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lunedì 19 settembre 2022

Men


Titolo: Men
Regia: Alex Garland
Anno: 2022
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Harper si reca in campagna per quello che dovrebbe essere un fine settimana piacevole e tranquillo, lontano dal tumulto e dallo stress della sua vita. I flashback rivelano che Harper stava chiedendo il divorzio a James, ma non era disposto a lasciarla andare. L’abuso emotivo e, in un’occasione fisico, è stato fondamentale per James che cercava di mantenere Harper nel loro matrimonio, e la sua morte continua a pungere nonostante non sia colpa sua. Nella casa di campagna, Harper viene accolto dal suo proprietario, Geoffrey. Le loro interazioni sono nella migliore delle ipotesi innocue e imbarazzanti, ma è quando Harper va a fare una passeggiata nei boschi che circondano la casa che le cose diventano inquietanti e strane. È seguita da un uomo nudo che poi cerca di entrare in casa. Harper è scossa dopo e le cose peggiorano solo per lei da lì.
 
Uomini che partoriscono altri uomini da tutti gli sfinteri possibili ancora mi mancava...
Garland al suo terzo film secondo me o almeno per i miei gusti firma la sua opera migliore. Forse perchè la meno ambiziosa senza essere scifi e senza avere l'ambizione di confrontarsi con Van DerMeer e forse perchè vanta quasi solo due attori e due figuranti (l'ex marito e l'amica di Harper).
Una location in quel posto sperduto della campagna inglese iconica ormai per tante pellicole di questo genere. Men però è un horror molto più politico di quello che possa sembrare ad una prima impressione soprattutto sulla misoginia maschile. Garland non smette di provocare e qui tutto il non sense possibile prende forma sotto gli occhi ingessati inizialmente di Harper per poi espandersi e arrivare addirittura a mettere a fuoco il Green Man, l’Uomo Verde, quell'immagine dal volto maschile che affiora dalle foglie, dal quale germogliano diversi elementi vegetali, fino al punto che spesso persino i tratti somatici si dissolvono nel fogliame rappresentando uno spirito della vegetazione, un’entità legata alla fertilità che affonda le sue radici nel folklore pre-cristiano. Da qui quindi si parte dal dramma sociale, per arrivare nel giallo soprannaturale, nel thriller e sfociando nel folk horror.

sabato 18 giugno 2022

Barbarians


Titolo: Barbarians (2021)
Regia: Charles Dorfman
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

Una cena in una casa di campagna che vede quattro amici riunirsi per una festa di compleanno. Ma mentre la notte avanza, emergono segreti e intorno a loro iniziano a svolgersi eventi inquietanti.
 
Quando nascondendo tradimenti e probabili figli da un altro compagno compare come colpo di scena l'home invasion. Barbarians è un thriller british di quelli patinati e minimali con una sontuosa location, un buon cast e tutti gli elementi e le risorse per creare un'atmosfera interessante e originale. Invece Dorfman al suo esordio sceglie gli stereotipi più blandi di chi è avvezzo al genere avendo ormai, come nel mio caso, visto praticamente tutto nel sotto genere e intuendo a priori tutti i percorsi possibili. L'unica postilla interessante è data dal fatto che il gateway, la zona rurale, una sorta di patrimonio Unesco, è stata la miccia che ha fatto scoppiare una faida tra famiglie. Tutto questo però viene solo accennato e la rivalsa degli antagonisti nel finale lascia supporre che non siano forse loro così tanto dei cattivi quando Louis, una sorta di imprenditore improvvisato che ha tolto le terre di diritto a chi davvero le meritava sconterà come un duro dazio da pagare quanto si è arrogato di prendere senza contare le possibili conseguenze del suo scellerato gesto.

giovedì 12 maggio 2022

Bull


Titolo: Bull
Regia: Paul Andrew Williams
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Dopo dieci anni di assenza, Bull, il sicario della sua ex banda di criminali, torna nei suoi vecchi ritrovi per cercare il figlio scomparso e ottenere vendetta nei confronti di chi ha fatto con lui il doppio gioco e lo ha lasciato per morto. I dolorosi segreti del passato verranno presto alla luce e, come indemoniato, Bull non si fermerà di fronte a nulla.
 
Quando c'è da colpire duro, come sempre gli inglesi sono tra le prime linee. Bull da un lato fa parte di quel filone di film alla Hyena o Kill List di cui ne vorremmo molti di più nonostante spesso conducano tutte al revenge movie come in questo caso. La scelta e la ghigna di Neil Maskell tutti dovrebbero conoscerla se non altro per il livello d'intensità con cui l'attore caratterizza i suoi personaggi. Bull è molto cattivo e non regala niente. Williams spreme la trama all'osso e lascia solo i pianti disperati di vedove e figli resi orfani. Muore ogni speranza salvifica e getta il suo protagonista in una corsa disperata per cercare di chiudere tutti i conti con la sua vecchia banda.
Le scene di violenza sono totali e scioccanti. Tutti muoiono proprio male e il finale bisogna semplicemente accettarlo nel suo più totale non sense. Eppure film del genere riescono ad avere un potere di resa e intrattenimento molto coinvolgenti grazie ad attori molto bravi, un ritmo che fa da padrone e le solite liti familiari che sfociano in tragedie e in traumi senza parole.

