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martedì 18 aprile 2023

Lacci


Titolo: Lacci
Regia: Daniele Lucchetti
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

In un passato lontano, Aldo ha tradito Vanda e abbandonato i suoi figli a Napoli. A Roma ha ricominciato con Livia, una collega e una 'voce' più gentile. In mezzo due figli, Anna e Sandro, che crescono e covano un avvenire di rancori. Vanda tenta il suicidio, Aldo non cede al ricatto ma qualche anno dopo torna a casa e riannoda i lacci sciolti. Aldo e Vanda escono intatti dalla crisi ma è solo apparenza. A guardarli da vicino le crepe e le riparazioni saltano agli occhi. La débâcle è dietro l'angolo, Anna e Sandro pure.
 
«Dalla crisi di tanti anni fa abbiamo imparato entrambi che per vivere insieme dobbiamo dirci molto meno di quanto ci tacciamo»
E'una commedia drammatica che in quarant'anni racconta la difficile relazione di Aldo e Vanda, delle loro paure, dei lacci che servono a tenere legata una famiglia, agli impegni quotidiani e alla responsabilità. Vanda sembra più l'emblema, la bandiera di questi valori. Al contrario Aldo rappresenta la tempesta, un uomo che non è in grado di amare ma solo di possedere.
La metafora della scatoletta che Livia gli regala dove lui conserva l'unico elemento che davvero conta (le foto di lei nuda) è uno dei topoi della storia su cui sembra diramarsi una certa ideologia del personaggio e tutto ciò che ne consegue fino al climax finale davvero un bel colpo di scena.
Perchè alla fine le colpe e le violenze psicologiche sembrano ripercuotersi sui figli i quali sono chiamati in causa e non sempre dimenticano i propri vissuti arrivando quando meno uno se lo aspetta a conseguenze inattese ed effetti perversi.

venerdì 3 marzo 2023

Mona Lisa and the blood moon


Titolo: Mona Lisa and the blood moon
Regia: Ana Lily Amirpour
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una ragazza dotata di insoliti e pericolosi poteri scappa da un manicomio durante un giorno di luna piena e tenta di cavarsela da sola a New Orleans. Incontrerà nella notte strani personaggi: da una lapdancer ad uno spacciatore molto particolare. Scene psichedeliche e una colonna sonora che va dalla Techno italiana all’Heavy metal, per un film che inevitabilmente riporta alla memoria gli anni Ottanta e Novanta.
 
Se non lo avessi saputo non avrei mai detto che la mano era quella di Amirpour. In assoluto il suo film, il suo terzo film sottolineiamolo, è decisamente più delicato e meno grottesco, con impennate e accellerazioni di potenza ma anche tanta calma e ponderatezza. Per tanti e doverosi aspetti mi è sembrato un film con tante influenze di quel Gregg Araki che in pochi conoscono.
Così come il fatto che il personaggio che mi è rimasto più in testa e uno di quelli secondari che si dovrebbero dimenticare subito ovvero lo spacciatore Fuzz che si innamora di Mona Lisa.
La storia non prende derive così arzigogolate, addirittura c'è una meta umana con poteri psionici e c'è una lapdancer vampira che "approfitterà" di lei nonchè il figlio affetto da bullismo che non aspetta altro che un'amica con cui stringere un rapporto riuscendo ad ascoltarlo prendendosi cura di lui. Il cinema dell'autrice è sempre un mezzo trip dove luci stroboscopiche, musiche all'avanguardia, location bellissime e un ritmo come un montaggio che sa essere frenetico al bisogno ma anche mettere il freno a mano e fermarsi nei primi piani e negli ascolti. Un film pop ancora una volta disperato che parla degli ultimi e del loro modo di tirare avanti la carretta, di poter dipendere e sfruttare gli altri, dell'egoismo, dell'innocenza e di molti altri aspetti che a volte emergono anche solo da uno sguardo o da una frase.

giovedì 2 marzo 2023

Whale


Titolo: Whale
Regia: Darren Aronosfky
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Charlie è un uomo obeso di una cinquantina d'anni. Vive solo, passa le giornate seduto sul divano tenendo corsi di scrittura online, guardando la tv e mangiando compulsivamente. Nella sua vita ci sono Liz, amica infermiera che si prende cura del suo stato di salute sempre più precario, e la figlia Ellie, diciassettenne che ha abbandonato quando era bambina per seguire l'amore della sua vita, Adam, il cui successivo suicidio è alla causa della sua obesità. Sentendo la morte avvicinarsi Charlie decide di spendere il tempo che gli resta per riconciliarsi con Ellie, la quale non gli ha mai perdonato la sua scelta...
 
