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giovedì 12 maggio 2022

Cobra Kay-Season 3


Titolo: Cobra Kay-Season 3
Regia: AA,VV
Anno: 2020
Paese: Usa
Stagione: 3
Episodi: 10
Giudizio: 3/5

Dopo gli eventi narrati nelle prime due stagioni i personaggi si trovano dinanzi a una situazione d’instabilità all’indomani della violenta rissa avvenuta tra i ragazzi dei due Dojo del liceo. Dopo tale evento Daniel cerca le risposte alla sue domande nel suo passato mentre Johnny cerca la redenzione. In tutto ciò Kreese continua a manipolare i suoi studenti vulnerabili appagando la propria sete di dominio.

Cobra Kai 3 è sicuramente meno bella e interessante rispetto alle prime due stagioni presenti su Netflix, ma riesce comunque a vincere e a convincere, soprattutto con l’ottimo cliffhanger finale e l’idealizzazione del personaggio di Johnny Lawrence che da solo riesce a reggere e a trascinare l’intera baracca. E poi un tuffo nel passato con Daniel che per non far fallire l'azienda torna ad Okinawa e senza nemmeno farlo apposta incontra il suo passato e il suo antagonista di Karate Kid 2, il quale memore anch'esso della sconfitta ne approfitterà per insegnare a Daniel una tecnica molto importante. Se il nemico comune sembra essere Kreese che si impossessa definitivamente del Kobra Kay, dall'altro non mancano altri sviluppi narrativi e incursioni del passato come Ali Millis, la vecchia fiamma, e l'arrivo nel finale di Terry Silver. Quella tra Cobra Kai e Miyagi-Do e il teen drama, al quale viene dato ampio spazio nelle prime due stagioni, per essere poi ridimensionato nella terza, sintomo della crescita dei ragazzi; questo però non toglie che la serie tv resti un prodotto principalmente per giovani. Paradossalmente, nell’ultima stagione, l’aspetto del “drama” si sposta sugli adulti, alle prese con rivalità, vecchi amori e social network.
L’unione di questi aspetti crea, a sua volta, un’equa divisione tra il prendersi sul serio e il non prendersi troppo sul serio perché in alcune occasioni ci verrà ricordato che ci sono problemi ben più grandi da affrontare, legati alla famiglia, al bullismo e all’alcol.

Cobra Kay-Season 4


Titolo: Cobra Kay-Season 4
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Stagione: 4
Episodi: 10
Giudizio: 3/5

Daniel Larusso e Johnny Lawrence uniti loro malgrado per affrontare una minaccia comune, il Cobra Kai. I sensei hanno messo da parte le loro divergenze per unire le forze e per scacciare una volta per tutte il Cobra Kai dalla Valley. John Kreese non rimarrà però a guardare e chiamerà in soccorso una vecchia conoscenza. Un alleato che tutti noi, fan dei film, conosciamo bene. Altri non è che Terry Silver, il diabolico e malvagio sensei di Karate Kid III, colui che riuscì a instillare una crepa tra Daniel e il maestro Miyagi.

Serie tanto stimolante quanto divertente, tanto nostalgica quanto attuale, Cobra Kai 4 ci offre molto più di una ragione per amarla ed apprezzarla, dimostrando di non aver perso né il ritmo né la magia e lasciandoci con un gran finale che segnerà sicuramente la prossima stagione con un altro attesissimo torneo di cui alla fine in quattro stagioni ne abbiamo visti ufficialmente soltanto due.
L'arrivo di Silver molto più viscerale e manipolatorio di Kreese è anche più brillante e intelligente, tenderà a sviluppare il suo piano che avrà il culmine nel climax finale ai danni di Kreese.
Dall'altro continuano i cambi di direzione da parte di alcuni allievi che spostano gli intenti e gli obbiettivi, chi passando dal lato oscuro e chi tornando sulla retta via, in questo le vicende travagliate dei personaggi continuano dentro e fuori il dojo. In particolare la preparazione atletica degli ultimi episodi compreso il torneo riacquistano lo spirito più puro della serie aumentando le coreografie ed i combattimenti. Più violento ed organizzato, ogni personaggio ha il suo momento per brillare nel torneo. Senza procedere verso l’aggressività eccessiva, la serie sottolinea che la competizione tra i dojo è appena iniziata. L'ultima, che poi ultima non è, si concentra nell’esplorazione di punti di vista stimolanti, nostalgici e divertenti. Non ha perso né il ritmo né la magia e nemmeno la rivalità tra Daniel e Johnny, vero motore della storia e filo diretto della vicenda.