Seed (2021)


Titolo: Seed (2021)
Regia: Sam Walker
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Quello che inizia come un weekend di ragazze nel deserto del Mojave diventa una storia di orrore, morte e invasione aliena.
 
A volte non mi spiego il pubblico. Seed è una figata totale detto da uno che mastica gli horror come gli smanettoni masticano i porno. E qui nell'opera prima di Walker c'è tanta carica erotica. Un alieno che penetra le protagoniste in un gioco di carne cronemberghiano e che in parte mi ha ricordato Yuzna. Un alieno che sembra essere l'alter ego del male di ET. Un film che parla di destini, di fine dell'umanità, del non poter combattere alcuni poteri telepatici che rischiano di far sopperire chiunque non sia disposto a farsi ingravidare dalla creatura. Con un finale in parte prevedibile ma che distrugge ogni sorta di happy ending, Seed è un perla di cattiveria, dove sembra di vedere anche i Visitors, tanta scifi anni 50' e 60', dove l'orrore cosmico straborda e dove quando finalmente capiamo cosa sta per succedere è ormai troppo tardi e il film esplode con la sua malvagità.
Sembra la metafora che a voler salvare una specie di un altro pianeta si finisca col fare una gigantesca cazzata e dare così il pianeta in pasto agli alieni. Soprattutto se l'alieno in questione fa tutto dal letto dove viene lasciato senza nemmeno muoversi ma agendo in maniera telepatica e sorridendo mentre ingravida e devasta le menti delle tre amiche.
Seed prova ad essere il più disgustoso e rivoltante possibile riuscendoci molto bene e regalando un altro film sull'invasione aliena che sembra quasi un home invasion di un piccolo e tenero cucciolo di tartaruga.

Bobby yeah


Titolo: Bobby yeah
Regia: Robert Morgan
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Il film racconta la storia di Bobby Yeah, una strana creatura che incontrerà altrettanto strane situazioni e personaggi dopo aver rubato un animale domestico.
 
Un folle ambizioso che crea, da forma a esseri purulenti, giocando con la vita e godendo della sofferenza. Robert Morgan non ha bisogno di presentazioni. Un regista che come Tippett sonda progetti folli e ambiziosi, dando sostanza a forme diverse dell'animazione e della stop motion, creando una galleria di incubi e mostri, creature polimorfe e mutanti, con tanto di congegni di tortura e microorganismi. Un corto allucinato, fuori di testa e disturbante, una metafora sul mondo moderno, sulla scienza e gli esperimenti sull'uomo e sugli animali, in questo caso forme senzienti create come ibridi e mischiate da un demiurgo folle e fuori di testa.


martedì 12 aprile 2022

Here before


Titolo: Here before
Regia: Stacey Gregg
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Dopo che i nuovi vicini si trasferiscono nella casa accanto, Laura, una madre ancora in lutto per la figlia morta anni prima, inizia a mettere in discussione la sua stessa realtà. In poco tempo, Megan, la figlia dei vicini, le ricorda fin troppo la sua bambina e il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è diventerà sempre più labile.
 
Di film simili a Here Before ne abbiamo di certo già visti. Di mamme che cominciano a delirare pensando di aver riconosciuto in un'altra bambina la propria deceduta è stato già tirato in ballo e penso, anche se non in location cittadina, a quel mezzo capolavoro che rimane Vinyan di Du Welz, oppure Hierro anche se appunto questi ultimi due sono ambientati in un'isola.
Seppur alla sua opera prima la Gregg dimostra comunque una discreta tecnica per il suo esordio scegliendo come protagonista Andrea Riseborough, un'attrice sempre straordinaria capace di infondere carattere, polso e personalità ai suoi personaggi dimostrando ad ora di essere una delle attrici più capaci in circolazione. Il film comincia a salire di livello, piano piano l'atmosfera dei buoni rapporti tra vicinato cominciano a disgregarsi fino ad un finale che seppur non di carattere orrorifico diventa quel thriller psicologico teso e con il climax finale al punto giusto con le dovute minacce tra vicini che vanno in un delirante crescendo. I difetti certo non mancano come alcune scelte narrative prevedibili e qualche colpo di scena abbastanza scontato e un ritmo che senza annoiare mai a volte sceglie un taglio decisamente troppo minimale.

domenica 27 marzo 2022

Snare


Titolo: Snare
Regia: C.A. Cooper
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Dopo aver sottratto le chiavi di uno stabile momentaneamente disabitato situato in un quartiere fantasma, le amiche Lizzy e Alice decidono, assieme al compagno di bagordi Carl, di vivere un weekend all’insegna degli eccessi, accorgendosi ben presto, tuttavia, che qualcosa di malefico aleggia all’interno dell’appartamento e dell’intero condominio in cui si ritrovano improvvisamente intrappolati, senza rifornimenti e senza possibilità di evadere, costretti a regredire a uno stadio animalesco per soddisfare i più elementari bisogni fisiologici.
 
