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domenica 21 novembre 2021

Ai confini del male


Titolo: Ai confini del male
Regia: Vincenzo Alfieri
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Uno sperduto paese al limite del bosco, un rave, due giovani scomparsi, l'incubo di un mostro che torna dal passato. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto dalla vita e Rio, il capitano inflessibile e rigoroso. Ma questa volta il mostro ha rapito la persona sbagliata.
 
Un'altra opera italiana passata decisamente in sordina. Ai confini del male è un film interessante con tanti pregi e qualche difetto. Recitato in maniera viscerale da un talento come quello di Edoardo Pesce, Cane Pazzo, agente ormai tenuto ai confini per una condotta indisciplinata e violenta e l'aver ucciso involontariamente la famiglia in un indicente stradale. Il classico protagonista da hard boiled di quelli tosti e massicci che agisce prima di pensare. Un film con un'atmosfera malsana di quelle sporche e nebulose, dove le fake news ritardano le investigazioni e mischiano realtà e congetture in un braccio di ferro serrato. L'indagine parte da un fatto di cronaca, un figlio scomparso e poi ritrovato. Alcuni cadaveri, altri corpi ancora nascosti, una lotta tra le classi sociali, tra il potere dello stato e tanta ma tanta corruzione come humus a inquinare la vicenda.
Il film di Alfieri prende tutto il marcio che c'è dietro una piccola società con le sue regole, i suoi outsider e i personaggi in ombra. L'Orco come serial killer costruendoci attorno una mitologia e un passato che come sempre incide sul presente e colloca le basi per un futuro con conseguenze inattese e risultati perversi. Un noir atipico, un thriller poliziesco di quelli in grado di non sfigurare oltreoceano e regalare una vicenda che pur prendendo molto in prestito dalla cronaca recente, strizza l'occhio ai gialli internazionali mantenendo seriosità e coerenza narrativa.


domenica 17 ottobre 2021

Bac Nord


Titolo: Bac Nord
Regia: Cedric Jimenez
Anno: 2020
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

A Marsiglia i poliziotti della BAC (brigades anti-criminalité) hanno perso il controllo di un intero quartiere dei sobborghi. Quando dall'alto si pretende una retata che dimostri l'efficacia della polizia, un terzetto di agenti si ritrova costretto a collaborare con un informatore che chiede in cambio delle sue dritte una grossa quantità di droghe leggere. Il superiore gli dice di procedere, ma allo stesso tempo gli dice anche di non poter formalizzare questa attività e gli agenti si trovano così ad affrontare una difficile impresa senza rete...
 
Anche se inferiore a LES MISERABLES per una critica e una politica meno complessa e più superficiale, il film di Jimenez (regista altalenante) è un buddy movie, un poliziesco esplosivo in grado di intrattenere, far riflettere, mostrare le modalità delle lotte tra polizia e banlieu e tutto il resto che ormai abbiamo avuto modo di vedere in un genere sempre più in auge e in grado di far riflettere sui cambiamenti in atto e sulle nuove tendenze e lotte criminali.
Un film iperattivo che non si ferma praticamente mai mandando alla deriva un trio di poliziotti così diversi ma uniti dalla causa e dal proteggersi contro tutto e tutti. Da questo punto di vista l'evento di cronaca da cui nasce il film ha una spaccatura esemplare nel non restituire la vera drammatica realtà delle cose, senza mostrare poliziotti corrotti ma che hanno usato la droga per arrivare a fermare il carico esplosivo che gli vedrà protagonisti nel bene. Questo cambiamento può far riflettere sulla natura del cinema che non sempre deve adattare per forza i fatti per come sono andati, ma anzichè definirlo un film destroide come qualche giornalista ha fatto, qui i poliziotti in parte sono colpevoli così come le istituzioni, i criminali e i superiori dei poliziotti che anzichè difenderli gli mettono nelle fauci dei media e degli organi specializzati per interrogarli e renderli colpevoli

Fargo- Prima stagione


Titolo: Fargo- Prima stagione
Regia: AA,VV
Anno: 2014
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5

La prima stagione di Fargo è ambientata nell'inverno del 2006 tra le cittadine di Bemidji e Duluth (Minnesota). Questi due luoghi sono stati segnati dall'arrivo del violento delinquente Lorne Malvo, che durante un casuale incontro a Bemidji trascina in un piano criminale un sempliciotto assicuratore senza successo, Lester Nygaard. Ad indagare sugli intricati avvenimenti è la giovane e intraprendente agente di polizia Molly Solverson
 
