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sabato 28 gennaio 2023

Vento fa il suo giro


Titolo: Vento fa il suo giro
Regia: Giorgio Diritti
Anno: 1995
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Chersogno è un paesino sulle Alpi Occitane italiane abitato ormai solo da persone anziane che sopravvivono grazie ad un po' di turismo estivo. Una ventata di novità arriva quando un ex professore francese vi si trasferisce con la sua famiglia.
 
Il vento fa il suo giro era in programmazione quando lavoravo come proiezionista al cinema Empire a Torino. E'stato il film sorpresa da quando ho lavorato lì perchè è legato a troppi ricordi nonchè ad una critica di pubblico che lo elogiava ad un vero piccolo capolavoro della cinematografia indipendente italiana. Un film anomalo per certi aspetti con una scrittura e una messa in scena che difficilmente arriva nelle sale. Un film antropologico, politico, una analisi critica e sociale in ottica etnografica con cui il film scardina alcuni luoghi comuni sulla vita contadina in montagna, in un paesino ostico e difficile, dove la vita è dura e dove sembra quasi di essere esclusi dal resto della società. Diritti riesce in un contesto tutt'altro che semplice a fare breccia e creare a Cersogno una collettività quanto mai viva, dove le interpretazioni amatoriali (interpretare se stessi) e parlando in dialetto occitano ricreano qualcosa di vero e unico che riesce a regalare un'esperienza cinematografica e sociologica incredibile. Il sorprendente realismo dell'opera emerge dall'inizio alla fine regalando momenti magici come quello della fiaccolata, delle bassezze e degli intrighi volti all'esclusione dei valligiani forestieri. Alla paura dello straniero visto come pericoloso e ladro, al capro espiatorio e la vittima sacrificale del villaggio, il matto. Tutto questo unito ad un uso eccellente delle musiche che riescono grazie alla potenza visiva delle montagne e dell'alta Valle Maira ha regalare un'esperienza che mancava nel nostro cinema.


martedì 20 dicembre 2022

Mandao of the dead


Titolo: Mandao of the dead
Regia: Scott Dunn
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jay Mandao e suo nipote adulto Jackson usano la proiezione astrale per invertire la morte di un fantasma ad Halloween.
 
Mandao of the dead è un film che definirlo low budget è già un parolone. Un film che si vede che gode dell'affiatamento di un manipolo di amici, di quando si mette la casa come location, di come quei pochi effetti speciali vengano dosati con una cura maniacale e dove si cerca di dare spessore alla trama con la proiezione astrale senza perdere un'ironia di base e il sense of humor di non prendersi troppo sul serio.
Dunn gira e interpreta e sembra sin dall'inizio quel cazzone tipico dell'americano medio che non ha un lavoro, che è stato lasciato dalla ragazza a cui tenta pateticamente di riavvicinarsi, ad un amico che lo fa dormire in una tenda dentro il suo salotto e a tutta una sequela di scene che servono solo a prendere minuti per poi arrivare al succo del film. Mandao cerca the meaning of life nell'importanza di una scatola di cereali, di come una ragazza bevendo sangue umano e sacrificando ingenui compagni possa ambire a diventare vampiro, del percepirsi dal di fuori durante un viaggio astrale e su come sia pericoloso giocare con quest'ultimo elemento soprattutto quando come nel finale si rischia di generare una rottura che dovrà provare ad essere rimarginata per non rischiare di imbattersi in effetti perversi e conseguenze inattese.

Paradise-Una nuova vita


Titolo: Paradise-Una nuova vita
Regia: Davide Del Degan
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Calogero, venditore di granite, è dovuto scappare dalla Sicilia con il suo carretto perché ha voluto fare la cosa giusta, cioè testimoniare contro un killer della mafia. Il programma di protezione testimoni gli ha trovato un appartamento in un residence, il Paradise: peccato che il residence sia abbandonato e che si trovi a Sauris, paesino del Friuli dove nevica sempre e si balla lo Schuhplattler tirolese prendendosi a sganassoni. A Calogero mancano la moglie Lucia e la figlia che stava per nascere, e della Sicilia gli è rimasto solo un puzzle che perde i pezzi con l'andare dei giorni. Ma al Paradise arriva proprio dalla Trinacria un altro inquilino, e la vita di entrambi sarà destinata a cambiare.
 