Snare è un indie low budget inglese davvero meticoloso per la cura e il lavoro di Cooper in cabina di regia. Immette diverse etichette dell'horror dall'isolamento, la casa infestata, abusi legati al passato, paranoie e scontri e dinamiche interne al triangolo di attori con un massacro finale.
Poche stanze, una casa dove si rimane isolati, i rifornimenti che vengono sempre meno e da qui una regressione folle e selvaggia in grado di mettere in campo alcune scene davvero cruente.
Cooper proprio per non abbassare mai la guardia e rischiare di lasciare buchi che avrebbero abbassato la suspance, crea a livello intrapsichico nella protagonista incubi e paure legati ad un padre padrone che ne ha fatte di tutti a lei e alla madre. Se ci mettiamo la giovane coppia con Carl che sembra sempre al confine tra follia ed egocentrismo totale, l'opera non abbassa mai i ritmi, lascia ben sperare per la consapevolezza dell'autore e sottolinea ancora una volta che quando si hanno le idee, un buon cast e si sanno padroneggiare i mezzi, i risultati arrivano.
Nel terzo atto la regressione crea davvero dei siparietti mica male con un finale che arriva colpendo in pieno lo spettatore, forse leggermente telefonato ma di forte impatto.

domenica 23 gennaio 2022

Silent Night


Titolo: Silent Night
Regia: Camille Griffin
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Nell, Simon e il loro figlio Art sono pronti ad accogliere amici e parenti per quello che promette di essere un perfetto raduno di Natale. Perfetto tranne per una cosa: tutti moriranno.
 
Tante persone tutte in una casa aspettando la fine del mondo. Qualcosina di Facciamola finita anche se qui è legato all'eco vengeance, ovvero una misteriosa nebbia come quella di Dans la brume che sembra uccidere in malo modo le persone. Quasi non si vede ma l'atmosfera del film della Griffin è palpabile e tangibile. Una paura impossibile da nascondere nonostante si faccia di tutto per girarci attorno senza affrontarla. Il film è un horror delizioso, una grande cena familiare che sembra giocare sulle molteplici differenze tra i protagonisti, tra i segreti mai celati ma che ora finalmente possono essere rivelatori di tanti non detti. Da questo punto di vista gli inglesi sono dei maestri e Happy new year Colin Burstead senza i toni apocalittici rivede in parte lo stesso schema.
Purtroppo non tutto funziona al meglio. Dal personaggio della giovanissima Sophie al fatto che nessuno sembra veramente disperarsi se non Bella che soprattutto nel finale impazzisce del tutto.
Se le prove attoriali non sono affatto male, contando che ci sono diversi bambini, la baracca riesce a mantenersi solida, lavorando di suspance e creando il bel colpo di scena che fino alla videochiamata con la nonna ribalta le sorti e gli intenti del film.


Ultima notte a Soho


Titolo: Ultima notte a Soho
Regia: Edgar Wright
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Eloise, ventenne cresciuta con la nonna dopo il suicidio della madre, arriva a Londra con il sogno di diventare stilista. Ha il mito della Swingin' London e della musica anni '60, che ascolta continuamente su vecchi 33 giri portatili. Dopo un'infelice esperienza nello studentato della scuola di moda in cui è stata ammessa, si trasferisce in un appartamento di Soho affittato da un'anziana signora. Qui, durante lunghe notti agitate, Eloise sogna di tornare nel passato, nella Londra che ama di più, dove incontra Sandie, un'aspirante cantante che vive il glamour di una città colorata ed esaltante. Poco alla volta, però, Eloise confonde la propria personalità con quella di Sandie e ne scopre la vita in realtà miserabile, scivolando tra realtà e incubo in un'esperienza spaventosa.
 
