Visualizzazione post con etichetta Alieni. Mostra tutti i post
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domenica 21 novembre 2021

Eternals


Titolo: Eternals
Regia: Chloe Zhao
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel cinquemila avanti Cristo, gli eterni giungono sulla Terra dal loro pianeta natio di Olympia, a bordo dell'astronave Domo. Sono dieci emissari di dèi cosmici dalle proporzioni inconcepibili: i celestiali. Il loro compito è debellare i mostruosi devianti e proteggere gli umani, senza però guidarli né aiutarli in alcun altro modo, lasciando loro compiere ogni sorta di orrore storico. Gli eterni hanno dalla loro straordinari poteri: alcuni sono guerrieri altri hanno doti più mentali, di controllo della materia, di genio scientifico o di capacità illusorie. Sconfitti i devianti, al tempo dell'arrivo dei conquistadores in America, i dieci eterni si dividono e prendono strade diverse, ma quando i devianti misteriosamente ritornano ecco che anche gli eterni devono riunirsi per combatterli. Le cose però non sono semplici come sembrano...
 
C'è da dire una cosa. Anche se Eternals non riesce ad essere epico come vorrebbe, nel finale apre ormai ad un world building Marvel che sembra non avere mai fine immettendo personaggi importantissimi e allungando così una filmografia che sembra non avere fine. Dane Whitman aka il cavaliere nero e Starfox. Una bella botta direi contando il peso complessivo che ricoprono i due personaggi. Per quanto concerne gli Eterni e i Vendicatori.
Eternals è un film che vorrebbe essere complesso in diversi passaggi senza però riuscirci per quella difficoltà di mischiare mito e fumetto, storia dell'uomo e le contraddizioni che lo governano.
Il potere degli Eterni ma allo stesso tempo i loro limiti nel dover obbedire ad un entità più grossa di loro e infine ad un complotto che dovrà dividerli per vedere chi opterà per fare la scelta giusta.
Il 25° film della Marvel non poteva essere più ambizioso ponendo delle sorta di divinità ad andare a spasso nel tempo per settemila anni raccontando peregrinazioni in più di 130 location.
Jack Kirby deve aver strizzato molto l'occhio alla tragedia, al mito greco, a questi dei coraggiosi ma allo stesso tempo capricciosi e arroganti. In tutto questo mostrando la prima coppia gay dell'universo Marvel.
Al di là di queste aperture che pur facenti parte di una post modernità matura e che sinceramente condivido appieno, mostrano al contempo il limite di altri paesi che ne hanno negato la proiezione, sembra a volte issarsi per catalizzare l'attenzione su questo tipo di elementi tralasciandone altri molto importanti. Eterni, Celestiali, Devianti. Molte diversità, tante modalità che sembrano intrecciarsi e in cui la cosmopolita Zhao ci illustra il più grande cast di nuovi personaggi del MCU fino ad oggi in un film e allo stesso tempo anche unico perché il gruppo è composto da un numero uguale di uomini e donne, ed è il cast più internazionale e diversificato fino a oggi.
Per quanto concerne il ritmo e il montaggio il film spesso e soprattutto nel secondo atto perde quell'atmosfera e quella tensione minando la storia e spostandosi da una location all'altra in alcune sotto trame davvero ingenue e noiose. Recupera con polso e sostanza nel terzo atto, nel tradimento di Ikaris, nella trasformazione e nella presa di coscienza del deviante Kro (anche se viene sconfitto in maniera troppo frettolosa) e nel rendere Druig l'eterno in assoluto più complesso e affascinante interpretato da un attore che stimo moltissimo come Barry Keoghan.
L'idea infine di un dio, se così possiamo chiamarlo, come Arishem il giudice, che muove i destini e gli obbietti degli eterni e non solo, come pedine per i propri scopi personali e il suo ego, non è affatto male, diciamo che si affaccia alla maggior parte delle storie di religioni dei monoteismi.


domenica 17 ottobre 2021

Jiu Jitsu


Titolo: Jiu Jitsu
Regia: Dimitri Logothetis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ogni sei anni, un antico ordine di combattenti jiu-jitsu unisce le forze per sconfiggere una feroce razza di invasori alieni

Apostoli del cinema del menare Jiu Jitsu si conferma l'ennesima occasione blanda sprecata per un film così confuso dove addirittura l'alieno si metterà le mani nei capelli. Ultimamente più che Cage è Jaa quello che non si accorge della demenza dei film a cui prende parte e MONSTER HUNTER tra le fesserie recenti ne è un ignobile riprova. Ma questo sembra andare ben oltre, non parlando affatto di arti marziali ma usando il nome come pretesto per una bolgia infernale dove questo essere sceglie accuratamente i tamarri più inflazionati sulla terra per un combattimento all'ultimo sangue.
Parlare di b movie e di trash non rende l'idea. Questo gruppo che mischia i GI Joe e gli Explendables sembra girare a vuoto tra battaglie, una sorta di iniziato con simboli e un clan che vuole riportarlo dalla sua dopo che questo ha perso la memoria. Un film che non si può solo definire confuso e dove i combattimenti, che dovevano essere il fiore all'occhiello, non sono nemmeno così interessanti e articolati. Un film davvero imbarazzante e mi spiace più che per Cage per Grillo a cui sinceramente mi sono just a little bit affezionato.