Per qualche strano motivo mi sono imbattutto tardi in questa serie figlia di un piccolo gioiello che aveva portato ai fasti il cinema autoriale dei Coen. Bisogna ammettere che questa serie ha la verve giusta per rimanere impressa in tempi ormai scanditi dalle serie tv. Nonostante tutto forse siamo sulle vette per quanto concerne storia, caratterizzazione dei personaggi e svolgimento nonchè epilogo, colpi di scena, incidenti scatenanti e tutto il resto.
Rimane fin dal primo gelido episodio, un'atmosfera imperniata di un umorismo macabro, nero e grottesco, politicamente scorretto e originale, spiazzante e ambiguo, un cinema dove tutto è il contrario di ciò che sembra intarsiato infine da ellissi e sottrazioni. Con una galleria di attori straordinaria contando tutti i co protagonisti, tutto riesce di fatto ad asservire due protagonisti che sembrano scambiarsi continuamente di ruolo. In tutto questo ognuno di loro non viene mai deresponsabilizzato ma i comportamenti e il bene o il male che compiono viene sempre da loro stessi subendo le conseguenze delle proprie azioni in modo arbitrario senza provare quasi mai a sfuggirvi. Da un lato Lester un personaggio pavido e bistrattato che viene a contatto, quasi per pura casualità, con qualcosa di più grande di lui, e cerca per tutta la durata della storia di evitare le conseguenze dei suoi gesti. E quasi la fa franca. Dall'altro Malvo il puro male, un deus ex machina che non ha paura di niente e nessuno in grado di seminare e provocare caos e distruzione nel mondo anche con chi apparentemente non c'entra nulla con lui, per poi vedere come gli uomini rispondano alle sue azioni.



lunedì 9 agosto 2021

Extreme Job


Titolo: Extreme Job
Regia: Byeong-heon Lee
Anno: 2019
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Una squadra di agenti della narcotici usa come copertura una rivendita di pollo fritto per cercare di catturare una banda della malavita organizzata. Le cose prenderanno però una piega inaspettata quando la ricetta del loro pollo trasforma il locale in rovina nel più rinomato della città.
 
Extreme Job è stato uno dei maggiori incassi del cinema coreano del sud spodestando titoli molto più famosi e commerciali. Di per sè analizzando il film è una commedia dove però lo sposalizio con il poliziesco, comico, drammatico, riesce a dare ritmo e verosimiglianza ad una vicenda in realtà molto complessa ma che riesce a mettere a posto i sensi di tutti gli spettatori. Si parte da un arresto quasi grottesco per certi versi, ad una squadra che sembra votata ad avere una certa sfiga di fondo, ad un gruppo che diventerà presto una famiglia vera e propria e infine ad un successo commerciale e ha una promozione di carriera clamorosa che coincide con la scoperta di un nuovo talento di gruppo. Extreme Job dal punto di vista estetico fa un passo indietro rivelandosi un film più di gag ispiratissime e idee tragicomiche che un'opera veicolata su velleità artistiche e mdp cercando di dare quel contributo in più. Il cast è favoloso, l'idea della squadra come qualcosa di veramente vissuto dove i rapporti tra gli agenti diventano reali spesso a sostituire le mancanze famigliari o quelle nei rapporti di coppia.
Il senso del dovere e dell'onore viene pompato così tanto da creare questo miscuglio di indagine sotto copertura aprendo addirittura un ristorante e confrontandosi con uno svolgimento della trama che come spesso accade nei film coreani si dirama su più storie dando quella marcia in più.

Love, death and robots-Stagione 2


Titolo: Love, death and robots-Stagione 2
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Stagione: 2
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Si fa un gran parlare di questa stagione come se non riesca in nessun modo ad eguagliare i fasti della prima stagione di 18 episodi. Mi spiace ma non la penso affatto così.
Alcuni episodi riescono davvero a dare da pensare come IL GIGANTE AFFOGATO sicuramente il più filosofico e celebrale dove chiunque si aspetterebbe come nel romanzo di Jonathan Swift che il gigante si possa alzare e destare scompiglio quando così non è e l'analisi di fondo è molto importante, stratificata e complessa.
Corti come ERA LA NOTTE PRIMA DI NATALE riescono a prendere un'idea ormai abusata come quella di Babbo Natale e stravolgerla in chiave grottesca diventando un'idea originale e splendida. Per passare all'horror ci pensa un'idea che sembra un braccio di ferro tra Poe e Lovecraft con ERBA ALTA regalandoci una storia davvero cupa e con un'atmosfera importante a farla da padrona per una storiella in fondo già vista ma sempre efficace. In tema distopico per quanto concerne la tecnonologia e l'importanza nonchè la pericolosità dei robot ci pensa SERVIZIO CLIENTI AUTOMATICO che strizza l'occhio a Black Mirror come tanto volevano, creando una parabola squisita su come la tecnologia possa prendere il sopravvento.
POP SQUAD è una via di mezzo tra BLADE RUNNER e CHILDREN OF MEN, un corto di narrazione scifi distopico davvero ben realizzato e con una forte morale trattando temi ambiziosi. Lo stesso si può dire per SNOW NEL DESERTO che strizza più l'occhio alla saga di MAD MAX riuscendo dalla sua a creare il giusto mix tra azione, sentimento, dramma e sopravvivenza.
GHIACCIO rimane un'esperimento anch'esso entusiasmante con una storia più semplice ma sempre d'impatto con una prova da superare in mezzo ai ghiacci in cambio di un colpo di scena di rara bellezza. Infine forse l'unico che mi ha entusiasmato di meno e che perde di sostanza non riuscendo a stare al pari con gli altri lavori è CABINA DI SOPRAVVIVENZA.

