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sabato 5 marzo 2022

All my friends are dead


Titolo: All my friends are dead
Regia: Jan Belci
Anno: 2020
Paese: Polonia
Giudizio: 3/5

Tutto può accadere alla vigilia di Capodanno, soprattutto se relazioni ambigue e tensioni emotive si mischiano a droghe e sesso promiscuo. Questo è quanto osservano due detective il primo dell'anno quando entrano in una casa di periferia piena di cadaveri, senza riuscire a determinare la causa del massacro. Ritornando indietro di un giorno, troviamo giovani di ogni età pronti a divertirsi alla vigilia di Capodanno. Tra di loro, la stralunata Anastazja e il compagno Jordan, che sogna una carriera da rapper. Durante la serata la coppia incontra la quarantenne Gloria, che sembra un pesce fuor d'acqua ed è accompagnata da Pawe?, molto più giovane di lei e perennemente in imbarazzo. In occasione dei festeggiamenti, Daniel ha grandi progetti e vuole chiedere alla fidanzata Angelika di sposarlo. Tutti gli invitati sono osservati dal fotografo Filip, chiuso in se stesso e alle prese con la tossicodipendenza. Quando il padrone di casa Marek apre la porta a un fattorino delle pizze nevrotico e Anastasia decide di passare un momento sola con Filip, nessuno dei due sospetta che la totale casualità degli eventi si metterà in moto sfociando in un epilogo tanto sanguinoso quanto inaspettato.
 
All my friends are dead è davvero una commedia splatter divertente, piena di ritmo e personaggi assurdi. Party studentesco, trasgressione, alcool & sesso, tradimenti, tutto frullato in un capodanno che sappiamo benissimo dall'intro del film finire male, anzi malissimo.
La ricostruzione dei fatti che hanno portato al massacro finale vengono sciorinati in maniera mai blanda e scontata, con alcune caratterizzazioni ben riuscite, personaggi odiosi e altri amabili, ma nessuno davvero che riesca a creare quel pathos nello spettatore tale da volergli salvare la vita.
Se ci mettiamo in più qualche milf, un consegna pizze sfigatissimo e uno humor nero che svincola dal dramma sociale sulle conseguenze pericolose degli eccessi delle nuove generazioni il risultato è buono. C'è di tutto cercando di regalare degenerazione e qualche risata che per l'appunto non manca mai giocando sull'ironia grottesca.

venerdì 4 febbraio 2022

Come True


Titolo: Come True
Regia: Anthony Scott Burns
Anno: 2020
Paese: Canada
Giudizio: 4/5

Sarah è un'adolescente ribelle tormentata da continui sogni macabri. Sperando di porre fine ai suoi incubi, accetta di prendere parte a uno studio universitario sul sonno diventando inconsapevolmente il canale per una nuova orribile scoperta.
 
Cosa sappiamo dei sogni e cosa vorremmo non sapere. Più ci addentriamo nella psiche e nella fase Rem e più le scoperte potrebbero portare a incubi senza più possibilità di ritorno soprattutto quando si interfacciano con la realtà.
In Come True la log-line come per LINEA MORTALE sembra quella di non sfidare il subconscio e cosa esso rappresenta per ognuno di noi. Una ricerca scientifica sperimentale che punta alla ricerca di archetipi collettivi riferiti da tutti i pazienti che si prestano al trattamento.
Sarah però la cui quotidianità sembra fuggire sempre da qualcosa portandola a dormire in un parco con un sacco a pelo e rifiutare i rapporti con la madre, avverte qualcosa che la sta piano piano distruggendo psichicamente. Una forza paranormale intra psichica, delle ossessioni cyber-memetiche che la legano a qualcosa di terribile e spaventoso come la sua insonnia sembra portare a pensare. Sci-fi, horror, ghost story, i temi di Burns, giovane videomaker, sono ambiziose ma peculiari di un certo cinema horror post-contemporaneo originale oltre che innovativo.
La ricerca di sondare e dare immagini ai nostri incubi, una scienza ancora nuova tutta nelle mani di un gruppo di ricercatori spaventati ancor più dei volontari che si prestano all'esperimento.
Come True sembra farci sprofondare continuamente in un oblio, ha dalla sua le musiche sempre funzionali degli Electric Youth, una protagonista da urlo e sembra attingere da alcuni cult degli anni '90 per creare un ibrido nuovo, fresco e altamente esplosivo.

