalizi mafiosi e azioni nefaste tra una banda e un'altra. Mafia italiana, raggiri, il concetto di onore, tradimenti e omicidi mai risolti portano a questo nefasto esito dove Peter avrà un ruolo cruciale nel tamponare gli incidenti di percorso del cugino e risolvere una questione delicatissima trasgredendo uno dei principi basilari di ogni famiglia.

lunedì 16 agosto 2021

Riders of Justice


Titolo: Riders of Justice
Regia: Anders Thomas Jensen
Anno: 2020
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

Un militare deve tornare a casa dalla figlia adolescente dopo che sua moglie muore in un tragico incidente

Apparentemente Riders of Justice potrebbe sembrare il tipico revenge-movie. In realtà seppur prendendo quella strada, il film si rivela un'intensa riflessione sul concetto di vendetta, sulla perdita, sulle variabili e le possibilità che alcuni eventi accadano e molto altro ancora seguendo una logica imprevedibile che lascia sempre lo spettatore a domandarsi cosa mai potrà succedere.
Caratterizza un manipolo di personaggi in maniera perfetta, condisce con dialoghi mai banali e con alcune trovate originali e intense. In più essendo una black comedy riesce ad avere in alcuni momenti quel taglio grottesco e delle scene d'azione intense e violentissime.
Anders Thomas Jensen non è un autore molto prolifico ma quello che prende lo tratta molto bene passando da un genere all'altro come ha dimostrato negli ottimi Men & chicken e Mele di Adamo. Qui siamo di fronte all'ennesimo esperimento che sembra frullare i generi riuscendo a prendersi sul serio e al contempo far ridere sfruttando i suoi attori feticcio parlando in più di bande criminali, rapporti famigliari, rapporti di coppia e amicizia. E poi l'incidente scatenante iniziale è fantastico nel suo assurdo per mostrare come a volte alcuni fatti capitino imprescindibilmente da quello che uno si aspetta puntando tutto sulla causalità e le correlazioni tra gli eventi e la casualità della vita che unisce i diversi esseri umani.

Intoccabili


Titolo: Intoccabili
Regia: Brian De Palma
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Nella Chicago degli Anni Trenta, Elliott Ness viene incaricato di riportare l'ordine e catturare il gangster Al Capone. Quando la sua prima retata si rivela infruttuosa e lo rende ridicolo sulla stampa, Elliott capisce che dovrà agire in modo non convenzionale e si rivolge a un semplice poliziotto di ronda, incontrato per caso ma dotato della saggezza della strada, l'irlandese Jimmy Malone. Insieme reclutano un giovane italoamericano e armano anche un esperto di contabilità inviato loro da Washington. La squadra colpisce Al Capone nei suoi traffici e nel mentre formula un piano per arrestarlo per frode fiscale, ma il potente gangster non tarda a reagire, dimostrando che "gli intoccabili" non sono immuni alla sua vendetta.

De Palma è un regista straordinario che non ha certo bisogno di presentazioni. Untochables è uno dei progetti più ambiziosi, coraggiosi e complessi da realizzare quanto meno per la mole di elementi storici, per una scrittura (quella di Mamet) variegata e con tante sotto storie. Una regia sempre stilisticamente ridondante di elementi e di sfide da affrontare come i due incredibili piani sequenza, la scena della morte di Malone e quella del passeggino nel climax finale prima dell'arresto di Capone. Con un cast di tutto rispetto capitanato da Connery più che da Kostner e con un italiano "Stone" memorabile interpretato da Garcia, il film dalla sua ha eleganza e stile, in cui Armani e Morricone fanno la loro parte per rendere questo poliziesco sul proibizionismo un quadro sinuoso e magnifico che continua a lasciarsi adorare nel tempo invecchiando come nelle migliori botti di whisky e risultando ancora molto contemporaneo nei raggiri e per quello che concerne il concetto di corruzione e la complicità mafiosa.

mercoledì 2 giugno 2021

Legami pericolosi


Titolo: Legami pericolosi
Regia: Brent Cote
Anno: 2020
Paese: Canada
Giudizio: 3/5

Appena uscito di prigione, dove ha scontato una pena di 15 anni per un crimine commesso per la mafia russa, l'ex membro della Fratellanza ariana Lance vorrebbe vivere una vita tranquilla. Ma la mafia lo avvicina per chiedergli un ultimo lavoro, due omicidi richiesti dal boss Vladimir, dopo potrà essere libero, avere tanti soldi e una nuova identità.
 
