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lunedì 20 febbraio 2023

Killer (2022)


Titolo: Killer (2022)
Regia: Jae-Hoon Choi
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Ui Gang è un sicario che ha deciso di ritirarsi. Ha una bella casa e tutto il denaro che gli serve per vivere, ma un giorno la sua fidanzata deve partire per una vacanza sull’isola di Jeju e prima di andare gli fa una richiesta. La sua compagna di viaggio ha una figlia di 17 anni, Yoon-ji, che verrà lasciata da sola durante la vacanza di tre settimane. Ui-gang accetta a malincuore di prendersene cura e di fare in modo che la ragazza non si metta nei guai. Ma lei ci si mette, nei guai. Yoon-ji non è una cattiva ragazza, ma fa delle scelte sbagliate e, prima di rendersene conto, si ritrova in una situazione ben più pericolosa di quanto avesse mai immaginato. Ma nel momento il cui Yoon-ji si ritrova nei guai fin sopra i capelli, anche i suoi sequestratori si ritroveranno a dover affrontare qualcosa di più grande di loro, quando Ui-gang si fa vivo per riportare a casa la ragazza.

Killer è la terza collaborazione tra Choi e quello che possiamo definire il suo attore feticcio. Un roboante film action dove il nostro Ui non sbaglia mai un colpo, non viene mai messo a tappeto, muovendosi come un killer professionista ballerino pronto a sbaragliare la concorrenza senza temere nessun rivale nemmeno quando entra a stretto contatto con la gang criminale a cui fa capo un importante organo di Stato. Se le coreografie come sempre sanciscono una messa in scena precisa e attenta, lo stesso non si può dire per alcuni colpi di scena soprattutto nel finale con l'amica della moglie e il suo ruolo chiave nella vicenda come adescatrice di adolescenti.


lunedì 2 gennaio 2023

Under the open sky


Titolo: Under the open sky
Regia: Miwa Nishikawa
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Mikami, ex esponente della Yakuza, che ha trascorso la maggior parte della vita in prigione, viene rilasciato. Inizia cosi a lottare per trovare un lavoro adeguato e per inserirsi nella societa. Ma il codice di condotta di Mikami, profondamente radicato nelle regole e nei codici ai quali apparteneva, non si adatta all'ordinato sistema di assistenza sociale del Giappone. Il mondo in cui viene catapultato e un mondo che non capisce. Essere compatito o disprezzato non fa parte del suo bagaglio culturale, inoltre non comprende la grammatica sociale degli aiuti statali, volti a trovargli lavori saltuari e mal pagati. La sua natura impulsiva e inflessibile e le sue radicate convinzioni rischiano di compromettere anche i rapporti con chi cerca di aiutarlo.

La yakuza non è più quella di una volta, ormai i tempi sono cambiati e la società sembra aver prevaricato sulla mafia lasciandogli solo più le briciole. Questa è la summa del film e del discorso che la sorella del capo yakuza fa a Mikami come a persuaderlo a continuare il suo percorso di redenzione evitando di ritornare sui suoi passi e gli errori commessi.
Il film di Nishikawa è intriso di una poetica e una proposta di contenuti davvero commovente.
Gestisce una tipica storia di redenzione dandogli connotazioni originali, sguardi e scontri culturali tra vecchia e nuova scuola, codici post contemporanei con cui Mikami dovrà a suo modo e con tutte le difficoltà del caso confrontarsi con la modernità e una burocrazia che sembra minare la sua presunta calma apparente. Un uomo poliedrico che come ogni uomo della terzà età non accetta la vecchiaia, volendo fuggire da essa, passando da un estremo all'altro, da un contesto violento ad uno in cui decide di prendersi cura di quegli stessi anziani che in parte lo spaventano.
Un film che procede dipanato su più livelli con tante complessità annesse e raccontate riuscendo a distribuire la narrazione in diverse forme e con attori in stato di grazia in grado di dare la possibilità a Kōji Yakusho di caratterizzare un personaggio ai massimi livelli.
E'un film sui sentimenti, sulla lotta continua contro noi stessi per domare quel demone che sembra risvegliarsi alla prima difficoltà e alla lotta di un uomo che non vuole accettare un conformismo di una società che non tollerà più gli outsider come lui.



domenica 20 novembre 2022

Estate di Kikujiro


Titolo: Estate di Kikujiro
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1999
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Orfano di padre, il piccolo Masao, otto anni, decide di andare a cercare la madre mai vista. La vicina di casa, preoccupata per lui, lo fa accompagnare da un amico, Kikujiro, che si rivela molto più irresponsabile: lo porta a giocare alle corse dilapidandone i risparmi.
 