Superdeep


Titolo: Superdeep
Regia: Arseny Syuhin
Anno: 2020
Paese: Russia
Giudizio: 4/5

Nel 1984, al Circolo polare artico, il Kola Superdeep Borehole è il più grande laboratorio segreto dell'URSS, situato a 12 mila metri sotto terra. Pochi mesi dopo l'apertura del sito, gli scienziati registrano voci e urla di origine sconosciuta. Il laboratorio viene allora chiuso e un team di ricerca d'emergenza, guidato da Anna, viene inviato per scoprire cosa si nasconda nel buco più profondo del mondo.
 
Dopo Sputnik un altro imperdibile horror russo di tutto rispetto. La COSA ritrasformato aggiungendo pochi elementi ma rendendoli funzionali più che mai alla narrazione. Ciò che stupisce di questi horror russi è l'ambizione di cimentarsi con lo spazio e l'orrore cosmico mentre qui si deraglia verso un laboratorio segreto nascosto nelle cavità della terra al circolo polare, il pozzo super profondo di Kola.
Tanta scifi quindi correlata da horror, body horror, thriller psicologico, dramma e tanto altro ancora. Capace di prendere alcuni topoi di genere e trasformarli al meglio anche se spesso e volentieri, esagerando e rischiando di trasformare quanto di meglio in alcune virate ridicole e troppo inverosimili. Nonostante la durata, il regista parte subito all'attacco spedendo la nostra epidemiologa nell'inferno sotto terra dove leggenda narra che da quel buco di 14 km sia stato piazzato un microfono registrando voci umane appartenenti, secondo la credenza popolare, alle anime dell’inferno. Senza però trattare la materia sulla base della suspance, Syuhin mostra trasformazioni fisiche, abnormità, body horror appunto con creature artigianali simili a quelle di Carpenter e dove un enorme polmone gigante e alieno sembra attirare a sè tutto ciò che lo circonda (la scena finale nel ponte sotterraneo a parte qualche limite di c.g è perfetta nel creare tale sensazione e quale orrore possa scaturire dal sangue nero della terra). Superdeep è imperfetto e commette qualche stupidaggine e lungaggine di troppo ma di sicuro ha un ritmo formidabile, i personaggi c'è la mettono tutta e la protagonista serba è così affasciante da creare un effetto calamita per lo spettatore.

venerdì 21 gennaio 2022

Scary of sixty first


Titolo: Scary of sixty first
Regia: Dasha Nekrasova
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Due giovani coinquiline vedono le loro esistenze sconvolte dopo aver scoperto che il loro nuovo appartamento a Manhattan nasconde un oscuro segreto.
 
Siamo dalle parti dell'indie estremo e infatti il film della Nekrasova, anche protagonista, entra di rito nell'horror psicologico, quello endemico, quello facente parte di film assurdi come Queen of Earth dove con pochi mezzi e un budget risicato si riesce a fare del buon cinema.
E qui le premesse sono ambiziose per quanto il film all'inizio risulti assurdo e dove non si capisce lo sviluppo e soprattutto dove andrà a parare. Scelte ingegnosissime capaci di rendere originali alcune scene già viste in mille modi ma qui sviluppate in modo atipico e astuto. Un film malato, macabro, femminile in tutti i sensi, dove solo verso la metà o meglio il terzo atto esce fuori la vicenda del miliardario pedofilo Jeffrey Epstein. Con alcune scene erotiche che non si vedevano da anni e un coraggio delle protagoniste di mettersi a nudo in tutti i sensi, il film peraltro molto sanguinolento, percorre sentieri insidiosi, alcuni dei quali vengono presi nella giusta maniera. Altri invece come la vicenda appunto del complotto e della setta nella casa, sembrano sfuggire nelle reali ambizioni e fare un miscuglio generale di sicuro effetto cinematografico ed estetico ma inespresso dal punto di vista narrativo

venerdì 24 dicembre 2021

Seven Stages to Achieve Eternal Bliss


Titolo: Seven Stages to Achieve Eternal Bliss
Regia: Vivieno Caldinelli
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una coppia che vive in una cittadina trova l'appartamento perfetto nella grande città, ma c'è un solo problema: l'appartamento è stato teatro dei rituali suicidi di una setta.
 