Legami pericolosi è un thriller così pieno di stereotipi da far impallidire anche un neofita del genere. Davvero non ne manca nessuno e il film non prova a fare nulla per tentare una via diversa o delle scelte perlomeno poco note oppure originali. Segue in maniera spudorata la trama più ovvia senza portare a casa nemmeno il benchè minimo colpo di scena che per quanto paradossale almeno nel climax finale poteva arrivare.
Eppure ha qualcosa nell'atmosfera e nella fotografia, nei silenzi e nelle fasi meno action e roboanti del film, in cui merita la salvezza senza dover sprofondare nell'oblio.
Ci sono alcuni momenti assurdi come il protagonista che vuole farsi togliere il tatuaggio con la svastica ma la tatuatrice afroamericana gli dice di no, al fatto che continuino ad andare di moda i gangster russi in una storia che poco c'entra con la Fratellanza ariana, al fatto che la povera ragazza di turno alla Leon vicina di casa di Lance per sopravvivere suoni in una bettola senza progettare nulla e vivendo di stenti. Di situazioni becere e caratterizzate con poca convinzione c'è ne sono davvero molte ma alla fine questo crime-movie riesce a regalare intrattenimento senza perdere di ritmo e con una storia che seppur vista milioni di volte ha quelle credenziali che riescono a fartelo piacere.


martedì 11 maggio 2021

L.A Confidential


Titolo: L.A Confidential
Regia: Curtis Hanson
Anno: 1997
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In un distretto di polizia lavorano agenti di ogni specie: chi pensa a fare arresti alla presenza della televisione, chi è violento, chi vuole far carriera. E poi c'è un ricco maniaco che gestisce un mercato di prostitute sosia di dive del cinema.
 
L.A Confidential tratto dall'omonimo romanzo di Ellroy, uno dei maestri del noir e del poliziesco, è un dramma complesso e coinvolgente con una nutrita schiera di attori e dalle caratterizzazioni colte e incredibilmente diverse e variegate. Un film scomodo e scorretto che parla di corruzione, di abuso di potere, di come è difficile mantenere una propria autonomia di pensiero in un istituzione come quella legata alle forze dell'ordine che dovrebbero garantire giustizia.
Una trasposizione fedele e interessante quella proposta da Hanson dove in un'opera di 500 pagine ricca di trame e sotto-trame era difficile cercare di trovare i punti focali e gli intenti dove narrare le storie. Alcune delle quali decisamente complesse con tutti gli intrighi del caso semplificando per quanto possibile un intreccio sofisticato e traboccante di colpi di scena, nel quale si fondono la lotta per la successione tra i clan della Mafia e i giochi di potere all'interno della polizia, le indagini sulla droga e la prostituzione e gli scandali del dorato mondo dello spettacolo. Tra sotterfugi, doppi giochi, personalità trasformate da episodi e omicidi molto violenti, Hanson ha avuto la fortuna di dirigere un cast esemplare dove Spacey e Crowe riescono davvero a entrare nei loro personaggi dandogli una caratterizzazione coinvolgente e perfetta.
Tutti riescono nell'impresa, L.A Confidential riesce nel difficile compito di trasporre una trama complicata nello sviluppo dei fatti, esposti in sequenza cronologica con un ritmo che non lascia un attimo di tregua e regalando tante scene madre.

lunedì 4 gennaio 2021

Sottosuolo


Titolo: Sottosuolo
Regia: Antonio Abbate
Anno: 2020
Paese: Italia
Festival: Cannes, Capri, Hollywood
Giudizio: 4/5

Antonio è un padre solo che vive con sua figlia adolescente. Il suo lavoro da giardiniere non basta più a sostenerli. Così inizia a lavorare come corriere per un caporale della zona, trasportando i braccianti ai campi. Quando uno di questi ragazzi scompare Antonio dovrà scegliere da che parte schierarsi.

Abbate parla di mafia, caporalato, sfruttamento dell'immigrazione e come abolire i sensi di colpa.
Con una metafora su cosa si cela dietro una porta, Antonio rappresenta perfettamente un uomo disilluso che nonostante una figlia educata e attenta che studia e si pone delle domande, ormai per lui la quotidianità e fatta di monotonia e accordi con un potere che non vuole combattere per paura e perchè in fondo ha scelto semplicemente di voltarsi dall'altra parte sapendo bene come gli interessi possano portare ad azioni terribili come sbarazzarsi di braccianti malaticci di cui nessuno in fondo sa niente, fantasmi senza identità.


giovedì 17 dicembre 2020

Suburra-Terza stagione


Titolo: Suburra-Terza stagione
Regia: AA,VV
Anno: 2020
Paese: Italia
Stagione: 3
Episodi: 6
Giudizio: 3/5

Dopo il suicidio di Lele, Aureliano e Spadino sono rimasti soli. Il loro progetto è sempre più ambizioso: vogliono uccidere Samurai e diventare i padroni della capitale. E per farlo pensano di servirsi di Cinaglia, il politico corrotto e ormai pronto a tutto interpretato da Filippo Nigro. Chi vincerà la battaglia potrà accaparrarsi gli affari del Giubileo, che promette di portare a Roma soldi a palate.