Si è parlato molto dell'ultimo film di Edgar Wright autore per cui simpatizzo molto ma che finora è stato troppo sovrastimato
Certo non è nel mio olimpo ma ha saputo farmi ridere, trovando sempre il giusto compromesso tra il sapersi prendere sul serio e buttarla in caciara. Last Night in Soho è il suo film più serio.
Un'opera importante e di svolta per un regista che finora si stava ritagliando una sua personale politica d'autore con film bizzarri e grotteschi, mischiando horror, satira sociale, weird, splatter, commedia ironica e una sua personale incursione nel sotto genere del comics. E qui siamo dalle parti di un certo tipo di cinema molto ricercato, un omaggio ad un decennio in cui se non passavi da Londra e non ti piegavi ai suoi padroni rischiavi di rimanere tra gli astanti che non contano nulla. Wright crea un thriller, un dramma psicologico in grado di sottolineare questo elemento e allargarlo creando sotto trame e un fil rouge maturo e consapevole addentrandosi in una materia difficile da gestire quando si voglio al contempo sviluppare così tanti intenti. Il doppelanger usato in maniera perfetta, la denuncia di un certo tipo di benessere amalgamato da un malessere interiore per cui lo sballo sembra la catarsi di ogni studente, in cui la norma di molti è non quella di una sola sembra essere la log line del film. Un'opera complessa che parla di vessazione, di prostituzione intellettuale, oppressione da parte di una major che sembra incarnata dal maschio avido e prevaricatore che come ben sappiamo chiede un prezzo molto salato per la nascita di una nuova star.
Un horror psicologico capace di palesare i fantasmi del passato, di rincorrere un successo mai ottenuto, di riprendersi la propria autostima arrivando ad una sorta di revenge-movie al femminile in questo caso a opera dell'antagonista.



sabato 18 dicembre 2021

Reckoning


Titolo: Reckoning
Regia: Neil Marshall
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

Inghilterra, 1665. La Grande peste ha colpito il paese facendolo crollare in un clima di paura, sfiducia e morte. Disperata e terrorizzata, la popolazione fa affidamento alla superstizione e la Chiesa cattolica ne approfitta crudelmente dando avvio a una caccia delle streghe senza precedenti. Grace Haverstock ha appena seppellito il marito quando, costretta a provvedere da sola a tutti i suoi bisogni, viene guardata con sospetto dai suoi concittadini per la sua indole. Quando il padrone di casa tenta di costringerla a pagargli i suoi debiti con favori sessuali, Grace lo rifiuta con violenza. L'uomo l'accusa allora di stregoneria, facendola rinchiudere in prigione. Qui, Grace affronterà orribili interrogatori per mano dell'inquisitore più spietato della Gran Bretagna.

Per me Marshall è come Re Mida. Persino il suo Hellboy(2019) mi è piaciuto più di quello di Del Toro (che amo) per ragioni che qui non starò a discutere. Marshall poi è uno di quegli autori così amante del cinema di genere da aver esplorato anche lui un sacco di territori immettendo nella sua politica d'autore tutti i mostri possibili. Reckoning è un film sulle "streghe" molto anomalo e classico per degli stilemi che in un autore come lui non siamo abituati a vedere. Perchè le streghe non si vedono, il male come demonio solo in piccolissime parti, la peste domina il film, la tortura c'è ma non è l'elemento preponderante (per fortuna) e infine c'è il revenge movie e la protagonista che si inalbera così tanto da far fuori mezzo castello pieno di preti spretati, personaggi stereotipati al massimo come il viscido Pendleton e l'inquisitore Moorcroft che aveva al tempo bruciato la madre di Grace.
C'è qualcosa nella rotazione di tutti questi elementi come nella tortura strutturata in capitoli che fa acqua da tutte le parti rendendo il film lezioso, moralista, prevedibile e scontato e con un'assenza di ritmo che da Marshall non mi sarei aspettato. Quasi tutti i ruoli sono spaccati con l'accetta come se non ci fosse la possibilità di rendere dei personaggi combattuti per le scelte che portano avanti. Il fantasma del marito di Grace che compare ogni tanto sembra lo spauracchio di un film voluto fortemente dalla protagonista e sceneggiatrice aka fidanzata del regista.



mercoledì 20 ottobre 2021

Happy new year Colin Burstead


Titolo: Happy new year Colin Burstead
Regia: Ben Weathley
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Colin Burstead noleggia un maniero d'epoca, di proprietà di un nobile ormai squattrinato, per riunire lì tutta la famiglia e festeggiare l'anno nuovo. Ma la sorella Gini invita David, fratello di Colin messo al bando per le sue malefatte, e le cose si complicano irreparabilmente.
 