martedì 12 aprile 2022

Peacemaker


Titolo: Peacemaker
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Ancora una volta il talento di James Gunn si fa sentire e ancora una volta l'autore e alle prese con un supereroe in un prequel del suo ultimo divertentissimo film.
SUICIDE SQUAD sequel infatti era riuscito nel difficile compito di offrire un paio d’ore di spettacolo divertente, splatter, caciarone, violento, grottesco, deliziosamente imbecille, con poco o nessun collegamento al film precedente ripudiato dalla DC.
Quello che si capiva, però, era che John Cena con il suo personaggio davvero contorto per quanto fosse stupido fino al midollo, era effettivamente riuscito a imprimere un carisma tutto particolare e una fisicità molto riconoscibile a un personaggio che aveva qualcosa più degli altri, in termini di capacità di divertire e finire in situazioni assurde.
Un protagonista che poteva effettivamente avere uno show a sé dedicato, a patto di dargli una maggiore profondità e respiro, mettendogli in bocca frasi senza senso e dialoghi a volte così stupidi prima di scene truculente o in scelte di tempi sbagliatissimi.
Una trama a metà fra l’action e la spy story, parlando di complotti, governo corrotto, alieni, invasioni, nazisti, supremazia ariana.
Con un padre nazista anche lui con dei segreti nascosti e in grado di tirare fuori un costume pericolosissimo, l'uccisione involontaria del fratello da parte dello stesso Cristopher da piccolo,
la scena quasi nel finale dove insulta la Justice League (si intravedono solo Momoa e Miller).
Non c’è un solo personaggio, nemmeno quelli teoricamente più rigidi e tutti d’un pezzo, che non si porti dietro una qualche quota di idiozia, o qualche buffa fragilità, o una vera e propria follia psichiatrica che lo porta, nel momento in cui è messo in relazione con gli altri, a costruire scene dal sapore surreale in cui ci si dimentica di stare seguendo una storia teoricamente action, per divertirsi con il semplice accumulo di stupidità. Bisogna anche dire che a volte proprio gli stessi dialoghi diventano pretestuosi, goffi e sciatti, allungando il brodo in scene in cui mancava il minutaggio.
I personaggi variano molto, se alcuni riescono ad essere caratterizzati molto bene come Adrian Chase, Auggie Smith, Judomaster ed Emilia altri come Leota Adebayo sono dei clamorosi flop.

martedì 28 dicembre 2021

Hawkeye


Titolo: Hawkeye
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 6
Giudizio: 3/5

Hawkeye espande la storia di Clint Barton, un ragazzo cresciuto in una famiglia piuttosto disastrata, all'ombra di un padre violento e alcolizzato che, dopo anni di schiaffi e grida, è morto in un incidente d'auto, portandogli via anche sua madre e lasciandolo improvvisamente orfano. Dopo essere stato spedito all'orfanotrofio e aver trascorso sette anni della sua vita passando da una famiglia affidataria all'altra, Clint ha deciso di fuggire per unirsi al Circo Tibolt e farsi addestrare dallo Spadaccino e da Trick Shot per diventare un infallibile arciere. Diversi anni dopo, lo ritroviamo tra i Vendicatori e lo vediamo decidere di lasciare l'incarico di supereroe per dedicarsi alla famiglia, passando il testimone alla giovane e intraprendente Kate Bishop.
Lei, grande fan di Occhio di Falco e con il sogno di diventare un giorno una supereroina, diventa velocemente la sua protetta. Irritante ed equamente carismatica, Kate causerà tuttavia una serie di problemi con i quali Clint dovrà fare i conti ma che lo aiuterà anche a tornare dalla sua famiglia in tempo per Natale.
 
Hawkeye dimostra un'altra volta l'incredibile prolificità dell'universo MCU dai lungometraggi alle serie tv. Proprio queste ultime hanno avuto un esodo importante e stanno aumentando, esplorando quanti più personaggi e universi possibili e soprattutto rispettando le premesse magari sciorinate negli easter eggs dei film. In questo caso si parte dall'easter eggs di Black Widow e la promessa di Yelena Belova di vendicare la propria sorella quando le è stato detto è proprio Occhio di Falco in Avengers-Endgame ad ucciderla. Si esplora il passato di Clint e il suo bisogno nei 5 anni di solitudine di inventarsi Ronin e fare massacri a destra e a manca. Senza farlo apposta tutto tornerà e dovrà sconfiggere i suoi demoni del passato che includeranno Maya Lopez.
C'è poi la piccola Vendicatrice Kate Bishop figlia di una ricchissima donna alle prese involontariamente con operazioni criminali che includono alcuni super boss come l'ultimo episodio mostrerà. Kate è cresciuta con il mito di Occhio di Falco visto durante l'attacco alieno in Avengers-Age of Ultron, il quale le ha dato un obbiettivo scoprendo il coraggio di un umano senza poteri che combatte nemici molto potenti e agguerriti. Kate è la tirocinante sveglia che impara in fretta.
Clint sembra farlo apposta a non riuscire mai a stare con la propria famiglia. L'arco temporale abbraccia la settimana prima del giorno di Natale dove finiti i compiti e sconfitti i nemici, l'eroe tornerà al proprio ovile. Tra ironia, pochissima violenza e morti, ritmo altalenante, personaggi caratterizzati bene e con una loro evoluzione. I colpi di scena per alcuni personaggi come Jack Duquesne, anche se i cattivi però risultano davvero poco carismatici dove il big boss arriva però solo nell'episodio finale. Chissà se è un caso che due importantissimi personaggi della serie Daredevil-Season 1 compaiano uno qui e uno nell'ultimo Spider Man-No way home

mercoledì 15 dicembre 2021

Monstrum (2018)


Titolo: Monstrum (2018)
Regia: Huh jong-ho
Anno: 2018
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 2/5

Uno strano oggetto misterioso appare improvvisamente a Joseon. A causa di questo strano oggetto, si diffonde un'epidemia che minaccia la vita delle persone. Yoon Gyeom, Sung Han, la figlia di Yoon Gyeom Myung e Heo uniscono le forze per annientare l'epidemia.