L'ultima stagione di Suburra, la serie italiana "rivelazione" del 2017, una costola di Gomorra per quanto con meno budget e ambizione racconti anche lei una vicenda criminale e mafiosa con parecchi retroscena. Bisogna ammettere che in questa epoca storica in cui girare è sempre più difficile c'è l'hanno messa tutta gli showrunner e la troupe della serie. Veloce, perchè la fretta con cui è stata girata è evidente e innegabile come tutta una serie di pro e contro che portano a casa un risultato interessante ma che forse poteva evolversi di più soprattutto nella struttura e negli scontri tra politica e religione.
In più la terza stagione deraglia completamente da quello che poteva essere un ponte con il film Suburra
 di Sollima uscito prima che prendesse vita la serie. Infatti dai primi episodi è chiaro come cambino tutte le strategie di potere con alcuni colpi di scena davvero interessanti (la morte di Samurai, la Monaschi che esce subito di scena, altri come Adriano Latelli che semplicemente spariscono quando sembrava che potessero essere tra i nuovi protagonisti e così via)
Tanta azione, il potere sempre più in mano alle donne, le donne di Aureliano e Spadino, la lotta interiore della moglie di Cinaglia per decidere se denunciare o tacere circa la corruzione che ormai ha preso piede nelle scelte del politico e così via, fino ad arrivare ad uno degli scontri che forse volevamo vedere più di tutti, quello con la famiglia Manfredi. Aureliano e Spadino contro tutti per decidere una volta per tutte chi comanderà Roma, quando è chiaro che la capitale non può essere comandata da nessuno. La terza stagione parte subito con un dato di fatto. Cercando di assomigliare ad una tragedia greca contemporanea e dialettale, ambientata negli anfratti più bui di Roma, cerca e vuole essere crudele e spietata ma soprattutto inesorabile dove ogni personaggio abbraccia il proprio destino e va incontro alla propria sorte. Il suo prendersi una propria strada e licenze narrative e poetiche è servito ad espandere i confini della vicenda e della narrazione e soprattutto a non essere ancorato e segnato da quelli che sono i fatti del film di Sollima e la progressione dei personaggi.


domenica 11 ottobre 2020

Cobra non è


Titolo: Cobra non è
Regia: Mauro Russo
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Cobra è un rapper che ha fatto il suo tempo, dopo un transitorio momento di fama. Sarebbe pronto ad appendere il cappello al chiodo, ma il suo manager e amico di sempre, Sonny, gli offre la possibilità di firmare un contratto con una rinomata etichetta, grazie anche alla partecipazione del DJ producer Lazy B. Ma all'ultimo momento Lazy B aumenta vertiginosamente il suo cachet, e per procurarsi i soldi Sonny chiede aiuto ad una vecchia conoscenza, un criminale psicopatico soprannominato l'Americano. Da quel momento per Cobra e Sony inizia un'odissea in cui compariranno zingari, clown, ex nazisti devoti alla spiritualità indiana e una bella ragazza che ha avuto un ruolo importante nel passato del rapper senza (più) pubblico.

A me francamente dispiace distruggere le buone intenzioni di alcuni autori, ma come per DolceRoma, il quale però era decisamente migliore nella sua insufficienza, qui non c'è la si fa proprio a raggiungere la sufficienza. I perchè sono tanti, quasi tutti indirizzati verso una sorta di parodia e goliardia di un volersi prendere sul serio senza mai riuscirci. Infilare battute da cortometraggi amatoriali, un cast di buone intenzioni sprecate per personaggi stereotipati all'inverosimile (spiace davvero vedere Roberto Zibetti utilizzato così male) e un protagonista e il suo agente che definirli fastidiosi non rende l'idea. Un frullatone di sparatorie, inseguimenti, dialoghi ridicoli, interpretazioni ridicole, questo scimmiottare il crime movie con il risultato che ZETA a confronto sembra un signor film. Alcuni camei non saprei se definirli trash o solamente imbarazzanti per chi si è prestato e chi come lo spettatore si è trovato a vederli in scena e parlo del siparietto della coppia allucinata di Eliza e Max Pezzali, il protagonista Gianluca di Gennaro poi è impresentabile una sorta di Nicolas Vaporidis o Muccino jr ovvero il peggio del peggio del "cinema"italiano.
Una pellicola idiota e squallida che si commenta da sola, la quale troverà sicuramente una legione di persone che lo adoreranno vedendo clichè a gogò come spesso e purtroppo piace al pubblico medio.

martedì 15 settembre 2020

Gangs of London


Titolo: Gangs of London
Regia: Gareth Evans
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 9
Giudizio: 3/5

Londra. Città enorme e multietnica, dove vivono e convivono varie comunità, ognuna con le proprie regole e i propri rituali. Città viva e pulsante, con diverse etnie e milioni di storie, ognuna con un bagaglio storico e culturale capace di pesare addosso alle persone, condizionandone l’esistenza. In uno dei tanti quartieri popolari, si consuma l’assassinio di Finn Wallace, capo di una delle più potenti famiglie criminali della capitale. La sua morte lascia un vuoto di potere e apre una caccia che si trasforma ben presto in un bagno di sangue e in una lotta tra le varie fazioni. Sarà compito dei vari membri della dinastia, portare avanti le attività di famiglia, sopravvivendo a quanti vorrebbero sommergerli.