L'estate di Kikujiro è un road movie, un film poetico e ammirevole per come un autore come Kitano, immenso come sempre, riesca a trovare armonia e dolcezza quando parla di yakuza come quando tratta drammi umani e sociali come questo poetico film o SONATINE, HANA BI e DOLLS.
In questo caso la solitudine che in altri casi riguardava gli adulti qui prende di mira un bambino alla fine della scuola, la vita monotona con la nonna e tutti i suoi appuntamenti che con l'arrivo dell'estate terminano lasciandolo a fare i conti con se stesso dal momento che tutti gli amici che hanno una famiglia vanno in vacanza, tutti tranne lui.
E' così gli viene affidato quasi per scherzo della sorte un boss yakuza ormai sulla via del tramonto, povero in canna, costretto a farsi dare ordini da una donna e messo in una condizione che non lo vede di certo la persona più indicata a prendersi cura di un bambino.
E' così si lavora sugli opposti con la tipica ironia che contraddistingue l'autore pure in momenti disarmanti come la scena con il pedofilo, le slapstick al campeggio con lo strano incontro di personaggi lunari usciti dal teatro kabuki (tra i momenti più alti del film) oppure le scommesse sui cavalli o le scene nell'albergo. Kitano non sceglie mai momenti mielosi o scene patetiche per trovare consensi ma punta sull'umiltà di mezzi toccati con grazia, su un rapporto complesso tra due anime opposte per visioni d'intenti e per come vengono esaminati i valori di ognuno.

martedì 1 novembre 2022

Giant god warrior appears in Tokyo


Titolo: Giant god warrior appears in Tokyo
Regia: Shinji Higuchi
Anno: 2012
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Sembra una giornata normale nella frenetica Tokyo, una giornata come tante altre: il traffico fluisce caoticamente lungo la rete stradale, la popolazione vaga per le vie armeggiando con tablet e cellulari, del tutto ignara del pericolo che incombe imminente sulle loro teste. Nell’indifferenza generale fra i monumentali grattacieli edochiani inizia a delinearsi la figura di un gigantesco meccanoide intenzionato, una volta sceso a terra, a cambiare per sempre il volto della metropoli.
 
Prodotto dallo studio Ghibli, questo corto di 10 minuti molto scifi e live action sembra portare ormai all'imminente catastrofe e fine del mondo da parte dei guerrieri invincibili, coloro che come per il tempo della creazione, in quella stessa settimana distruggeranno pianeti e poi chissà..
Con la voce narrante di una ragazza che racconta come sia stata una profezia annunciata dal fratello, dell'arrivo dei giganti, questo omaggio ai mostri kaiju non poteva che avere le sigle e le influenze del creatore di NEO GENESIS EVANGELION, GAMERA e gli stessi guerrieri di NAUSICAA NELLA VALLE DEL VENTO. Dimenticate qualsiasi tipo di redenzione, missione salvifica, qualche eroe che subentra a combattere la minaccia. Niente di tutto questo. Arrivano e purgano il genere umano con raggi potentissimi e nel giro di poco il mondo è ko.

domenica 9 ottobre 2022

Tekken-Bloodline- First season


Titolo: Tekken-Bloodline- First season
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Giappone
Stagione: 1
Episodi: 6
Giudizio: 3/5

Jin Kazama ha imparato le arti di autodifesa della famiglia, le arti marziali tradizionali in stile Kazama, da sua madre in tenera età. Anche così, era impotente quando un mostruoso male è apparso all’improvviso, distruggendo tutto ciò che gli era caro, cambiando la sua vita per sempre. Arrabbiato con se stesso per non essere stato in grado di fermarlo, Jin giurò vendetta e cercò il potere assoluto per esigerlo. La sua ricerca porterà alla battaglia finale su un palcoscenico globale: il torneo King of Iron Fist.
 
Se non altro e divertente e non sfigura con i tentativi dei film precedenti. La nuova mini serie Netflix forse è la cosa migliore se parliamo di Tekken, non esplora tanto i personaggi e le tante storie del videogioco ma si concentra sugli sforzi di Jin, sull'incidente scatenante che si prefigura fuori dalla porta di casa, del rapporto con un nonno autoritario e violento, alla rinascita e la crescita personale, alla redenzione, al tema della vendetta, e infine al torneo (anche se praticamente non viene palesato) e tanti altri elementi che rendono la visione di questi sei episodi veloce e dinamica come prodotti d'intrattenimento d'azione come dovrebbe essere. Funziona anche se ovviamente la trama è la più scontata possibile, alcuni personaggi vengono solo accennati e tutto è concentrato sul viaggio dell'eroe del protagonista.

giovedì 29 settembre 2022

Dragon Ball Z-La resurrezione di F


Titolo: Dragon Ball Z-La resurrezione di F
Regia: Tadayoshi Yamamuro
Anno: 2015
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Sorbet, uno dei luogotenenti di Freezer, cerca il modo di resuscitare il suo padrone e sbarca sulla Terra con la sua astronave. Dopo aver trovato delle Sfere di Drago, evoca la creatura ed esprime il desiderio di ridare vita a Freezer, benché ridotto a pezzi da Goku. Tornato alla vita il tiranno cerca subito vendetta contro i Saiyan: gli amici di Goku provano a contenere le truppe nemiche fino al ritorno di Goku, che si sta addestrando su un pianeta remoto. Quando Goku riceve il segnale di allarme torna sulla Terra e sfida Freezer in un duello all'ultimo sangue.
 