Aronofsky continua a procedere con una filmografia tutt'altro che scontata passando da un estremo all'altro e confrontandosi con mondi e situazioni marginali. In questo caso sceglie un altro "freaks" che meglio ancora del wrestler Randy, incarna una importante fetta della popolazione americana portando una riflessione sul tema dell'obesità. Perchè Charlie non è nemmeno tra i più obesi del paese a stelle e striscie. In più è un insegnante omosessuale con un brutto lutto e diversi problemi con la famiglia e la religione senza ovviamente parlare di ciò che lo dilania dall'interno.
In tutto questo con una macchina che riprende quasi solo il salone di casa sua e il divano dove rimane per la maggior parte del tempo, l'autore si concentra in due ore a dipanare la galleria di personaggi che si confronta con lui come se fosse una sorta di santone che ormai arrivato al capolinea dispensa consigli a destra e a manca. La figlia ritrovata, il ragazzo scappato dalla setta religiosa, l'ex moglie alcolizzata, l'infermiera che ha perso il fratello. Tutti lo aiutano quando in realtà hanno bisogno di lui. E' fuori c'è sempre la tempesta mentre in casa la calma apparente.
C'è la metafora di Moby Dick, l'anarchia di un professore che esorta gli studenti ad essere se stessi e alcune scene come quella iniziale o quella dell'ingozzamento e il finale stesso che riescono come tutto il mood del film a premere sull'empatia, la sensibilità e l'umanità prima di tutto.

lunedì 20 febbraio 2023

Banshees of Inisherin


Titolo: Banshees of Inisherin
Regia: Martin McDonagh
Anno: 2022
Paese: Irlanda
Giudizio: 4/5

Un’isola irlandese in mezzo all’Oceano. Non c’è luce elettrica né mezzi di trasporto che non siano carri trainati da animali. Un uomo cammina lungo un sentiero per andare a prendere un amico e scendere al pub del paese per una birra. L’amico non gli risponde, non vuole più vederlo. L’uomo rimane perplesso, non se ne fa una ragione. Insiste per vedere l’altro, che invece è concentrato nella sua musica. Colm sta infatti finendo di comporre una canzone con il suo violino e dice di non aver tempo da perdere per amici che lui definisce noiosi come Patraic. È il 1923 e dall’altra parte della costa c’è una guerra civile di cui gli abitanti dell’isola sembrano interessarsi poco. Qualche lampo in lontananza. Qualche colpo di cannone. Ma se una guerra “fratricida” iniziasse anche in quell’isola? Così per un nonnulla?
 
L'ultimo film di McDonagh è qualcosa di assurdo. Un film grottesco, tragicomico, un continuo susseguirsi di provocazioni da una parte all'altra dove giovani adulti sembrano prendere le distanze e farsi torti a vicenda sulla base di un apatia e una noia generale. Tutto questo fino a quando non partono le minacce e i tentativi per dare un messaggio all'altro di prendersi le dovute distanze arrivando ad amputarsi parti del corpo rinunciando alla musica e minando le proprie scelte di vita.
La vicenda trasuda semplicità e allo stesso tempo impiega una scenografia e degli elementi che sembrano collocarlo in un luogo dimenticato in mezzo alle scogliere dove il tempo attraversa le vite dei personaggi sottolineandone il malessere più profondo.
C'è il figlio al prodigo che ritorna nel suo villaggio, quasi medievale, dalla sorella in cui il tempo è fermo. C’è il pub, la pettegola della drogheria, c’è il matto, la strega, l’orgoglio ferito e i rimpianti del passato e a parte questo a farla da padrona una depressione generale: tutti elementi tragici shakespeariani. Eppure nel suo ripetersi, nel suo rincorrere le stesse azioni e gli stessi momenti sarà anche per il lato geografico, ma il film è splendido e sembra non avere mai una dimensione spazio tempo precisa come se procedessimo sempre in un limbo.

sabato 28 gennaio 2023

Bones and all


Titolo: Bones and all
Regia: Luca Guadagnino
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Verso la metà degli anni 80, Maren vive con il padre in Virginia ed è un'adolescente come tante. La sua vera natura costringe però il padre ad abbandonarla e a lasciarla al suo destino. Rimasta sola, Maren parte alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto e lungo il tragitto conosce persone come lei, vagabondi ed emarginati nella società americana dell'era Reagan, tra cui Lee, di poco più grande, sbandato e affascinante, con il quale Maren prosegue il suo viaggio. Stato dopo stato, dal Maryland al Nebraska, incontro dopo incontro, Maren e Lee trovano la propria strada, incerti e spaventati di fronte all'irrompere del desiderio che li guida.
 
Siamo di fronte ad un mezzo capolavoro. Se SUSPIRIA già ci aveva deliziato con un lavoro unico che si staccava nettamente dal cult di Argento, qui siamo su un livello ancora più alto, uno dei cannibal movie più emozionanti di sempre. Perchè il film in questione è un mix variopinto di generi, teen drama, coming of age, horror, grottesco, onirico.
Un film sulla diversità, sull'accettazione, sulla comunità dei propri simili, sul come poter provare a cambiare la propria natura, sul desiderio, la sperimentazione. La scena iniziale di Maren a casa dell'amica vale da sola tutto il film senza bisogno di aggiungere la fuga dall'orrore, una scena macabra, splatter e allo stesso tempo poetica e drammatica. E poi la ricostruzione, i costumi, questi personaggi che sembrano vivere di stenti al pari di altri mostri e outsider che non avranno mai una terra promessa ma sono per natura costretti a spostarsi come nomadi e vivere di stenti.
Un film enormemente poetico con tanti dialoghi interessanti e profondi in grado di dare carattere alla pellicola, di caratterizzare al meglio alcuni personaggi e di diventare un road movie in un America che sembra quasi post apocalittica.