lunedì 9 agosto 2021

Love, death and robots-Stagione 2


Titolo: Love, death and robots-Stagione 2
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Stagione: 2
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Si fa un gran parlare di questa stagione come se non riesca in nessun modo ad eguagliare i fasti della prima stagione di 18 episodi. Mi spiace ma non la penso affatto così.
Alcuni episodi riescono davvero a dare da pensare come IL GIGANTE AFFOGATO sicuramente il più filosofico e celebrale dove chiunque si aspetterebbe come nel romanzo di Jonathan Swift che il gigante si possa alzare e destare scompiglio quando così non è e l'analisi di fondo è molto importante, stratificata e complessa.
Corti come ERA LA NOTTE PRIMA DI NATALE riescono a prendere un'idea ormai abusata come quella di Babbo Natale e stravolgerla in chiave grottesca diventando un'idea originale e splendida. Per passare all'horror ci pensa un'idea che sembra un braccio di ferro tra Poe e Lovecraft con ERBA ALTA regalandoci una storia davvero cupa e con un'atmosfera importante a farla da padrona per una storiella in fondo già vista ma sempre efficace. In tema distopico per quanto concerne la tecnonologia e l'importanza nonchè la pericolosità dei robot ci pensa SERVIZIO CLIENTI AUTOMATICO che strizza l'occhio a Black Mirror come tanto volevano, creando una parabola squisita su come la tecnologia possa prendere il sopravvento.
POP SQUAD è una via di mezzo tra BLADE RUNNER e CHILDREN OF MEN, un corto di narrazione scifi distopico davvero ben realizzato e con una forte morale trattando temi ambiziosi. Lo stesso si può dire per SNOW NEL DESERTO che strizza più l'occhio alla saga di MAD MAX riuscendo dalla sua a creare il giusto mix tra azione, sentimento, dramma e sopravvivenza.
GHIACCIO rimane un'esperimento anch'esso entusiasmante con una storia più semplice ma sempre d'impatto con una prova da superare in mezzo ai ghiacci in cambio di un colpo di scena di rara bellezza. Infine forse l'unico che mi ha entusiasmato di meno e che perde di sostanza non riuscendo a stare al pari con gli altri lavori è CABINA DI SOPRAVVIVENZA.

Guerra di domani


Titolo: Guerra di domani
Regia: Chris McKay
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un uomo viene arruolato per combattere in una guerra del futuro in cui il destino dell'umanità sarà affidato alla sua capacità di affrontare il passato

Il film prodotto e interpretato da Chris Pratt è il blockbuster dell'anno da più di 200 milioni di dollari. Un film catastrofico, distopico, disneyano per certi aspetti con alieni e viaggi del tempo e la doverosa premessa di salvare il genere umano e la propria famiglia. Inizia così un testacoda che si lancia dal 2051 al 2021, mostra un'orda di bestie fameliche particolarmente riuscite e la loro madre la quale assurge il ruolo di leader incontrastata dominando oltre che con il corpo con una mente malvagia e intelligente. La guerra di domani riesce ad essere particolarmente coinvolgente e catastrofico, pur avendo un messaggio sociale e un happy ending forzato ha delle scene d'azione bestiali, massacri ed eserciti votati al sacrificio, dove ognuno è forzato a partire per la battaglia senza dover per forza rispondere a requisiti di forza fisica.
Uomini e donne, vecchi e adolescenti, il film riesce a confezionare una mattanza interessante, gli alieni massacrano duro e i nostri eroi con i loro mitra sembrano inadeguati ad affrontarli. Eppure non si prende nemmeno troppo sul serio scegliendo a volte delle prassi come dicevo da teen-movie come quando i nostri eroi entrano in una scuola media per avere un parere da un bambino circa i vulcani e dove possano trovarsi gli alieni criogenati.
Anno: 2021


venerdì 9 luglio 2021

Invincible


Titolo: Invincible
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Mark è figlio di Nolan Grayson, ovvero il supereroe Omni-Man, un alieno proveniente dal remoto pianeta Viltrum. Il giovane, nonostante sia spronato dal padre a credere in sé stesso, sembra non possedere quella scintilla Viltrumita che gli consentirebbe di acquisire i superpoteri. Al raggiungimento, però, del diciassettesimo compleanno qualcosa in lui inizia a cambiare, e lentamente si rende conto di avere in sé una forza ed una resistenza al di fuori delle umane capacità. Assunta l’identità di Invincible ed allenato dal padre, il ragazzo impara a volare e a combattere, giurando di proteggere i deboli dai soprusi e l’umanità dagli invasori alieni. Qualcosa di oscuro, però è già presente nella vita del ragazzo.
 
Ennis (BOYS) come Kirkman (WALKING DEAD) sono autori scomodi, o meglio degli outsider che non devono misurarsi con regole da rispettare, censure o target. Semplicemente destrutturano una regola Disney che negli ultimi anni ha reso equilibratissimo un franchise di film Marvel fatti tutti con lo stesso stoppino e tutti praticamente uguali con qualche eccezione che vede il nome di un certo James Gunn.
Invincible come per THE BOYS con cui ci sono stilemi e simbologie in comune, pur non esente da errori o punti deboli, rimane comunque una serie incredibile dove i colpi di scena fanno da padroni e dove ancora una volta non esiste il politicamente corretto. Alcuni personaggi come Omni-Man, Cecile, Atom Eve, Robot e Allen the Alien riescono davvero a dare quella componente in più caratterizzando personaggi complessi e mai superficiali, andando a prendere alieni, umani, meta-umani, cloni, robot, abitanti di galassie sconosciute e molto altro ancora dando una pluralità di registri narrativi con moltissimi rimandi ad una sci-fi mai banale ma dagli intenti complessi e stratificati.
Invincible poi mette subito in chiaro come nei dialoghi si possa dire qualsiasi cosa sbattendosene della censura, con una violenza incredibile e scene di massacri che come dall'episodio iniziale alzano l'asticella sulla componente splatter della serie.
A detta di molti che non hanno apprezzato la realizzazione artistica old school fine anni '80, a me non è affatto dispiaciuta rispondendo ad un quesito topico che nasceva negli anni '80 proprio con una delle serie più importanti al mondo quella di Parker e Stone dove la storia e la narrazione valgono di più della realizzazione grafica.
Qui seppur di buon livello assurge ad un altro compito che Kirkman svolge adeguatamente ovvero un'unità di fondo invidiabile dove con così tanti personaggi, trame e sotto trame, il film riesce a rispondere quasi sempre in maniera adeguata.


mercoledì 2 giugno 2021

Fried Barry


Titolo: Fried Barry
Regia: Ryan Kruger
Anno: 2020
Paese: Sudafrica
Giudizio: 4/5

Barry è un bastardo tossicodipendente e violento che - dopo l'ennesimo blackout - viene rapito dagli alieni. Barry viene messo in secondo piano mentre un visitatore alieno assume il controllo del suo corpo e lo porta a fare un giro attraverso Cape Town.
 