Sempre più spesso registi acclamati dal pubblico più che dalla critica provano a immergersi nelle serie tv, spesso con un'unica stagione auto conclusiva.
Evans lo conosciamo tutti per aver ridato enfasi al genere delle arti marziali con film tosti e particolarmente violenti. La sua peculiarità, che non fa eccezione in questa serie, è quella di arrivare subito al punto senza perdersi in dialoghi angusti ma colpendo duro e in maniera inaspettata.
Gangs of London è composta di nove episodi e dobbiamo aspettare la fine del quarto con quel cecchino impazzito per vedere un salto in avanti nel ritmo, nell'azione e nel montaggio e soprattutto nella carneficina che da quel punto in avanti sarà un massacro senza eguali.
Prima c'erano una serie di rapporti e gerarchie da incasellare mettendo insieme inglesi, albanesi, pakistani, rom, nigeriani, irlandesi e contractors. Un calderone impazzito dove per fortuna almeno un personaggio per gruppo riusciva a dare il meglio di sè con le dovute eccezioni in cui a farla da padrone rimangono Luan Dushaj, Kinney Edwards e la moglie di Liff Ansen.
Pur non amando la serialità, al di là di alcuni ingredienti che mi solleticavano la curiosità, c'era la complicità di due nomi importanti come Fabrice Du Welz e Xavier Gens.
La trama per fortuna per quanto apra una successione di porte riesce a mantenersi coerente dipanando una storia che non può essere originale ma trova la sua componente nei tradimenti, doppi giochi, sotterfugi e segreti in un crescendo che porterà ad un climax finale originale e inaspettato.
Nella sua coralità e in tutte le maestranze coinvolte per etnie e giochi di potere la serie rischiava di eccedere con tutta la carne al fuoco ma invece pur con un ritmo che nella prima parte risulta abbastanza lenta e con troppi dialoghi, dalla metà diventa azione a profusione con stragi e massacri davvero confezionati ad hoc e ora vi rimando i momenti migliori della stagione a partire dal covo di tossici omosessuali dove trascorre il tempo Billy, il genocidio al campo rom, la strage del cecchino, l'uccisione del ragazzo di Lale in Pakistan, l'attacco dei contractors nella casa in tutto il quinto episodio (il punto più alto), la tortura della moglie di Liff Ansen nell'episodio sei, la discussione con Wallace Dumati nell'episodio sette, e poi forse una citazione involontaria di Hyena con quella strage dei nigeriani a colpi di machete contro i funzionari di una banca che rappresentano il patrimonio dei Wallace e dall'altra la vendetta decisamente esagerata di Luan che da solo stermina tutto il gruppo degli stessi nigeriani come a siglare che gli albanesi sono sempre i più spietati e pericolosi ovunque si trovino.



lunedì 27 luglio 2020

Beasts Clawing At Straws


Titolo: Beasts Clawing At Straws
Regia: Kim Yong-Hoon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

I destini di quattro miserandi si intrecciano e il colore dei soldi diventa il rosso del sangue in un puzzle di vite grottesche.

Kim Yong-Hoon al suo esordio assoluto dimostra un coraggio e una capacità notevole nel saper gestire storia e piazzare la mdp in maniera davvero formidabile. I film con una struttura a incastro non sono moltissimi e spesso viste le diverse storie e gli intrecci rimangono difficili da gestire facendo sì che alcune risultino più accattivanti rispetto alle altre.
Tra ricchi colpi di scena, deviazioni inaspettate, un ritmo e una tensione che non vacillano mai, il film tende a rendere tre storie apparentemente distinte, facendole incrociare in maniera complessa e appagante.
Donne a capo di bordelli spietate e ancora innamorate dei loro ex, boss disposti a tutto pur di ottenere questa fantomatica valigetta piena di soldi, uomini indebitati dopo che la loro ragazza è fuggita con l'incasso di uno strozzino, giovani amanti, ragazzi disposti a tutto, mariti violenti, miserandi umili che fanno pulizie o lavorano all'interno di una sauna alle dipendenze di capi spregevoli.
Una valigetta, il colore dei soldi che diventa il rosso del sangue in questo puzzle di vite grottesche con un sapore coinvolgente, cambiando toni e atmosfere di continuo, capace di coniugare le tipiche atmosfere del thriller coreano a una verve ironica caustica e spiazzante, dove grottesco e black humor convivono magnificamente. Dal secondo atto il film cresce di continuo senza mai lasciare strade aperte. L'happy ending è torbido regalando colpi di scena e momenti inattesi nonchè conseguenze impreviste inaspettate delineando un quadro sempre più chiaro e preciso nella messa in scena non cronologica dove passato e presente ballano costantemente sul filo del rasoio e questa forse è la caratteristica più interessante e originale del film.

martedì 14 luglio 2020

Calm with horses


Titolo: Calm with horses
Regia: Nick Rowland
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Ad un uomo viene chiesto di uccidere per la prima volta. Dalla sua decisione dipenderà il futuro della famiglia.