“Questo film è basato su eventi storici registrati negli Annali della Dinastia Joseon”
Monstrum è un super blockbuster coreano storico. Un 'opera che intreccia intrighi di corte, tradimenti, epidemia, tantissimi combattimenti, peste e un mostro gigantesco. E'rarissimo che un film coreano sia un flop per il sottoscritto, in questo caso tutto il lavoro delle maestranze, i costumi, la messa in scena e tanto altro sono come sempre ai massimi livelli, eppure ciò che rimane davvero troppo scontata è una storia vista ormai in tutte le formule e varianti con l'immissione di un mostro che alla fine è un leoncino timido e indifeso fatto diventare un mostro per colpa del solito tiranno che ama collezionare animali rari e selvaggi torturandoli. Monstrum forse vuole essere un titolo metaforico sulla mostruosità e le efferatezze degli uomini che superano più che mai quelle dei "mostri" se così vogliamo intenderle.
Eppure anche la storia principale con questo padre e sua figlia e lo zio che devono prestare servizio al cospetto di un re malvagio dove finiranno all'interno di scorrerie e complotti di corte non riesce mai a diventare intrigante, lasciando sempre da parte quella componente narrativa in grado di rendere la storia misteriosa e avvincente con in aggiunta qualche buon colpo di scena.

mercoledì 20 ottobre 2021

Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli


Titolo: Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli
Regia: Destin Daniel Cretton
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sean e Katy sono amici e colleghi a San Francisco dove, nonostante ottimi risultati negli studi, lavorano come parcheggiatori in un lussuoso hotel. Sebbene la famiglia e gli amici di Katy cerchino di spingerla verso altre professioni, la ragazza preferisce un'esistenza semplice con serate insieme a Sean al Karaoke. Quando una banda di energumeni aggredisce Sean su un autobus per rubargli un amuleto di giada, lui è costretto a dimostrare le proprie straordinarie capacità nelle arti marziali. Svela quindi a Katy la sua vera identità: è Shang-Chi, cresciuto come assassino da suo padre, l'immortale Wenwu a capo dell'organizzazione criminale dei dieci anelli. Per salvare la sorella Xialing dagli sgherri del padre, parte per Macao insieme a Katy: sarà l'inizio di una incredibile avventura.
 
Shang-Ci era un personaggio che proprio non conoscevo, pensavo fosse una specie di parente di Iron Fist ma mi sbagliavo. Ciò detto al cinema avevo qualche dubbio nel non sapere che cosa aspettarmi visto che la Marvel spesso è un piano della bilancia che propende per progetti molto simili tra di loro. Invece qui l'effetto paradossalmente è tra i migliori degli ultimi anni con due atti netti, il primo realistico tra San Francisco e Macao e il secondo del tutto fantasy in un mondo sconosciuto dominato da creature leggendarie, draghi e mostri giganteschi. Insomma il top dell'esagerazione per un film d'avventura in grado come sempre di mettere tutti d'accordo sul target, regalandoci la perla sui titoli di coda di quanto siano antichi gli anelli anche rispetto alle gemme e poi un film con tantissima azione, qualche scorcio di epicità presa dai film wuxiapian (wushu contro tai-chi), la filosofia taoista, il bene contro il male, l'eroe che deve salvare il mondo ma con in aggiunta tanta ironia a volte quasi esagerata come capita per quasi tutte le battute di Katy.
La parte a Macao con il palazzo dei combattimenti clandestini è pura goduria così come l'aver saputo mettere insieme tematiche orientali, un protagonista sconosciuto, Tony Leung che sembra tornato un ragazzino e molto altro ancora per più di due ore che scorrono velocissime.


domenica 17 ottobre 2021

Snake Eyes-G.I Joe le origini


Titolo: Snake Eyes-G.I Joe le origini
Regia: Robert Schwentke
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un bambino sfugge alla squadra di assassini che ha ucciso suo padre. Vent'anni dopo lo ritroviamo con il nome Snake Eyes in gabbie per combattimenti senza regole, dove sconfigge ogni avversario. Qui lo avvicina Kenta, un boss della yakuza, con un'offerta che non può rifiutare: scoprire la verità sugli assassini del padre. Lavorando per lui, Snake Eyes si avvicina a Thomas della famiglia Arashikage, a cui salva la vita. Ottiene così la possibilità di entrare nel clan... a patto che superi tre prove, l'ultima delle quali mortale. Nel mentre alza la testa anche l'organizzazione terroristica Cobra, in particolare la sua bella e letale Baronessa.
 