Sappiamo poco del Sudafrica e di questo molto è legato a ciò che ci hanno mostrato i Die Antwoord. Trip lisergici, lsd, metanfetamine, droghe di tutti i tipi, prostitute che danno alla luce bambini durante il coito, alieni che portano via le persone, pedofilia, criminali e manicomi.
Ryan Kruger ha mischiato tutti questi ingredienti assieme e gli ha fatti bere a Gary Green dicendogli "adesso fai il cazzo che ti pare, ma fallo bene.."
Fried Barry è uno di quei film di genere difficili da catalogare perchè di fatto sono assurdi, eccessivi, senza senso, esagerati, sboccati, disturbanti, delle chicche di follia e non sense.
Un protagonista eroinomane che ha una moglie che si prende cura di lui e dopo l'ennesimo litigio esce di casa e comincia un lunga notte di bagordi dove viene rapito dagli alieni, i quali ‘impiantano’ nello sventurato un’entità extraterrestre attraverso un processo non lontano da quello descritto da Cartman nel primo spumeggiate episodio di South Park (una sonda anale, in quel caso, qui nel prepuzio), facendo in modo che come dicevo prima possa impiantare il seme in una donna che immediatamente da alla luce un bambino.
Barry oltre ad essere un disadattato sembra non cogliere ciò che gli sta attorno, come un autistico in trip, che cammina come un derelitto venendo attratto da tutto ciò di non conforme alle regole possa succedere. Una calamita degli incontri sbagliati dove finisce per essere internato in un ospedale psichiatrico tentando la fuga con altri due pazzi oppure salva la vita di un gruppo di ragazzini tenuti imprigionati da un orco pedofilo. Tutto succede in maniera pazzesca e confusa senza avere una struttura narrativa equilibrata, ma d'altronde film del genere sono così o si amano o si odiano.

domenica 18 aprile 2021

Skylin3s


Titolo: Skylin3s
Regia: Liam O’Donnell
Anno: 2020
Paese: Francia
Giudizio: 2/5

Sulla terra devastata dall’invasione aliena di molti anni prima, umani e Pilot, vivono armoniosamente insieme da quando gli invasori hanno modificato la loro genetica, sopprimendone la parte assassina. Tuttavia un nuovo virus compare negli alieni e mette in pericolo l’umanità ancora rimasta in vita.
Rose, giovane donna per metà umana e per metà aliena, dopo aver provocato la morte di numerose persone a seguito di un’incertezza durante la battaglia decisiva, mostrata nel film precedente, nel nuovo Skylines è ricercata con una pesante taglia sulla sua testa e anche questa volta hanno bisogno del suo aiuto per cercare di salvare l’umanità.

Lì per lì non avevo capito che fosse il terzo capitolo della saga. L'ultimo di una trilogia dopo Skyline, il prequel Beyond Skyline e infine questo che manco a farlo apposta è il più brutto e in ordine cronologico il sequel del primo e oserei dire il più tamarro assieme a BEYOND. Un tentativo becero di emulare qualche capitolo di Aliens con il solito obbiettivo di salvare il mondo, entrare in un pianeta ostico e distruggere i nemici.
Una trama fracassona per un ritmo e una messa in scena forse ancora peggiore.
Soliti complotti tra militari che servono cause non meglio precisate per stravolgere così i piani ambiziosi dei nostri eroi in terra straniera. Alieni che diventano aiutanti a seconda della lucina sull'elmetto.
Frank Grillo col contagocce in due poser all'inizio del film. Rhona Mitra, aka gnocca incredibile, aka mia venere dei super film di serie b a parte rare eccezioni, qui ancorata in un cimitero di macchine a guidare una meglio non precisata rivolta e per finire James Cosmo che non avendo i soldi per pagarlo muore male dopo che cerca di sparare ad alieni troppo forti.
Skylines o meglio Skylin3s percorre troppi sentieri e nessuno è portatore di speranza o di successo in termini di sceneggiatura e immagini. Un caos totale per una messa in scena anomala con un cast di perfetti sconosciuti che andavano forse bene per recitare nei Power Rangers.
Una disgrazia cosmica che ancora una volta mi infligge danni celebrali che nessuno mi rimborserà mai. Un film tra l'altro lungo, dove tra battaglie in non luoghi, con una protagonista che è una mezza aliena e mezza umana, in grado nel finale di prendere a calci in culo Jean degli X-Men e Scarlet degli Avengers. Veramente questa trilogia doveva rimanere sigillata dopo il primo capitolo. La tamarrata prequel con Grillo e Jaa almeno mostrava arti marziali a profusione e indicibili scelte discutibili ma questo è veramente il top dello squallore.


martedì 12 gennaio 2021

Soul


Titolo: Soul
Regia: Pete Docter
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Joe Gardner è un insegnante di musica delle scuole medie, perennemente insoddisfatto della vita e del suo lavoro. Se lui sogna una carriera come musicista jazz, la madre Libba invece vorrebbe vederlo sistemato e con uno stabile contratto a tempo indeterminato. Un giorno a Joe capita un’occasione d’oro: c’è un posto disponibile nella band della leggenda del jazz Dorothea Williams. Lui, determinato ad ottenere l’ingaggio, si presenta al provino e ottiene il lavoro che tanto sognava. Ma mentre si avvia felicemente verso casa per prepararsi alla sua prima vera esibizione, cade in un tombino.

Parte citando tra le righe Whiplash, il nuovo profondo e incredibile film della Disney Pixar.
Mettendoci veramente di tutto è sfondando la parete del concepibile, sdoganando temi e riflessioni ultraterrene, filosofiche, spirituali, umane e molto altro ancora. L'anima in questo caso viene espressa forse per la prima volta deragliando dalle semplici regole e parlando dell'infinito, del posto di ognuno in uno schema ben preciso fuori e dentro il mondo che sia la Terra o l'Altro Mondo.
Soul parla dell'immortalità e della mortalità, di come è importante vivere appieno ogni singolo giorno quando si pensa di aver svoltato e delle scelte in grado di cambiare il flusso degli eventi. Prendersi cura di qualcuno o qualcosa. Questa tematica sembra imprescindibile nel cinema e nella concezione delle opere di Docter dopo Inside Out e UP.
Il film sulle note di Trent Reznor e Atticus Ross sembra ripeterci continuamente che l'anima del jazz è una scintilla che brilla di luce propria e in questo Joe ha il compito e l'abilità, superato il blocco iniziale, di riuscire a farla brillare anche nell'Altro Mondo scoprendo quel talento nascosto in chi in fondo come lui, tradotto in 22, non ci ha mai veramente creduto. L'anima del film sta nel suo continuo stadio di evoluzione tra umano e sovraumano, razionale e irrazionale, ribaltando completamente lo schema è diventando in più momenti imprevedibile con la sua assoluta ispirazione creativa e poetica. Un film più che coraggioso per un target di riferimento doverosamente adulto nel riuscire a fruire immagini, messaggi e simboli.
Un'opera artisticamente molto ricercata con forme e immagini in grado di mutare continuamente, come in un quadro astratto, lasciando forme e geometrie in un flusso onirico di immagini. Se è pur vero che la Disney più di chiunque altro è riuscita a trovare il linguaggio perfetto per i bambini, la Pixar nella sua continua evoluzione sta diventando e risultando una macchina in grado di cercare un equilibrio e un linguaggio adattabile a tutti i target. In alcuni casi ci è riuscita, per altri come questa opera il percorso non deve essere per forza omologato o pensato per una fascia in particolare.
Qui non è il mercato al servizio dell'arte ma esattamente l'opposto come dovrebbe fare ed essere la settima arte.