Paradise è quel film indipendente e sconosciuto che rischia di passare inosservato soprattutto perchè al di là delle piattaforme non ha avuto la pubblicità di altri suoi simili. Ed è un peccato perchè questa commedia è davvero molto curiosa e carina, in primis perchè ci porta a Sauris, paesino sperduto tra le montagne del Friuli-Venezia Giulia, un posto che abbiamo visto e conosciuto poco nel cinema dove se non altro abbandoniamo le solite grandi città italiane per un paesino a tratti folkloristico. E poi è così fragile nella sua armatura, soprattutto nel protagonista e le sue scelte che lo hanno portato senza mezzi termini a seguire il programma di sicurezza abbandonando la moglie incinta e la sua vita nella sua Sicilia. Pur essendo in Friuli sembra il tipico forestiero che non riesce perlomeno subito a entrare in empatia con la comunità e che dopo poco comincia a temerla perchè si sente inseguto da una nuova e pericolosa minaccia.
Anche se tutto lasciava presagire a quello ovvero un film di mafia, l'indie di Del Degan percorre sentieri battuti facendolo con semplicità, ironia e amarezza, passando dal noir, al thriller, alla commedia all’italiana con toni da gangster movie e da dramma romantico. Una delle scene in assoluto migliori è la cena proprio tra Calogero e Calogero, Davide e Golia, vittima e presunto carnefice, in un gioco tra le parti che riesce meglio di quanto forse ambisse negli intenti di scrittura e capacità dei due attori (Giovanni Calcagno continua a dare ottime prove).

Karate Man


Titolo: Karate Man
Regia: Claudio Fragasso
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Claudio è il titolare di una palestra a Roma, ereditata dal padre benestante. Quando rimane ferito durante un incontro e finisce in coma, due strozzini ne approfittano per appropriarsi della sua proprietà con dei raggiri illeciti. Claudio esce dal coma grazie alla sua forza di volontà e alle cure della sua fisioterapista Laura, e il suo unico obiettivo è quello di riappropriarsi della palestra, e dovrà partecipare ad un ultimo incontro che potrebbe essergli fatale.
 
Karate Man se non fosse per il mio amore per le piccole produzioni e i film low budget tamarri che non si prendono sul serio, di cui questo è il caso, probabilmente visto da altri occhi sembrerebbe una trashata immane e in parte lo è dal momento che in più momenti è volontariamente ridicolo. L'ho apprezzato, pur avendo una recitazione imbarazzante e amatoriale (la fisioterapista è qualcosa di riprovevole), dalla sua il film vanta tutti i clichè e gli stereotipi possibili esasperandoli per idiozia e mettendo in scena una storia che non ha un briciolo di originalità. Dalla sua cita senza mezzi termini una marea di film da i MIGLIORI a ONG BAK a praticamente qualsiasi film action anni '80. Lui è inguardabile così come gli scagnozzi che sono tutti sopra le righe. Però fa ridere perchè è confezionato ad hoc per essere un prodotto commerciale e mainstream dove non viene detto nulla ma riproposto tutto. Combattimenti, delusione, sconfitta, amore, tradimenti, collera, vendetta e poi ovviamente redenzione. Certo da Fragasso che vanta una certa esperienza avendo attraversato tutti i generi ci si aspettava qualcosina in più ma è la tecnica e non la forma o la scrittura la sua peculiarità

giovedì 15 dicembre 2022

Inferninho


Titolo: Inferninho
Regia: Pedro Diogenes e Guto Parente.
Anno: 2019
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

Il bar di Deusimar è molto speciale. È un luogo dove un cliente vestito come un Topolino qualsiasi può sedere accanto a uno vestito come Wolverine, mentre il barista indossa un abito da coniglietto rosa e le vocalist non sono proprio intonate. Gay, etero, drag queen e fan della Disney popolano il locale per vivere a pieno i loro sogni e non nascondersi da nessuno.
 
Ormai è da anni che sono un fan sfegatato delle produzioni indipendenti brasiliane. Inferninho è semplicemente favoloso, adorabile, tenero, emozionante. Un film tutto concentrato sulle dinamiche che si intrecciano dentro il bar Inferninho, che qualcuno vorrebbe chiudere per costruire in quella favelas un resort di successo ma una sorta di patto magico vuole invece che non chiuda mai per dare la possiblità alla sua combriccola di personaggi di continuare a sognare. E'un film molto semplice nella meccanica, nella messa in scena, ma penetrante per quanto concerne emozioni e sentimenti, romantico nel suo sentimentalismo mai scontato. Girato con trentamila euro il film doveva essere una piece teatrale e la sceneggiatura infatti lo mostra pedestremente trascurando tutto ciò di superfluo come l'azione o le location per concentrarsi sulle interpretazioni e i dialoghi. Un film colorato e musicale dove le forme, le mode, i gusti sessuali sono tutti mai scontati ma profondamente bizzarri e allo stesso tempo sono manifesto della pietà umana e dell’empatia come l’unico rimedio a un mondo altrimenti freddo e inospitale.
La scena del sogno e la canzone di Vermelho Azulzim- Soledad lo dimostrano. Guto Parente è poi il regista dell'interessante CANNIBAL CLUB

Slapface


Titolo: Slapface
Regia: Jeremiah Kipp
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Dopo la morte di sua madre, Lucas, un ragazzino solitario che vive in una casa in rovina assieme a suo fratello Tom, cerca regolarmente conforto nei boschi vicini.
Con i suoi unici “amici” che sono un gruppetto di ragazzine prepotenti, sta sulle sue per la maggior parte del tempo. Ma, dopo uno strano incontro con un mostro non umano, Lucas inizia ad allontanarsi ulteriormente dagli altri.
Quando i due raggiungono un’incerta fiducia, nasce allora una bizzarra amicizia e Lucas viene coinvolto in una serie di avventure primordiali.