Alcuni film te ne accorgi dal cast, dalla locandina, da qualche faccia abbruttita dai pugni o dalle sostanze, dall'atmosfera generale insidiosa e caotica. L'esordio di Rowland è un dramma sociale che picchia duro, non risparmia e non lesina la violenza ma non ne fa per questo il baluardo.
Il senso del rispetto, la famiglia Devers con tutte le sue magagne, i suoi componenti abbruttiti dalla droga e con rapporti sociali legati agli interessi economici e un'ambientazione che ci porta in luoghi bui dimenticati dall'umanità, lande desolate e campagne irlandesi dove quasi tutto sembra marcio.
Arm rappresenta pur nel suo essere un fisic du role, lo scemo da mandare avanti come un burattino seguendo ordini specifici e rimanendo l'unico in grado di avere un vero dramma personale con cui combattere per tutto il film, dovendo scegliere se fare o meno la cosa giusta, un vero bruto dal cuore tenero. Il senso di sotto pressione e difficoltà a cui viene esposto Arm, il quale anche lui lotta quotidianamente con i suoi demoni personali e un fratello che lo costringe a fare quello che vuole, mi ha ricordato un altro personaggio così intenso e chiamato a una performance gigantesca ovvero
Jacky Vanmarsenille interpretato da Matthias Schoenaerts in Bullhead.
Calm with horses alterna sempre calma e tempesta, figli disabili e cavalli contro un mondo di criminali che il cinema nonostante abbia affrontato molte volte in precedenza riesce sempre a prendere delle pieghe diverse e spesso con quei particolari intensi e originali. La violenza è brutale e la storia narra comportamenti estremi, compresa la pedofilia, ma non lesina quella ricercata dolcezza e spontaneità nei gesti che quando arriva sembra deflagrare quell'ordine e quel caos così ben costituito e mantenuto dai suoi membri.

mercoledì 1 luglio 2020

Gangster the Cop the Devil


Titolo: Gangster the Cop the Devil
Regia: Won-Tae Lee
Anno: 2019
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Per le strade gira un serial killer dal metodo ricorrente: sceglie la propria vittima, la tampona con l'auto e poi la uccide, quando questa è scesa dal veicolo. Tuttavia, quando la vittima scelta è il boss della malavita Jang Dong-soo, il killer non riesce a terminare il proprio compito. Jang e il detective della polizia Jung Tae-suk stringeranno quindi un patto segreto per catturare l'assassino.

Il secondo film di Won-Tae Lee è un noir action strampalato, con una trama tutt'altro che originale ma come spesso capita in Corea, il risultato è meglio di quanto ci si aspetti.
Una crime story che punta su un killer (il Diavolo) smilzo e psicopatico, un poliziotto che fa come gli pare e il gangster Ma Dong-seok, star indiscussa del film. Action, dark humor, poliziesco e gangster movie in un film che non arriva al dramma per lasciarsi andare a scenari da City of violence o meglio BUONO, MATTO E IL CATTIVO che per qualche istante incontra I saw the devil. Intrattenimento allo stato puro per un film che non si dimentica dei personaggi esplorandoli a dovere (almeno il boss) e rendendoli umani e non privi d'etica.
L'apice appunto arriva nelle roboanti scene d'azione, negli inseguimenti come nelle scene action di combattimenti dove tutto sembra essere concesso.
Per essere un thriller coreano, il film di Lee è abbastanza atipico nel senso che esplora un territorio quello della buddy commedy sugli opposti, sulla morale ambigua, sui tradimenti senza lesinare colpi di scena efficaci e un finale davvero divertente diventando quel giocattolone autoironico che esalta i suoi protagonisti e richiede fin da subito abbondanti dosi di sospensione dell'incredulità




lunedì 20 aprile 2020

Gentleman


Titolo: Gentleman
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'investigatore privato Fletcher s'intrufola nella casa del gangster Raymond Smith per raccontargli come il cliente che l'ha assoldato, il re dei tabloid Big Dave, abbia voluto vendicarsi del suo capo, il più importante trafficante di droga d'Inghilterra, l'americano Mickey Pearson. Fletcher riferisce di come Pearson abbia offerto il suo regno al miliardario Matthew Berger, desideroso di mollare tutto e ritirarsi con la moglie e socia in affari Rosalind. Raymond in realtà conosce perfettamente la storia e sa che Fletcher è venuto per ricattarlo con le prove di un omicidio tenuto nascosto. Ma è solo l'inizio di una serie di tradimenti e rivelazioni che coinvolgono anche un trafficante cinese, un miliardario russo ex spia del KGB e lo strambo gangster di quartiere Coach, a capo di una band di rapper e lottatori.