Cocoon


Titolo: Cocoon
Regia: Ron Howard
Anno: 1985
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Tre vecchietti diventano improvvisamente arzilli a forza di immergersi nella piscina di una casa di riposo per anziani.

Alieni, terza età, risate e happy ending. Così Howard dirige un film diventato un classico dal momento che unisce dramma, riflessione sul ritorno ad un'eterna giovinezza impossibile (o meglio con i soliti e più disparati effetti collaterali), l'avventura, la scoperta di una razza aliena mai ostile e tanti altro ancora narrato con un linguaggio che non risparmia ironia e slapstick.
Un film interessante in grado di proporre delle varianti mai ingenue riuscendo a intrattenere con classe senza lesinare momenti di forte dramma come la consapevolezza di alcuni nonni che la strada scelta porterà ad un tracollo dove dovranno confrontarsi con la morte. I massi in fondo alla piscina piuttosto che quella strizzatina d'occhio e i costumi umani che sembrano citare VISITORS sono rimasti indelebili nella mente dello spettatore, dando quella prova di Howard & crew di aver provato ad inserire qualche elemento anomalo e non meglio precisato in un film che fino a prova contraria ha le sue incursioni della sci fi.

domenica 22 novembre 2020

Sputnik


Titolo: Sputnik
Regia: Egor Abramenko
Anno: 2020
Paese: Russia
Giudizio: 4/5

L'unico sopravvissuto di una sfortunata missione spaziale rientra a casa. Ma non è da solo: nel suo corpo è nascosta una creatura molto pericolosa. La sua unica speranza di salvezza risiede in una dottoressa pronta a fare tutto il possibile per non perdere il suo paziente.

Russia. Guerra Fredda. Anni '80. Bunker governativo dedito ad esperimenti e sorveglianza.
Un alieno tra i più belli visti negli ultimi anni, poche facce sofferte per un manipolo di attori e una sola donna e un dramma scifi politico che strizza l'occhio a tanto cinema riuscendo a coinvolgere intessendo una trama abbastanza originale con diverse scene di forte impatto.
Un alieno che si nutre di un ormone (cortisolo) prodotto dalla paura.
Già solo questo è un diversivo pretenzioso e accattivante che assieme a diversi altri elementi come dei protagonisti caratterizzati molto bene psicologicamente quando non sono soggetti ad una sorta di lavaggio del cervello dell'elite burocratica (il medico ad esempio che cambia durante tutto l'arco del film). Nessuno di loro è mai forzatamente sopra le righe tratteggiando persone comuni senza eroi o eroine in grado di affrontare un pericolo più forte di loro. Questa umanizzazione all'interno di un quadro dove è presente una creatura forse troppo enigmatica che si ciba delle paure e del corpo del proprio ospite, in questo caso il cosmonauta dove entra ed esce quando vuole e dove il governo pur di non liberarsene è pronto ad offrirgli in sacrificio prigionieri di guerra. Al di là di un terzo atto con un climax che risulta un plot twist forzato, Sputnik è quell'esordio di forte impatto, un cinema d'autore maturo, la conferma di come pur giocando su temi già sdoganati si possa creare un gioiello e un film di genere che soprattutto dalla Russia è un piccolo miracolo.

sabato 1 agosto 2020

Last Lovecraft Relic of Cthulhu

Titolo: Last Lovecraft Relic of Cthulhu
Regia: Henry Saine
Anno: 2009
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jeff, un ragazzo non troppo brillante, scopre di essere l'ultimo discendente ancora in vita del famoso scrittore horror/fantastico Howard Phillips Lovecraft. La sua esistenza inizierà a complicarsi quando si renderà conto che i mostri di cui scriveva il suo antenato non sono affatto delle invenzioni letterarie, ma decisamente reali e a lui vicini. Jeff e due suoi amici si ritroveranno costretti a proteggere un'antica reliquia aliena affinché non cada nelle mani sbagliate, liberando così un male antico e incontrollabile, Cthulhu.

Una comedy horror che si prende alla leggera, un b-movie che dalla sua ha qualche buona idea, un low budget così risicato che basta vedere il make-up dei mostri alcuni con delle tute di gomma brutte e davvero assurde facendo in modo che qualsiasi tipo di atmosfera macabra muoia sul nascere.
Ingenuo ma non così banale, sembra la risposta ignorante ai film di Edgar Wright ovviamente qui è tutto sontuosamente scadente dal cast, alla messa in scena, all'azione a volte estremamente ridicola soprattutto quando entra il nerd fan di Lovecraft. Alcuni spunti sono divertenti come il capitano Olaf che lascia la mappa che i protagonisti seguiranno e che ha deciso di barricarsi in una roulotte nel deserto dopo essere stato violentato da alcuni pesci nascondendo un seguace di Cthulhu, così come la setta e il gruppo all'inizio dei custodi dell'antica reliquia che con il loro capo il cui make up fa sempre schifo vuole liberare il suo padrone e ucciderà chiunque osi fermarlo.
C'è una parte d'animazione, il momento più bello del film, che spiega la storia di come nacque tutta la storia dai Grandi Antichi fino a Cthulhu e l'importanza della reliquia.


lunedì 20 aprile 2020

Vivarium


Titolo: Vivarium
Regia: Lorcan Finnegan
Anno: 2019
Paese: Irlanda
Giudizio: 4/5

Una coppia rimane intrappolata in un surreale labirinto.