Weathley è stato fin dal suo esordio uno dei miei registi contemporanei preferiti con la missione di spiazzarmi completamente con ogni scelta e genere o sotto-genere. E qui con un film che aspettavo da tempo ma che per ragioni balorde mi ha fatto aspettare del tempo per trovare i sottotitoli, arriva finalmente questa perla tutta narrata all'interno di un maniero rappresentando in chiave grottesca la formula di rinchiudere i suoi personaggi in uno spazio limitato per lasciare agire solo i dialoghi, le parole e i sentimenti, nel bene e soprattutto nel male.
Una famiglia allargata, una festa di Capodanno per motivi che come sempre il regista non intende giustificare o lo fa solo in parte (una delle particolarità dei suoi film) numerosi personaggi è un ribaltamento tra quello che dicono e come si comportano lasciando spesso spiazzati nelle scelte, nei tempi e nei modi, nei dialoghi, nelle azioni, e nel sapere infine che invitare alcune persone può diventare una miccia che sicuramente farà esplodere tutti i non detti.
Weathley è famoso per passare da progetti ambiziosi a film tascabili girati con una piccola troupe e con telecamera a mano come lascerà intendere nel bellissimo e commovente ballo finale dove la troupe e Weathley stesso compariranno a fianco degli attori.
E così con un ritmo sempre più serrato, una galleria intensa di personaggi dove alcuni si vedranno solo in alcune scene per poi scomparire o altre invece appariranno solo nel finale, lo spirito puramente british dell'autore non si smentisce nemmeno questa volta con un film sulla famiglia, sui valori che riprende in parte quella tematica iniziata con DOWN TERRACE e che riprende qui in un dramma da camera con cinismo e un umorismo nero tra i vari confronti verbali tra i personaggi.
Un finale poi dove tutto viene ribaltato con l'uscita di scena di Colin e David che invece da pecora nera viene quasi portato in trionfo. Una sola domanda, ma il bambino?


lunedì 16 agosto 2021

Censor


Titolo: Censor
Regia: Prano Bailey-Bond
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Una ragazza indaga sul mistero della sorella scomparsa

Censor è il miglior horror finora del 2021 e manco a farlo apposta è inglese di una regista gallese.
Un film particolarmente malato e sadico in grado di elevarsi ad alta quota in un panorama molto mainstream dove ormai tanti titoli horror non riescono a fare ciò che devono: disturbare.
Censura, snuff, metacinematografico, found footage, slasher, splatter, politico e con una discesa agli inferi che non si vedeva da tempo. Censor parla di b-movie gore e ultra violenti senza quasi mai farli vedere allo spettatore mentre invece mostra i volti di chi li supervisiona. Ci fa entrare in un dramma con un senso di colpa mai superato, una sorta di eterna ricerca di qualcosa andato perso in un'infanzia strana con una coppia di genitori disfunzionali che non hanno mai accettato il dramma.
Censor prende Niamh Algar e la stravolge completamente facendola impazzire un pò alla volta prima di prendere una strada tortuosa e creare un climax ad hoc con un finale magnifico.
Censor è metaforicamente il taglio netto che Enid compie quotidianamente per lavoro con i film, ma allo stesso tempo un taglio netto (una censura) ai suoi ricordi che riesce a nascondere e ritrovarli quando vuole e allora il film maledetto "Don't go in the curch" risveglia quella ricerca e quella follia di credere in qualcosa che forse è solamente un trauma mentale o una ferita profonda che non guarirà mai.


venerdì 9 luglio 2021

Caveat


Titolo: Caveat
Regia: Damian Mc Carthy
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Un vagabondo solitario, saltuariamente vittima di temporanei attacchi di amnesia, accetta un lavoro per prendersi cura di una donna psicologicamente problematica, finendo per essere ospitato in un'antica e decadente abitazione sperduta su un'isola.
 
E di nuovo ci pensa il Regno Unito a tirar fuori gli assi dalla manica. E direi che assieme a Censor quest'anno siamo davvero a ottimi livelli. Caveat è l'esordio di un autore che ha visto tanto cinema. Conosce o meglio intuisce cosa piace ai fan del genere e cerca di stupire con un film silenzioso e isolato, ambientato quasi tutto in un'unica location, con tre attori e un piccolo pupazzo.
Caveat riesce a creare vera suspance intersecando uno strano miscuglio di schizofrenia, terrore e spietatezza (oltre il solito revenge movie) che permea le personalità disturbate dei personaggi, giocando con archetipi in fondo basilari, mischiando dramma sociale, malattia mentale, isolamento, stupore e un ambiente molto claustrofobico e atmosferico. Un film molto indie e low budget che sfiora la perfezione per quanto concerne i dialoghi e la messa in scena. Tuttavia bisogna anche ammettere qualche licenza di troppo che la sceneggiatura sembra prendersi come quando Isaac accetta troppo repentinamente di attaccarsi la catena in casa oppure il suo passato, reso attraverso dei flash back che vogliono dire troppo nascondendo l'intrigo della trama. Però diciamocelo, l'occhio della madre, in quelle due o tre scene porta a casa il film riuscendo veramente a creare ansia e paura come tanti non sono mai riusciti a fare.