Hanging Sun-Sole di mezzanotte


Titolo: Hanging Sun-Sole di mezzanotte
Regia: Francesco Carrozzini
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

John ha deciso che non ucciderà più, contro il volere del padre e del fratello Michael. Ha lasciato la casa paterna ed è fuggito nel nord della Norvegia, ai confini del mondo. Ma il padre lo vuole indietro, e manda Michael a cercarlo affinché lo riporti da lui. Il paesino dove John si è rifugiato è una comunità fortemente religiosa guidata da un pastore convinto che "la paura ci protegge dal male che portiamo dentro". Ma la figlia del pastore, Lea, e suo figlio Caleb il Male l'hanno già in casa, nella persona del marito e padre Aaron. John si imbatterà in loro e non riuscirà più a mantenere quel distacco dal mondo che si era augurato.
 
Hanging Sun è una co produzione di quelle da far accapponare la pelle se non altro per il rischio di rovinare malamente tutta l'operazione mischiando protagonista italiano e regista alle prime armi con un cast inglese di tutto rispetto. Un noir tenebroso in una terra difficile che non fa sconti e mostra una comunità criminale dove è semplicemente impossibile prenderne le distanze. Il figliol prodigo, il sacrificio, la redenzione e infine la vendetta. Come dramma tragico gli elementi ci sono tutti, alcuni personaggi riescono a misurarsi in ruoli già abbondantemente visti come Peter Mullan, Sam Spruel e Charles Dance e Borghi come protagonista riesce a dare un valido contributo senza sfigurare mai di fronte ad alcuni outsider come i sopra citati. Un film con una trama risibile, vista ormai in tutte le salse, senza quella voglia di scavare più a fondo per cercare di trasmettere quella sensazione che forse ci mancava.
Un film continuamente dettato dalla forza d'animo e fragilità di John che deve prendere una decisione volendo abbandonare il destino criminale e cercare di rifarsi una vita in un contesto apparentemente normale.

martedì 1 novembre 2022

Pearl


Titolo: Pearl
Regia: Ti West
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Texas, 1918. La giovane Pearl vive nella fattoria dei genitori, con il padre infermo e la madre autoritaria e intransigente. Il marito, Howard, è partito per l'Europa in guerra e non si sa se e quando farà ritorno. Sempre più insofferente alla vita nella fattoria, Pearl dà segni di squilibrio mentale e di un gusto perverso nell'uccidere animali. Un'audizione di ballo rappresenta la sua unica speranza di una nuova vita, ma la madre intende proibirle di partecipare.
 
Il sodalizio tra Ti West e Mia Goth (qui, oltre che protagonista, anche co-sceneggiatrice, produttrice esecutiva e, forse, anche co-regista) ha portato a questa trilogia dove X è stato l'apripista, PEARL, il prequel e MAXXXINE il sequel del primo. Dai risultati lascia ben sperare contando che X era già un ottimo lavoro e questo prequel addirittura riesce a fare di meglio con meno attori ma lasciando tutto alla protagonista che conferma di essere una delle attrici più talentuose della sua generazione già vista in diversi film ma quasi mai come protagonista assoluta. Diciamo che nel caratterizzare una ragazza squilibrata la Goth ha quella mimica facciale impressionante e atipica per cui sembra quasi non doversi nemmeno sforzare più di tanto. Vi invito caldamente a seguire i titoli di coda con quell'immagine che rimane sulla mimica dell'attrice fino a quando il cerchio si chiude, dimostrando quel pathos e quella follia unica che la rende così perfetta per il ruolo.
Tutto ciò che gravita attorno è un dramma familiare, un coming of age, un viaggio di nozze dell'anti eroina. Una sognatrice con una diabolica doppia identità che nasce prendendosela con gli animali più piccoli per poi passare agli umani quando si sente tradita e illusa. Fantastico come in fase di scrittura siano riusciti a creare tutti i nessi possibili con il sequel. L'amicizia tra Pearl e il coccodrillo ad esempio e nonostante tutto a parlare anche di dramma storico come è evidente dalla scelta di ambientare tutto, girato durante il covid, in un'epoca terrorizzata da un virus, la Spagnola, che invadendo l'intero pianeta, rimane quella paura manifesta che solo sognatrici come Pearl non riescono a vedere perseguendo la propria ambizione e perdendo ogni sorta di freno inibitore trasformandosi in una femme fatale con una violenta furia omicida.

domenica 9 ottobre 2022

Athena


Titolo: Athena
Regia: Romain Gavras
Anno: 2022
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Dopo la morte del giovane di origine algerina Idir e la diffusione di un video che sembra indicare alcuni agenti della polizia come responsabili dell'omicidio, nel quartiere parigino di Athena si scatena l'inferno: a guidare la rivolta è Karim, fratello maggiore di Idir e terzo di quattro. Il primogenito Moktar è invece uno spacciatore, che conduce affari proprio ad Athena, mentre Abdel, militare, fa ritorno dal fronte per provare a fare chiarezza su quanto avvenuto e sedare una sommossa che pare destinata a sfociare in tragedia.

Athena è il tipico film francese che vuole farti capire con rabbia e dolore quanto sia difficile gestire il rapporto con l'autorità da parte degli abitanti delle banlieu. Un film feroce e potente che non si ferma mai un secondo se non per accendere qualche molotov oppure mostrare un primo piano di un ragazzo che si dispera perchè sta rischiando più del dovuto. Una pellicola che non demorde ma allo stesso tempo è già da subito votato alla disperazione, alla tragicità delle conseguenze inattese o attese e gli effetti perversi che la vendetta produrrà per entrambe le parti. E' un film che non fa mai un passo indietro e proprio in questo trova per assurdo alcuni importanti limiti che prevalgono su una narrazione sterile e un bisogno di mostrare e distruggere più che raccontare ed esaminare a fondo le cause di come si sia arrivati a quel livello.

sabato 18 giugno 2022

America Latina


Titolo: America Latina
Regia: Fratelli d'Innocenzo
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Massimo è un dentista di Latina, felicemente sposato e con due figlie. Un giorno scende in cantina per una faccenda domestica e vi trova una ragazza legata e imbavagliata che chiede aiuto.
 