Purtroppo un altro flop. Se non altro minore rispetto ai recenti Dragon Ball Super-Super Hero o Dragon Ball-Super Broly.
Il problema di questo ennesimo fan service per i nostalgici di Namec e di aver avuto la supervisione dello stesso Toryiama è quello di essere particolarmente noioso soprattutto nel primo atto in cui seguiamo Sorbet e in cui non succede niente. Ormai persino le gemme del drago sembrano aver perso interesse e vengono inseguite da piccoli gregari inutili. I nostri protagonisti, Goku e Vegeta, pensano solo ad allenarsi avendo conosciuto Whis e Bills nel capitolo precedente e dove il resto della ciurma sulla terra vive annoiata aspettando sempre il peggio come una nuova esplosione del proprio pianeta.
In questo capitolo mancano gli intenti per far decollare un sequel che poteva certo dare di più, caratterizzando maggiormente uno degli antagonisti storici e dare maggior enfasi ai combattimenti e agli scontri.

lunedì 19 settembre 2022

Roundup (2017)


Titolo: Roundup (2017)
Regia: Kang Yoon-sung
Anno: 2017
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

2004, Seoul, Corea. Jang Chen viene da Harbin, Cina. Da solo prende il controllo di una pericolosa gang coreana e diventa il gangster più temuto della città. E assieme alla sua spietata banda di delinquenti è disposto a fare qualsiasi cosa per arricchirsi. Il rude detective Ma Seok-do però brandisce i suoi potenti pugni per mantenere la pace: quando vede che Jang fa sprofondare il suo distretto nel caos, è costretto a escogitare un piano assieme alla sua squadra per sbarazzarsi del malvivente e dei suoi uomini per sempre.

Dong-seok è quel tipico attore coreano che adoro così tanto da poter guardare qualsiasi suo film anche se dovesse fare solo una comparsa. Sembra una specie, è in questo film manco a farlo apposta lo è, una copia del nostro Bud Spencer in cui peraltro qui tira schiaffoni come se piovessero ai delinquenti delle gang locali. Roundup tra l'altro prende spunto da fatti reali successi in Corea dove a spadroneggiare arrivavano clan di altri paesi, in questo caso la Cina e dove se venivano rimpatriati erano condannati a morte. In questo caos prolifico vige ovviamente la legge del più forte ed è interessante che Jang Chen, il criminale venuto da Harbin, se ne vada in giro con due ceffi anzichè una gang come il resto delle bande. L'opera prima di Kang Yoon-sung è un poliziesco d'azione davvero ben calibrato che riesce ad essere un thriller quando vuole e spezzare i toni con molta ironia e qualche scena grottesca nonchè le tanto e sopraffine slaptick coreane.
Ne esce un film calibrato al meglio dove la violenza è potente e senza eguali, il dramma convince, i toni da commedia fanno il resto e l'indagine e i continui combattimenti nonchè le relazioni tra la banda di poliziotti incaricata di stanare la setta di Harbin chiude il cerchio per un film infallibile sotto molti punti di vista.

venerdì 16 settembre 2022

Carter


Titolo: Carter
Regia: Jung Byung-Gil
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Un uomo si sveglia senza memoria. Guidato da una voce misteriosa, proveniente da un dispositivo nell'orecchio, decide di partire per una missione di salvataggio di ostaggi piena di pericoli.
 
Carter essendo un film coreano d'azione aveva davvero delle belle possibilità per poter ribadire ancora una volta il talento di questo incredibile paese nella cinematografia contemporanea.
Eppure pur partendo bene, pur dalle premesse che lo rendevano adrenalinico sotto ogni punto di vista (la scena nella sauna sembrava dare il via a qualcosa di sontuoso e ipercinetico) via via che si dipana l'azione, la storia viene sempre meno. Prendendo i connotati di un thriller politico e su possibili attentati e attentatori in tensioni coreane e cinesi, l'opera di Byung-Gil (Aknyeo-The Villainess) conferma un talento impressionante nei piani sequenza e nei combattimenti e sparatorie, ma dall'altro nega di fatto una base solida in termini di concretezza narrativa buttando tutto in una confusione disarmante. L'elemento pandemico e i contagiati preda degli istinti più violenti vengono trascurati sotto ogni punto di vista senza dare spinta e enfasi alla narrazione come alle scene più cruente (quando scendono giù dalla cascata fingendosi morti per poi attaccare sembra più trash che d'effetto). Se contiamo poi una cg a tratti scadente e un terzo atto estremamente rocambolesco e confuso con attacchi da ogni parte, elicotteri, macchine e treni che esplodono sembra davvero che l'autore e sceneggiatore si sia fatto prendere troppo la mano.
Un peccato perchè il talento come mestierante tecnico si conferma ma dovrebbe forse farsi aiutare in fase di scrittura e post produzione.