Come sono diventato un supereroe


Titolo: Come sono diventato un supereroe
Regia: Douglas Attal
Anno: 2021
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Lo svagato agente di polizia Gary Moreau vive e lavora in una Parigi in cui pullulano i supereroi, tanto da poterne stilare una classifica di gradimento popolare. Le cose precipitano quando attraverso la semplice inalazione di alcune fiale speciali chiunque diventa capace di acquisire il superpotere di incendiare tutto o sparare raggi laser dagli occhi. Il tenente Moreau indagherà sul caso con l’ausilio dell’agente Cécile Schaltzmann e nel mentre torneranno al pettine alcuni nodi relativi al suo passato e all’accantonamento dei suoi superpoteri. Nodi che lo legano ad altri due supereroi buoni come Monté Carlo e Callista che interverranno a dare man forte.

I francesi e i super eroi. In ventennio in cui stanno tornando in auge, anche loro ispirandosi ad un romanzo, trovano un connubio modesto e atipico nel cercare di fare un film di genere senza risultare banali ma accostando diversi elementi interessanti anche se già visti. La trama di per sè è indecisa e poco coraggiosa, cercando di fare il suo mischiando poliziesco e azione, trovando la carta della droga per aprire gli orizzonti ma senza puntare sulla violenza gratuita o sugli eccessi.
Il mondo è popolato da questi super umani, la polizia fa quel che può arrivando spesso alle maniere forti e la vecchia scuola sembra ormai essere andata in pensione. Attal sembra interessato alle questioni morali, alle scelte, alla consapevolezza del cosa si è in grado di fare e quali possano essere le conseguenze, il tutto in maniera matura e con tanti dialoghi senza ovviamente lesinare qualche bella scena d'azione e un villain abbastanza intrigante. Un'opera rischiosa che riesce a distinguersi dalla massa con una sua verve interessante nel cercare di variare forma e sostanza.

mercoledì 2 giugno 2021

Shorta


Titolo: Shorta
Regia: Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid
Anno: 2020
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

I dettagli esatti di ciò che accadde a Talib Ben Hassi, 19 anni, mentre si trovava sotto custodia della polizia rimangono poco chiari. Gli agenti Jens e Mike sono di pattuglia nel ghetto di Svalegården quando la radio annuncia la morte di Talib, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollabile dei giovani del quartiere, che ora bramano vendetta. Così all’improvviso i due poliziotti diventano un bersaglio facile e devono lottare con le unghie e coi denti per trovare una via d’uscita dal ghetto.
 
Di Shorta si è parlato molto bene, forse troppo. La storia dello sbirro bravo e quello cattivo, della periferia pericolosa dove è meglio che le forze dell'ordine non entrino, non sono elementi sconosciuti al genere poliziesco e di recente è riuscito ancora meglio a descrivere il dramma sociale e le implicazioni politiche il bellissimo Les Miserables. Come lì anche qui si parte da un action movie con le squadre pronte a compiere i soliti giri, il poliziotto nuovo che dalla sua deve tenere d'occhio il collega violento e così via fino a prendere in "ostaggio" un ragazzino straniero e fuggire assieme a lui per il quartiere cercando di eludere le gang alla caccia dei poliziotti.
Anche in questo le analogie con il film francese sono pressochè identiche, in questo caso poi il ragazzino viene preso dai poliziotti per aver imbrattato l'auto a differenza di altri criminali che avevano fatto di molto peggio. Forse l'unica vera differenza è l'attualità di un fatto di cronaca che qui ritorna su più piani ovvero la morte del ragazzo sotto custodia delle forze dell'ordine per arresto cardiaco. 
Shorta rende il dramma sociale un thriller palpitante, segnato da fughe, sparatorie, combattimenti e inseguimenti in maniera massiccia e spietata diventando l'ennesimo film di guerriglia di periferia messa in scena in maniera quasi perfetta senza edulcorazione in quello che accade nel quartiere.