Wrath of man


Titolo: Wrath of man
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

La trama segue H, un personaggio freddo e misterioso che lavora per una società di cash truck responsabile dello spostamento di centinaia di milioni di dollari per Los Angeles ogni settimana.
 
E'vero. Wrath of Man è l'ennesimo revenge movie. Eppure è un film molto costruito come è solito di Ritchie quando viene richiamato al suo stile con la sua personale politica e il suo montaggio articolato. Una matrioska dove seppur vero che l'obbiettivo principale si evince nel primo atto, tutto sembra essere costruito con gli stilemi del noto autore, ritmo infallibile, azione a gogò, dialoghi puliti e graffianti e un ritmo vertiginoso che non lascia mancare nulla. La storia nella storia nella storia. Stathman ormai recita con la mascella da sempre, riuscendo a confezionarsi un ruolo da protagonista e spalleggiato da una nutrita galleria di ottimi attori dove la palma spetta al villain Scott Eastwood finalmente in un ruolo che gli si confà a pennello.
Con una costruzione millimetrica, Ritchie sembra ormai aver sdoganato il suo stile personale confezionando quasi un film di serie b dei suoi cult come RocknRolla, SNATCH o LOCK AND STOCK. A differenza però dei suoi film precedenti qui a parte lo spoiler legato all'obbiettivo del protagonista non sembra lasciar molto spazio al resto degli attori i quali paiono abbastanza debolucci, lasciando tutto l'arco narrativo a H e la sua enigmatica storia e il macchinoso piano di vendetta. Wrath of man si impone meno di Gentleman dove a dare manforte a McKonaughey c'erano Hunnam, Grant, Farrell, Strong, qui è tutto molto più convenzionale, le sotto trame vengono abbandonate per incanalare il tutto nella sete di vendetta di H e questo forse è l'elemento minore in un film di un autore che quando padroneggia il suo genere rimane tra gli outsider assoluti.

Benny loves you


Titolo: Benny loves you
Regia: Karl Holt
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

A seguito della morte accidentale dei genitori, Jack deve vendere la casa di famiglia e iniziare una nuova vita. Mentre si libera dei vecchi cimeli di famiglia, Jack butta via anche il suo amato peluche d'infanzia, Benny. Una mossa che si rivela letale perché Benny prenderà vita con un solo obiettivo: proteggere Jack e la loro amicizia ad ogni costo!
 
Ultimamente sul sottogenere horror dei dolls movie viene sempre in mente la saga di Don Mancini.
Holt è inglese e condisce al meglio con humor nero una commedia splatter molto ironica e in grado di inserire alcuni elementi interessanti e molto esilaranti come la parentesi iniziale con una bambina odiosa che disprezza il pupazzo che si vendicherà e la morte tragica e grottesca dei genitori di Jack.
Un giovane adulto che si ritroverà a dover trovare un suo posto nel mondo, una complicità con un pupazzo crudelissimo e una girandola di situazioni goliardiche dove Jack acquisterà carattere smettendo di essere quel nerd mammone, capro espiatorio di un'azienda in cui tutti si prendono gioco di lui.
Ancora una volta grazie alla Midnight Prime Video abbiamo il primo pupazzo molto stile Muppets per niente accattivante nell'estetica, anzi molto pacioccone, cambiando così un modus operandi che da sempre mostrava bambole o bambolotti particolarmente inquietanti. Jack dopo la morte dei genitori trasforma la casa in un museo di cultura nerd fin nel midollo, come suggerisce una ragazza che dopo aver visto tutti gli accessori gli lancia la profetica domanda "vivi ancora con i genitori" e via dicendo in una trottola di scene con un buon ritmo e sempre bilanciate tra slasher (come la scena in cui Benny massacra tutti i colleghi di Jack) e trovate grottesche e ironiche.
Perde parecchio nell'ultimo atto dovendo aderire ad un plot narrativo abbastanza scontato ma vince già solo per quel primo atto così ghiotto di scene madri.

mercoledì 2 giugno 2021

In the earth


Titolo: In the earth
Regia: Ben Weathley
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Mentre il mondo cerca una cura per un virus disastroso, uno scienziato e uno scout del parco si avventurano nel profondo della foresta per ritrovare dei colleghi scomparsi