Slapface è un altro di quegli horror sconosciuti che da noi arrivano solo grazie a Shudder.
Una pellicola indipendente e low budget dove dal titolo si evidenzia uno strano gioco che fanno i due fratelli quello grande e quello piccolo prendendosi a schiaffi. Ovviamente è una lotta impari contando che uno è molto più grande dell'altro. A parte questa scena che verrà messa in scena più volte durante la visione, devo dire che il film è abbastanza sconclusionato e noioso, con questo bambino che perdendo la madre ed essendo accudito solo dal fratello è in evidente stato di disagio. Non lo aiuta certo questa creatura che vede solo lui e che sembra aiutarlo quando è in difficoltà. Rimangono diversi dubbi che non esercitano però quel fascino del non detto per creare l'atmosfera e porre dubbi allo spettatore, qui sembrano proprio buchi di sceneggiatura così come nel fatto che i danni procurati dalla creatura è più che evidente vista anche la forza, che non possano essere compiuti da Lucas che diventa come per magia il capro espiatorio.

domenica 27 novembre 2022

Masking Threshold


Titolo: Masking Threshold
Regia: Johannes Grenzfurthner
Anno: 2022
Paese: Austria
Giudizio: 3/5

Un responsabile IT di un'azienda, affetto da un disturbo simile all'acufene, si chiude in una stanza per fare degli esperimenti su materiali e corpi di animali. Vuole dimostrare che ogni oggetto di derivazione organica emette un suono, che questo suono comunica qualcosa e che la sensazione si acuisce quando il corpo in questione agonizza e muore. 
 
“L’acufene, detto anche tinnito, è la percezione di un rumore, solitamente un ronzio, un fischio, un fruscio o un sibilo, avvertito nelle orecchie o nella testa in assenza di uno stimolo acustico esterno”
Come spesso capita nel cinema indipendente americano, Masking Thresold nasce da una mente folle come spesso gli austriaci ci ricordano e da un'idea assolutamente irresistibile dove senza budget si prova a fare il grande salto. In questo caso esaminando una tematica poco avvezza, usando quasi sempre telecamera a mano, sfruttando quasi solo un'unica location, non mostrando mai il protagonista e con un monologo a tratti alienante per quanto sommerga lo spettatore di informazioni; alcune utili, altre come un flusso di coscienza da parte di un disagio che più che mai sta sfociando in una patologia che nel climax finale diventerà orrore puro.
La follia e la sua breve ascesa vede proprio il mad doctor evitare aiuti, fare tutto da solo, ricercare una propria cura personale convincendosi che ogni soggetto vivente emettendo un suono soprattutto quando si sta avvicinando alla morte possa portarlo a scoprire la causa del suo disturbo e si convince sempre di più di poter fornire al mondo uno studio di altissimo valore scientifico sperimentando le sue teorie sulle piante, muffe e funghi, cibo scaduto per poi passare al suo stesso sperma agli animali e infine all’amica, la madre e il fattorino di Amazon… un’escalation gore di torture e follia che porteranno all’unica cura possibile per il nostro misterioso personaggio.

martedì 1 novembre 2022

Tuo sepolcro...la nostra alcova


Titolo: Tuo sepolcro...la nostra alcova
Regia: Mattia De Pascali
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Sconvolto e depresso per la scomparsa della fidanzata Iris, brutalmente massacrata da un ignoto assassino, Aristodemo acquista una bambola sessuale di dimensione umana, chiamata Persefone. Aristodemo sperimenta quindi un progressivo stato delirante, tale da arrivare a convincersi che Persefone abbia preso vita. Mentre sprofonda in un vortice di perversioni sessuali sempre più spinte con la bambola, il killer che ha ucciso Iris è di nuovo in azione.
 