Premetto che la saga dei G.I. Joe mi ha sempre fatto pensare ad un progetto fallimentare a priori con esiti nefasti e un cast sprecatissimo per una saga che di fatto non ha mai avuto una trama decente. Per questo mi sono apprestato a vedere questo spin off senza di fatto aspettarmi nulla ma pensando di mettere a riposo il cervello dopo pellicole de facto molto più intense.
E così è stato. Eppure piacevolmente dal momento che il film di Schwentke (un mestierante con una filmografia abbastanza squallida) come sempre gode di un buon budget e almeno riesce a imbastire una storia di vendetta, clan, combattimenti interessanti, personaggi purtroppo stereotipati a tutti gli effetti, ma almeno in grado di avere una struttura e una continuità di trama con qualche piccolo colpo di scena e senza perdersi per strada come è capitato in tutte le altre pellicole. Dopo un pretesto assurdo che rischiava di far finire tutto a rotoli, almeno tra tradimenti, complotti e quant'altro, per essere un film commerciale, un blockbuster pieno di effetti speciali e ninja che saltano da una parte all'altra mi ha evitato sbadigli e di finire a scorrere la home page di Facebook.


Jiu Jitsu


Titolo: Jiu Jitsu
Regia: Dimitri Logothetis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ogni sei anni, un antico ordine di combattenti jiu-jitsu unisce le forze per sconfiggere una feroce razza di invasori alieni

Apostoli del cinema del menare Jiu Jitsu si conferma l'ennesima occasione blanda sprecata per un film così confuso dove addirittura l'alieno si metterà le mani nei capelli. Ultimamente più che Cage è Jaa quello che non si accorge della demenza dei film a cui prende parte e MONSTER HUNTER tra le fesserie recenti ne è un ignobile riprova. Ma questo sembra andare ben oltre, non parlando affatto di arti marziali ma usando il nome come pretesto per una bolgia infernale dove questo essere sceglie accuratamente i tamarri più inflazionati sulla terra per un combattimento all'ultimo sangue.
Parlare di b movie e di trash non rende l'idea. Questo gruppo che mischia i GI Joe e gli Explendables sembra girare a vuoto tra battaglie, una sorta di iniziato con simboli e un clan che vuole riportarlo dalla sua dopo che questo ha perso la memoria. Un film che non si può solo definire confuso e dove i combattimenti, che dovevano essere il fiore all'occhiello, non sono nemmeno così interessanti e articolati. Un film davvero imbarazzante e mi spiace più che per Cage per Grillo a cui sinceramente mi sono just a little bit affezionato.

lunedì 16 agosto 2021

Record of Ragnarok-Season 1


Titolo: Record of Ragnarok-Season 1
Regia: Kazuyuki Fudeyasu
Anno: 2021
Paese: Giappone
Stagione: 1
Episodi: 12
Giudizio: 4/5

Gli uomini spadroneggiano sulla Terra ormai da troppo tempo, ma gli Dei non sono più disposti a sopportare la loro arroganza. Così, decidono di porre fine una volta per tutte alla specie umana, nociva non solo per se stessa, ma anche per qualsiasi forma di vita vegetale e animale sul pianeta. Una voce, una sola, unica voce, riecheggia in difesa degli uomini. È quella di Brunilde, la maggiore fra le Valchirie, che ha invece una proposta un po’ differente dalla cancellazione indiscriminata della specie umana dalla faccia della Terra: un torneo. 13 combattenti umani e 13 divini si scontreranno fino alla morte in un’arena per decretare infine quali saranno le sorti della specie umana, che ha, come unica speranza per continuare a sopravvivere, quella di uscire vincitrice dalla maggior parte dei combattimenti a cui dovrà prendere parte.

Record of Ragnarok è quanto di più tamarro, ignorante, spettacolare e borioso in cui ci si poteva imbattere. 12 episodi che corrono alla velocità della luce per una messa in scena tutta praticamente all'interno dell'arena a parte qualche flash back sulle origini delle divinità e degli eroi che andranno a combattere. Un anime senza nessuna pretesa, un torneo di pura violenza con pochi fronzoli, qualche dialogo imbarazzante, personaggi come sempre edulcorati e stilizzati alla perfezione e un impianto in fondo con pochissime regole, metriche basse e toni alti, mazzate e splatter a gogò.
Certo per essere un manga nipponico la mitologia e il folklore cerca di rimanere più accostato alla tradizione orientale e infatti alcuni guerrieri soprattutto umani porranno qualche domanda circa la loro fama. Nei primi 12 episodi ci saranno i primi tre incontri e viene presentato il quarto in una Londra ottocentesca dove combatteranno Ercole vs Jack lo Squartatore.
Gli altri nomi noti e meno noti sono rispettivamente: Lu Bu Fengxian (grande guerriero cinese del II secolo d.C.), Qin Shi Huang (il primo imperatore cinese, vissuto nel III secolo a.C.), Sakata no Kintoki (una figura semileggendaria del folklore nipponico), Kojiro Sasaki (spadaccino giapponese del ‘600), Raiden Tameemon (lottatore di sumo della fine del ‘700) e Okita Soji (altro grande spadaccino del periodo Edo, nell’800).
Thor vs Lu Bu
Zeus vs Adamo
Poseidone vs Kojiro Sasaki
Tra gli altri dovrebbero arrivare Buddha per gli umani, Re Leonida di Sparta, Nostradamus, Nikola Tesla, del cecchino finlandese della Seconda guerra mondiale, Simo Häyhä e Grigorij Rasputin
Gli incontri peraltro sono tutt'altro che telefonati e i colpi di scena sorprenderanno notevolmente

martedì 11 maggio 2021

New Gods Nezha Reborn


Titolo: New Gods Nezha Reborn
Regia: Yang Tianxiang
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 4/5

Tremila anni dopo che Nezha ha combattuto in mare, Li Yunxiang, un giovane fattorino della città di Donghai, scopre di essere la reincarnazione di Nezha. Mentre scopre – e cerca di padroneggiare – i poteri, i suoi vecchi nemici riappaiono, pronti a vendicarsi per l sconfitta con il Dragon Clan.
 