Negli ultimi anni la sci fi sta regalando e alternando opere colte e prodotti d’intrattenimento.
Vivarium è una riflessione profonda sugli obblighi morali che la società (ma di che tipo) sembra metterci davanti alla porta di casa come un figlio che non è nostro di cui prenderci cura, un’idea di felicità vaga ed effimera, una vita da gregari fino alla morte dove saremo sostituiti da altri non umani che come cloni di noi stessi, o provando ad esserlo, porteranno avanti una burocrazia umana grigia e senza forme e colori.
In un modello ideale dove le nuvole sono tutte uguali così come le case, i colori, ciò che si mangia, ciò che si deve pensare e fare, Eisenberg e la Poots, insieme già visti nel divertentissimo quanto malato Art of self defence, sono pedine di un quadro di intenti spaventoso e atroce. Alieni travestiti da umani impongono le loro regole per creare una specie che tra varchi e portali su altri mondi o realtà sembra sbarazzarsi di noi e prediligere una natura monotona senza danni e vivendo privi di una morale un futuro che sembra un limbo di psicosi.
E’strano apostrofare l’opera seconda di Finnegan se non con qualcosa che ci passa attraverso, una nebbia composta da un’atmosfera anomala, malsana e grottesca, perturbante, qualcosa che ci mette di fronte a diritti e doveri come un potare avanti un esistenza ripetitiva e monotona.
Un figlio che spia, urla, si nutre del vuoto e cresce spasmodicamente per trovare il suo spazio seppellendo la natura umana e clonandola per modellarla a suo piacimento.
Vivarium è un incubo dove le tenebre non si vedono mai perchè sono nascoste maledette bene.


Arachnid


Titolo: Arachnid
Regia: Jack Sholder
Anno: 2001
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Un'astronave aliena impegnata a prelevare specie animali dal mare si scontra con un aereo Stealth e precipita su un'isola. Un enorme ragno alieno riesce così a fuggire dal velivolo e inizia a proliferare, causando la mutazione di tutti gli aracnidi presenti nell'atollo in letali predatori. Preoccupato per la vita dei nativi dell'isola, che vengono decimati apparentemente senza motivo, un medico e la sua assistente decidono di organizzare una spedizione sull'isola, assoldando uno specialista in ragni, un pugno di mercenari e una pilota di aerei.

Arachnid è un b movie con un incidente scatenante che definirlo trash non rende l'idea.
Il tornado che preleva gli animali dall'oceano dove si va a schiantare l'aereo è di una bruttezza cosmica, ma il peggio arriva il minuto successivo quando il pilota si salva finendo sull'isola dove vede questa sorta di alieno (fatto col culo) venir ucciso dal ragno gigante. Davvero sono rimasto basito. Forse nemmeno la Asylum poteva fare peggio.
Poi il film è il classico survival movie di una banda di personaggi che devono andare sull'isola per trovare l'incognita legata al siero dei nativi x e troveranno la madre di tutti i ragni y che gli uccide uno per uno.
In mano a qualcun altro, il film avrebbe fatto ancora più schifo ma io Sholder lo ammirerò sempre anche quando gira film a basso budget come questo che sembra una parodia di Alien, Predator e Tarantula come tante altre cose, mettendo insieme tutto e male, ma il timoniere è il regista dell'Alieno e Nightmare 2-La rivincita.
Alcune scene d'azione poi non sfigurano nemmeno così tanto, la parte horror a causa di un ironia nell'impianto narrativo e di alcuni non attori, non riesce a mordere quando deve e il ragno nei limiti di budget non è nemmeno così brutto ma fa il suo dovere sterminando tutti a parte i bellocci di turno e spalmando una ragnatela che imprigionerà ogni umano sull'isola.

Justice League vs the Fatal Five


Titolo: Justice League vs the Fatal Five
Regia: Sam Liu
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

La Terra è in pericolo e la Justice League deve affrontare una nuova e potente minaccia, i Fatal Five. Superman, Batman e Wonder Woman cercano di trovare soluzioni mentre i viaggiatori del tempo Mano, Persuader e Tharok tengono in scacco la città di Metropolis alla ricerca della Lanterna Verde Jessica Cruz. Attraverso l'aiuto involontario di lei cercano di liberare gli altri membri dei Fatal Five, ossia Emerald Empress e Validus, per portare a termine la loro missione. La Justice League tuttavia non è stata a guardare e ha scoperto di avere anche un valido alleato da un’altra epoca, Star Boy.

Al 34°lungometraggio d’animazione Dc continuo a rimanere sorpreso per i mezzi capolavori ancora in grado di essere sviluppati come questo, dove in particolare si punti ad una solida scrittura per una trama e una serie di intuizioni davvero interessanti che mischiano azione, colpi di scena, viaggi nel tempo, caratterizzazione dei personaggi e molto altro ancora.
Sam Liu ormai lo cito continuamente, rappresenta per l’animazione in casa Dc un mentore, un punto di riferimento, un Jason Blum dell’horror, un paladino a cui bisognerebbe affidare quasi tutti i progetti di film non d’animazione della Dc. A rigor di logica questo suo ultimo film sembra quasi la nemesi di Spider Man-Un nuovo universo per quanto riesca a mischiare così tanti elementi, eroi e villain, senza far mai mancare la materia celebrale e dando risalto alle scene d’azione con un tasso molto alto di adrenalina.
Jessica Cruz diventa la vera protagonista, esaminando così un nuovo personaggio, una lady tanto fragile quanto potente capace da sola di stravolgere le sorti di un pianeta intero, così come il personaggio di Star Boy a tratti sopra le righe, ma dai poteri anch’esso imprevedibili e in grado di pareggiare i conti con qualsiasi membro della JL.

venerdì 10 gennaio 2020

Men in black-International


Titolo: Men in black-International
Regia: F.Gary Gray
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il film inizia nel 1996. La futura agente M non è che una bambina quando assiste per caso a una scena destinata a cambiare il corso della sua vita. Un cucciolo di alieno in fuga si è nascosto nella sua stanza. I genitori incontrano gli agenti dei Men In Black, prontamente spara-flashati perché dimentichino l’accaduto. Ma la piccola Molly vede tutto dalla finestra. E da quel momento, il suo unico desiderio sarà entrare in quella segretissima agenzia, delegata a gestire la presenza aliena sulla terra.