I fratelli d'Innocenzo sono sicuramente tra le soprese più belle del cinema post contemporaneo italiano. Terra dell'abbastanza e Favolacce sono titoli molto diversi dove si da ampio risalto alla drammaturgia, ai toni grotteschi, ad un certo modo nevrotico e pessimista di vedere il cinema italico e questo è un bene dal momento che le storie e le trame di questi film sono vettori di un malessere generale del nostro paese.
Con AMERICA LATINA i due fratelli si sono spinti ancora più in là, verso quegli estremi sospesi tra sogno e realtà, tra onirico e composito, dove a parte alcuni assurdi come le amnesie e i vuoti di memoria per abuso di alcol (parliamo di poche birrette) il protagonista andrà incontro ad un imminente catastrofe con questa mente che cancella, complice il corrompersi dello stravolgimento quotidiano. Una famiglia apparentemente perfetta, moglie e figlie adorabili, complici, che nascondono o forse no, che rispecchiano quel clima di tensione isterico e paranoico di Massimo.
Un film minimale. Pochi personaggi. Molta tensione in una Latina che sembra l'emblema dell'estrema periferia cittadina. L'ultimo film rappresenta una graduale e tragica discesa nell’inferno esistenziale di un uomo a cui la società ha imposto di indossare una maschera a lungo andare rivelatasi opprimente, motivo per il quale il ritrovamento della bambina nello scantinato rappresenta il punto di rottura nella psiche di Massimo. Dove nel climax finale prenderà piede la scelta più tragica ma realistica possibile, declinando quel clima onirico per infrangerlo come una bolla di sapone o una sorta di rottura di stasi del protagonista.




venerdì 4 febbraio 2022

Mandibules


Titolo: Mandibules
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2021
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Jean-Gab e Manu, due perfetti idioti sulla quarantina, fannulloni e perdigiorno, vivono di espedienti. Una mattina trovano nel bagagliaio di un’auto rubata una mosca gigantesca, delle dimensioni di un cane di media taglia. Decidono di provare ad ammaestrarla e insegnarle a rubare cibo e altri beni primari per conto loro, così da poter stare al mondo senza faticare e continuare a non fare niente nella vita.
 
Quentin Dupieux aka Mr Oizo è una scheggia impazzita come l'artista poliedrico che dimostra di essere ancora una volta. Prima con la musica ma poi soprattutto con il cinema. Opere fresche, divertenti, demenziali, surreali, grottesche, goliardiche dove il non sense predomina lasciando disorientati e dove ora più che mai c'è bisogno del suo cinema.
Finora non ha sbagliato nulla. RUBBER, WRONG, WRONG COPS, REALITE, STEAK, AU POSTE, DAIM e ora Mandibules. Mosche giganti, cani divorati, scambio di persone, vagabondaggio e cazzeggio, queste sono le componenti della sua ultima pellicola.
L'aspetto squisito e sempre di più gestito alla grande dall'autore e la freschezza di prendere un soggetto molto lineare e farlo deragliare oltre le aspettative condendolo con anormalità e paradossi continui in cui succedono cose inverosimili nella più totale indifferenza di chi vi assiste e dove nessun personaggio sembra prendersi mai sul serio. Mandibules è un film manifesto della stupidità e dell'amicizia dove l'artista francese continua la sua iperbole cinematografica passando dal recente horror ad una commedia divertentissima dove entrati nel suo mondo si rimarrò piacevolmente sorpresi.




Last Duel


Titolo: Last Duel
Regia: Ridley Scott
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Francia. XIV secolo. Dopo essere tornato dalla guerra, il cavaliere Jean de Carrouges scopre che sua moglie Margueriteè stata violentata dallo scudiero e amico Jacques Le Gris. Marguerite decide coraggiosamente di portare a processo Jacques e denunciare quanto accaduto, ma non viene creduta in quanto donna. Il marito, per difendere l’onore della moglie, decide di ricorrere al codice cavalleresco e sfidare a duello Jacques, affidando alla volontà divina la sorte della contesa.
 
Come per RASHOMON a cui tutti debbono qualcosa, l'ultimo Scott, ultimamente iperattivo tra direzione e produzione, sembra voler riprendere parte di quel genere cappa e spada che aveva messo in scena in maniera eccezionale con i DUELLANTI. In questo periodo storico viene mostrato il lato oscuro della cavalleria come quello dell'oscurantismo medievale.
Last Duel è prima di tutto un film sporco e corrotto, dove tutto è il contrario di quello che si vuole dire, i personaggi danno il loro peggio e i valori sono tutti mascherati e smascherati dalla paura e dal pretesto, evitando retoriche facili per non cadere nel ridicolo rischiando per alcuni personaggi di diventare la barzelletta di corte.
L'elemento interessante rimane proprio la caratterizzazione per cui si fa fatica a empatizzare perchè ognuno ha suo modo è duplice nel cercare riscatto e giustizia ma allo stesso tempo conservare il proprio egoismo e mantenere i propri interessi. Un altro film che dopo King(2019) di Michod ripresenta una veridicità storica ricostruita da un'atmosfera plumbea in un mondo violento e crudo, dove i personaggi si muovono tra fango, sporcizia, condizioni di vita precarie e tanto sangue.
Non esiste un'unica verità e proprio nel finale dopo il terzo punto di vista, quello della donna, sarà difficile scoprire da che parte sta la realtà e se il senso di giustizia e vendetta abbia realmente avuto uno scopo.