Dragon Ball Super-Super Hero


Titolo: Dragon Ball Super-Super Hero
Regia: Tetsuro Kodama
Anno: 2022
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Goku nuovamente alle prese con l'Esercito del Fiocco Rosso. Nonostante il Super Saiyan abbia già distrutto questo nemico, alcuni fedeli hanno tenuto vivo lo spirito dell'esercito e sono pronti a scendere di nuovo in battaglia, dopo aver creato gli Androidi perfetti, Gamma 1 e Gamma 2.
I due androidi sono stati incaricati di attaccare Piccolo e Gohan, cosicché il nuovo Esercito del Fiocco Rosso possa riuscire indisturbato a portare a termine la sua missione. Solo una persona può fronteggiare questa minaccia, occorre, infatti, che il Super Hero si risvegli...

L'ultima impresa di Goku & soci fa decisamente un passo indietro rispetto agli ultimi Oav del franchise che già non erano nulla di che. Dragon Ball Z The Movie-Battle of God e Dragon Ball-Super Broly nonostante fossero anch'essi vittima di un sacco di pecche, dilungaggini e leggerezze almeno avevano un buon ritmo e potevano contare su villain interessanti. In questo nuovo capitolo che in parte riprende una storia già conosciuta in passato (l'esercito del fiocco rosso), non sembra esserci nulla di così scoppiettante e i due cyborg non sono nemmeno così ben caratterizzati. Se poi contiamo che il protagonista doveva essere solo il namecciano allora è tutto detto.


martedì 23 agosto 2022

Bubble (2022)


Titolo: Bubble (2022)
Regia: Tetsurō Araki
Anno: 2022
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

In una Tokyo isolata dal resto del mondo, a causa di bolle e anomalie gravitazionali, il destino fa incontrare un ragazzo con un talento particolare e una ragazza misteriosa.
 
Bubble è un ottimo esempio di come l'animazione nipponica riesca ad essere spesso un passo avanti rispetto ai coetanei che bazzicano il genere. Azione, avventura, dramma, scifi, tensione e quant'altro sembrano i soliti ingredienti con cui Tetsurō Araki, regista che non ha bisogno di presentazioni, cerca di immergere il suo pubblico in questo caso sfruttando una componente post apocalittica molto interessante. Bolle, sfide in una Tokyo devastata e isolata che combatte per rimanere a galla e dove tutto sembra riportare ad una guerra tra bande per conservare l'istinto di sopravvivenza.
Se a sconquassare tutto ci mettiamo la solita incognita di una nuova vita che come Lilu o chiunque altro arrivi da un'altra dimensione, può diventare l'ancora di salvezza della civiltà, seppur materia consolidata dal cinema, se trasformata a dovere può sempre rimanere un'ottima scelta narrativa.
Dal punto di vista estetico e dei fondali apportati per descrivere l'ambientazione il film è ineccepibile. Tutto è consolidato da una mano esperta, forse la durata poteva essere leggermente minore dove spesso si ricorre ad alcune slapstick in stile orientale che non riescono proprio a far ridere ma tutto ciò viene evidenziato per bilanciare le scene drammatiche.

giovedì 12 maggio 2022

Sadness


Titolo: Sadness
Regia: Rob Jabbaz
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 3/5

Siamo a Tai Pei, capitale del Taiwan. Jim e Cat conducono una vita normale, senza troppi eccessi e con i problemi di tutti noi. Nel frattempo, un virologo annuncia l’arrivo di una mutazione del virus del raffreddore, supplicando un lockdown. Le elezioni incombono e nessuno chiaramente vuole chiudere la città.
Tuttavia, il virus prende piede e trasforma la città intera in un covo di persone infette prive di ogni inibizione e devote solo alla violenza. Per Jim sarà una corsa alla sopravvivenza così come per Kat, che dovrà fuggire dalla follia, con la speranza di ricongiungersi al fidanzato. Non sarà un cammino facile