Dopo McBetter che non mi era piaciuto, De Pascali, emergente regista horror italico del panorama indipendente tira fuori questo simpatico dramma grottesco mischiando sesso, violenza, magia, esoterismo e necrofilia con sequenze slasher ricche di elementi gore e splatter, fra pugnalate, motoseghe, strangolamenti e corpi fatti a pezzi praticamente tutti a opera del killer e dove gli FX artigianali sono un notevole valore aggiunto . Il tutto però senza mai prendersi troppo sul serio creando anche qualche momento trash delizioso (il club sadomaso ad esempio) e delle performance forse troppo fuori dagli schemi dove sicuramente Benedetta Rossi nel ruolo della sexy doll che si trasforma in ninfomane, quasi sempre nuda, è la visione che il pubblico apprezzerà di più.
Dicevo delle performance limitative dello stesso attore/regista Lepori, e Alex Lucchesi rese troppo eccessivamente surreali da dialoghi non proprio all'altezza soprattutto nei toni e nella banalità di fondo. Il film comunque entra di merito in quelle produzioni che ammiccano al cinema estremo europeo soprattutto Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) e il protagonista Aristodemo, Buttgereit, Schnaas e simili ed entra nella galleria di quei registi indipendenti dediti all'horror italiano come Alemà, Bianchini, Boni, Bosermann, Cristofaro, D'Antona, De Falco, De Feo, De Feudis, Dejoe, Frison, Gualano, Lepori, Liguori, Lombardi, Longo, Misischia, Monti, Paoletti, Pavetto, Pesca, Picchio, Ranzani, Ristori, Rosson, Scafidi, Scargialli, Sfascia, Tagliavini, Torre, Visani, e Zagagnoli.
L'opera dal canto suo mischiando ironia e violenza esplora parafilie, feticismi prendendosi qualche licenza poetica se ad esempio la trasformazione della bambola in cadavere ambulante sia frutto di un sortilegio o della pazzia del protagonista

giovedì 29 settembre 2022

Glorious (2022)


Titolo: Glorious (2022)
Regia: Rebekah McKendry
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Durante un viaggio notturno, Wes si ferma in una tranquilla area di sosta in mezzo a un bosco. La macchina è carica di effetti personali, tra i quali un orsacchiotto e una misteriosa scatola rossa. Nel corso della notte rimarrà lì, dandosi all'alcol per dimenticare la traumatica recente rottura con la sua ragazza. Quando al mattino si sveglia, con i postumi della sbornia e senza pantaloni, si precipita nel bagno per vomitare, solo per essere disturbato dal suono di una voce amichevole proveniente dal box adiacente. Appartiene a JK Simmons e dice di chiamarsi Ghat. Le loro battute all'inizio sono giocose. Simmons, che parla senza mai farsi vedere, è gentile e curioso, finché non diventa più sinistro e inquietante.

Glorious è un indie horror low budget davvero sfizioso e molto furbo nel giocarsela praticamente in un'unica location (un cesso) e mostrando le peripezie di un fallito qualsiasi alle prese con il primogenito di Cthulhu. Un buco parlante che richiama quel bel film Deep Dark, dove la voce realizzava i sogni più selvaggi mentre qui arriva niente poco di meno che come una richiesta d'aiuto per salvare l'universo in un filone che ancora una volta richiama l'orrore cosmico.
La McKendry allora edulcora tutto sposando quell'horror purpureo, schizzato e allucinato con colori sparati da neon intrusivi che servono a lacerare quelle poche certezze di Wes. Un protagonista poi che si identifica con il suo stesso carnefice divino mostrando solo verso il climax finale la sua reale personalità, multi sfaccettata e complessa staccando la spina dell'empatia e mostrando infine spogliato della presunta innocenza quello che è realmente come d'altronde Ghat.
"C'era una volta un essere di pura energia, tutto solo in un oceano di infinito nulla. Fino a quando non ha scoperto il potere di dare forma fisica ai suoi pensieri e ai sentimenti. Questo potere lo disturbò molto. Non riusciva a impedire che questi pensieri e sentimenti riempissero il vuoto assoluto. Divennero i suoi figli indesiderati. Infuriato dalla loro presenza, decise di distruggerli. Durante il conflitto il figlio maggiore gli tagliò il fianco. Il sangue che sgorgava dalla ferita riempì il nulla infinito, diventando i pianeti, le stelle e la vita. Osservò con orrore il suo prezioso vuoto, pieno di sentimenti. Pregò i suoi figli di chiudere la ferita, di impedire che si formasse altra nuova vita. I suoi figli acconsentirono, ma solo se avesse lasciato che questa nuova vita continuasse ad esistere. Accettò. Ma detestava così tanto l'umanità da creare segretamente un essere di pura distruzione, capace di eliminare tutta la vita e ritornare al nulla infinito. Creò me."

lunedì 19 settembre 2022

Dual


Titolo: Dual
Regia: Riley Stearns
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna opta per una procedura di clonazione dopo aver ricevuto una diagnosi terminale, ma quando si riprende i suoi tentativi di far ritirare il suo clone falliscono, portando a un duello all'ultimo sangue imposto dal tribunale.
 