domenica 23 gennaio 2022

Ultima notte a Soho


Titolo: Ultima notte a Soho
Regia: Edgar Wright
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Eloise, ventenne cresciuta con la nonna dopo il suicidio della madre, arriva a Londra con il sogno di diventare stilista. Ha il mito della Swingin' London e della musica anni '60, che ascolta continuamente su vecchi 33 giri portatili. Dopo un'infelice esperienza nello studentato della scuola di moda in cui è stata ammessa, si trasferisce in un appartamento di Soho affittato da un'anziana signora. Qui, durante lunghe notti agitate, Eloise sogna di tornare nel passato, nella Londra che ama di più, dove incontra Sandie, un'aspirante cantante che vive il glamour di una città colorata ed esaltante. Poco alla volta, però, Eloise confonde la propria personalità con quella di Sandie e ne scopre la vita in realtà miserabile, scivolando tra realtà e incubo in un'esperienza spaventosa.
 
Si è parlato molto dell'ultimo film di Edgar Wright autore per cui simpatizzo molto ma che finora è stato troppo sovrastimato
Certo non è nel mio olimpo ma ha saputo farmi ridere, trovando sempre il giusto compromesso tra il sapersi prendere sul serio e buttarla in caciara. Last Night in Soho è il suo film più serio.
Un'opera importante e di svolta per un regista che finora si stava ritagliando una sua personale politica d'autore con film bizzarri e grotteschi, mischiando horror, satira sociale, weird, splatter, commedia ironica e una sua personale incursione nel sotto genere del comics. E qui siamo dalle parti di un certo tipo di cinema molto ricercato, un omaggio ad un decennio in cui se non passavi da Londra e non ti piegavi ai suoi padroni rischiavi di rimanere tra gli astanti che non contano nulla. Wright crea un thriller, un dramma psicologico in grado di sottolineare questo elemento e allargarlo creando sotto trame e un fil rouge maturo e consapevole addentrandosi in una materia difficile da gestire quando si voglio al contempo sviluppare così tanti intenti. Il doppelanger usato in maniera perfetta, la denuncia di un certo tipo di benessere amalgamato da un malessere interiore per cui lo sballo sembra la catarsi di ogni studente, in cui la norma di molti è non quella di una sola sembra essere la log line del film. Un'opera complessa che parla di vessazione, di prostituzione intellettuale, oppressione da parte di una major che sembra incarnata dal maschio avido e prevaricatore che come ben sappiamo chiede un prezzo molto salato per la nascita di una nuova star.
Un horror psicologico capace di palesare i fantasmi del passato, di rincorrere un successo mai ottenuto, di riprendersi la propria autostima arrivando ad una sorta di revenge-movie al femminile in questo caso a opera dell'antagonista.



domenica 21 novembre 2021

Freaks Out


Titolo: Freaks Out
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nella Roma del 1943, quattro amici lavorano in un circo gestito da Israel, che sparisce nel nulla. Senza il loro capo a guidarli, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario si sentono abbandonati e cercano una via di fuga dalla città occupata dai nazisti.
 
Mainetti è il suo amore per i sotto generi. Freaks out partendo dalle metriche basse è un concentrato kolossal di paraculismo assoluto, con marchette sparse ovunque, i soliti nazisti, la vendetta e una storia tutto sommato clamorosamente banale.
Eppure è molto bello, molto fresco e parecchio americano. Portando al vertice, casting, budget e maestranze, l'opera di Mainetti riesce ad essere incredibilmente internazionale, inquadra quasi tutti i target pur avendo all'interno delle chicche che non mi aspettavo e regalando dei personaggi assolutamente deliziosi dove il freak number one è il Gobbo interpretato da Mazzotta.
Un film dove c'è tanto, a volte troppo ma senza stroppiare. Il circo, la strada, l'accampamento nazista, la fuga, i partigiani, i combattimenti e la mini guerra finale. Cita tantissimo cinema italiano dai CARI FOTTUTISSIMI AMICI di Monicelli a tanti omaggi a Fellini. Riesce con gli effetti e i colori a rendersi post contemporaneo cercando però di utilizzare quel romanaccio dove il lavoro meglio riuscito è la distorsione del dialetto tedesco di Franz, interpretato da un ottimo attore poco conosciuto per chi non è avvezzo al circuito indipendente tedesco.
Freaks out è un film emozionante ma che non rivedrei mai una seconda volta. Esibisce senza mezzi termini scene di sesso, cazzi super dotati di nani, scene di guerra truculente dove vengono recisi arti ed esperimenti tremendi ad opera dei soliti scienziati nazisti. Un film che mette tutti d'accordo secondo la solita diceria che questo come pochi altri – darà enfasi e sancirà forse la rinascita del cinema di genere italiano – come doveva esserlo Lo chiamavano Jeeg Robot. Forse così è stato o così sarà anche se in cuor mio mi aspettavo un pò di cattiveria in più e magari qualche colpo di scena che di fatto non avviene mai. Con un finale poi che strizza l'occhio agli X-Men dopo la morte del mentore ebreo scatenerà il potere sopito di Matilde, altra piccola promessa del nostro cinema e capace di tenere sulle spalle tutto il peso del film.