Sadness poteva davvero regalare molto di più. Al Tohorror sembrava il film del momento e soprattutto essendo targato Cina lasciava perplessi su un soggetto così ambizioso e pervertito.
Invece nonostante una buona messa in scena e un finale che regala qualche colpo di scena, devo dire che la violenza che immaginavo non si è vista se non in qualche breve momento come quello della metropolitana o l'orgia in ospedale tra gli infetti e lo stupro oculare (che però intuiamo senza vedere). Non è un caso che il regista sia canadese e abbia scelto di girare in Cina. Probabilmente un regista cinese non avrebbe potuto fare un film di questo tipo e la critica che abbia voluto fortemente la Cina per dare il via alla pandemia è diventato poi un pettegolezzo.
Seppur senza inibizioni ci si conceda ogni eccesso possibile, il film per assurdo riesce meno in termini di disgusto e orrore rispetto a prodotti estremi del passato come NAKED BLOOD ad esempio giusto per rimanere in Oriente. Mi aspettavo davvero un'opera più depravata alla Crossed di Garth Ennis. In questo caso poi il via alle danze dato con la signora anziana all'inizio lascia intuire visto il finale con lo scienziato che le cause di questo virus siano legate forse a una maledizione più che un esperimento andato a male. Purtroppo la parte che funziona meno è proprio la storia d'amore che vede la giovane coppia divisa e in location diverse proteggersi e mettersi in salvo.

Day of Destruction


Titolo: Day of Destruction
Regia: Toshiaki Toyoda
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Il ritrovamento di un misterioso mostro in una cava di carbone sette anni prima ha generato dicerie a proposito di una epidemia nella zona, mentre in molti soffrono di disturbi mentali inspiegabili…
Toyoda è un artista molto promettente e ambizioso il quale coniuga stili e derive cinematografiche molto diverse, sperimentando molto e riuscendo non sempre ad azzeccare i risultati ma sicuramente è uno di quegli autori a cui non manca il coraggio.

Day of destruction è il primo lungometraggio di fiction che affronta di petto il tema della pandemia di Covid-19. Un’opera urgente, magmatica, nella quale immagini in bilico tra un Giappone rurale e la modernissima Tokyo si fondono con un sonoro ricchissimo e la musica di alcuni dei migliori gruppi della scena locale. Folklore, virus, pandemia, antiche storie, esorcismi. Eppure tutti questi temi vengono sviluppati come delle micro storie, dei cortometraggi, passando su piani temporali diversi, dal silenzio dei monaci alle grida funeste di un giovane in mezzo alle strade di Tokyo fino ad arrivare al fondo di una cava dove vive un blob di carne umana che sembra abbia generato il virus. È un’opera sicuramente spiazzante che proprio per questa sua caratteristica, e forse anche grazie alla brevità della forma, riecheggia con efficacia la contestazione politica, intellettuale e sociale della fase storica che stiamo vivendo. I suoi toni non sono quelli di un realismo dagli intenti moralistici, come il tema avrebbe potuto suggerire ad alcuni, bensì quelli di un calderone in cui alle atmosfere millenaristiche, sature di angoscia e di disorientamento, fanno da contrappunto ambientazioni urbane senza orpelli e momenti forti di solidarietà umana di rabbia e di ribellione.


venerdì 4 febbraio 2022

Raging fire


Titolo: Raging fire
Regia: Benny Chan
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 4/5

Un'operazione sotto copertura viene attaccata da un misterioso gruppo di criminali guidati da Ngo. L'uomo è un ex poliziotto che cerca vendetta nei confronti di Yen, una volta suo mentore impagabile.

Il testamento di Chan non poteva essere da meno. Una carriera costellata da pellicole di grande impatto, action e polizieschi in tutte le varianti e poi molto altro ancora.
Qui ancora una volta se la trama contiene tutti i clichè possibili con situazioni retoriche e prolisse a restituire gloria e onore al film è la messa in scena e la ferocia dei suoi protagonisti dove ormai Donnie Yen tolti con molta difficoltà i panni di IP MAN riesce a ridare lustro ad un poliziotto ligio al dovere che sfugge da ogni tentativo di corruzione.
Senza provare a cercare nulla di anticonvenzionale ma spingendo tutto sull'action frenetico, il cinema di Hong Kong dimostra ancora una volta di essere tutt'altro che morto nonostante i prodotti orientali che arrivano dalla Corea del Sud, rimettendosi in pole position per quanto concerne la messa in scena e una tecnica con pochi eguali al mondo.

domenica 23 gennaio 2022

Forbidden Room


Titolo: Forbidden Room
Regia: Joko Anwar
Anno: 2009
Paese: Indonesia
Giudizio: 4/5

Gambir è uno scultore di successo, le cui opere celano un segreto suggeritogli da sua moglie Talyda. Una strana richiesta di aiuto compare sulla porta della loro casa e Gambir sente con angoscia che qualcuno in città ha bisogno del suo aiuto.
 