Those Who Wish Me Dead


Titolo: Those Who Wish Me Dead
Regia: Taylor Sheridan
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In Montana, un ragazzino assiste ad un omicidio e viene mandato nel programma di protezione testimoni. Ma si ritroverà al centro delle attenzioni di due gemelli serial killer
 
Those who wish me dead è un film con una trama tutto tranne che originale con la sola differenza legata al cast che nel caso opposto sarebbe stato un fiasco totale.
Vedere assieme la Jolie, Bernthal, Hoult e un bambino come Finn Little che toglie la scena a tutti basta come sintesi. Il film ha una produzione enorme basta pensare alle scene legate agli incendi, alla natura, ai boschi e a questo strano rapporto tra pompieri e poliziotti dove la Jolie ama fare imprese estreme dal momento che non riesce a dimenticare una tragedia dove il suo senso di colpa si accende ogni venti minuti del film.
Killer alla ricerca del testimone chiave e paesaggi estremi che portano a questo survival movie e thriller di inseguimenti e carneficine dove di fatto quasi tutti finiscono male e dove al di là di alcune scelte narrative e dei meccanismi di sceneggiatura tortuosi, il film riesce a non prendere dei bivi mortali diventando una spietata rincorsa con l'azione che vede soprattutto nell'atto finale quasi tutte le scene all'interno di un bosco incendiato. Sheridan aveva fatto molto meglio con Wind River regalando un thriller all'interno di un'anarchica riserva indiana che aveva dal canto suo una storia molto più coinvolgente ed originale e dove soprattutto l'atmosfera incideva maggiormente.
Qui mantiene quell'atmosfera tesa ma meno struggente e poetica del film precedente, facendo il compitino per un film che dalla sua poteva almeno concentrarsi di più sui personaggi senza renderli così stereotipati.

martedì 11 maggio 2021

L.A Confidential


Titolo: L.A Confidential
Regia: Curtis Hanson
Anno: 1997
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In un distretto di polizia lavorano agenti di ogni specie: chi pensa a fare arresti alla presenza della televisione, chi è violento, chi vuole far carriera. E poi c'è un ricco maniaco che gestisce un mercato di prostitute sosia di dive del cinema.
 
L.A Confidential tratto dall'omonimo romanzo di Ellroy, uno dei maestri del noir e del poliziesco, è un dramma complesso e coinvolgente con una nutrita schiera di attori e dalle caratterizzazioni colte e incredibilmente diverse e variegate. Un film scomodo e scorretto che parla di corruzione, di abuso di potere, di come è difficile mantenere una propria autonomia di pensiero in un istituzione come quella legata alle forze dell'ordine che dovrebbero garantire giustizia.
Una trasposizione fedele e interessante quella proposta da Hanson dove in un'opera di 500 pagine ricca di trame e sotto-trame era difficile cercare di trovare i punti focali e gli intenti dove narrare le storie. Alcune delle quali decisamente complesse con tutti gli intrighi del caso semplificando per quanto possibile un intreccio sofisticato e traboccante di colpi di scena, nel quale si fondono la lotta per la successione tra i clan della Mafia e i giochi di potere all'interno della polizia, le indagini sulla droga e la prostituzione e gli scandali del dorato mondo dello spettacolo. Tra sotterfugi, doppi giochi, personalità trasformate da episodi e omicidi molto violenti, Hanson ha avuto la fortuna di dirigere un cast esemplare dove Spacey e Crowe riescono davvero a entrare nei loro personaggi dandogli una caratterizzazione coinvolgente e perfetta.
Tutti riescono nell'impresa, L.A Confidential riesce nel difficile compito di trasporre una trama complicata nello sviluppo dei fatti, esposti in sequenza cronologica con un ritmo che non lascia un attimo di tregua e regalando tante scene madre.

martedì 27 aprile 2021

V.i.p


Titolo: V.i.p
Regia: Park Hoon-Jung
Anno: 2017
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Kim Kwang II è un giovane rampollo proveniente dalla Corea del Nord, il padre è un noto comandante molto vicino al Supremo Leader che tradotto significa che lui ed il figlio sono intoccabili. il giovane è un sadico serial killer che miete indisturbato decine di vittime prima nel Nord poi a Sud, fino a spingersi nella capitale a Seul. I vertici sud-coreani sono a conoscenza dell'atroce verità ma nascondono il tutto poichè non si sono opposti al suo ingresso in Corea del Sud. Contemporaneamente anche la CIA, rappresentata dall'agente speciale Paul, protegge il giovane per precisi tornaconti. Solamente il sovrintendente Chae Yi-do e l'agente segreto del Nord Ri Dae Bum proveranno a fermare la furia omicida del giovane ma non sarà semplice.
 