martedì 2 novembre 2021

Terra dei figli


Titolo: Terra dei figli
Regia: Claudio Cuppellini
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Un padre e un figlio abitano una palafitta sul lago, dopo che una catastrofe non meglio specificata ha cambiato il corso degli eventi e condannato i pochi sopravvissuti ad arrangiarsi come possibile, senza curarsi troppo del prossimo. Il collasso della società ha portato violenza e solitudine, oltre a rendere superfluo il leggere e scrivere per chi in questo mondo ci è nato. Quando il figlio vuole scoprire cosa il padre ha scritto nel suo diario, deve imbarcarsi in un viaggio disperato alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo.
 
La Terra dei figli è un film rivelazione. Forse una delle opere più interessanti del cinema di genere italiano degli ultimi anni ( e forse anche perchè non se ne fanno). Un film potente, misurato, drammatico e poetico. Un film sporco e con pochi dialoghi, pochi personaggi, una natura insidiosa e i rapporti umani ai minimi storici.
Pandemia, clima post apocalittico, distopico, cattivo. I figli vengono uccisi dai padri perchè portatori di un male virale. Da qui la scelta di un padre di non uccidere il proprio figlio educandolo alla maniera siberiana, senza emozioni e sentimenti.
Gipi pensa e scrive. Cuppellini dirige. Poche location, barche, paludi, una catapecchia, una baracca e infine un enorme industria. Pochi reparti. Figlio (il protagonista) va in giro cercando un'identità che non ha mai avuto, come Pinocchio al contrario (Figlio è violenza pura) il quale troverà durante il suo cammino il Gatto e la Volpe (due bifolchi scampati alle radiazioni con tanto di bubboni), una ragazza da salvare e infine dei mercenari assoldati da un leader e dal suo inquietante braccio destro. Il mondo non è come lo ricordiamo ma crudele, terribile e violento. Le donne sono presenze rarissime, e sempre relegate in ruoli di bestie o di emarginate. Si lotta per la sopravvivenza barattando tutto ciò che non si ha. E quando non si può avere si uccide. Il titolo rimanda alla rete, un posto violento e desolato, governato da falsi dei e superstizioni, che giustificano un antropofagismo culturale ed effettivo. In poche parole, la distopia di Gipi è esattamente quella in cui ci troviamo.

Halloween Kills


Titolo: Halloween Kills
Regia: David Gordon Green
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il film riprende da dove il suo prequel era terminato: Michael Myers intrappolato nella casa in fiamme di Laurie Strode e quest’ultima in fuga con figlia e nipote. L’intervento però dei vigili del fuoco permette a Michael di liberarsi e ricominciare la mattanza. Nel frattempo la notizia del suo arrivo in città e le continue morti scatenano un’isteria di massa guidata da Tommy Doyle, che comincia a dargli la caccia insieme ad un gruppo di volontari. Al grido “il male muore stanotte” Haddonfield tenta di liberarsi per sempre del mostro conosciuto come l’Ombra della strega.
 
Halloween Kills è una di quelle saghe eterne costrette dal successo al botteghino e dai fan a continuare ad andare avanti all'infinito senza dare mai tregua al povero Michael Myers.
Senza nulla avere nei confronti di David Gordon Green alla fine un buon mestierante di genere, il film parte con degli sbalzi temporali abbastanza tediosi per poi sciorinare la solita filippica sulle leggende, una galleria di personaggi esagerata, il matto come capro espiatorio, e tanti altri difetti i quali rendono la narrazione macchinosa e il montaggio fulmineo quanto soggetto ad una fretta di concludere allarmante. Forse il problema più grande è il fatto che alla base non c'era una storia interessante. Il film è stato fatto di fretta e si vede ma soprattutto si sente. Quando Myers viene attaccato dalla folla viene quasi da fare il tifo per lui vista la barbarie con cui la massa sembra aver raccolto gli insegnamenti indiretti del mostro. E poi Laurie Strode viene a mala pena accennata mentre figlia e nipote nel loro piccolo cercano di fare il loro, per fortuna con la morte finale di una delle due come colpo di scena.

mercoledì 20 ottobre 2021

Shift


Titolo: Shift
Regia: Alessandro Tonda
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Bruxelles. In un liceo due studenti di origine araba sparano sui loro compagni al grido di Allah Akbar e uno dei due si fa esplodere, lanciando chiodi e viti da una cintura carica di detonanti. Adamo, immigrato italiano in Belgio, e Isabelle, madre belga di un ragazzo per metà tunisino, guidano una delle ambulanze che arriva sul luogo della tragedia e caricano uno dei ragazzi feriti. Ma il ragazzo, Eden rinominato Hicham dalla jihad, è il complice dell'attentatore, e ha addosso un'altra cintura esplosiva. Da quel momento Adam e Isabelle attraverseranno la città senza sapere se usciranno vivi dalla loro ambulanza
 