Negli ultimi anni una delle cose più belle arrivate dall'Indonesia si chiama Joko Anwar.
Uno che ne sa di paura e che ha saputo ridare enfasi al folklore locale con degli horror interessanti e potenti Impetigore, MODUS ANOMALI, A MOTHER'S LOVE e cimentarsi con il cinema di genere Gundala e la serie ancora inedita da noi del 2015 HALFWORLDS dimostrandosi un autore completo e anticonvenzionale.
E qui con Forbidden Room siamo di fronte ad un horror molto interessante perchè mischia tanti generi dal dramma al noir al thriller psicologico al giallo al grottesco allo splatter al torture.
Con una discesa all'inferno di un protagonista quanto mai vittima di un complotto dove a suo malgrado farà di tutto per rendersi complice.
Un dramma sociale dove la violenza sui bambini e questa strana setta in cui si possono visionare le scene più aberranti e splatter che avvengono nelle case dei prescelti, una via di mezzo tra tematiche snuff e molto altro ancora. E poi è un film sulle diseguaglianze, sulla borghesia, sull'arte, sul matrimonio e sull'importanza di dare alla luce un figlio. Un film enormemente complesso che riesce però nelle sue molteplici citazioni a non essere mai pesante e fuori luogo creando un film estremamente disturbante e pieno di riferimenti colti e mai gratuiti anche quando assistiamo a scene di una violenza senza senso soprattutto ai danni di un bambino lasciando lo spettatore davvero disarmato perchè come il protagonista vorrebbe poter cambiare le cose. E' infine la porta proibita..nascosta nel labirinto della mente di Gambir


sabato 18 dicembre 2021

Prisoners of the Ghostland


Titolo: Prisoners of the Ghostland
Regia: Sion Sono
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Un famigerato criminale deve rompere una maledizione malvagia per salvare una ragazza che è misteriosamente scomparsa.
 
Lungi da me l'idea di poter dare un'insufficienza ad un autore che amo e venero nel pantheon nipponico come Sion Sono assieme naturalmente a MIIKE TAKASHI, SHINYA TSUKAMOTO, TAKASHI SHIMIZU, RYUHEI KITAMURA e tutti gli altri.
Sono è uno di quei registi come Miike prolifici e ciò nonostante sempre garanti di una qualità formidabile e un cambio di registri narrativi e di genere come pochi sanno fare.
Questa pellicola, questo connubio con Nicolas Cage e un cast americano in parte sinceramente non mi aveva stupito negativamente, sapendo bene che quando il regista c'è, il risultato arriva subito dopo. Il problema in questo caso pur avendo una messa in scena e una scenografia strabordante in termini positivi di precisione minimale e di confezione del prodotto con delle maschere bellissime e inquietanti rimane la storia. Purtroppo questo prigioniero si trova a dover varcare un confine in un viaggio dell'eroe simile ad altri film ma dove il limbo in cui si muove sembra non trovare mai una collocazione esatta e dove il protagonista fa cose senza avere un obbiettivo preciso se non quello rubato dai soliti cult di genere di riportare la figlia scomparsa al ricco possidente di turno.
La confezione come dicevo è la parte migliore. Sono mischia strani mondi, da quello post-apocalittico ma pure un po’ steampunk, a quello in cui si mescolano tratti del western americano, del chanbara orientale e del B-movie europeo tanto caro al post-modernismo anni ’90 .
L'elemento che più mi ha danneggiato è stata una noia imbarazzante che prende le redini del film e di un personaggio che poteva essere caratterizzato di più magari avvalendosi di qualche sceneggiatore fenomenale come in Giappone c'è ne sono tanti.
Prisoners è una corsa senza senso di un’ora e tre quarti che inanella una dopo l’altra sequenze sempre più folli e visivamente frastornanti ma tutte in parte slegate come alcuni personaggi lasciati troppo alla deriva o cambi drastici nella caratterizzazione senza averne motivato il significato.
Scena cult, il coglione che esplode nella tuta di Nicolas Cage.

mercoledì 15 dicembre 2021

Ai city-La notte dei cloni


Titolo: Ai city-La notte dei cloni
Regia: Koichi Mashimo
Anno: 1986
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Il futuro non sarà poi così diverso dal presente. Anche New York non è molto cambiata, tranne che per la Fraud Tower a dominare il paesaggio. Come sempre, nelle strade si combatte per la vita e la morte. Questa volta la battaglia è fra Kei, un esperimento bionico non del tutto riuscito, ed uno invece di maggiore successo, per il controllo di una misteriosa bambina che potrebbe avere il potere di distruggere il mondo come noi lo conosciamo.
 