Sette tappe per raggiungere l’eterna beatitudine passando attraverso la porta scelta dal Santo Storsh. Una horror comedy con toni grotteschi e quasi mai surreali diviso e scansionato in capitoli.
Un film abbastanza assurdo se non fosse che dopo una partenza davvero tragicomica e con una ironia nera sopra le righe ma mai irritante, il film purtroppo non riesca nel terzo atto a mantenere tali premesse mangiando la foglia e piazzandosi come un tentativo interessante ma che poteva essere approfondito meglio. Ormai il tema delle sette è stato argomento di dibattito nel cinema in lungo e in largo. Questo devo ammettere che apre le premesse per una struttura abbastanza atipica e sintomatica delle follie che possono avverarsi. La strizzatina è rivolta a molte new religion e la presenza di un guru come Taika Waititi che con WHAT WE DO IN THE SHADOW è riuscito nel giro di pochi anni a diventare un colosso assoluto per importanza in quella Hollywood che conta ne è la riprova in un ruolo costruito ad hoc. Per quasi tutto il film vediamo una galleria di personaggi uno più assurdo dell'altro suicidarsi o farsi uccidere dalla coppia che dopo l'apparente shock iniziale decide di contribuire aiutandoli a morire nella vasca da bagno preparando un cocktail mortale.
Se ci mettiamo pure un ispettore di polizia completamente sopra le righe che anzichè cercare di frenare il fenomeno cerca solo di farsi produrre la sua sceneggiatura di un film e una proprietaria di casa che non sembra affatto sopresa di questa mattanza, il film prende binari decisamente assurdi che potevano essere ancora più incisivi e meno ridondanti.

Toxic Man


Titolo: Toxic Man
Regia: Cadmus Rimbeaux
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Afflitto da una malattia debilitante, l’Uomo Tossico si propone di fermare la cabala di scienziati e burocrati responsabili della sua metamorfosi putrescente con un tentativo di vendetta intensamente surreale e contorto.
 
Toxic Man è stato girato con due lire come il finale in cui per mancanza di budget il ragazzo tossico dovrebbe colpire i leader di una multinazionale e viene tutto ricondotto allo stile del fumetto.
Per il resto in un quarto d'ora ascoltiamo le digressioni del protagonista che racconta la sua lenta metamorfosi, vediamo il corpo trasformato cascare a pezzi e infine la sua lunga marcia per la vendetta. Un revenge movie post apocalittico e vagamente distopico dove ormai per povertà e altri bisogni, pur di sopravvivere si diventa cavie a tutti gli effetti dando la possibilità alle aziende di usare i corpi dei malcapitati per i loro esperimenti e testare così new drugs da laboratorio.

sabato 18 dicembre 2021

Archenemy


Titolo: Archenemy
Regia: Adam Egypt Mortimer
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Max Fist afferma di essere un eroe che, provenuto da un'altra dimensione, ha perso ogni potere sulla Terra. Nessuno crede però alle sue parole a eccezione di un adolescente di nome Hamster. Insieme, combatteranno contro il narcotraffico locale e il suo malvagio capo criminale noto come il Manager.
Mortimer è uno di quei registi che vogliono lasciare il segno con opere suggestive e particolari e soprattutto progetti perlopiù indipendenti. Dopo DANIEL ISN'T REAL e SOME KIND OF HATE al suo terzo lavoro, Mortimer punta sul progetto più costoso e ambizioso.

Un super eroe del futuro alcolizzato che passa il tempo a parlare con se stesso e barboneggiare cercando un obbiettivo dopo che la sua nemica storica sembra intrappolata in un limbo spazio tempo prima di poter raggiungere anch'essa la Terra. Diciamo subito che ci sono degli elementi interessanti, l'anti eroe ormai sbiadito, dei gregari che sono costretti a barcamenarsi con lavori sporchi al soldo di spacciatori, una società ormai devastata dal degrado. Se ci mettiamo pure a livello tecnico delle interessanti trovate e una fotografia che satura e desatura tutto quando non si accende di colori caldi e intensi allora a livello estetico il film è ben improntato.
Il problema è una non storia lenta e noiosa dove quando Max imbraccia il suo vero obbiettivo, salvare i due fratelli dagli spacciatori, sembra cadere tutto in una balla colossale dove non c'è niente di nuovo a livello narrativo, lo sviluppo è prevedibile e macchinoso e il finale lascia interdetti come se Mortimer avesse voluto sconvolgere con un colpo di scena lasciando invece un altro tediosissimo luogo comune. Se l'intento del regista, a detta sua, è quella di creare un vorticoso universo cinematografico condiviso, una porta tra le dimensioni, sembra più facile a dirsi che a farsi. Su tre film, due ne ha sbagliati, lasciando il film sulla schizofrenia come la cosa migliore che gli sia venuta.




Reckoning


Titolo: Reckoning
Regia: Neil Marshall
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

Inghilterra, 1665. La Grande peste ha colpito il paese facendolo crollare in un clima di paura, sfiducia e morte. Disperata e terrorizzata, la popolazione fa affidamento alla superstizione e la Chiesa cattolica ne approfitta crudelmente dando avvio a una caccia delle streghe senza precedenti. Grace Haverstock ha appena seppellito il marito quando, costretta a provvedere da sola a tutti i suoi bisogni, viene guardata con sospetto dai suoi concittadini per la sua indole. Quando il padrone di casa tenta di costringerla a pagargli i suoi debiti con favori sessuali, Grace lo rifiuta con violenza. L'uomo l'accusa allora di stregoneria, facendola rinchiudere in prigione. Qui, Grace affronterà orribili interrogatori per mano dell'inquisitore più spietato della Gran Bretagna.