Una costola slegata di Black Mirror, Dual potrebbe essere un corto nato con tale idea e poi sviscerato a film
Un'opera indipendente e slacciata dalle grandi produzioni che tesse una critica feroce e un tema che seppur già visto riesce ad essere scritto in maniera originale e mai superficiale facendo riflettere e dando risalto ai temi distopici del cinema di genere. Che valore può avere un clone umano che prova sentimenti ed emozioni? in grado di avere un'empatia ineguagliabile e di dare soddisfazione a tutto ciò che un partner esige? come si deve comportare la politica e la legge quando l'originale vuole sbarazzarsi del clone? è legale o non è legale? il clone può essere considerato come un essere umano al pari degli altri? Tanti temi etici come quello dell'insondabilità della vita e delle sue componenti fanno capolino e vengono sciorinati nel film di Riley Stearns regista del bellissimo Faults sul controllo mentale alle prese con la sedicente vittima di una setta religiosa e del grottesco e assurdo Art of self defence. Dove anche qui è chiaro e palese di come sappia mettersi in discussione creando matasse e temi da trattare mai banali. C'è ne fosse di cinema così colto e raffinato..



Cattivo Sangue


Titolo: Cattivo Sangue
Regia: Simone Hibara
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Sergio, ex sicario romano, vive da alcuni anni a Malta, dove gestisce un ristorante. La sua routine viene spezzata dalla visita di Francesco, suo vecchio amico, ora divenuto poliziotto, che vuole assoldare Sergio per un ultimo incarico.

Se analizziamo Cattivo Sangue per il plot narrativo, il film di per sè non aggiunge molto al genere.
Se prendiamo Cattivo Sangue come esempio di cinema indipendente low budget italiano distante dalle produzioni famose e che continuano a dettar legge allora il film in sè è una felice e piacevole scoperta creata e messa in scena con anima e coraggio da un autore emergente che dimostra di sapere fare cinema.
Il film di Simone Hibara è prima di tutto anticonvenzionale, sporco duro e cattivo come dovrebbero essere i crime movie o i noir. Non esagera mai se non per raggiungere la causa e dare effetto agli intenti dei personaggi. Alcuni decisamente sopra le righe ma senza mai esagerare troppo (in fondo sono delinquenti della peggior specie per cui chi mai potrà andare a reclamare qualcosa). Con una buona recitazione e montaggio sono le scelte tecniche utilizzate da Hibara e la sua politica d'autore a rendere il film una piccola meraviglia dimostrando come sia possibile fare cinema di genere italiano anche senza produzioni alle spalle in grado di darti milioni di euro.
Tantissime le citazioni del film da quello europeo ma soprattutto dai nostri vecchi e compianti maestri del cinema di genere

martedì 23 agosto 2022

Alienween


Titolo: Alienween
Regia: Federico Sfascia
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Halloween, quattro amici di vecchia data, splendide ragazze e una mortale invasione aliena che li costringerà ad affrontare mostri di ogni tipo… Compresi quelli del loro passato. Alienween: una festa che è la fine del mondo

E' la prima volta che mi affaccio al cinema indie di Sfascia. Alienween è un bel b movie, low budget, schizzato, splatter e folle. Un trip lisergico dove tra sound effect, sound designer, spappolamenti e tanta tanta melma e scioglimento di budella, il regista italiano confeziona un piccolo gioiello horror/scifi/comico/demenziale/trash in cui praticamente in un'unica location cerca di non farsi mancare niente tra alieni, possessioni, trasformazioni, corpi liquidi e membri che si sciolgono.
In tutto questo cerca pure una modellata storia d'amore che cerca come può di dare un senso all'amor proprio del protagonista, al suo cercare di redimersi e avere un obbiettivo salvando la donzella/prostituta/tossica con un passato avverso. Alienween non avendo pretese con il solo obbiettivo di intrattenere è quel eighties nostalgico ripreso con tendenze e colori new age con una fotografia al neon tutta sparata di colori rossi e blu dove tra alieni gommosi con teste a forma di zucca e creature varie che tendono a sciogliersi senza contare un ritmo e un montaggio schizzato, ci troviamo di fronte ad una piccola chicca sconosciuta del panorama indie italiano.


giovedì 12 maggio 2022

Aegri Somnia


Titolo: Aegri Somnia
Regia: James Rewucki
Anno: 2008
Paese: Canada
Giudizio: 3/5

Edgar vive all'ombra dell'improvvisa morte di sua moglie. Ossessionato da vivide allucinazioni e una città senza volto che minaccia di ingoiarlo per intero, il mondo di Edgar inizia a svelarsi mentre il suo ...