Ai city è un connubio di generi riuscendo a fondere scifi, splatter, dramma, trash, violenza, erotismo, mutazioni e molto altro ancora in un film capo stipite di tante opere a venire di matrice nipponica. Un poliziesco, un thriller, in parte un horror, Mashimo riesce a inserire tante di quelle variabili e incognite nella sua opera da renderla persino precursore di opere come quella cult di Otomo almeno per quanto concerne il tema delle mutazioni. Robot, attacchi psichici, varianti surreali tipici del genere nel mischiare viaggio interiore e deflagrazione mentale del protagonista.
In Ai city ci sono due super cattivi che si combattono mentre la nostra squadra atipica cerca rifugio in una metropoli ormai semi sepolta, distrutta e scossa da continue esplosioni, metamorfosi organiche, scienziati pazzi che sperimentano qualsiasi cosa e molto altro ancora.
Un'opera con un ritmo furibondo nel cercare di descrivere ogni trama e sotto trama, dando spazio e colpi di scena alla narrazione e regalando a livello estetico scenari mozzafiato. Ci troviamo di fronte ad una delle opere d'animazione per adulti più interessanti in assoluto sul genere e non solo in grado di regalare moltissimi elementi originali.

Hellbound-Prima stagione


Titolo: Hellbound-Prima stagione
Regia: Yeon Sang-ho
Anno: 2021
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 8

Una storia di esseri ultraterreni che appaiono dal nulla per emettere sentenze e condannare certi individui all’inferno. Questi eventi soprannaturali scatenano il caos e consentono all’organizzazione religiosa Nuova Verità di aumentare la propria influenza. Alcune persone però si insospettiscono delle attività di questa setta e iniziano a indagare sul suo coinvolgimento nei misteriosi eventi.
 
Yeon Sang-ho è un regista che ormai possiamo già tranquillamente inserire tra i veterani del cinema horror contemporaneo coreano. Ed uno dei migliori inoltre. Train to BusanPeninsulaSeoul StationKings of Pigs, PSYCHOKINESIS, Fake, dimostrano come l'autore riesca a smarcarsi in diversi contesti che siano horror, grottesco, denuncia politica, super eroi, disfunzionalità e temi sociali e infine l'animazione per adulti. Per questo la serie Hellbound che sembrava assurda almeno per ciò che concerne gli intenti e il trailer con quei mostri che dall'aldilà punivano i cittadini, sembrava qualcosa di apocalittico quasi impossibile da poter trattare con seriosità e rimanendo sempre avvincente. Certo la storia è davvero assurda, in grado di mischiare politica sociale, religione, aldilà, sette, paura del divino, rabbia sociale che sfocia nella tragica metafora per cui gli esseri umani quando perdono la ragione diventano più pericolosi e brutali di qualsiasi decreto dei messaggeri dell'aldilà.
Dalla Nuova Verità metafora delle new religion più singolari e manipolatrici che si possano pensare, alla Punta di Freccia come reparto criminale ed estremo che manda i suoi ragazzi a uccidere la gente con mazze da baseball senza scrupoli anche quando massacrano una vecchietta in un parcheggio spaccandole la testa.
Un film che parla di cospirazioni che alza sempre la posta in gioco immettendo personaggi e facendoli scomparire per poi solo in alcuni casi riprenderli e trasformarli in qualcos'altro.
Una serie che non accenna mai a incursioni ironiche o a qualche battuta per stemperare i toni ma anzi diventa sempre più drammatica e senza remore, mettendo da una parte la razionalità e dall'altra il volersi rendere succubi di esseri ultraterreni che agiscono seguendo una logica che non ci è dato sapere almeno non in questa prima stagione.


Monstrum (2018)


Titolo: Monstrum (2018)
Regia: Huh jong-ho
Anno: 2018
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 2/5

Uno strano oggetto misterioso appare improvvisamente a Joseon. A causa di questo strano oggetto, si diffonde un'epidemia che minaccia la vita delle persone. Yoon Gyeom, Sung Han, la figlia di Yoon Gyeom Myung e Heo uniscono le forze per annientare l'epidemia.

“Questo film è basato su eventi storici registrati negli Annali della Dinastia Joseon”
Monstrum è un super blockbuster coreano storico. Un 'opera che intreccia intrighi di corte, tradimenti, epidemia, tantissimi combattimenti, peste e un mostro gigantesco. E'rarissimo che un film coreano sia un flop per il sottoscritto, in questo caso tutto il lavoro delle maestranze, i costumi, la messa in scena e tanto altro sono come sempre ai massimi livelli, eppure ciò che rimane davvero troppo scontata è una storia vista ormai in tutte le formule e varianti con l'immissione di un mostro che alla fine è un leoncino timido e indifeso fatto diventare un mostro per colpa del solito tiranno che ama collezionare animali rari e selvaggi torturandoli. Monstrum forse vuole essere un titolo metaforico sulla mostruosità e le efferatezze degli uomini che superano più che mai quelle dei "mostri" se così vogliamo intenderle.
Eppure anche la storia principale con questo padre e sua figlia e lo zio che devono prestare servizio al cospetto di un re malvagio dove finiranno all'interno di scorrerie e complotti di corte non riesce mai a diventare intrigante, lasciando sempre da parte quella componente narrativa in grado di rendere la storia misteriosa e avvincente con in aggiunta qualche buon colpo di scena.

domenica 21 novembre 2021

Limbo


Titolo: Limbo
Regia: Pou-Soi Cheang
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 5/5

Un poliziotto alle prime armi Will Ren e il suo compagno, il poliziotto veterano Cham Lau, stanno perseguendo un assassino di donne ossessivo e particolarmente brutale.
 