Per me Marshall è come Re Mida. Persino il suo Hellboy(2019) mi è piaciuto più di quello di Del Toro (che amo) per ragioni che qui non starò a discutere. Marshall poi è uno di quegli autori così amante del cinema di genere da aver esplorato anche lui un sacco di territori immettendo nella sua politica d'autore tutti i mostri possibili. Reckoning è un film sulle "streghe" molto anomalo e classico per degli stilemi che in un autore come lui non siamo abituati a vedere. Perchè le streghe non si vedono, il male come demonio solo in piccolissime parti, la peste domina il film, la tortura c'è ma non è l'elemento preponderante (per fortuna) e infine c'è il revenge movie e la protagonista che si inalbera così tanto da far fuori mezzo castello pieno di preti spretati, personaggi stereotipati al massimo come il viscido Pendleton e l'inquisitore Moorcroft che aveva al tempo bruciato la madre di Grace.
C'è qualcosa nella rotazione di tutti questi elementi come nella tortura strutturata in capitoli che fa acqua da tutte le parti rendendo il film lezioso, moralista, prevedibile e scontato e con un'assenza di ritmo che da Marshall non mi sarei aspettato. Quasi tutti i ruoli sono spaccati con l'accetta come se non ci fosse la possibilità di rendere dei personaggi combattuti per le scelte che portano avanti. Il fantasma del marito di Grace che compare ogni tanto sembra lo spauracchio di un film voluto fortemente dalla protagonista e sceneggiatrice aka fidanzata del regista.



Prisoners of the Ghostland


Titolo: Prisoners of the Ghostland
Regia: Sion Sono
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Un famigerato criminale deve rompere una maledizione malvagia per salvare una ragazza che è misteriosamente scomparsa.
 
Lungi da me l'idea di poter dare un'insufficienza ad un autore che amo e venero nel pantheon nipponico come Sion Sono assieme naturalmente a MIIKE TAKASHI, SHINYA TSUKAMOTO, TAKASHI SHIMIZU, RYUHEI KITAMURA e tutti gli altri.
Sono è uno di quei registi come Miike prolifici e ciò nonostante sempre garanti di una qualità formidabile e un cambio di registri narrativi e di genere come pochi sanno fare.
Questa pellicola, questo connubio con Nicolas Cage e un cast americano in parte sinceramente non mi aveva stupito negativamente, sapendo bene che quando il regista c'è, il risultato arriva subito dopo. Il problema in questo caso pur avendo una messa in scena e una scenografia strabordante in termini positivi di precisione minimale e di confezione del prodotto con delle maschere bellissime e inquietanti rimane la storia. Purtroppo questo prigioniero si trova a dover varcare un confine in un viaggio dell'eroe simile ad altri film ma dove il limbo in cui si muove sembra non trovare mai una collocazione esatta e dove il protagonista fa cose senza avere un obbiettivo preciso se non quello rubato dai soliti cult di genere di riportare la figlia scomparsa al ricco possidente di turno.
La confezione come dicevo è la parte migliore. Sono mischia strani mondi, da quello post-apocalittico ma pure un po’ steampunk, a quello in cui si mescolano tratti del western americano, del chanbara orientale e del B-movie europeo tanto caro al post-modernismo anni ’90 .
L'elemento che più mi ha danneggiato è stata una noia imbarazzante che prende le redini del film e di un personaggio che poteva essere caratterizzato di più magari avvalendosi di qualche sceneggiatore fenomenale come in Giappone c'è ne sono tanti.
Prisoners è una corsa senza senso di un’ora e tre quarti che inanella una dopo l’altra sequenze sempre più folli e visivamente frastornanti ma tutte in parte slegate come alcuni personaggi lasciati troppo alla deriva o cambi drastici nella caratterizzazione senza averne motivato il significato.
Scena cult, il coglione che esplode nella tuta di Nicolas Cage.

mercoledì 15 dicembre 2021

Animales Humanos


Titolo: Animales Humanos
Regia: Lex Ortega
Anno: 2020
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Una coppia e la loro giovane figlia sono terrorizzati dal cane dei vicini dopo che l'animale ha morso la ragazza. Sacrificano il cane, con sgomento dei suoi proprietari.
 