L'ultimo MIB è stupido ma non così tanto come mi aspettavo. La coppiata purtroppo non funziona ma diversi elementi o accessori riescono a regalare inaspettatamente un piccolo sorriso che a dirla tutta in due ore sembrava proprio il minimo.
L'universo di MIB non poteva finire, bisognava riadattarlo, renderlo ancora più malizioso, prendere gli attori che vuole il pubblico e regalare ancora più spavalderie, buffonate e risate in grosse dosi per chi mastica un certo tipo di ironia.
La trama è appena un pretesto per fare un gioco nuovo che gli americani con le grosse produzioni piace continuare a fare. Una moda quella di cambiare location da un momento all'altro come per spara-flashare il pubblico e far loro dimenticare cosa stavano guardando fino a un attimo prima. Perchè poi alla fine è così. Il primo film del '97 aveva almeno un Sonnenfeld dietro che prima di finire a morire con pellicole per la happy family aveva almeno diretto il duo decente della FAMIGLIA ADDAMS e con MIB cercava di scimmiottare con la sci-fi con un film innovativo, dirompente che allo stesso tempo avesse qualche scena creepy, ma dotato di una comicità demenziale e in questo la coppia di attori era davvero funzionale nel mischiare generazioni diverse a confronto. Gary Gray è un mestierante che non ha idee o innovazione nel suo cinema, fa quello che gli dicono di fare senza polemiche.
Il problema ancora una volta di operazioni così costose e che servono solo ad intrattenere in un franchise che era meglio non allungare, è il ruolo della donna che come in questo caso, o negli ultimi film della Marvel e della Dc, dovrebbe dare forza e carattere alle eroine femminili, sembra invece a mio avviso sentenziarne delle macchine da guerra e basta fedeli al loro codice di regole da seguire.



martedì 7 gennaio 2020

Mandalorian


Titolo: Mandalorian
Regia: AA,VV
Anno: 2019
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Ambientata nell'universo di Star Wars, la serie si inserisce in un periodo storico compreso tra la caduta dell'Impero e l'ascesa del regno del terrore del Primo Ordine. In questo vuoto di potere viene raccontata la storia del protagonista, un guerriero appartenente al popolo combattente dei mandaloriani, come si evince dalla sua armatura che ha caratterizzato altri personaggi di Guerre stellari come Jango e Boba Fett. The Mandalorian segue le avventure del pistolero solitario, che come cacciatore di taglie si muove negli angoli più remoti della galassia ancora distanti dall'autorità della Nuova Repubblica. Nella sua nuova veste, il Mandaloriano si ritrova in un bar per catturare una delle sue prede, consegnandola poi al suo datore di lavoro, Greef Karga, il quale gestisce un gruppo di cacciatori che include la grintosa e ribelle Cara Dune.
Ben presto, Greef affida una nuova missione ad Mandaloriano: ritrovare un oggetto o una creatura ritenuta molto importante dal facoltoso e misterioso cliente, un potente sostenitore del decaduto Impero ancora protetto dai soldati imperiali. Quando i due si incontrano, l'uomo paga subito il guerriero e gli consegna un localizzatore al fine di poter individuare il suo obiettivo, senza però svelargli cosa sia. Ciò che il Mandaloriano ancora ignora è che il ritrovamento dell'obiettivo non è stato affidato solo a lui, ma anche a un droide, IG-11, che incontra durante l'assalto all'edificio dove si trova nascosto. Raggiunto, i due scoprono finalmente di cosa si tratta, o meglio, di chi si tratta: un neonato... particolare. I due hanno reazioni opposte - il robot vuole uccidere la creatura, mentre il Mandaloriano vuole salvarla.

Mandalorian si affida quasi esclusivamente ad un concetto molto importante e interessante per la sci-fi come per il franchise in generale. Un universo da scoprire pieno di pianeti, razze e culture.
Partendo da questo presupposto la trama è semplice quanto assai funzionale e adatta al contesto: un cacciatore di taglie che fa il suo lavoro stanando criminali in giro per gli universi e che si troverà a fare una scelta importante che cambierà il corso della sua vita e i suoi obbiettivi.
Eppure c'è più Star Wars in Mandalorian che non nell'ultima trilogia uscita.
La mini serie di otto episodi è stata scelta dalla Disney per inaugurare il suo servizio di streaming online Disney+. Dato l’intento manifesto di andarsi a scontrare con i giganti di Netflix e Amazon Prime Video e Hubu, la discesa in campo non poteva che essere guidata da una serie che avesse un pubblico già scritto. Se la paura dei fandom o della setta che si muove dietro Star Wars poteva storcere il naso pensando ad un prodotto di puro intrattenimento che piacesse soprattutto ai più giovani, dovrà ricredersi perchè il vocabolario di Mandalorian è universale, tradotto significa che piacerà a tutti, ma proprio tutti.
E non parlo solo della bella abitudine di partire aprendo e chiudendo gli episodi, facendoli durare poco più di mezz'ora, inserendo tanta roba di qualità ma non troppa da farla precipitare male.
Tutta l'operazione è stata gestita da quel pazzo di Jon Favreau, che seppur come regista appare poco più che un mestierante, come ideatore e produttore sa muoversi molto bene disponendo delle conoscenze giuste avendo un piede nella Disney e un altro nell'universo Marvel che poi sono la stessa cosa.
Mandalorian si sapeva ed è giusto che abbia avuto il suo meritato successo, giocando e puntando tanto sull'avventura, sul non sapere cosa succederà ma volerlo scoprire perché si è sicuri che sarà qualcosa che valeva la pena aspettare, caratteristica che ormai con la saga di successo abbiamo quasi dimenticato.
E poi c'è il protagonista che come Dredd non si toglie mai l'elmo, una creaturina a cui è impossibile non affezionarsi, una banda di criminali su una navicella capitanata da Mark Boone Junior, un villain come Herzog, Clancy Brown e tanti altri splendidi attori che trovano i loro spazi per essere caratterizzati a dovere.
Le storie sono molto semplici, ma proprio questa semplicità permette alla serie di procedere indisturbata e silenziosa, mettendo tutti d'accordo, promuovendo valori e ideali, non mostrando mai una goccia di sangue, ma facendo vedere letteralmente corpi che scompaiono o deflagrano a contatto con armi laser.

giovedì 26 dicembre 2019

Untamed-Regiòn salvaje


Titolo: Untamed-Regiòn salvaje
Regia: Amat Escalante
Anno: 2016
Paese: Messico
Giudizio: 3/5

Guanajuato, Messico. L’incontro con la misteriosa Véronica ha ripercussioni inaspettate sulla vita dei fratelli Fabián e Alejandra, ed in particolare su quest’ultima, intrappolata in un matrimonio difficile e soffocata dal machismo ipocrita del marito Angél.