Limbo è il noir in b/n all'ennesima potenza. Se da un lato ormai questo sotto genere ha regalato diverse storie memorabili, Limbo seppur non trovando molta originalità nella storia, la raggiunge invece nella tecnica, nello sviluppo, nella mdp, nell'atmosfera, nella fotografia e in particolar modo nella scenografia. Perchè diciamolo subito. Limbo è il film dove la spazzatura ha un suo peso specifico, diventa anch'essa parte della storia nel cercarci dentro indizi, pezzi di corpo, pistole, etc. Limbo il cui nome non poteva che essere tale, lascia sospesi, in una sorta di bolla di sapone dove è difficilissimo cercare il killer in questione e trovare qualche suo indizio o scoprire cosa si nasconda dentro la sua mente criminale. Se l'indagine è da manuale del noir di come l'investigatore ci metta corpo e anima lasciandosi andare e abusando del suo ruolo per scoprire la verità, dall'altra parte c'è il collega più giovane, misurato, timido e con il senso di giustizia sempre a portata di mano.
Tutto andrà in vacca e i ruoli si ribalteranno. E poi il personaggio di Wong To che attraversa letteralmente gli inferi urbani di hongkong diventando la vittima sacrificale e il capro espiatorio.
Su di lei si scatena una tale brutalità in termini di vendetta che lascia interdetti per quanto questo personaggio alla fine riesca sempre a farcela anche se imbrattata di sangue e cicatrici.
Limbo è sporco, grottesco, squallido, convulso. Rifugge in tutto e per tutto l'happy ending scegliendo il sacrificio finale, trovando solo degrado e immoralità in quel malessere urbano che diventa il disagio interiore della società e dei suoi protagonisti. Limbo è un capolavoro.



Squid Game


Titolo: Squid Game
Regia: Hwang Dong-hyuk
Anno: 2021
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 9
Giudizio: 4/5

Centinaia di persone che hanno problemi finanziari accettano uno strano invito a una competizione con una varietà di gioco per bambini. Un grosso premio in denaro li attende, ma la posta in gioco è alta e mortale.
 
La serie di cui parlano tutti. Il concetto è sempre quello. Se parti da zero senza avere una buona base cinematografica, se non conosci l'horror e il survival movie orientale, se non conosci l'opera di Koushun Takami, i film di Kinji Fukasaku, la corrente asiatica sud coreana e potremmo andare avanti per molto ancora...allora sì, Squid Game potrà apparire come qualcosa di completamente disarmante e originale.
Ed ora quello che non mi aspettavo. Anche per coloro che sono cresciuti con la cultura orientale, che come me hanno visto tutto ma proprio tutto arrivando a vedersi le maratone in sala con registi presenti come Kim Ki Duk o Miike Takashi, solo per dire due nomi, devo ammettere che la serie di nove puntate di Hwang Dong-hyuk ha un fascino notevole ma soprattutto è confezionato ad hoc per il mainstream. Tanti ingredienti, molte facce indimenticabili, un ritmo nonostante tutto scorrevole senza troppe litanie pur dovendo immettere quella componente tragica e didascalica di un certo tipo di valori e sentimentalismo. Squid Game sfrutta un clichè davvero abusato eppure riesce a intersecarlo con tanti ingredienti presi dalla cultura pop, dalla recente filmografia americana e non distopica, da una certa società ormai priva di emozioni e sentimenti ma votata al consumismo becero, con un aumento di povertà inquietante, con una critica alla cultura dell'intrattenimento sfrenato per finire col mito della vincita facile e arrivando alle diseguaglianze tra le diverse classi sociali che prendono parte a questo gioco mortale. Insomma è furbetta al punto giusto e macina e raccoglie di conseguenza ciò che il pubblico semina e desidera di continuo. Gli sceneggiatori devono essersi sbizzarriti nel frullare insieme oltre gli elementi sopra indicati, comportamenti umani che prendono tutti gli stereotipi possibili in quello che rimescolato potrebbe essere per assurdo seguendo i comportamenti dei giocatori, una sorta di esperimento carcerario di Stanford al contrario.