Ortega è stato definito il regista horror più estremo dopo il suo ATROZ, film che non credo vedrò mai dal momento che trattasi di torture porn, un genere che non amo affatto.
Questo titolo nel corso della storia del cinema è stato affibiato a diversi autori come Buttgereit, Schnaas e gente di questo tipo. Animales Humanos è una sorta di FUNNY GAMES meno intellettuale ma più cinico e con un finale di macabra bellezza. Partendo dal presupposto che Ortega gira divinamente, con un'ottima padronanza dei mezzi, un cast eccellente e una trama che se di fondo può apparire semplice in realtà trova soprattutto negli intenti e nello sviluppo dei personaggi una variante funzionale e in grado di non salvare nessuno dei protagonisti.
Colpa vs responsabilità, animalisti e tutto ciò che ne deriva negli effetti più perversi, conseguenze inattese dopo il gesto disperato di porre fine al cane dei vicini e infine una lotta impari dove di fatto nessuno ne esce vincitore ma meglio prova a riappropriarsi in maniera malata e disfunzionale di ciò che ha perso. Quanto può valere in termini di perdita la vita di un cane rispetto a quella di una persona o meglio ancora di una bambina?
Animales Humanos è colto, per niente ingenuo, cinico e grottesco, malato e iper violento quando diventa un home invasion a tutti gli effetti e prova a far ragionare molto lo spettatore sulle scelte e gli obbiettivi portati avanti dalle due coppie.

Casa de antiguidades


Titolo: Casa de antiguidades
Regia: João Paulo Miranda Maria
Anno: 2020
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

Cristovam lavora in un caseificio del ricco sud gestito da austriaci, ma lui viene dal nord del Paese dove la povertà lo ha spinto all’emigrazione. Vive da solo, con un cane. Ma nella sua casa si materializzano le memorie sepolte del passato, i riti antichi e le forme misteriose di una animalità che si fa umana.
 
Medium di una casa abbandonata, xenofobia, folklore, razzismo della società brasiliana, ritorno alle origini, maschere, senso di isolamento, capitalismo, contrasto nord-sud, ricchi-poveri, insomma l'opera dell'autore seppur con uno stile lento e minimale, riprende tutto un corollario di contenuti proponendo una storia misteriosa e silenziosa, con un protagonista che sembra sempre fuori dal tempo come se vivesse in un'altra dimensione.
Intellettuale anche se su un piano prettamente metaforico diventando solo nella seconda parte visionario e surreale con una società che sembra minacciare e minare costantemente la libertà del protagonista violando continuamente la sua privacy e la sua casa. Il film riesce con rimandi potenti e un uso meticoloso degli effetti speciali, in realtà poi solo l'ombra dell'animale totemico e quel luccichio negli occhi di chi riesce a mettere a fuoco Cristovan, a far sì che João Paulo Miranda Maria porti un altro ottimo esempio di cinema autoriale impegnato e politico dove negli ultimi anni i brasiliani stanno davvero dimostrando di aver tanto da dire e mettere in scena senza mai farsi prendere da sensazionalismi, ma rimanendo fedeli a delle storie classiche e più che mai catalizzatrici di mali sociali ancora molto radicati e intensi.

Zona 414


Titolo: Zona 414
Regia: Andrew Baird
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il film è ambientato nel prossimo futuro in una colonia di robot umanoidi all'avanguardia. Quando la figlia del suo creatore scompare, assume un investigatore privato David Carmichael, per portarla a casa. David si unisce a Janeé per rintracciare la figlia scomparsa. Muovendosi attraverso la pericolosa giungla di ferro, mettono rapidamente insieme il mistero, scoprendo un crimine che li porta a mettere in discussione le origini della Zona 414 e il vero scopo dietro la "Città dei robot".
 
Zona 414 è un tentativo andato a male di fare qualcosa di brillante quando in realtà si è girata la brutta copia o parodia di Blade Runner 2049 con una trama praticamente uguale senza fare menzione di alcuni personaggi Jane alias Rachael e tutta una serie di mosse in comune.
L'elogio ci può pure stare se come in questo caso Baird è un mestierante all'altezza sul piano tecnico e visivo. Il problema rimane un film senza nessun colpo di scena, dove nel secondo atto fa pure fatica a procedere e dove il climax finale come il terzo atto sono di una prevedibilità esasperante, andando a prendere i soliti clichè di genere senza inserire nulla di nuovo. E' un peccato perchè budget, cast e messa in scena non erano affatto male. Per i millenial forse potrebbe andare bene o per chi non è avvezzo al genere.

domenica 21 novembre 2021

Cyst


Titolo: Cyst
Regia: Tyler Russell
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Siamo negli anni 60, tempo di sperimentazioni tecniche e soprattutto mediche. Un folle dottore ha inventato un assurdo macchinario per rimuovere le cisti. I finanziatori gli stanno col fiato sul collo pretendendo risultati, ma il marchingegno non funziona come dovrebbe. Una volta azionato infatti, il raggio dà vita a un'enorme cisti mutante.
 