Park Hoon-Jung è un altro di quegli outsider da tenere d'occhio in una Corea ormai ai massimi livelli qualitativi di cinema da anni in qualsivoglia genere. Daeho aka The Tiger: An Old Hunter's Tale e Witch-Part 1, nonchè sceneggiatore dell'immenso Saw the Devil erano già tutti ottimi esempi come a dimostrare che un film sulla caccia, un survival movie eco-vengeance e un film di giovani con i superpoteri e per finire un revenge movie originale riuscivano benissimo a rendere un'idea di cinema ben precisa a 360°.
Ora questo V.I.P potrebbe essere la summa del suo cinema nonostante il regista sia ancora molto giovane. Un poliziesco noir thriller con un ritmo furibondo, una storia complessa, stratificata e corale dove non sono esenti sbalzi temporali. Non sembra mancare proprio niente al film di Jung con una narrazione mai lineare, una messa in scena precisa che rasenta la perfezione, un contesto oscuro e un tasso di violenza incredibilmente alto (come dimostra la scena di tortura ai danni della povera ragazza all'inizio) una prova attoriale come ultimamente si vedono solo in Corea e poi una storia tormentata e dolorosa in grado di tirar fuori nello spettatore tutti gli stati emotivi possibili.
Un giovane rampollo che semplicemente essendo una sorta di intoccabile continua a mietere vittime sterminando ragazze e famiglie con una crudeltà eccessiva. In tutto questo la rincorsa dietro di lui di tutti gli organi della polizia e internazionali i quali sono costretti per ordini ben precisi a lasciar sempre libero Kim.
E poi non si può lasciare da parte una certa critica che investe tutti. Corea, Cina, Giappone, le lingue si intercambiano e i servizi segreti americani capitanati da un ottimo Peter Stormare sono l'ago della bilancia di una sudditanza che lascia basiti. Un film incredibile, un mix letale di procedure cinematografiche da studiare e assimilare per rendersi conto di quanto questo film sia avanti e si muova su tante diramazioni diverse senza perdere mai il controllo.


domenica 18 aprile 2021

Down Terrace


Titolo: Down Terrace
Regia: Ben Weathley
Anno: 2009
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Una famiglia criminale cerca di smascherare l'informatore di polizia in mezzo a loro che minaccia di smantellare i loro affari.
 
Adoro. Ben Weathley è un autore e regista che stimo da sempre. Sono stato tra i primi a vedere Kill List e tutti gli altri suoi film (che apprezzo tutti anche il bistrattato Rebecca).
Per Down Terrace ho dovuto aspettare e faticare a lungo dal momento che essendo un'opera a tutti i livelli autoriale e indipendente ci ha messo un pò per espandersi sul web.
Definirlo poliziesco sarebbe riduttivo dal momento che alcune componenti sono da sempre presenti nel cinema di Weathley. Noir, black comedy, grottesco, ironia nera, personaggi inquietanti, violentissimo (forse assieme a Kill List è il film più violento in assoluto dal momento che chiama in causa alcune scelte davvero cruente e crudeli che fino alla fine non credevi possibili). Un film che come per altri non ha speranze di salvezza, non esiste happy ending, ma solo scelte e decisioni che porteranno un vuoto interiore incredibile.
Down Terrace ha un cast importante dal momento che il lavoro svolto sugli attori è lungo e regala delle prove davvero commoventi. Il teatrino e la galleria dei gregari in casa di Bill e Karl è pazzesco. Da temuti sicari e killer indiscussi che si odiano a vicenda e che portano alcune vittime sacrificali a nascondersi in bagno, a una pletora di musicisti che brindano felici condividendo droghe tutti insieme come un perfetto quadretto famigliare. Ricco di simbolismi che Ben adora e inserisce in tutti i suoi film, qui come accessori all'interno della casa, sui ripiani e tra i cassetti.
Con un finale di una violenza esplosiva e delle musiche fantastiche, il film che si concentra praticamente tutto all'interno della casa, dimostra come il talento di questo artista e autore dava già importanti segnali.


City Hunter private eyes


Titolo: City Hunter private eyes
Regia: Kenji Kodama
Anno: 2019
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Ryo ha una nuova cliente, la modella Ai, che scatena naturalmente i suoi più bassi istinti, al solito comunque tenuti sotto controllo dalla fida Kaori a colpi di pesanti armi contundenti. Ai sembra essere la chiave di un macchinoso piano del boss della Dominatech, che oltretutto è un ex compagno di scuola di Kaori, da ragazzino vittima di bullismo e aiutato dall'energica ragazza. Ryo nasconde la gelosia che prova per il rapporto tra l'uomo e Kaori mentre in città la situazione si fa sempre più calda, con l'arrivo di mercenari e droni e il coinvolgimento non solo degli ex rivali Umibozu e Miki, ma pure delle proprietarie del Cat's Eye, il trio di sorelle e inafferrabili ladre "occhi di gatto".
 