Shift per il cinema italiano è un progetto ambizioso e coraggioso. Gli attentati nelle scuole ad opera di giovani estremisti e fanatici religiosi non sono materia nuova per il cinema ma per il nostro paese, anche se ambientato a Bruxelles, direi proprio di sì. Fin dall'inizio il cinema di Tonda (giovane regista e speriamo promessa) si fa notare per uno stile e un ritmo decisamente incalzante, si vede la sua gavetta per le più importanti serie tv italiane di genere, e praticamente fatta eccezione per l'indagine della polizia e i parenti del giovane terrorista, tutto è ambientato in un'ambulanza con due infermieri e il ragazzo che minaccia di farsi esplodere. Il film ha dalla sua un primo atto davvero sviluppato quasi alla perfezione con la scena dentro la scuola suggestiva quanto macabra dove vediamo ragazzi fatti a pezzi e uccisi con armi da fuoco.
Thriller, poliziesco, azione, temi sociali come quelli legati alla famiglia di Eden che non sa affatto cosa abbia deciso di abbracciare il figlio e come sia stato ribattezzato per diventare una nuova cellula. Infine la corsa contro il tempo e le diseguaglianze sociali fra l'immigrazione araba nel nord Europa e la mancanza di integrazione di una comunità confinata nei quartieri disagiati e afflitta dalla disoccupazione. Senza nessun eccesso di spettacolarizzare niente e nulla, il film rimane molto umile dimostrando una voglia di esplorare i generi e affrontare un certo cinema seminale che in Italia fatta eccezione per qualche raro esempio, praticamente non esiste.


venerdì 9 luglio 2021

Run hide fight


Titolo: Run hide fight
Regia: Kyle Rankin
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Zoe Hull ha 17 anni ed è in guerra con il mondo. La madre è morta dopo una lunga malattia e il padre, veterano dell'esercito, insegna a sua figlia a cacciare, ma la invita anche ad affrontare quella rabbia interiore che condizione ogni suo gesto. Quando però nel liceo che la ragazza frequenta entrano quattro studenti armati e intenzionati a fare una strage il training da combattente di Zoe e la sua rabbia esistenziale torneranno utili, non solo a lei ma anche ai suoi compagni e ai suoi insegnanti.
 
Bisogna ammettere che soprattutto i festival quando incontrano opere che raccontano di tragedie contemporanee come possono essere le stragi nelle scuole americane o di altri paesi annettono a prescindere come se fosse un passo del vangelo da rispettare.
C'è da dire che il terzo film di Kyle Rankin dopo il b movie divertentissimo Infestation, si prende maledettamente sul serio, troppo direi. Una ragazza anche qui a riprova che ormai abbiamo da più di un decennio sdoganato le donne come protagoniste (e ancora una volta direi per fortuna) e con un male interiore dovuto alla morte della madre, da sola, stanerà i cattivoni complessati che tengono in scacco la scuola e gli studenti.
Un film banale nella logica, nello svolgimento, negli intenti camuffati ma che in parte sono reazionari come a dire che con questa gente non bisogna parlare ma stanarli e in questo caso e ancora più imbarazzante se a farlo è proprio una ragazzina che sembra quasi prenderci gusto.
Gli intenti poi dei "teen-terrorist" sono quelli di essere promossi dai social, millenial allo sbando che trovano nella diretta dei cellulari a cui obbligano gli studenti a filmare, la riprova di come tutto stia andando allo sbando e allora avere gli occhi dei media solo su di loro crea l'apripista per renderli leggendari e popolari. Senza contare poi sotto storie come quella del padre di Zoe, ex militare, che appena saputo che la figlia è in pericolo, prende il fucile e come un cecchino fuori dalla scuola, uccide alcuni gregari del leader carismatico dei "teen-terrorist" senza che la polizia locale se ne accorgano (se non nel finale).
Un film sicuramente con un ritmo sostenuto, senza sbalzi per quanto concerne un montaggio in alcune parti frenetico e dove Zoe, da sola, salva intere classi, crea corridoi per salvare professori ( i quali anch'essi si immolano per la causa) e via dicendo.
Run hide fight è un film che dice davvero poco in termini di critica sociale su un argomento delicato e complesso, rendendolo un b-movie d'azione dove una ragazzina disturbata agisce come un felino attaccando e uccidendo tutti.

mercoledì 2 giugno 2021

Shorta


Titolo: Shorta
Regia: Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid
Anno: 2020
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

I dettagli esatti di ciò che accadde a Talib Ben Hassi, 19 anni, mentre si trovava sotto custodia della polizia rimangono poco chiari. Gli agenti Jens e Mike sono di pattuglia nel ghetto di Svalegården quando la radio annuncia la morte di Talib, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollabile dei giovani del quartiere, che ora bramano vendetta. Così all’improvviso i due poliziotti diventano un bersaglio facile e devono lottare con le unghie e coi denti per trovare una via d’uscita dal ghetto.
 
Di Shorta si è parlato molto bene, forse troppo. La storia dello sbirro bravo e quello cattivo, della periferia pericolosa dove è meglio che le forze dell'ordine non entrino, non sono elementi sconosciuti al genere poliziesco e di recente è riuscito ancora meglio a descrivere il dramma sociale e le implicazioni politiche il bellissimo Les Miserables. Come lì anche qui si parte da un action movie con le squadre pronte a compiere i soliti giri, il poliziotto nuovo che dalla sua deve tenere d'occhio il collega violento e così via fino a prendere in "ostaggio" un ragazzino straniero e fuggire assieme a lui per il quartiere cercando di eludere le gang alla caccia dei poliziotti.
Anche in questo le analogie con il film francese sono pressochè identiche, in questo caso poi il ragazzino viene preso dai poliziotti per aver imbrattato l'auto a differenza di altri criminali che avevano fatto di molto peggio. Forse l'unica vera differenza è l'attualità di un fatto di cronaca che qui ritorna su più piani ovvero la morte del ragazzo sotto custodia delle forze dell'ordine per arresto cardiaco. 
Shorta rende il dramma sociale un thriller palpitante, segnato da fughe, sparatorie, combattimenti e inseguimenti in maniera massiccia e spietata diventando l'ennesimo film di guerriglia di periferia messa in scena in maniera quasi perfetta senza edulcorazione in quello che accade nel quartiere.