Cyst fatta eccezione per una tavola calda, è ambientato tutto in un ambulatorio.
Un b movie che omaggia gli anni 60, i macchinari ignoranti di una volta, ma soprattutto gli effetti speciali artigianali. Questi sono alcuni degli ingredienti della formula adottata da Russell assieme a tanta ironia e scene trash per riuscire a dire la sua con questo piccolo indie autoriale fresco e tutto sommato in grado di regalare quel qualcosa in più legato al monster movie, ad una strana attinenza col body horror e regalando quello splatter divertente di cui abbiamo sempre bisogno.
Cyst senza mai prendersi troppo sul serio, in fondo di cose da dire nel suo piccolo ne ha molte, legate anche ad un bisogno da parte della scienza, in questo caso del dottore, di osare e sperimentare a costo di buttarla tutta in vacca.

martedì 2 novembre 2021

Fear Street 1994


Titolo: Fear Street 1994
Regia: Leigh Janiak
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La cittadina di Shadyside, nell’Ohio, è scossa da nuovi e terrificanti omicidi nel 1994. Nel centro commerciale, infatti, si compie una carneficina ad opera di un assassino travestito da scheletro. Qualche giorno dopo, alla commemorazione per le vittime, tenutasi nell’adiacente e prosperosa cittadina di Sunnyvale, Deena, assieme agli amici Kate e Simon, si trova coinvolta in una rissa con successivo inseguimento ad opera di Sam, e dei suoi nuovi amici. Sam si è trasferita da Shadyside a Sunnyvale ed i rapporti con i vecchi amici sono più che difficili. La macchina su cui viaggia Sam sbanda e, uscendo di strada, si va a fermare in un terreno in cui la ragazza ha una visione. Successivamente, un nutrito e folto gruppo di killer cerca di uccidere Deena, Sam e gli altri.

In un'estate è stata girata questa trilogia di film teen horror slasher con tantissime citazioni e un risultato più che soddisfacente. Streghe, maledizioni, un gruppo di teenager, mostri e creature risvegliate per far resuscitare la strega. Il film di Janiak riesce nell'obbiettivo di creare un mondo con personaggi e situazioni che verranno più volte ripresi e renderli a loro modo ottimali pur immettendoli in situazioni e luoghi visti e rivisti nell'horror. Prendendo Craven più di tutti e molte altre atmosfere, Fear Street non perde mai di ritmo riuscendo a conquistare il pubblico con una storia che piano piano cerca sempre di immettere qualche elemento di complessità senza apparire mai banale. Un'operazione in parte nostalgica come capita con prodotti ben più famosi come la saga di STRANGER THINGS riuscendo però a mantenere una propria identità e un suo target specifico coniugando registri narrativi e stili diversi e mixandoli a proprio piacimento.

mercoledì 20 ottobre 2021

Shift


Titolo: Shift
Regia: Alessandro Tonda
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Bruxelles. In un liceo due studenti di origine araba sparano sui loro compagni al grido di Allah Akbar e uno dei due si fa esplodere, lanciando chiodi e viti da una cintura carica di detonanti. Adamo, immigrato italiano in Belgio, e Isabelle, madre belga di un ragazzo per metà tunisino, guidano una delle ambulanze che arriva sul luogo della tragedia e caricano uno dei ragazzi feriti. Ma il ragazzo, Eden rinominato Hicham dalla jihad, è il complice dell'attentatore, e ha addosso un'altra cintura esplosiva. Da quel momento Adam e Isabelle attraverseranno la città senza sapere se usciranno vivi dalla loro ambulanza
 