Aegri Somnia è un horror indie low budget intenso e legato al disagio e alle malattie mentali.
Il protagonista è fastidioso per quanto la sua fragilità sembra scatenare negli altri episodi di conflittualità e predominio. Tutto accade sempre temendo il peggio, la prevaricazione dei colleghi e delle donne in discoteca sembra in un qualche modo essere voluta da Edgar. Infine "l'amico" che cerca di insegnargli la strada citando Heidegger e mettendolo in allerta dai pericoli a cui sta per imbattersi.
Un film molto sinistro, cupo, con una fotografia che alterna bianchi e neri e incubi lynciani che si sovrappongono alla realtà. Un'opera dove il sound desinger è fondamentale dal momento che trattando la malattia mentale, le voci, i suoni i rumori e i sussurri dei pensieri morbosi del protagonista hanno un peso specifico, entrando in contrasto aperto con le frasi che Edgar dice o che sente dire. Avvengono poi accadimenti macabri e grotteschi come la scena della partita a poker o tutto ciò che avviene nei bassifondi con alcune macabre creature.

Day of Destruction


Titolo: Day of Destruction
Regia: Toshiaki Toyoda
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Il ritrovamento di un misterioso mostro in una cava di carbone sette anni prima ha generato dicerie a proposito di una epidemia nella zona, mentre in molti soffrono di disturbi mentali inspiegabili…
Toyoda è un artista molto promettente e ambizioso il quale coniuga stili e derive cinematografiche molto diverse, sperimentando molto e riuscendo non sempre ad azzeccare i risultati ma sicuramente è uno di quegli autori a cui non manca il coraggio.

Day of destruction è il primo lungometraggio di fiction che affronta di petto il tema della pandemia di Covid-19. Un’opera urgente, magmatica, nella quale immagini in bilico tra un Giappone rurale e la modernissima Tokyo si fondono con un sonoro ricchissimo e la musica di alcuni dei migliori gruppi della scena locale. Folklore, virus, pandemia, antiche storie, esorcismi. Eppure tutti questi temi vengono sviluppati come delle micro storie, dei cortometraggi, passando su piani temporali diversi, dal silenzio dei monaci alle grida funeste di un giovane in mezzo alle strade di Tokyo fino ad arrivare al fondo di una cava dove vive un blob di carne umana che sembra abbia generato il virus. È un’opera sicuramente spiazzante che proprio per questa sua caratteristica, e forse anche grazie alla brevità della forma, riecheggia con efficacia la contestazione politica, intellettuale e sociale della fase storica che stiamo vivendo. I suoi toni non sono quelli di un realismo dagli intenti moralistici, come il tema avrebbe potuto suggerire ad alcuni, bensì quelli di un calderone in cui alle atmosfere millenaristiche, sature di angoscia e di disorientamento, fanno da contrappunto ambientazioni urbane senza orpelli e momenti forti di solidarietà umana di rabbia e di ribellione.


martedì 12 aprile 2022

Alone with you


Titolo: Alone with you
Regia: Emily Bennett e Justin Brooks
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Charlie che prepara il suo appartamento per la fidanzata Simone per festeggiare insieme il loro anniversario. Simone, una fotografa professionista, è via per un viaggio di lavoro e Charlie sta facendo del suo meglio per accogliere il suo partner a casa. Tuttavia, non tutto va bene. Tra la ricezione di videochiamate condiscendenti dalla sua amica Thea e una videochiamata dalla madre prepotentemente religiosa, Charlie inizia a sentirsi sempre più nervosa, soprattutto con Simone che non risponde affatto alle sue chiamate. Le cose diventano inquietanti molto rapidamente: scorci di una figura inquietante all’interno della casa possono essere visti alla periferia di alcune scene, i video iniziano a presentare problemi in un modo piuttosto inquietante e la porta d’ingresso si rifiuta di muoversi, lasciando Charlie intrappolato all’interno.
 
Pandemia, disorientamento, isolamento (forzato), incubi, allucinazioni e infine la follia.
Emily Bennett scrive, dirige e interpreta questo indie horror casalingo low budget dove seppur i canoni utilizzati non portano a nulla di sofisticato, l'impianto regge quasi interamente sulle spalle dell'autrice/attrice. Coppia queer, amiche di sostegno al telefono, videochiamate con una madre che non accetta la fede e la sessualità della figlia e poi la consorte che non risponde.
Alone with you lascia presagire sin dal titolo nella sua immediatezza come Charlie comincerà una vera discesa all'inferno tutta tra le mura di casa partendo dalle voci incessanti e inquietanti dalla presa d'aria che inizialmente partono come una richiesta d'aiuto e poi cominciano a perseguitare la protagonista. Una porta che non si apre e dunque si rimane bloccati in balia delle forze dell'ordine che non arrivano e di un'amica che comincia a delirare dal locale in cui si trova.
In più se ci mettiamo una figura misteriosa nella casa, una macchina fotografica che comincia a dare i numeri, una figura che si palesa davanti alla porta e dei manichini inquietanti, il risultato seppur raffazzonato in alcuni momenti riesce ad avere sempre un'atmosfera intrigante contando che Charlie parla solo al telefono e non ha dialoghi con nessun essere umano fatta eccezione per degli squarci di flash back dove vediamo che fine sta facendo o ha fatto la consorte Simone.