City Hunter non mi ha mai fatto impazzire, mi è sempre parso una sorta di Occhi di gatto con un poliziotto maschio in più come protagonista. In questa nuova ed esilarante avventura, bisogna ammettere che Kodama, esperto di animazione, non si è fatto mancare proprio nulla inserendo azione e sparatorie a gogò assieme a tutti i vecchi personaggi della serie animata e creando un plot narrativo decisamente di livello. City Hunters appare come un'avventura leggermente sopra la soglia con diversi colpi di scena ma dall'altro lato un fattore incontrovertibile ovvero una critica forte che investe tante opere nostalgiche nell'eccessivo rispetto per il materiale originale senza fare quello sforzo in più che poteva risultare più accattivante e dare più originalità alla trama e alla struttura.
Trattandosi di un fan service la risposta viene da se, ma a parte questo limite nel concepimento, l'animazione è buona, il ritmo è concitato, forse sono troppe le slapstick tra la perversione patologica di Ryo a differenza invece delle scene rocambolesche in cui lo stesso sbaraglia a mani nude una pletora di nemici. Sempre giocando sul non prendersi sul serio e il suo contrario, risulta un'opera con una discreta dose di intrattenimento.

giovedì 15 aprile 2021

Fino all'ultimo indizio


Titolo: Fino all'ultimo indizio
Regia: John Lee Hancock
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Lo sceriffo Joe Deacon, detto Deke, viene inviato a Los Angeles, doveva aveva prestato servizio anni prima, per raccogliere prove su un caso. Proprio nello stesso momento, il suo vecchio dipartimento di polizia sta indagando su una serie di omicidi molto simili a quelli che lui aveva investigato in passato. Inizia così una collaborazione con Jimmy Baxter, giovane detective di successo che sembra molto diverso da Deke ma ha in comune con lui l'ossessione per i casi a cui lavora. Tutti gli dicono di non lasciarsi coinvolgere da Deke, perché è tanto bravo quando pericoloso, ma Jimmy non resiste e presto i due si trovano a cercare di incastrare un sospettato inquietante ma sul quale non hanno prove...
 
Fino all'ultimo indizio è stato recensito pessimamente da molti critici. Di fatto è un thriller con tanti ammiccamenti a suoi simili, forse il più bistrattato è proprio SEVEN in particolare per quel finale che per certi versi pur non avendo nessuna donna con la testa mozzata nella scatola lo ricorda in più riprese.
Se le prove attoriali sono più che convincenti almeno quelle di Washington e Leto, lo stesso non si può dire del lanciatissimo Malek in un personaggio caratterizzato in maniera deboluccia, il film dalla sua ha una durata forse eccessiva dilungandosi su alcune scelte e particolari sulle indagini non così funzionali. Eppure ha un'atmosfera che riesce a farti subito entrare nel gioco anzi nell'indagine soprattutto dal momento in cui si palesa il killer e allora l'indagine diventa ancora più interessante con uno scontro intellettuale fatto di dialoghi ricchi di particolari a dispetto di omicidi a cui non assistiamo quasi mai. Se ci mettiamo anche che parte delle vittime erano state "dimenticate" e vengono riprese nello scontro tra Deke e Sparma, il film mostra in alcuni atti delle mancanze importanti che non possono far decollare questo thriller noir verso gli obbiettivi che si era prefissato. Risulta uno sforzo vano per una pellicola che a ben vedere andava diretto trent'anni prima quando lo script sembrava in grado di dare un robusto contributo al genere risultando sicuramente più suggestivo. Verso le parti finali poi il ritmo è tiratissimo in senso paradossale perchè porta avanti con fatica e in modo macchinoso un climax per certi versi assurdo e paradossale.

martedì 12 gennaio 2021

Relic(1997)


Titolo: Relic(1997)
Regia: Peter Hyams
Anno: 1997
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La biologa Margo Green e il tenente di polizia Vincent D'Agosta devono affrontare e sconfiggere una spaventosa creatura giunta dall'Amazzonia, che compie delitti sanguinari dentro un grande Museo di Storia Naturale, nel corso della sua pomposa inaugurazione, alla presenza di tante autorità cittadine. Come sarà possibile vincere questo mostro, il cui DNA è impazzito?

I film di mostri vanno visti tutti. Seppur con dei difetti enormi come in questo caso un b movie con un buon budget ma tradotto in una messa in scena spesso incerta e con alcuni momenti di noia infinita. Hyams è un buon mestierante che ha saputo tirare fuori dal cappello trashate immani e film molto interessanti come Atmosfera Zero. Il film dalla sua sfrutta un'idea niente male e il mostro via via cresce diventando quella creatura che purtroppo vediamo in una lunga scena solo nel finale all'interno del museo. Eppure la suspance, l'indagine, i corpi sventrati, l'analisi scientifica dove Margo chiederà aiuto al suo mentore e il finale tra fogne e una suggestiva scenografia (nel museo per l'appunto) riesce perlomeno a mantenere costante il ritmo seppur alcune leziose lacune nei dialoghi e in alcune scene piuttosto lente per la struttura narrativa del film