Ben Weathley è uno dei miei registi post-contemporanei preferiti da sempre.
Uno dei pochi inglesi ad aver con originalità e talento dato risalto al folk horror britannico con tanto di paganesimo, rituali, sette e molto altro ancora, anche se quasi tutte queste caratteristiche risiedono nel suo cult Kill List mentre vengono annusate in A Field In England e a suo modo in veste più da crime-movie ma con alcune incursioni in Down Terrace.
Al momento Weathley viene richiesto addirittura dalle major per il suo enorme talento e lo humor nero che contraddistingue i suoi film. Dopo produzioni enormi come High-Rise per la serie provo sfide che tutti considerano impossibili o remake fatti solo per far cassa come Rebecca, l'autore può con i proventi auto finanziarsi i suoi film preferiti con una produzione low cost e poche ma eccellenti location e un manipolo di attori funzionali.
In the earth è qualcosa di grottesco e assurdo, uno scifi, un eco vengeance, un horror rurale, un survival movie, un dramma sociale, un film sulle distanze e forse molto altro ancora..
Un film suggestivo quanto enormemente complesso scritto dallo stesso regista durante la pandemia dove la fantascienza diventa materiale da scoprire in una metafora sociale in un film peraltro difficile con più sentieri e sotto trame e intenti non sempre così chiari.
In the earth parla di funghi che sembrano ridare vita alla fauna, parla di una meglio non precisata entità folkloristica Parnag Fegg che risiede nel bosco (una specie di Pan) e una strana comunicazione tra natura e uomo che passa sotto diverse stratificazioni e livelli arrivando a far impazzire i due scienziati nascosti nella struttura governativa dentro al cuore del bosco.
La materia è complessa e spesso Weathley incrocia i flussi tra mito e scienza ponendo tante domande e come spesso osa fare regalando poche risposte e dando tanti finali aperti.
I suoi tocchi magici e gli elementi di riconoscimento anche qui non mancano dalle suggestioni, al voler dare un nome a qualcosa quando non è possibile, ai trip collettivi, alle scene di inusitata violenza che dopo il martello iniziale, qui ci regala ferite sotto i piedi, accette e scene splatter come funghi sotto la pelle che sembra debbano portare una sorta di mutazione o malattia o altro ancora.
Un film extrasensoriale perchè soprattutto nel terzo atto quando ormai viviamo al fianco della dottoressa Wendle, tutto sembra ovattato, la natura stessa ingloba e intrappola i protagonisti facendoli impazzire e creando degli intrecci narrativi mica da ridere.
Usando e dando voce alle fobie collettive di tutti i diversissimi personaggi e delle loro apparenti fragilità e complessità Weathley ancora una volta ricalca e cerca di approfondire una tematica ambiziosa e poco trattata da scienza, religione, mito e tecnologia ovvero cercare di capire il segreto di ciò che umano non è, di qualcosa di indefinito e forse alieno, di qualcosa che la natura rivendica e non vuole concedere all'uomo.


domenica 18 aprile 2021

Down Terrace


Titolo: Down Terrace
Regia: Ben Weathley
Anno: 2009
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Una famiglia criminale cerca di smascherare l'informatore di polizia in mezzo a loro che minaccia di smantellare i loro affari.
 
Adoro. Ben Weathley è un autore e regista che stimo da sempre. Sono stato tra i primi a vedere Kill List e tutti gli altri suoi film (che apprezzo tutti anche il bistrattato Rebecca).
Per Down Terrace ho dovuto aspettare e faticare a lungo dal momento che essendo un'opera a tutti i livelli autoriale e indipendente ci ha messo un pò per espandersi sul web.
Definirlo poliziesco sarebbe riduttivo dal momento che alcune componenti sono da sempre presenti nel cinema di Weathley. Noir, black comedy, grottesco, ironia nera, personaggi inquietanti, violentissimo (forse assieme a Kill List è il film più violento in assoluto dal momento che chiama in causa alcune scelte davvero cruente e crudeli che fino alla fine non credevi possibili). Un film che come per altri non ha speranze di salvezza, non esiste happy ending, ma solo scelte e decisioni che porteranno un vuoto interiore incredibile.
Down Terrace ha un cast importante dal momento che il lavoro svolto sugli attori è lungo e regala delle prove davvero commoventi. Il teatrino e la galleria dei gregari in casa di Bill e Karl è pazzesco. Da temuti sicari e killer indiscussi che si odiano a vicenda e che portano alcune vittime sacrificali a nascondersi in bagno, a una pletora di musicisti che brindano felici condividendo droghe tutti insieme come un perfetto quadretto famigliare. Ricco di simbolismi che Ben adora e inserisce in tutti i suoi film, qui come accessori all'interno della casa, sui ripiani e tra i cassetti.
Con un finale di una violenza esplosiva e delle musiche fantastiche, il film che si concentra praticamente tutto all'interno della casa, dimostra come il talento di questo artista e autore dava già importanti segnali.


martedì 12 gennaio 2021

Get Duked


Titolo: Get Duked
Regia: Ninian Doff
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Tre ragazzi dalla carriera scolastica disastrosa, tra cui un giovane rapper, vengono coscritti a partecipare a un programma naturalistico: una gara di campeggio dove dovranno imparare a collaborare, a orientarsi e a trovare risorse nella natura. Insieme a loro partecipa Ian, che invece ha la testa fin troppo a posto e vuole riuscire nell'impresa per migliorare il proprio curriculum scolastico. Nelle Highlands scozzesi però qualcuno dà loro la caccia, mascherato come il Duca di Edinburgo, così i ragazzi sono davvero costretti a collaborare, orientarsi e cercare risorse per sopravvivere. Nel mentre la polizia, impegnata nella ricerca del ladro del pane, viene chiamata in aiuto ma sembra tutt'altro che efficiente.