My heart cant beat unless you tell it to


Titolo: My heart cant beat unless you tell it to
Regia: Jonathan Cuartas
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dwight e Jessie faticano per mantenere in vita il loro malato fratello minore. Per riuscire nel loro scopo, devono dargli da mangiare sangue umano.
 
Un altro indie low budget americano che parla di malattia. Quella malattia che diventa il male da cui ci si deve allontanare oppure curarlo e nasconderlo semplicemente perchè non si può fare altrimenti. Cuartas crea un film molto minimale, deprimente, quasi esclusivamente un'unica location all'interno di una casa e un trio di personaggi emotivamente molto distanti dallo spettatore. Lo stesso non si può dire per alcune vittime le quali provocano una certa comprensione soprattutto perchè non vedono in Dwight il classico maniaco o assassino ma qualcuno che sta facendo qualcosa per una causa di cui non sembra poi così sicuro.
Un horror sociale permeato di disagio che tratta il vampirismo (qui pur non essendo mai citato è doveroso ribadirlo) come emarginazione sociale già visto negli ultimi anni in film come Blood Red Sky, LASCIAMI ENTRARE o soprattutto Transfiguration. Un film triste negli intenti che muove ma per alcuni aspetti molto realistico seppur Cuartas sembra fregarsene a priori di darci almeno un paio di informazioni utili ad esempio del come nessuna indagine venga mossa per cercare gli scomparsi (perlopiù messicani irregolari) o del perchè non venga spiegato il nucleo come è arrivato lì e che cosa realmente è la malattia di Thomas.
My heart cant beat unless you tell it to è una metafora tetra e disarmante su dove si è disposti ad arrivare per aiutare qualcuno che si ama, a che livelli possa arrivare la povertà e delle conseguenze legate al gesto di uccidere una persona.





domenica 27 marzo 2022

Hellbender


Titolo: Hellbender
Regia: Toby Poser, Zelda Adams e John Adams
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Izzy, 16 anni, mentre inizia a mettere in discussione il suo modo di vivere. A causa di una rara malattia, ha vissuto in isolamento con la madre sulle montagne di New York, lontana dal resto della civiltà. Izzy inizia a mettere in discussione la sua realtà e si ribella facendo amicizia con una ragazza che vive nella zona. Tuttavia, il raggiungimento della maggiore età di Izzy viene fatto deragliare dopo che lei mangia un verme vivo come parte di un gioco giovanile e scopre che una fame insaziabile e violenta si è risvegliata dentro di lei. Izzy scopre quindi gli oscuri segreti del passato della sua famiglia e l’antico potere nella sua stirpe.
 
Finalmente un gioiellino low budget dall'indie horror. Hellbender è la consacrazione dell'atto magico dove viene creato un folklore apparentemente inesistente mischiando l'horror popolare radicato in una storia odierna (questo per ribadire come non bisogna sempre e solo attingere da quanto c'è già, ma se possibile e si hanno le idee crearne di nuovi). Film di formazione sulla magia, sull'esoterismo, sull'orrore e il simbolismo occulto, un coming of age atipico dove si attinge da quanto si è già visto da parte della protagonista voler sfidare le regole e la propria inviolabilità mettendosi alla pari con i rituali adolescenziali.
Dall'altra una madre, una strega contemporanea e originale che riesce con la musica e le arti magiche e gli incantesimi a rimanere in una sorta di limbo tra la natura incontaminata e la società creando un gruppo musicale, Hellbender del titolo, con la figlia per aumentarne il legame e la complicità. Quando ovviamente Izzy vorrà liberarsi da questo tedio stanca e vogliosa di mettersi alla pari con i suoi coetanei inizieranno i guai dove da una parte mancano del tutto i legami patriarcali e gli unici uomini che si avvicinano al confine con la casa vengono magicamente fatti esplodere da una madre iper protettiva.
Hellbender ha certamente anche dei piccoli difetti ma tutti tecnici legati al budget, agli effetti speciali ad alcune inquadrature amatoriali e una fotografia non sempre al meglio, soprattutto nei minuti finali.
Eppure siamo di fronte ad uno degli horror più belli e importanti del 2021

Snare


Titolo: Snare
Regia: C.A. Cooper
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Dopo aver sottratto le chiavi di uno stabile momentaneamente disabitato situato in un quartiere fantasma, le amiche Lizzy e Alice decidono, assieme al compagno di bagordi Carl, di vivere un weekend all’insegna degli eccessi, accorgendosi ben presto, tuttavia, che qualcosa di malefico aleggia all’interno dell’appartamento e dell’intero condominio in cui si ritrovano improvvisamente intrappolati, senza rifornimenti e senza possibilità di evadere, costretti a regredire a uno stadio animalesco per soddisfare i più elementari bisogni fisiologici.
 