A distanza di pochi anni da Ne Zha campione d'incassi in Cina e miglior film d'animazione, arriva targato Netflix, un'altra versione o rappresentazione di questo mito cinese. Quest'ultimo è connotato da un'atmosfera post moderna a differenza dell'antichità del film di Yu Yang.
Li è un giovane inconsapevole dei suoi poteri facente parte di una sorta di resistenza per colpire i ricchi e ha un talento fuori discussione come pilota di moto. Sembra di vedere l'inizio di Ready player one. Questa trasposizione a differenza del precedente film di Yang non ha una tecnica e uno stile d'animazione così pulito e perfetto eppure riesce a colmare tutti i difettucci con una storia seppur canonica piena di colpi di scena e roboanti scene d'azione. Quando subentra lo scimmiotto come mentore, i draghi anch'essi presenti, tutta la galleria di mostri e personaggi caratterizzati molto bene, il film si apre ad una concatenazione di eventi causa effetto per regalare intrattenimento ma anche una desamina sui lati d'ombra di noi stessi, sui sentimenti, sulla lotta interiore e sulla scelta a volte difficile da prendere. Un film che ancora una volta riesce ad andare oltre il plot narrativo per dare forza ed enfasi ad una scheggia impazzita di quel folklore cinese che sta ritornando in auge.

Mortal Kombat (2021)


Titolo: Mortal Kombat (2021)
Regia: Simon McQuoid
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Cole Young, campione di MMA, è perseguitato dai Cryomancer e da Sub Zero, il miglior guerriero dell'impero. La ragione si nasconde nella sua eredità, che Young ignora, e su quel marchio del drago che l'uomo ha sin dalla nascita. L’Imperatore dell’Outworld, Shang Tsung, lo vuole morto ed è per questo che Cole, preoccupato che possa accadere qualcosa di terribile alla sua famiglia, decide di mettersi in viaggio alla ricerca di Jax e Sonya nata anche lei con il marchio.
Cole si reca nel tempio dedicato a Lord Raiden, un antico Dio che protegge Earthrealm, sotto cui si rifugiano tutti coloro che hanno sulla pelle il marchio del drago. Qui l'uomo fa la conoscenza di Liu Kang, Kung Lao, Kano, guerrieri esperti che si allenano nel tempio e con cui Cole inizia a esercitarsi per combattere contro l'Outworld così da salvare la sua famiglia.
 
Ammetto che ho preferito il film del 1995. Mortal Kombat è un film che tutti i fan attendevano.
Si parlava come di qualcosa di violentissimo che avrebbe ridato enfasi alla saga e magari creato una serie di sequel (che nonostante tutto sembrerebbe proprio così). Se dal punto di vista tecnico e qualitativo il film non sbaglia nulla, la storia è troppo fuori luogo creando alleanze impossibili (Kano) e con Sub Zero che sembra quasi una sorta di co protagonista. Il duello e la rivalità con Scorpion è un elemento che ho apprezzato contando che nel film di Anderson i due andavano a braccetto ed era inconcepibile vista la rivalità tra i due clan. Prevale l'elemento del marchio che sceglie i predestinati e crea di conseguenza a seconda della propria crescita personale il potere designato.
Alcuni villain sono poco più che comparse, i protagonisti sono un gruppo variegato su cui spicca Cole, protagonista indegno senza una giusta caratterizzazione e con una recitazione dell'attore davvero pessima. Se da un lato il background dei personaggi qui è più strutturato e coinvolgente (ma non per tutti) lo stesso non si può dire per il ritmo che da metà in avanti diventa lento e noioso, nota impossibile per un film di questo tipo e che il film di Anderson nonostante le sue ingenuità almeno possedeva un ritmo incessante.

Mortal Kombat (1995)


Titolo: Mortal Kombat (1995)
Regia: Paul W. S. Anderson
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sonya, Lui Kang e Johnny Cage sono tre esperti di arti marziali che lottano contro avversari demoniaci per salvare il destino del mondo.
 