Proiettile vagante


Titolo: Proiettile vagante
Regia: Guillaume Pierret
Anno: 2020
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Lino, un genio della meccanica, aiuta la polizia evitando, in cambio, la prigione

L'action francese quando è sinonimo di metafora politica o riflessione sociale riesce a dare i maggiori fasti. Qui c'è tanto furious come piace agli americani, strizzando l'occhio per un action roboante e dedito ai clichè e gli stereotipi più classici con personaggi appartenenti ad una caratterizzazione riconoscibilissima senza colpi di scena.
Un film anomalo che come per Antigang e Paradise Beach, sacrifica delle componenti interessanti per tradurle solo in inseguimenti, combattimenti corpo a corpo e sparatorie.
Come prodotto non si può dire che a livello tecnico sia fatto male. Risulta il solito prodotto Netflix senza nessuna aggiunta. Per dire Colt 45 a confronto ottiene ben altri risultati pur facendo parte dello stesso genere, essendo francese ma più indipendente e avendo la firma di un outsider come Fabrice Du Welz uno dei registi di cinema di genere francese più interessante degli ultimi vent'anni.
Ecco in Proiettile vagante manca la regia messa al servizio dell'intrattenimento.

Mondo perfetto


Titolo: Mondo perfetto
Regia: Clint Eastwood
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nella notte di Halloween del 1963, i due detenuti Butch Haynes e Terry Pugh riescono ad evadere dal carcere di Huntsville, Texas. In cerca di un'auto con cui fuggire, Terry, il più pericoloso e perverso dei due, fa irruzione in casa di una famiglia di testimoni di Geova composta solo da madre e tre figli. Nel tentativo di molestare la donna, attira le attenzioni del vicinato e costringe Butch a scappare trattenendo in ostaggio il piccolo Phillip. Ad occuparsi del caso è il capo della polizia Red Garnett che, a un anno dalle nuove elezioni e a poche settimane dalla visita del presidente Kennedy a Dallas, viene investito, assieme allo sceriffo locale, al tiratore scelto dell'FBI Bobby Lee e all'esperta criminologa Sally Gerber, di poteri speciali e di un furgone all'avanguardia con il quale dare inizio alla caccia agli uomini.

Il mondo perfetto non esiste, nemmeno in Alaska. Eastwood ci riporta con i piedi per terra in Texas ad una vicenda cruda fatta di sentimenti, tenerezza e riflessione. Sembrano non esistere eroi e i delinquenti quelli alla Butch hanno un proprio codice personale, spietato, ma in grado allo stesso tempo di regalare affetto ad un bambino rapito a cui manca l'affetto di un padre.
Un road movie che viaggia per il Texas facendo tappa in ogni dove. Una caccia all'uomo da parte di un team stratificato dove non manca il cecchino, la psicologa buona di cuore e un ranger con la faccia granitica del solito ottimo Eastwood. Meno azione per dare spazio ai dialoghi e alla caratterizzazione di personaggi che come Butch non sono mai banali e stereotipati, in grado allo stesso tempo di uccidere e amare.

giovedì 17 dicembre 2020

Pioggia infernale


Titolo: Pioggia infernale
Regia: Mikael Salomon
Anno: 1998
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La cittadina di Huntinberg, Indiana, è investita dalla più preoccupante bassa pressione della storia dell'umanità. Il fiume Ohio rischia di straripare e la popolazione civile viene evacuata. Bande di sciacalli si avventano sulle proprietà rimaste incustodite e Tom, alla guida di un blindato che trasporta tre milioni di dollari viene intercettato da una banda di fuorilegge capitanata da un tale Jim, noto farabutto locale. Jim e compagni scaricheranno sul malcapitato un'apocalisse di fuoco, mentre l'autista riuscirà a fuggire con il malloppo.

Pioggia infernale è un poliziesco con alcune inserzioni da disaster-movie e se vogliamo un thriller che di colpi di scena però ne azzecca ben pochi soprattutto da quando il film diventa un parco acquatico. Il villain che unisce le forze con il protagonista, un sodalizio già visto ma funzionale nel far emergere una certa corruzione che dilaga e serpeggia ovunque anche in piccole cittadine dove sembra che lo sceriffo ci metta l'anima per salvare i pochi rimasti. Anche in questo caso l'impianto di semina, il primo atto, rimane la parte migliore, alcuni personaggi sono scarsamente caratterizzati come Karen rispetto invece allo sceriffo. Come dicevo da quando gli argini crollano, parte del film diventa una rincorsa tra motoscafi e acquascooter prendendo il sopravvento e lasciando la pioggia la vera protagonista a differenza di una resa dei conti pasticciata e senza preferire mai qualche bel colpo di scena.

giovedì 3 dicembre 2020

Atmosfera Zero


Titolo: Atmosfera Zero
Regia: Peter Hyams
Anno: 1981
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'uomo è riuscito a colonizzare lo spazio ed il commissario O'Neil viene inviato su una luna di Giove per indagare su strani avvenimenti che vedono coinvolti degli industriali minerari del posto.