Ritchie è così. Non fategli fare film della Disney o stupidaggini patinate come Sherlock Holmes Sherlock Holmes-Gioco di Ombre
Lui è RocknRolla, SNATCH, LOCK&STOCK, Operazione U.N.C.L.E questa roba qui. Dategli gangster, droga, un cast della madonna, case, macchine e abiti di lusso. Fate parlare i suoi personaggi con quello strano accento inglese o al massimo un americano particolarmente divertente da sentire e fategli fare thriller, spionaggio, trame intricate con numerose sotto storie e tradimenti e colpi di scena all’ultimo.
Gentleman è un Ritchie che invecchia bene e torna ai suoi fasti con un cinema divertente e divertito, dove gli attori vanno sempre oltre giocando nei loro ruoli, dove tutto non sai mai se prenderlo seriamente oppure no, dove nell’apparire fuori luogo è perfettamente centrato e dove è assicurato divertimento, torture, personaggi che muoiono male, sparatorie, inseguimenti, pestaggi e tanta droga e donne bellissime.
Ritchie è fiero di essere british, così tanto che nel film nonostante arrivino i cinesi (il suo cinema d’altronde deve stare al passo coi tempi) lascia sempre loro come i russi in sordina come a dire che chi entra nella terra della Regina in fondo, nonostante possa fare dei buoni affari, deve sempre portare rispetto e rimanere due gradini sotto i padroni di casa.
McConaughey, Farrell, Grant, Hunnam, Strong, Beckinsale, cosa volete di più?
L’unica nota se vogliamo dolente è il mordente del film, Ritchie sembra essersi dato una calmata puntando più sull’estetica a tratti eccessiva, sull’eleganza e sul romanticismo che su quella crudeltà che connotava alcuni suoi personaggi nelle opere precedenti.


venerdì 27 marzo 2020

Zerozerozero


Titolo: Zerozerozero
Regia: Stefano Sollima
Anno: 2020
Paese: Italia
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 5/5

Il traffico di droga e l'economia globale si intrecciano in tre storie del giorno d'oggi unite dal viaggio di una nave che trasporta un carico di cocaina. Sull'Aspromonte, l'anziano boss Don Minu acquista la partita di droga per rinsaldare la sua leadership, ma è tradito dal giovane e ambizioso nipote Stefano. A New Orleans, il broker dell'affare, Edward Lynwood, si ritrova nei guai quando dall'Italia non arriva il pagamento pattuito, mettendo a rischio la sua compagnia navale presso cui lavorano i figli Emma e Chris. In Messico, le forze dell'esercito cercano di fermare l'avvio della spedizione, ma al comando della squadra designata c'è il soldato 'Vampiro', anche lui al soldo del Cartello.

Sollima è il nostro Michael Mann italiano. Ormai non si può nascondere l’evidenza dei fatti. Un autore nato nel cinema e figlio del cinema che sapendo aspettare è diventato la nostra garanzia, la forza più importante nell’action nazionale e internazionale. Presentata a Venezia e ancora una volta resa così attuale e importante dalla firma di un outsider come Roberto Saviano e tutti i colleghi editor che lo hanno aiutato.
Zerozerozero è come se fosse la continuazione di un percorso intrapreso con la seconda filmografia di Sollima. Mentre la prima riguardava AcabSuburra e GOMORRA 2, la seconda più matura e definita da una politica d’autore ormai evidente nel suo modo di condurre le riprese e il ritmo ha saputo dare i suoi frutti con lo stupendo Soldado (raro caso in cui il sequel supera Sicario) e ora questa struggente serie di otto episodi che vorresti non finisse mai.
Poche storie ma con tanti intrecci e vie secondarie, scorciatoie, passaggi segreti che scelgono Italia, Messico e Usa con alcune incursioni in Africa (Marocco e Senegal)
Una messa in scena minimale, pulitissima, una scelta di cast che non poteva fare di meglio e parlo per tutte le parti coinvolte anche sugli attori secondari, che mostra la vera crudeltà e gli interessi che muovono le parti in causa e una violenza reale e mai nascosta inusitata e travolgente in grado di far abbassare la testa a tutti i precedenti lavori dell’autore e tanti film fantocci americani sul genere.
La serie spara molto in alto e in profondità, riesce ad essere sempre verosimile e reale, crea una storia che riesce a rendere interessanti e mai banali i flash forward con quel qualcosa in più nella scrittura che si faceva difficoltà a credere, incasella così tanti colpi di scena da rendere la trama un thriller, noir, giallo, dramma, poliziesco, una esamina del narcotraffico, della ndrangheta e dei nuovi imprenditori americani che vogliono inserirsi nel gioco del trasporto della droga senza sapere con cosa avranno a che fare ma imparando molto in fretta.
Emma, Manuel e Don Minu sono il triangolo della quintessenza di come vanno caratterizzati i personaggi con Emma che ha quel qualcosina in più rispetto a tutti gli altri nelle vesti di una Andrea Riseborough per cui bisogna solo godere di come riesce a dare peso e sostanza al personaggio femminile che riesce a eguagliare e superare tutti dimostrando una sofferta storia di perdite ma che riescono a farla diventare la più importante e pericolosa. Il carico, la nave e le sue mille peripezie, sono solo la traiettoria di fondo di una costosissima operazione commerciale e una lotta per il potere più che per la cocaina in sé che di fatto non vediamo mai. In questa ambiziosa operazione chi riuscirà ad uscirne vincitore e soprattutto vivo, avrà il potere assoluto. L’accordo finale tra Emma e Don Minu e poi Manuel tratteggia come le regole cambieranno perché una delle frasi che sanciscono meglio l’enorme arco narrativo è proprio che non contano le leggi (quelle sono per i deboli) ma contano solo le regole. Giochi di potere, cambi all’ultimo, personaggi sempre molto complessi e impegnativi ma mai sopra le righe che giocano sui meccanismi psicologici e umani facendo parte di un gioco gigantesco difficile da pensare che abbia portato a dei fasti e risultati di questo tipo.