In assoluto uno dei migliori film tratti dai video giochi. Mortal Kombat diretto da Anderson (uno dei suoi film migliori come messa in scena) è una tamarrata pazzesca volutamente trash e così piena di imperfezioni e testosterone da renderlo fantastico per gli amanti del video ludico.
Una continuum di combattimenti con scenografie interessanti quanto penose nel tentativo di prendersi sul serio. Un gruppo di personaggi armati di stereotipi e una storia di una banalità pazzesca. Eppure per chi come me giocava al videogioco e in quegli anni riuscì a vedere il film al cinema, è rimasto un affetto in parte immotivato rispetto a questa pellicola che comunque rispetto al sequel e a tanti film tratti dai videogiochi può vantare una sua dignità.

martedì 27 aprile 2021

Ne Zha


Titolo: Ne Zha
Regia: Yu Yang
Anno: 2019
Paese: Cina
Giudizio: 4/5

Il giovane Nezha è nato da una perla celeste del Signore Primordiale dei Cieli. Con poteri unici e straordinari, si è ritrovato presto emarginato, odiato e temuto. Destinato da un'antica profezia a portare distruzione nel mondo, Nezha dovrà scegliere tra il bene e il male per spezzare le catene del destino e diventare un eroe.

Ne Zha è un altro validissimo esempio di messa in scena della mitologia cinese e il suo folklore dopo alcuni fasti assoluti come lo Scimmiotto, il celebre libro di Wú Chéng'ēn.
Divinità e uomini, demoni e altre creature nascoste nei cieli, nella terra e confinate sotto la terra.
Ne Zha non ha davvero niente da invidiare alle produzioni Disney e tutto il suo universo.
Un'opera intensa, un viaggio dell'eroe, un bambino/demone che incarna tanti aspetti di una personalità più che mai complessa e ambigua. Un film pieno d'azione, di effetti speciali mai esagerati, una miscela di colori e atmosfere sinuose e perfette, musiche sposate alla perfezione e uno stile d'animazione che rasenta la perfezione.
La storia è basata su un articolato testo di Xu Zonglin, vissuto durante la dinastia Ming, noto come "L'investitura degli dèi", di cui Jiaozi adatta molto liberamente gli episodi cruciali di Nezha, una figura mitologica molto amata in Cina e già arrivato al cinema, alla Tv, al fumetto e al videogame. Ne Zha spero segni l'inizio di un nuovo avvio per l'animazione cinese contando che i numeri che questo film ha mosso sono infatti quelli dei maggiori successi della storia; maggiore incasso in Cina per un film d'animazione, maggiore incasso della storia per un film d'animazione non anglofono (superando quindi tutta l'animazione giapponese), e secondo maggiore incasso della storia per un film non anglofono. Ne Zha segna anche un ulteriore passo avanti in termini di ritmo e montaggio, infatti qui l'apparato spettacolare è ancora più evoluto e al servizio di una regia spericolata e a tratti estremamente dinamica con scene divertenti altalenandole a scontri cruenti e momenti commoventi.

giovedì 17 dicembre 2020

Gundala


Titolo: Gundala
Regia: Joko Anwar
Anno: 2019
Paese: Indonesia
Giudizio: 3/5

Abbandonato da tutti, un ragazzo decide di aiutare gli altri proprio quando l'intera nazione va in crisi.

L'Indonesia negli ultimi anni è stato sinonimo di botte e cinema action di arti marziali con incursioni un po dappertutto per quanto concerne la violenza. Gundala avvicinandosi ai comics, ha più o meno le stesse ambizioni e finalità, con un viaggio dell'eroe per cercare di salvare il suo disastrato paese. E' così che il piccolo Gundala perde il padre ucciso perchè lottava per i diritti dei lavoratori e cresce solitario senza madre aiutato da altri randagi come lui.
Joko Anwar è in uno stato creativo molto importante avendo girato film diversi con finora l'opera migliore che per me rimane l'horror Impetigore
.Eppure Gundala convince solo in parte nel suo voler comunque essere un film di genere.
Troppi combattimenti di cui alcuni coreografati abbastanza maluccio, dato inaspettato avendo a disposizione maestri di Silat che come per la saga di Raid Redemption al di là della velocità colpivano duro facendo proprio male.
Qui invece sembra quasi un allenamento. Andando avanti come dramma sociale è troppo stereotipato, lento e lungo nello strutturare una storia di fatto molto semplice ma che prova e cerca di essere a suo modo complessa in alcune parti sfiorando un discorso sulle diseguaglianze che tutti ormai conoscono. Gli orfani nel finale e la battaglia con l'eroe sono tra i momenti più belli perchè almeno ridanno enfasi all'action come a sottolineare una caratteristica intrinseca di una pellicola come questa e forse fino a prova contraria il momento più alto.

domenica 11 ottobre 2020

Tartarughe Ninja alla riscossa


Titolo: Tartarughe Ninja alla riscossa
Regia: Steve Barron
Anno: 1990
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

New York vive un'ondata di criminalità che parte dal "Club del Piede" capeggiato da un giapponese maestro di arti marziali. A contrastare il club intervengono le quattro tartarughe ninja mutanti, divenute gigantesche e umanoidi a causa del contatto con sostanze radioattive. Le tartarughe, ghiottissime di pizza, sono delle macchine da combattimento e liberano New York dai cattivi.