Prendendo in prestito la locandina di Cottage, l'esordio di Doff prova a mischiare diversi sotto testi partendo dal survival movie, temi sociali, giovani adolescenti allo sbando e infine il thriller e qualche spruzzata grottesca e horror. Il risultato non è riuscitissimo ma riesce a coinvolgere e intrattenere con qualche interessante risata. Cast giovane, le higlands scozzesi ormai saccheggiate da diversi registi negli ultimi anni e tanta carne al fuoco inserendo bifolchi, un pulmino che sembra godere di vita propria e qualche colpo di scena nel finale abbastanza azzeccato. Lo humor inglese quando diventa in parte grottesco riesce a trovare un giusto equilibrio come in questo caso senza mai prendersi troppo sul serio ma riflettendo sulle scelte apparentemente istintive e spesso senza senso del gruppo di giovani protagonisti scapestrati. E' così tra allucinazioni, funghetti, esibizioni rap nei capannoni, merda di coniglio allucinogena e vecchi bifolchi mascherati e armati, Doff riesce a regalare un film scanzonato con poco sangue ma tante risate e come sempre un manipolo di poliziotti fuori portata e presi costantemente in giro.

lunedì 4 gennaio 2021

Silence(2020)


Titolo: Silence(2020)
Regia: Sean Lionadh
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Festival: Torino Film Festival, Capri, Hollywood
Giudizio: 3/5

Nell’isolamento del lockdown, un giovane uomo decide di restare in contatto con il mondo esterno attraverso i messaggi vocali dei suoi amici e dei suoi amanti. Quelle voci, però, che inizialmente sembrano riempire il silenzio e fargli compagnia, diventano sempre di più e sempre più cariche di sofferenza. L’uomo si trova così abitato da una moltitudine di solitudini. L’unica soluzione per placare quelle voci è trovare la propria attraverso la musica, e così ristabilire il silenzio.

11' in cui Lionadh ha filmato a Glasgow ciò che gli è successo, provando a dare una voce o meglio un silenzio alla crescita del disagio e della sofferenza. In un appartamento disordinato e nel caos, Lionadh sembra la dimostrazione di un disorientamento che aumenta con la condizione umana e l'incapacità di affrontare un disagio e saper leggere oltre. Allora ognuno trova un suo confinamento, Lionadh spegnendo i vocali e accendendo la musica.

domenica 22 novembre 2020

His House


Titolo: His House
Regia: Remi Weekes
Anno: Gran Bretagna
Paese: 2020
Giudizio: 4/5

Dopo essere fuggiti dal Sudan del Sud in guerra, una giovane coppia fatica ad adattarsi alla nuova vita in una cittadina inglese dove si nasconde un male indicibile.

Finora una delle uniche piccole sorprese targate Netflix. His House è un horror che vira parecchio sul sociale come negli ultimi anni è già successo in diversi paesi e con risultati più che apprezzabili.
In questo caso la guerra, il paese d'origine, ogni lasciato che risulta perso provocando rancore e l'obbiettivo di rendere una nuova vita difficile e tormentata.
Fantasmi del presente e del passato, una società che solo apparentemente sembra ospitare i profughi scampati da una morte orrenda in mare (i genitori si salvano a differenza della "figlia").
Sensi di colpa, difficoltà a ripartire da zero, cercare di uscire alla luce puntando sui rapporti sociali. Una coppia devastata dal dolore e dalle strane storie che Rial una sera racconta a Bol legate ad uno stregone e la maledizione per cui accompagna le sue vittime facendole lentamente impazzire.
E' così piccoli spifferi nei muri diventano buchi enormi dove non è facile trovare una scusa coi servizi sociali quando ti entrano in casa e trovano le pareti devastate. Allora quella paura dei non morti dietro le pareti diventa una paura di non potersi nascondere dal presente e da una società che giudica e condanna. 
Weekes gira un film lento e inesorabile nel suo dipanarsi in un incubo tutto asserragliato tra le pareti di una casa che sta lentamente marcendo. Alcune scene oniriche come quella in cui Bol mangia da solo e vediamo dietro di lui il mare che imperversa con i cadaveri che prendono vita e cercano di raggiungerlo è fantastica così come la continua lotta psicologica tra marito e moglie in cui quando sembra che uno riesca lentamente a rialzarsi, l'altro sprofonda nel baratro della paura.