sabato 14 marzo 2020

Motherless Brooklin


Titolo: Motherless Brooklin
Regia: Edward Norton
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

New York, anni Cinquanta. Lionel Essrog lavora presso il detective privato Frank Minna, che l'ha salvato da un orfanotrofio insieme ai suoi compagni dell'agenzia di investigazioni. Lionel ha una memoria prodigiosa e una capacità estrema di collegare i puntini, qualità che, insieme ad una lealtà incrollabile, l'hanno reso molto caro al suo capo. Purtroppo però è anche affetto dalla sindrome di Tourette, che gli fa sentire nella testa la voce di uno spiritello anarchico che lo chiama Bailey e gli fa produrre suoni, versi e parolacce totalmente fuori controllo. La frammentazione caotica che Lionel ha in testa fa il paio con il puzzle che dovrà affrontare quando Frank Minna verrà ucciso, e lui dovrà scoprire il motivo e i mandanti di quell'omicidio: e al centro del puzzle troverà anche Laura, una bella attivista per i diritti della comunità afroamericana.

Voglio bene a Norton sul serio. Negli ultimi anni come capita per gli attori americani sbagliando alcuni film e non incassando e stato messo in uno sgabuzzino. Da lì ha cominciato a tessere un noir che ha richiesto molto tempo, troppo direi contando che parliamo di dieci anni, denaro, maestranze, un cast tutto sommato funzionale per arrivare a dirigere e interpretare un anti eroe un po’ sfigato con questa particolarità della sindrome di Tourette che purtroppo essendo un cultore di Southpark non ho potuto non pensare all’unico e inimitabile Eric Cartman.
E’simpatico vedere Edward fare le faccette che tanto ama e che ha rifilato in molti personaggi della sua interessante filmografia, ma l’inesperienza e l’aver voluto puntare troppo in alto si sono rivelate scelte che hanno appesantito e reso noioso un film che non doveva esserlo.
Dal punto di vista tecnico il film non fa una piega e i nomi che svettano nel cast non hanno bisogno di presentazioni, ma la natura tormentata del protagonista sembra una maledizione che rende il film eccessivamente lungo, con troppa musica, sfilacciato, noioso e ripetitivo con un secondo atto che fatica trascinandosi spesso per inerzia nel profondo delle periferie di Brooklyn senza mai riuscire a colpire per colpi di scena e con un climax tutto sommato prevedibile.
Sembra strizzare l’occhio a Scorsese nel voler fare uno spaccato di una metropoli ma senza riuscirci e non avendo quel talento, cerca di diventare criptico e complesso sfidando il noir alla Polanski o Altman e infine forse voleva dare l’impressione di infilare tra una pausa e un’altra una mezza storia d’amore con l’afroamericana di turno impegnata nei diritti umani che riesce ad essere solo melensa e scontata.

lunedì 30 dicembre 2019

Irishman


Titolo: Irishman
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Frank Sheeran è un veterano della Seconda Guerra Mondiale e un autista di camion quando incontra l'uomo del destino, Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia, che vede in lui il tratto principale di un buon ufficiale: l'affidabilità. Le famiglie di Frank e Russell stringono un'amicizia che va al di là (ma non al di sopra, come vedremo) del business. Russell è così fiero di Frank che lo presenta a Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti, più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Hoffa è vulcanico e brillante, calcolatore e stratega, ma anche affettuoso e seducente. Frank non è immune al suo carisma e diventa il suo guardiaspalle, il suo consigliere e, forse, il suo miglior amico. Il viaggio di questi tre personaggi attraverso gli Stati Uniti e la Storia americana è la stoffa di cui è fatto il cinema.