Shift per il cinema italiano è un progetto ambizioso e coraggioso. Gli attentati nelle scuole ad opera di giovani estremisti e fanatici religiosi non sono materia nuova per il cinema ma per il nostro paese, anche se ambientato a Bruxelles, direi proprio di sì. Fin dall'inizio il cinema di Tonda (giovane regista e speriamo promessa) si fa notare per uno stile e un ritmo decisamente incalzante, si vede la sua gavetta per le più importanti serie tv italiane di genere, e praticamente fatta eccezione per l'indagine della polizia e i parenti del giovane terrorista, tutto è ambientato in un'ambulanza con due infermieri e il ragazzo che minaccia di farsi esplodere. Il film ha dalla sua un primo atto davvero sviluppato quasi alla perfezione con la scena dentro la scuola suggestiva quanto macabra dove vediamo ragazzi fatti a pezzi e uccisi con armi da fuoco.
Thriller, poliziesco, azione, temi sociali come quelli legati alla famiglia di Eden che non sa affatto cosa abbia deciso di abbracciare il figlio e come sia stato ribattezzato per diventare una nuova cellula. Infine la corsa contro il tempo e le diseguaglianze sociali fra l'immigrazione araba nel nord Europa e la mancanza di integrazione di una comunità confinata nei quartieri disagiati e afflitta dalla disoccupazione. Senza nessun eccesso di spettacolarizzare niente e nulla, il film rimane molto umile dimostrando una voglia di esplorare i generi e affrontare un certo cinema seminale che in Italia fatta eccezione per qualche raro esempio, praticamente non esiste.


domenica 17 ottobre 2021

Bac Nord


Titolo: Bac Nord
Regia: Cedric Jimenez
Anno: 2020
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

A Marsiglia i poliziotti della BAC (brigades anti-criminalité) hanno perso il controllo di un intero quartiere dei sobborghi. Quando dall'alto si pretende una retata che dimostri l'efficacia della polizia, un terzetto di agenti si ritrova costretto a collaborare con un informatore che chiede in cambio delle sue dritte una grossa quantità di droghe leggere. Il superiore gli dice di procedere, ma allo stesso tempo gli dice anche di non poter formalizzare questa attività e gli agenti si trovano così ad affrontare una difficile impresa senza rete...
 
Anche se inferiore a LES MISERABLES per una critica e una politica meno complessa e più superficiale, il film di Jimenez (regista altalenante) è un buddy movie, un poliziesco esplosivo in grado di intrattenere, far riflettere, mostrare le modalità delle lotte tra polizia e banlieu e tutto il resto che ormai abbiamo avuto modo di vedere in un genere sempre più in auge e in grado di far riflettere sui cambiamenti in atto e sulle nuove tendenze e lotte criminali.
Un film iperattivo che non si ferma praticamente mai mandando alla deriva un trio di poliziotti così diversi ma uniti dalla causa e dal proteggersi contro tutto e tutti. Da questo punto di vista l'evento di cronaca da cui nasce il film ha una spaccatura esemplare nel non restituire la vera drammatica realtà delle cose, senza mostrare poliziotti corrotti ma che hanno usato la droga per arrivare a fermare il carico esplosivo che gli vedrà protagonisti nel bene. Questo cambiamento può far riflettere sulla natura del cinema che non sempre deve adattare per forza i fatti per come sono andati, ma anzichè definirlo un film destroide come qualche giornalista ha fatto, qui i poliziotti in parte sono colpevoli così come le istituzioni, i criminali e i superiori dei poliziotti che anzichè difenderli gli mettono nelle fauci dei media e degli organi specializzati per interrogarli e renderli colpevoli

Jiu Jitsu


Titolo: Jiu Jitsu
Regia: Dimitri Logothetis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ogni sei anni, un antico ordine di combattenti jiu-jitsu unisce le forze per sconfiggere una feroce razza di invasori alieni

Apostoli del cinema del menare Jiu Jitsu si conferma l'ennesima occasione blanda sprecata per un film così confuso dove addirittura l'alieno si metterà le mani nei capelli. Ultimamente più che Cage è Jaa quello che non si accorge della demenza dei film a cui prende parte e MONSTER HUNTER tra le fesserie recenti ne è un ignobile riprova. Ma questo sembra andare ben oltre, non parlando affatto di arti marziali ma usando il nome come pretesto per una bolgia infernale dove questo essere sceglie accuratamente i tamarri più inflazionati sulla terra per un combattimento all'ultimo sangue.
Parlare di b movie e di trash non rende l'idea. Questo gruppo che mischia i GI Joe e gli Explendables sembra girare a vuoto tra battaglie, una sorta di iniziato con simboli e un clan che vuole riportarlo dalla sua dopo che questo ha perso la memoria. Un film che non si può solo definire confuso e dove i combattimenti, che dovevano essere il fiore all'occhiello, non sono nemmeno così interessanti e articolati. Un film davvero imbarazzante e mi spiace più che per Cage per Grillo a cui sinceramente mi sono just a little bit affezionato.

domenica 10 ottobre 2021

Green Knight

Titolo: Green Knight 
Regia: David Lowery 
Anno: 2020 
Paese: Usa 
Giudizio: 4/5

Il film, basato su un poema arturiano poco noto risalente al XIV secolo, racconta delle gesta del valoroso Sir Galvano che si imbarca nell'impresa di sfidare il Cavaliere Verde, misterioso gigante dalla pelle verdognola. Nel corso del suo cammino, l'eroe dovrà fronteggiare fantasmi, giganti, ladri e cospiratori. Un'esperienza in grado di forgiare il suo carattere, provando il suo valore agli occhi della famiglia e del regno.