Regiòn salvaje ha almeno due scene indimenticabili. Tutte e due riguardano il sesso, tutte e due sono collegate tra loro, liberando i sensi e lasciandosi andare ad amplessi o altro.
In una vediamo tante specie diverse di animali in un unico luogo "magico", un angolo del mondo dove il selvaggio domina sul civilizzato, fare sesso senza problemi, di quale altro animale stia loro accanto (magari un predatore..). La seconda scena verso il finale, anche se viene già preannunciato all'inizio del film, l'amplesso tra Alejandra e la Cosa, una sorta di ibrido tentacolare sci-fi metafisico con tanto di tentacoli che si diramano in ogni dove che riaccende pulsioni antiche e primordiali.
Il film di Escalante è molto lento, ha una trama che poteva aggiungere molto di più in termini di scrittura, colpi di scena, fatti e avvenimenti che vengono presi in esame in maniera piuttosto mediocre senza andare oltre se non nel voler essere presuntuoso e provocatorio.
Una storia malsana dove alcuni messaggi di portata fantascientifica, per fortuna solo accennati, danno risalto a quella lotta tra eros e thanatos per tutta la durata del film, denunciando come dramma sociale l'ipocrisia dell'eterosessualità e in un qualche modo mostrata nella sua fragilità e debolezza.
Le donne sono le vere protagoniste alla ricerca di profondità oscure del piacere femminile che i maschi "alfa" non riescono a dar loro, dove subiscono passivamente il sesso e l'infedeltà del marito o il disinteresse del compagno e in cui ogni divergenza dal rigido canone sociale viene nascosto con vergogna, costrette così a rifarsi su una creatura aliena dalle sembianze multi-falliche, cui è attribuito il duplice compito freudiano di seminare piacere erotico e allo stesso tempo la distruzione mortale. Un film che più dei due incidenti e fati di cronaca successi in quegli anni in Messico che il film ricalca, sembra concentrarsi maggiormente sugli istinti, spesso frustrati, abbandonati, assopiti e dimenticati.
Quando si viene incontro con questa creatura, entrambi i sessi danno inizio ad un effetto domino inarrestabile in cui entrandone in contatto, in tutti i sensi, si diventa immediatamente succubi e vogliosi di ritornarci.



Star Wars: Episodio IX – L'ascesa di Skywalker


Titolo: Star Wars: Episodio IX – L'ascesa di Skywalker
Regia: J.J. Abrams
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La resistenza è ridotta a poche unità, il primo ordine dilaga sotto il comando del leader supremo Kylo Ren, ma un messaggio ha turbato la galassia. L'imperatore Palpatine giura vendetta! Ren si mette così alla ricerca dell'origine della trasmissione e arriva a confrontarsi con Palpatine, che gli offre una spaventosa flotta se saprà eliminare la ragazza Jedi, Rey. Questa combatte e si addestra seguendo gli insegnamenti del generale Organa, mentre Finn, Poe e Chewbacca ricevono messaggi da una spia nel Primo Ordine.

Nei saluti finali quando ormai i nostri guerrieri hanno vinto contro il Primo Ordine e la Reisistenza può finalmente festeggiare, tra i tanti saluti vediamo due donne baciarsi in bocca.
Un segno di coraggio della Disney? il bisogno ormai di mettersi in riga con una realtà che ormai il cinema non deve e non può più nascondere?
La scena forse rappresenta la sfida più alta dell'ultimo capitolo della trilogia che chiude o riapre i canali della forza, di una saga infinita, una tra le più enormi e ambiziose macchine da soldi che Lucas creò nel lontano '77, che si siano mai viste.
Se da un lato i toni si sono più addolciti, basta vedere quella serie tv davvero coinvolgente di nome Mandalorian, per capire che non vedremo più sangue, che i corpi scompaiono pur di non mostrare, che ormai per quanto sia una macchina rodata, questa saga ha sempre avuto il villain numero uno: i fan.
Perchè nell'ultimo capitolo di certo c'era una pressione di fondo nel dover chiudere tutte le trame e sotto-trame aperte in precedenza, cercando di edulcorarle il più possibile, cercando di dare pace ai tormenti infiniti di Kylo Ren, dare enfasi a Palpatine mostrando ancora gli assi nella manica che possiede e infine caratterizzare malissimo la protagonista, quella Rey che in fondo non abbiamo mai conosciuto, facendo un salto enorme rispetto al film precedente e facendole fare ogni cosa (im)possibile pensata all'interno del film come ad esempio controllare un'astronave con un gesto della mano (il povero Joda sarebbe rimasto allibito).
Al di là dei meriti tecnici di un budget smisurato e della c.g che si muove come la regia di Abrams con passo svelto senza stare a perdersi in inutili congetture, sposando ancora una volta l'avventura prima della sci-fi e dando vita ad una vaga idea di azione come se fosse un enorme giocattolo dove per assurdo i combattimenti con le spade laser passano in secondo piano per le funamboliche manovre delle astronavi.
Alcune stonature come una narrazione che si apre e chiude da sola senza la presenza di colpi di scena, di trame complesse, ma dando svago e intrattenimento in grosse quantità, risvegliando anche alcuni personaggi che non aveva senso rimettere in quel contesto (Leia su tutti) lascia l'amaro in bocca. Forse l'unico vero pregio del film è di aver cercato quanto più rispetto ai precedenti capitoli, un'atmosfera in più momenti abbastanza oscura e spettrale dove i nostri eroi verranno spesso messi di fronte alle loro debolezze e fragilità, dove le paure, i rimossi e i ricordi giocheranno una carta importante spesso buttata via velocemente ma che continua quell'idea di una morte come condizione transitoria, tanto quanto la vita o forse è proprio quest’ultima a non estinguersi mai del tutto da sempre nell'immaginario della mitologia Lucasiana



sabato 23 novembre 2019

Liquid Sky


Titolo: Liquid Sky
Regia: Slava Tsukerman
Anno: 1982
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un alieno, che si nutre di droga e di una misteriosa sostanza che l'uomo produce durante il rapporto sessuale, trova una perfetta "sistemazione" a casa di due sbandate cocainomani. Da quel momento ogni uomo che va a letto con le ragazze muore. Quando una delle due ragazze capirà che l'alieno è la causa di tutto preferirà scomparire nel nulla con lui.