Snare è un indie low budget inglese davvero meticoloso per la cura e il lavoro di Cooper in cabina di regia. Immette diverse etichette dell'horror dall'isolamento, la casa infestata, abusi legati al passato, paranoie e scontri e dinamiche interne al triangolo di attori con un massacro finale.
Poche stanze, una casa dove si rimane isolati, i rifornimenti che vengono sempre meno e da qui una regressione folle e selvaggia in grado di mettere in campo alcune scene davvero cruente.
Cooper proprio per non abbassare mai la guardia e rischiare di lasciare buchi che avrebbero abbassato la suspance, crea a livello intrapsichico nella protagonista incubi e paure legati ad un padre padrone che ne ha fatte di tutti a lei e alla madre. Se ci mettiamo la giovane coppia con Carl che sembra sempre al confine tra follia ed egocentrismo totale, l'opera non abbassa mai i ritmi, lascia ben sperare per la consapevolezza dell'autore e sottolinea ancora una volta che quando si hanno le idee, un buon cast e si sanno padroneggiare i mezzi, i risultati arrivano.
Nel terzo atto la regressione crea davvero dei siparietti mica male con un finale che arriva colpendo in pieno lo spettatore, forse leggermente telefonato ma di forte impatto.

sabato 26 marzo 2022

Diario di un tossicodipendente


Titolo: Diario di un tossicodipendente
Regia: Giorgio Picinni Leopardi
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Alex, tossicodipendente e spacciatore, ripercorre gli eventi principali della sua vita disastrata. Un giorno incontra per caso Maddalena, ex-tossicodipendente, che lo convincerà a cambiare vita dopo una notte d’amore.
 
In 17' Leopardi trasforma un cortometraggio partendo dal tema della droga facendolo sfociare in una bella storia d'amore creando di fatto solo le premesse e gli intenti per quello che appare a tutti gli effetti come un happy ending. Il solito cortometraggio richiesto dalla scuola di cinema dove però tra ironia, dramma e stati deliranti, la vicenda in se senza deragliare in uno sfondo così drammatico, punta su toni più vivaci come dimostra la fotografia e la scelta degli attori dove lei Maddalena, interpretata da Giorgia Fiori, riesce ad essere quella venere così mozzafiato da far smettere il nostro protagonista di farsi. Tra spacciatori, fotografie come testimonianza della dipendenza, maschere allucinatorie che sembrano perseguitare il protagonista, incontri e sguardi fugaci, promesse d'amore sotto le lenzuola, questo piccolo esordio lascia ben sperare tracciando i pericoli e l'illusione della droga ma dall'altra lasciando i presupposti per un cambiamento repentino, sicuramente poco realistico nella vita reale ma cinematograficamente valido.

sabato 5 marzo 2022

Catch the fair one


Titolo: Catch the fair one
Regia: Josef Kubota Wladyka
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una ex campionessa di pugilato di origine nativo americana intraprende il combattimento della sua vita quando va alla ricerca della sorella scomparsa.
 
Dopo MANOS SUCIAS Wladyka torna a misurarsi con un indie che sfocia nel dramma sociale con venature da revenge movie e una critica al mondo della prostituzione e delle vittime di tratta.
C'è lo sport, la boxe, a rendere viva e accendere Kaylee di speranze ma anche di illusioni.
Una speranza sulla possibilità di trovare la sorella fa sprofondare la protagonista in un mondo di violenze e soprusi dove persone apparentemente adeguate con moglie e figli nascondono terribili segreti trattando le native americane come merce di scambio.
Catch the fair one colpisce come un diretto e fa male. Kaylee è una protagonista interpretata da una lottatrice professionista che riesce a dare enfasi e pathos ad un personaggio spesso sfuggente e ambiguo. La narrazione non porta mai a scelte semplici, rifugge da ogni happy ending strutturando gli intenti mano a mano che sembrano palesarsi gli obbiettivi. Daniel Henshall come sempre da struttura e carattere ad un personaggio sporco e sadico in un circolo vizioso dove la donna continua ad essere trattata al pari delle bestie e dove Kaylee si butta nella disperata ricerca sapendo che dovrà incassare parecchi colpi. Un film sporco e cattivo, tenero in attimi fugaci quando Kaylee concede quegli sprazzi di sorriso, cercando di dare un senso alla sua vita e battendosi per molte donne che non hanno la stessa forza e ostinazione.