Per fortuna ho avuto la fortuna di vedere l'ultimo film di Scorsese al cinema in lingua originale sottotitolato. Dovrei soffermarmi molto sulla bellezza che il cinema riesce a restituire alle pellicole, di come lo streaming e gli apparecchi che siano cellulari o televisori non potranno per ovvie ragioni reggere il confronto. Alla fine l'opera che l'autore ci mostra è una sorta di personale testamento su una parte della sua cinematografia (chiude la quadrilogia) mostrandoci un affettuoso quanto intimo sguardo sulla terza età, il tutto alternato da momenti di vita di alcuni personaggi quasi come se fosse un film corale. Il film si apre con un piano sequenza dove il protagonista racconterà tutta la lunga epopea gangster malinconica ed elegiaca che ci condurrà alle prese di un politico molto importante, la crew dei boss malavitosi, la nascita e la rapida crescita di fenomeni politici e sociali di quel periodo, lasciando da parte l'azione per tessere invece trame con sotto-testi psicologici e di ampia risonanza sociale come a far vedere quali siano le complesse strutture anzichè smantellarle brutalmente. Sembra più codificato con un suo preciso linguaggio, regole, simbologie e codici.
L'alfabeto del crimine che ci viene insegnato fin dall'inizio quando Frank dice di dipingere le case
ovvero imbrattare di sangue le pareti dove uccide le sue vittime. E' solo l'inizio di quel percorso di adesione e obbedienza ai sommi capi, tutto il film è in fondo una personale ascesa di Frank ma allo stesso tempo il suo conflitto interiore con Bufalino, Hoffa e Bruno.
The Irishman è la risposta al PADRINO di Coppola, dove non è Corleone a parlare ma uno qualsiasi come Frank, quasi uno sconosciuto e del suo rapporto con uno dei più importanti esponenti di spicco di Cosa Nostra. Una favola intrisa di disincanto e dell'umore malinconico di chi ha scelto una strada di sofferenza, dove non si può mai stare veramente in pace se non con la morte, riflettendo sugli scheletri del passato, dovendo portare segreti nella tomba e guardando indietro vedendo solo una scia di sangue, esecuzioni, lutti e perdite.
Senza stare a chiamare in ballo gli attori che qui fanno qualcosa di più, alcuni dialoghi durante la merenda tra Sheeran e Bufalino in italiano al ristorante sono da storia del cinema per quanto riescano a toccare quegli stati di grazia, facendoti capire quando in fondo anche questi mercenari abbiano una loro semplicità che gli contraddistingue, tutta virata verso il concetto di onore e rispetto ma anche sottile come in alcuni momenti di vita famigliare.

giovedì 26 dicembre 2019

Paradise Beach


Titolo: Paradise Beach
Regia: Xavier Durringer
Anno: 2019
Paese: Francia
Giudizio: 2/5

Un gruppo di ex rapinatori si è stanziato in un vero paradiso terrestre a Phuket, nel sud della Thailandia. Divenuti commercianti, vivono giorni felici fino a quando sul posto non si palesa il diavolo in persona: Mehdi, condannato a quindici anni di carcere per la rapina, vuole la sua fetta di bottino. Il problema però è uno solo: non c'è più la torta da spartirsi...

Paradise Beach è un film davvero brutto e scontato. Belle location, un cast sprecatissimo, tante belle fanciulle, rapine, guerre tra gang, revenge-movie, esecuzioni a gogò e via dicendo tutto in un crescendo che anzichè risultare funzionale alla narrazione diventa la sua maledizione sbagliando tutto quello che poteva e giocandosela davvero male nel mettere in scena almeno un tentativo di provare a dire qualcosa che non fosse stato detto in tutti questi anni. Tutti gli elementi elencati parrebbero materia interessante anche se ormai abusata dalla settima arte. In altre mani avrebbe dato qualcosa di meritevole, ma Durringer sembra non avere polso e coraggio, perdendo ogni speranza e lasciando buchi enormi nella caratterizzazione dei personaggi.
Tutto è già visto, scontato, tanti elementi della storia non tornano, alcune scene sono così imbarazzanti che uno pensa che il film la voglia buttare sull'ironico quando invece si prende maledettamente sul serio.
Una galleria infinita di luoghi comuni, scene telefonate, clichè in ogni angolo di Phuket e dialoghi a volte così banali e sconclusionati che non ci si crede.
Il film pur essendo costato una caterva di soldi lascia dunque ancora più interdetti lasciando oltre l'amaro in bocca, la rabbia per aver perso così tante premesse che potevano almeno rimanere bilanciate senza sprofondare in maniera così eccessivamente idiota.