E’ difficile non rimanere ipnotizzati dalla messa in scena dell’ultimo attesissimo film di Lowery. Un poema arturiano, un’epopea medievale, forse il migliore in circolazione, cupo con una fotografia potentissima in grado di mettere in risalto ogni minimo elemento, un budget sontuoso e un cast di tutto rispetto. Creature magiche ed elementali come il cavaliere verde mezzo uomo e mezzo albero ma anche i giganti, volpi parlanti, lord isolati nelle loro dimore e principesse che rivogliono una testa andata persa dando in cambio la loro mano. Con un tono surreale, numerosi silenzi, pochissima azione, Green Knight ad una prima visione può lasciare spiazzati e disorientati se ci si aspettano combattimenti epici. Di fatto è un viaggio dell’eroe della durata di un anno, più emotivo e mentale che fisico, slittando spesso verso una chiave onirica, il suo ritmo lento e le sue profonde riflessioni mai banali come le origini di Sir Gawain che sembra la metafora del mezzo sangue, di fatto un nipote di Artù ma figlio della strega Morgana. Un impuro che dovrà decidere se rispettare l'onore e il codice cavalleresco oppure scappare e aspettare conseguenze inattese o esiti nefasti.




Mortal


Titolo: Mortal
Regia: Andre Ovredal
Anno: 2020
Paese: Norvegia
Giudizio: 3/5

Una storia fantasy su un giovane, Eric, che scopre di possedere poteri divini basati sull'antica mitologia norvegese. Mentre si nasconde nella natura selvaggia della Norvegia occidentale, Eric uccide accidentalmente un adolescente in modo inspiegabile e viene braccato dalle autorità. In fuga, Eric scopre finalmente chi, o cosa, veramente è.

Ovredal è un regista di genere interessante con al suo attivo una manciata di film davvero niente male contando incursioni tra mockumentary, horror, soprannaturale e in questo caso una storia atipica su di un super eroe. Mortal fin da subito si presenta come un film indipendente e autoriale, dove il dramma si dipana senza una trama così convenzionale e nell’azione nessun abuso di c.g
Di fatto è un film drammatico sulla difficoltà a gestire un potere che forse non si vorrebbe affatto in grado di scatenare fenomeni atmosferici tremendi e di uccidere senza volerlo. Eric si trova così a temere qualcosa più grande di lui, un potere tremendo che si scatena in particolar modo quando è minacciato ed essendo un freak e un outsider rischia spesso di essere preso di mira. Un b movie con quel taglio autoriale che si discosta da tutti i recenti film sui super poteri. Qui la variante è decisamente sulla consapevolezza e il dolore a dover gestire qualcosa di cui non si ha il controllo.




lunedì 16 agosto 2021

Riders of Justice


Titolo: Riders of Justice
Regia: Anders Thomas Jensen
Anno: 2020
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

Un militare deve tornare a casa dalla figlia adolescente dopo che sua moglie muore in un tragico incidente

Apparentemente Riders of Justice potrebbe sembrare il tipico revenge-movie. In realtà seppur prendendo quella strada, il film si rivela un'intensa riflessione sul concetto di vendetta, sulla perdita, sulle variabili e le possibilità che alcuni eventi accadano e molto altro ancora seguendo una logica imprevedibile che lascia sempre lo spettatore a domandarsi cosa mai potrà succedere.
Caratterizza un manipolo di personaggi in maniera perfetta, condisce con dialoghi mai banali e con alcune trovate originali e intense. In più essendo una black comedy riesce ad avere in alcuni momenti quel taglio grottesco e delle scene d'azione intense e violentissime.
Anders Thomas Jensen non è un autore molto prolifico ma quello che prende lo tratta molto bene passando da un genere all'altro come ha dimostrato negli ottimi Men & chicken e Mele di Adamo. Qui siamo di fronte all'ennesimo esperimento che sembra frullare i generi riuscendo a prendersi sul serio e al contempo far ridere sfruttando i suoi attori feticcio parlando in più di bande criminali, rapporti famigliari, rapporti di coppia e amicizia. E poi l'incidente scatenante iniziale è fantastico nel suo assurdo per mostrare come a volte alcuni fatti capitino imprescindibilmente da quello che uno si aspetta puntando tutto sulla causalità e le correlazioni tra gli eventi e la casualità della vita che unisce i diversi esseri umani.