L'esordio di Tsukerman può essere inserito come uno dei film cardine di un certo filone della sci-fi. I motivi sono tanti e rigorosamente dettati da un sapiente lavoro di scrittura, una messa in scena a tratti sperimentale e surreale e una recitazione più che adeguata.
E'un film anomalo, alieni, droga, misteriose sparizioni, avvistamenti, navicelle che decidono di piazzarsi sopra un grattacielo e godersi un soggiorno sul nostro pianeta (anche se non li vediamo mai) tutto questo quasi sempre senza far ricorso all'azione ma lasciando che le cose accadino magari intuendole da un dialogo. A conti fatti l'opera è infarcita di elementi, scene e momenti suggestivi quanto originali, la Manhattan degli anni '80 con tutte quelle mode, gli stili sofisticati e alternativi dei suoi protagonisti, il linguaggio ricercato, il clima alternativo e mezzo anarchico e poi alcune suggestive musiche elettroniche che riescono in più casi a creare quell'atmosfera di cui il film in alcuni momenti sente il bisogno.
Strano, anomalo, indipendente, un precursore per tanti film a venire che non starò ad elencare.
Mi ha ricordato molto nel come viene scandita la recitazione i film di Paul Morrissey e le opere sperimentali di Andy Warhol, quelle poche con i dialoghi per intenderci.
Da un lato Margaret non può avere orgasmi nonostante ci provi in tutti i modi e questo consente all'alieno di poter scegliere soltanto lei e usarla per adescare le vittime e nutrirsi della sostanza generata dal cervello degli eroinomani al momento dell'amplesso. Ora ci troviamo di fronte ad un film ambizioso, molto psicologico per come approfondisce la sua protagonista, per come Margaret si renda conto che quei freak con cui convive e passa le giornate sono degli idioti, di come il successo sia un'arma a doppio taglio, di come tutti cerchino tutti solo di portarsela a letto e avere droga gratis, un dramma interiore sviluppato facendola disilludere su quanto capiti attorno a lei.
Liquid Sky è un film veramente difficile da catalogare, film di questo tipo ne esistono davvero pochi, ha una sua fisionomia che lo rende a tratti irresistibile e in altri momenti qualcosa di allucinato e non sempre chiaro nelle sue ambizioni e intenti , ripetitivo e a volte anche noioso quando assistiamo ai dialoghi a volte privi di senso della galleria di freak.
Un film di stampo femminista girato da un regista russo di origine ebraica trapiantato in America.





venerdì 15 novembre 2019

Stranger Things-Terza stagione


Titolo: Stranger Things-Terza stagione
Regia: Duff brothers
Anno: 2019
Paese: Usa
Stagione: 3
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

È il 1985 a Hawkins, Indiana, e il caldo estivo si fa sentire. La scuola è finita e c’è un nuovissimo centro commerciale in città. I ragazzi di Hawkins stanno crescendo e le dinamiche amorose incrinano i rapporti del gruppo, che deve imparare a crescere senza allontanarsi. Nel frattempo il pericolo si avvicina. Quando la città viene minacciata da nemici nuovi e vecchi, Undici e i suoi amici si ricordano che la minaccia è sempre dietro l’angolo e sta crescendo. Ora si dovranno unire e cercare di sopravvivere, ricordandosi che l’amicizia è più forte della paura.

E fu così che ci scappò anche la lacrimuccia. Forse era pure uno degli intenti di questa roboante terza stagione, un fulmine a ciel sereno, un arcobaleno di atmosfere e colori, un passo in avanti rispetto a tutto quello che finora era stato fatto e partorito già comunque con ottimi risultati e intenti.
In otto episodi è così tanta la carne al fuoco, gli eventi, l'azione concitata, i personaggi ancora più complessi e portatori di misteri e forse la stagione che meglio di tutte nella storia del cinema ha saputo riaffondare le sue radici sul concetto di amicizia e riassumere alcuni stereotipi e archetipi rendendoli squisitamente appetibili e deliziosi per tutti i target d'età mettendo d'accordo genitori e figli, coppie, adolescenti, amanti del cinema di genere, nostalgici e tanto altro ancora. Quanto sono importanti i legami, quanto la famiglia, il senso di sacrificio che raggiunge fasti immensi come l'ultimo episodio dimostra. La saga che dalla prima stagione mi aveva lasciato quei dubbi e quelle perplessità sul fatto che fosse così esageratamente nostalgica e fondata unicamente sul gioco cinefilo dei rimandi all’immaginario nerd e cinematografico degli anni Ottanta, lasciandomi interdetto su come potessero andare avanti misurandosi su terreni già intrapresi, luoghi comuni e immaginari già masticati mi ha colpito portandomi a riesaminare tutto l'esperimento della coppia di registi. Eppure se forse gridare al miracolo potrebbe sembrare esagerato, sospendendo l'incredulità lasciando scorrere numerose riflessioni, scene d'azione e non-sense a bizzeffe, l'atmosfera di quest'ultima stagione dimostra di regnare sovrana, creando ancora di più misteri, suggestioni, unioni, rivalità, scontri, misurandosi con personaggi a cui è impossibile non affezionarsi e che crescono in tutto e per tutto con una caratterizzazione sempre più impressionante e umanamente viva, reale e toccante. ST3 è universale per usare un termine che sappia dare senso e provare a toccare tutti i punti, in un mondo ludico dove si passa con incredibile facilità da un estremo all'altro, da una risata ad uno squartamento, da una location all'altra, misurandosi con universi paralleli, creature orrorifiche, possessioni, personaggi indimenticabili, sacrifici e tenendo i sentimenti e le emozioni sempre come capisaldi sapendo toccare importanti fasti per quanto concerne l'empatia e la potenza narrativa.
ST3 è forte quanto sincero, introduce russi simpatici quanto portatori anch'essi di segreti nel sottosuolo, di esperimenti cosmici e diventando altalenanti con la galleria di creature e mostri che non mancano di saper esprimere anche quella parte creepy e nascosta, quell'horror viscerale che tutti i fan giustamente esigono.
Sembra strano ma è una di quelle saghe che potrebbe non finire mai, continuando all'infinito, allargando quella fase di giochi che non vorremmo mai abbattere, quel muro che ci ricorda l'infanzia e con cui questa saga ci ricongiunge, quell'essere al passo coi tempi esprimendosi nel passato, senza dimenticare la crew di attori emergenti funzionalissimi, dove però i più grandi emergono con ancora più spessore, Hopper su tutti, sapendo "uscire di scena" in maniera più che memorabile.