martedì 11 maggio 2021

Nuevo orden

 

Titolo: Nuevo orden
Regia: Michael Franco
Anno: 2020
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Città del Messico, 2021: il divario tra classi sociali si fa sempre più marcato. Un matrimonio dell'alta società viene interrotto da un gruppo di rivoltosi armati e violenti, parte di una più ampia sommossa dei meno abbienti, che prendono in ostaggio i partecipanti. L'esercito messicano sfrutta il disordine causato dalle rivolte per instaurare una dittatura militare nel paese.
 
E' il popolo divenne l'angelo sterminatore direbbe forse Bunuel. Nuevo orden è un film pieno di azione senza fine e colpi di scena imprevedibili che picchia duro, arrivando come un pugno nell'esofago lasciandoti in ginocchio a cercare di respirare.
Una critica sociale e audace incessante e brutale della disuguaglianza di fortissimo impatto con un livello di violenza a volte esagerato ma mai gratuito nemmeno quando vediamo infilato un manganello in culo ad un prigioniero.
Il cinema messicano come tutta la new generation di film sudamericani sembrano più che mai incazzati e desiderosi di mostrare potenziali scenari nemmeno così utopistici prendendo di mira un ordine dispotico che tiene al guinzaglio la servitù diventando uno straziante dramma senza happy ending, con un finale davvero amaro e per finire una giostra degli orrori in cui il potere, però, è qualcosa di tanto labile da finire per tornare sempre nelle stesse mani. Dall'evolversi all'interno della villa, al viaggio nell'inferno di Marianne che lasciando la villa entra nel cuore dei disordini sociali di una manifestazione contro gli abusi sociali e di potere. La prigionia diventa una macelleria messicana come per la scuola Diaz, dove l'esercito farà ciò che vuole seviziando di continuo con i corpi dei presunti detenuti vittime senza avere una colpa se non quella di appartenere a un ceto aristocratico.

giovedì 15 aprile 2021

Se c'è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari


Titolo: Se c'è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari
Regia: Simone Isola, Fausto Trombetta
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

3 ottobre 2014: ospite del critico Fabio Ferzetti in redazione al quotidiano "Il Messaggero", Valerio Mastandrea dà lettura di un messaggio speciale indirizzato a Martin Scorsese. A nome della crew che sta cercando di mettere in produzione Non essere cattivo - terzo film di Claudio Caligari che fatica ad avere il via - l'attore romano invita il regista a vedere il film di debutto del regista, Amore tossico. La questione è urgente: Non essere cattivo, ultimo dei soli tre film realizzati da Caligari in quasi quattro decenni di attività, è un'opera che "non può aspettare". Non solo per la difficoltà apparentemente incorreggibile, quasi una maledizione, nel riuscire a trovare finanziamenti per le sue sceneggiature, ma perché il regista è gravemente malato. La speranza è che Scorsese riconosca la passione divorante per la settima arte come una malattia familiare e possa correre in aiuto.
 
Commovente questo omaggio ad uno dei miei registi italiani preferiti. Un autore maledetto e un attento e lucido sociologo di un epidemia italiana legata alla droga e una parentesi sui sequestri.
Il documentario in sè cattura le ultime fasi dal casting fatto da Mastrandrea a Marinelli e Borghi, all'anima messa dall'attore romano al servizio del suo fedele maestro, al perseguire un sogno nel cassetto dopo aver scritto moltissime sceneggiature senza essere mai stato preso in considerazione dalle produzioni di allora. Un autore scomodo e per questo tenuto ai margini che con Amore Tossico
 aveva fatto parlare di sè, di ciò che non andava, dove era stato messo in croce dai perbenisti e da una certa stampa di allora che ha continuato con ODORE DELLA NOTTE a descrivere una banda di criminali e infine con un sequel del suo capolavoro ai tempi nostri Non essere cattivo che di fatto sancisce come il problema della droga persista avendo di fatto cambiato solo sostanza ma non gli effetti disastrosi su un ghetto e sui quartieri popolari.
Toccante quando parlano gli attori del suo primo film, quando tra immagini di repertorio conosciamo il cast che promuoveva il film nei festival, quando parla chi lo ha conosciuto, quando Marinelli si commuove, quando Mastrandrea si mette completamente al suo servizio aiutandolo e sostenendolo in tutto; quando Caligari assiste al suo debutto nel cortometraggio sul sociale ascoltandolo mentre parla di lui assieme a Giallini, quando vediamo la scelta del cast del suo ultimo film, quel foglio attaccato alla parete con tutte le pedine che si vanno a comporre.
Se c'è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari è un documentario coraggioso che andava fatto, che regala attimi di vero cinema, che detta legge su un autore che avrebbe potuto regalare molto di più se solo avessero creduto in lui..sono tanti i registi italiani ma pochi quelli a cui hanno dedicato e che hanno meritato un documentario come omaggio