Avevo otto anni quando vidi il film al cinema. Al tempo lo trovai ben misurato unendo azione, costumi tutto sommato decenti e una sub cultura quella del clan del piede interessante e attuale oltre il personaggio di Casey Jones. Un film che a dispetto dei sequel decisamente inferiori (il terzo poi è da dimenticare) cercava come poteva di unire avventura, riflessione e temi sociali con le diseguaglianze sociali di questa nuova specie ibrida che dalle fogne cercava di portare serenità e giustizia in una società sempre più allo sbaraglio.
In particolare la storia di Penny più delle tartarughe riusciva ad essere legata ad una ribellione giovanile, il difficile cammino di formazione e la prova iniziatica per arrivare infine a decidere a cosa appartenere. Un film che visto oggi appare effettivamente datato ma il make up di quei tempi quando ancora non era così sfacciata la c.g, aveva un suo senso compiuto andando a definire come meglio poteva alcune scene di combattimenti e inseguimenti.

Tartarughe Ninja 2-Il segreto di Ooze


Titolo: Tartarughe Ninja 2-Il segreto di Ooze
Regia: Michael Pressman
Anno: 1991
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il perfido Shredder, nemico giurato delle Ninja Turtles, rapisce il prof. Perry e si impossessa di una sostanza capace di mutare gli esseri viventi in mostri. Spera così di sconfiggere definitivamente le odiate tartarughe. Ma non ha fatto i conti con i loro amici.

Era difficile immaginare che l'antagonista nel film precedente fosse morto cadendo in un camion della spazzatura. Il sequel affronta il tema della trasformazione, degli esperimenti genetici in laboratorio, di sostanze tali da indurre un cambiamento e facendo riflettere le tartarughe e in particolare Splinter, creando invece dall'altra parte due mostri che purtroppo per limiti di budget si rivelano due pupazzi ridicoli e improbabili.
Anche in questo caso alla regia c'è un mestierante scelto a caso che non riesce mai a dare quel tocco di classe o quell'estro in più al ritmo del film. Tutto appare scontato non riuscendo come solo il primo ha saputo fare, risultare meno banale e più cupo con musiche e un'ironia di fondo delle tartarughe che lasciava presagire qualcosa di buono ma che per intenti e motivi legati al marketing e al successo di pubblico ha dovuto saper accontentare ancor di più e mettere d'accordo tutti i target possibili.

Tartarughe Ninja 3-Viaggio Nel Tempo


Titolo: Tartarughe Ninja 3-Viaggio Nel Tempo
Regia: Stuart Gillard
Anno: 1992
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Nel Giappone del diciassettesimo secolo un giovane samurai si ribella al padre e finisce, a causa di un trasferimento temporale, nella New York contemporanea. Al contrario, April (la giornalista amica delle tartarughe) si ritrova nel Giappone antico. Donatello, Michelangelo, Raffaello e Leonardo si danno da fare per risolvere il problema

Imbarazzante. Il terzo capitolo delle TMNT risulta meno credibile dei precedenti slacciandosi dal contesto urbano e finendo in un delirio temporale pazzesco, un incubo da cui lo spettatore uscirà solo dopo novanta lunghissimi e fastidiosissimi minuti. Ironia fine a se stessa e fuori luogo contando la location, combattimenti girati male e scomposti alla radice, un make up delle tartarughe più innovativo e al contempo molto meno funzionale e pacchiano dove si cerca di renderle ancora più umanoidi e carine finendo con un risultato bestiale e indigesto.
Un film in cui non basta il ritorno di Casey Jones intrappolato in una gabbia come Mad Martigan a ridare enfasi e ritmo, qui tutto appare fuori luogo, sbilanciato, dove la comicità abbonda così tanto da svilire e annientare tutto il resto. Un film che ho fatto davvero fatica a vedere fino alla fine. La regia di Gillard è noiosa, nessuna cura per i particolari, battute stereotipate, caratterizzazioni indecenti, insomma il nulla.

Furie


Titolo: Furie
Regia: Le-Van Kiet
Anno: 2019
Paese: Vietnam
Giudizio: 2/5

Una donna a cui viene rapita la figlia ritira fuori la vecchia sé per riuscire a salvarla.

Furie è l'ennesimo film d'azione adrenalinico e dinamico con l'accezione di essere vietnamita (filmografia poco conosciuta con bassissima distribuzione da noi). Un revenge-movie al femminile tosto e cazzuto che attinge dal genere creando una ricca galleria di scene dove sono presenti anche arti marziali purtroppo senza aggiungere molto al genere.
Uomini tutti malvagi e corrotti, perfidi nell'utilizzare la donna come merce e basta senza rendersi conto che il vominam presto si abbatterà sulle loro teste con una precisione e cattiveria bestiale.
Una lotta contro il tempo, traffico di organi umani, una location Saigon da brivido e una protagonista con le palle, sono questi, insieme alle roboanti scene d'azione i pezzi forti di un film che non stancherà gli amanti del genere rimanendo uno dei tanti ad aver messo insieme le stesse cose senza un briciolo di originalità eccezion fatta per qualche viaggio introspettivo e alcuni imbarazzanti flash back madre figlia per donare vigore e speranza a Hai Phuong

Savage Dog


Titolo: Savage Dog
Regia: Jesse V.Johnson
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Nell'Indocina dl 1959 controllata dai vietnamiti e dai criminali di guerra europei, il campo di lavoro Den-Dhin-Chan è gestito da quattro uomini molto pericolosi. Qui l’ex campione di box Martin Tilman si è fatto un nome combattendo i tornei su cui scommettono i ricchi criminali. Quando per lui arriva il momento di tornare a casa, i corrotti criminali faranno tutto il possibile per farlo rimanere in prigione.