Atmosfera Zero è ad oggi uno dei film migliori in una carriera pasticciata come quella di Hyams.
Sci-fi con i piedi per terra senza inserire alieni o forze oscure bensì limitandosi ad approfondire la psicologia umana e gli interessi economici capitalizzando la vita delle persone.
Un poliziotto dedito alla giustizia su Io, una delle lune di Giove, disposto ad onorare la sua carriera pur sapendo che la sua onestà gli ha procurato solo problemi spostandosi di fatto da un luogo all'altro per finire in una vera e propria discesa all'inferno. Se contiamo che il primo atto e parte del secondo sono il meglio per quanto concerne atmosfera e narrazione, bisogna confermare una certa abilità nel creare suspance quando vengono inviati i killer per eliminare O'Neil, senza tanti colpi di scena, come un duello western in cui l'eroe e l'antagonista si affrontano e ognuno fa la sua giocata.
Droghe per aumentare le prestazioni con effetti perversi e conseguenze inattese, le prime morti nemmeno a farlo apposta sono molto interessanti e originali. La stessa stazione è un concentrato quasi anonimo dove chi lavora è completamente spersonalizzato, dando l'ennesima prova di come si possa criticare un sistema basato su una catena di montaggio che crea automi e non permette emozioni e relazioni sociali.

Forza della Natura


Titolo: Forza della Natura
Regia: Michael Polish
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Nel bel mezzo di una pericolosa tempesta, due poliziotti provano a evacuare un edificio in pericolo, ma si ritrovano a fronteggiare una banda di truffatori che aveva progettato un colpo proprio in quelle ore.

Forza della natura è un film ricco di stereotipi e di tanto, ma tanto, già visto. Sembra la versione brutta di Pioggia infernale, dove almeno lì l'evento atmosferico aveva un perchè, mentre qui vedrete che è solo tanto rumore per nulla.
La sceneggiatura come il plot sono scadenti rendendolo un b movie dozzinale, dove i criminali trovano pretesti quantomeno ridicoli per arrivare allo scontro nella palazzina. Creature affamate di carne e poliziotti tenute nascoste in casa, nazisti che cercano di cancellare il proprio passato, Gibson a fare un ex poliziotto alcolizzato che conosce vita natural durante di tutti i cristiani che gli passano sotto tiro e una coppia di protagonisti con Hirsch che non ci crede per un ruolo così immeritato e scontato che cercare di caratterizzarlo era di fatto impossibile.
Alla fine la forza della natura non è il poliziotto senior, non il protagonista ma nemmeno la tempesta, una noia mortale soprattutto quando Gibson muore tra l'altro in maniera veloce come il twist finale del film e tutto il terzo atto. Con il fatto di giocare tutto in un'unica ambientazione, un palazzo, e scoprendo che chi ci abita nasconde qualcosa, si poteva davvero dare qualcosa in più mentre invece quel poco di buono che c'era viene sprecato così come il cast e alcune sparatorie davvero ridicole.

domenica 22 novembre 2020

Body Cam


Titolo: Body Cam
Regia: Malik Vitthal
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una poliziotta assiste a un un incidente in cui un collega, e altre vittime, vengono uccise da una misteriosa creatura.

Malik Vitthal dopo il suo esordio con Imperial Dreams, sceglie un horror virato verso un dramma sociale e un certo tipo di cinema di denuncia. America. Polizia. Scontri ormai ingestibili contro la comunità afro e una decisione per supervisionare l'operato delle forze dell'ordine ovvero far filmare tutto con una body cam personale sulla divisa di ogni agente in servizio.
Parte molto bene quest'horror riallacciandosi al ghost movie, con uno stile che in più riprese e telecamera a mano, segue il delirio che si sta abbattendo come una piaga su un particolare distretto di polizia facendo perlomeno intuire che qualcosa deve essere successo.
La nostra protagonista che a da poco perso il figlio ed è rimasta sospesa dal servizio per otto mesi avendo tirato un pugno in viso ad un razzista, cerca di muoversi con calma senza arrendersi e sfidando l'omertà dei suoi colleghi.
Immagini di videosorveglianza, spiriti vendicativi, cadaveri spolpati a cui vengono staccati denti e pezzi del corpo. Tutti questi elementi rendono il thriller soprannaturale di Vitthal una piccola sorpresa nonostante l'evolversi della storia e il climax finale siano scontati all'ennesima potenza, senza nessun colpo di scena, risultando derivativo ma al tempo stesso dotato di un ritmo e una messa in scena che non calano mai regalando azione e suspance.