Una volta pensavo di essere caduto nel baratro guardando tutti i film con Jason Statham che a parte qualche eccezione erano poi tutti la stessa cosa. Ora Scott Adkins è forse uno dei mali peggiori in cui è riuscito a salvarsi soltanto in rarissime eccezioni quando faceva il figurante o l'antagonista in film in cui non era lui assolutamente il protagonista. Questa peculiarità infatti non si addice al mascellone che sbaglia ogni espressione senza risultare mai credibile o provando perlomeno a sforzarsi.
Savage Dog è uno dei b-movie action più imbarazzanti degli ultimi anni.
Diretto da tal Jesse V.Johnson che non è in grado di saper piazzare la mdp, con inquadrature sbilenche, un ritmo esagitato, un montaggio sconclusionato e molto altro ancora. Tra l'altro il regista sembra omologato al genere fasullo dove non gli è bastata questa ciofeca decidendo di siglare ancora le gesta del presunto attore. Ridateci Van Damme anche nei film peggiori, quest'opera a parte la connotazione storica che non si riesce a capire dove voglia inserirsi, diventando una sorta di riscatto in cui lo yankee salva i musi gialli per una sorta di fate bene fratelli.

martedì 15 settembre 2020

Gangs of London


Titolo: Gangs of London
Regia: Gareth Evans
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 9
Giudizio: 3/5

Londra. Città enorme e multietnica, dove vivono e convivono varie comunità, ognuna con le proprie regole e i propri rituali. Città viva e pulsante, con diverse etnie e milioni di storie, ognuna con un bagaglio storico e culturale capace di pesare addosso alle persone, condizionandone l’esistenza. In uno dei tanti quartieri popolari, si consuma l’assassinio di Finn Wallace, capo di una delle più potenti famiglie criminali della capitale. La sua morte lascia un vuoto di potere e apre una caccia che si trasforma ben presto in un bagno di sangue e in una lotta tra le varie fazioni. Sarà compito dei vari membri della dinastia, portare avanti le attività di famiglia, sopravvivendo a quanti vorrebbero sommergerli.

Sempre più spesso registi acclamati dal pubblico più che dalla critica provano a immergersi nelle serie tv, spesso con un'unica stagione auto conclusiva.
Evans lo conosciamo tutti per aver ridato enfasi al genere delle arti marziali con film tosti e particolarmente violenti. La sua peculiarità, che non fa eccezione in questa serie, è quella di arrivare subito al punto senza perdersi in dialoghi angusti ma colpendo duro e in maniera inaspettata.
Gangs of London è composta di nove episodi e dobbiamo aspettare la fine del quarto con quel cecchino impazzito per vedere un salto in avanti nel ritmo, nell'azione e nel montaggio e soprattutto nella carneficina che da quel punto in avanti sarà un massacro senza eguali.
Prima c'erano una serie di rapporti e gerarchie da incasellare mettendo insieme inglesi, albanesi, pakistani, rom, nigeriani, irlandesi e contractors. Un calderone impazzito dove per fortuna almeno un personaggio per gruppo riusciva a dare il meglio di sè con le dovute eccezioni in cui a farla da padrone rimangono Luan Dushaj, Kinney Edwards e la moglie di Liff Ansen.
Pur non amando la serialità, al di là di alcuni ingredienti che mi solleticavano la curiosità, c'era la complicità di due nomi importanti come Fabrice Du Welz e Xavier Gens.
La trama per fortuna per quanto apra una successione di porte riesce a mantenersi coerente dipanando una storia che non può essere originale ma trova la sua componente nei tradimenti, doppi giochi, sotterfugi e segreti in un crescendo che porterà ad un climax finale originale e inaspettato.
Nella sua coralità e in tutte le maestranze coinvolte per etnie e giochi di potere la serie rischiava di eccedere con tutta la carne al fuoco ma invece pur con un ritmo che nella prima parte risulta abbastanza lenta e con troppi dialoghi, dalla metà diventa azione a profusione con stragi e massacri davvero confezionati ad hoc e ora vi rimando i momenti migliori della stagione a partire dal covo di tossici omosessuali dove trascorre il tempo Billy, il genocidio al campo rom, la strage del cecchino, l'uccisione del ragazzo di Lale in Pakistan, l'attacco dei contractors nella casa in tutto il quinto episodio (il punto più alto), la tortura della moglie di Liff Ansen nell'episodio sei, la discussione con Wallace Dumati nell'episodio sette, e poi forse una citazione involontaria di Hyena con quella strage dei nigeriani a colpi di machete contro i funzionari di una banca che rappresentano il patrimonio dei Wallace e dall'altra la vendetta decisamente esagerata di Luan che da solo stermina tutto il gruppo degli stessi nigeriani come a siglare che gli albanesi sono sempre i più spietati e pericolosi ovunque si trovino.